Voto Visitatori: | 6,86 / 10 (11 voti) | Grafico | |
Era il mattino del 2 marzo del 1974 quando a Barcellona, nel carcere di Modelo, la garrote vil faceva il suo ultimo, crudele lavoro: uccideva Salvador Puig e segnava per sempre la vita ad una generazione di giovani, che si battevano per affermare gli ideali di libertà e di giustizia, e per cambiare il destino del loro Paese.
Tratto dal libro biografico di Francesc Escribano "Compte enrer - La historia de Salvador Puig Antig", "Salvador - 26 anni contro" è un film contro la pena di morte, ed è la storia di Salvador Puig Antich, il giovane uomo che la subì per ultimo, nella Spagna degli ultimi sussulti della dittatura franchista.
Nato nel 1948 a Barcellona, da una famiglia operaia, Salvador era il terzo di sei fratelli; il padre, Joaquim Puig, aveva militato nella Acció Catalana negli anni della Repubblica e, tornato dall'esilio in Francia, era stato condannato a morte e poi graziato all'ultimo minuto.
Salvador aveva iniziato gli studi presso un istituto religioso di Barcellona, ma era stato espulso per indisciplina; a 16 anni aveva cominciato a lavorare in fabbrica, come meccanico, pur continuando a studiare nei corsi serali dell'Istituto Joan Maragall, dove aveva fatto amicizia con un gruppo di ragazzi che sarebbero diventati tutti futuri compagni del MIL ("Movimiento Ibérico de Liberación"), un gruppo anarchico che lottava non solo contro la dittatura del Generalissimo Franco, ma anche per costruire una società senza più classi.
La scintilla che accese il fuoco della sua passione civile era scaturita dagli avvenimenti del Maggio francese del '68 e dagli altri focolai che, su quella scia, erano divampati successivamente, come l'autunno caldo italiano del '69. Avvenimenti, questi, determinanti per la formazione politica di Salvador al punto da spingerlo ad impegnarsi nella lotta contro il regime franchista, la sola dittatura (insieme a quella di Salazar in Portogallo) che sopravviveva in Europa negli anni '70.
Le prime azioni militanti Salvador le svolse nelle Comisiones Obreras come rappresentante studentesco dell'Istituto Maragall, mentre si faceva sempre più intenso il suo impegno ideologico, contrario a qualsiasi forma di gerarchizzazione all'interno delle organizzazioni sindacali che si battevano per l'emancipazione della classe operaia.
Dopo aver cominciato gli studi universitari di Economia e Commercio, Salvador venne chiamato sotto le armi per svolgere il servizio militare a Ibiza come addetto all'infermeria della caserma.
Rientrato dal militare, aderisce al Movimento Ibérico de Liberación, il gruppo armato fondato come sostegno per l'ala più radicale del movimento operaio, che comprendeva, insieme ai militanti spagnoli, una cellula di anarchici proveniente dalla Francia; il gruppo aveva il compito di procurare i fondi necessari per il finanziare il movimento e per aiutare gli scioperanti e gli operai incarcerati.
Con il ruolo di autista, Salvador prende parte ad alcune azioni consistenti, principalmente, in una serie di rapine in banche ed istituti di credito che inizialmente hanno successo e galvanizzano il gruppo.
Nel 1973, nel corso di una riunione tenuta in Francia, i rappresentati dell'organizzazione decidono di sciogliere il movimento; non prima, però, di aver compiuto un'ultima missione: la rapina in una agenzia della Caixa d'Estalvis Catalana.
L'azione armata contro la banca scatena la reazione della gendarmeria, che inizia una grossa operazione poliziesca contro il disciolto MIL, e che porta all'arresto degli esponenti più in vista. Uno di questi, Santi Soler, rivela sotto tortura l'indirizzo del luogo in cui si nasconde Xavier Garrica, il capo della cellula anarchica catalana.
Il 25 settembre del 1973, in un appartamento di Barcellona, Soler viene intercettato ed arrestato nel corso di un conflitto a fuoco ed insieme a lui, inaspettatamente, cade nella trappola anche Salvador Puig, che rimane gravemente ferito alla mandibola e ad una spalla, in seguito alla sparatoria nella quale, purtroppo, perde la vita un giovane viceispettore della Brigata Politico Sociale.
Salvador viene così arrestato e trasferito nel carcere di Modelo, in attesa di essere giudicato dalla Corte Marziale con l'accusa di essere l'autore della sparatoria che ha ucciso il viceispettore.
Intanto, il 20 dicembre del 1973, in un attentato dell'ETA viene ucciso il capo del governo franchista nonchè delfino del dittatore, l'ammiraglio Luis Carrero Blanco. L'evento provoca l'immediata, violenta reazione da parte delle autorità che rispondono, imbastendo un processo farsa, al termine del quale Salvador Puig, divenuto capro espiatorio da esibire all'opinione pubblica e agli occhi dei gerarchi del regime, viene condannato alla pena capitale, senza nessuna prova di colpevolezza e senza una perizia balistica che stabilisca la dinamica dei fatti (sul corpo del viceispettore ci sono anche i segni dei colpi dei colleghi).
E' a questo punto che comincia il film di Manuel Huerga.
Presentato nella sezione 'Un certain regard' al Festival di Cannes del 2006 ed interpretato da un bravissimo, semisconosciuto Daniel Brühl (già protagonista di un altro film politico, "Goodbye Lenin"), il film è diviso in due parti.
Nella prima, Huerga ci introduce, anche visivamente, nell'atmosfera degli anni '70 e rievoca attraverso la voce dello stesso Salvador in carcere, tramite alcuni flashback molto ben strutturati e storicamente documentati,la vicenda umana di questo ragazzo straordinario, audace e ribelle, affascinante, sentimentale e molto amato dalle donne, la sua formazione personale e politica, le utopie e i fallimenti, gli amori e il sesso, gli aneliti rivoluzionari e la lotta armata, le inquietudini culturali e il modo stesso di vivere la vita, i rapporti conflittuali con il padre, con il fratello, le sorelle, le sue donne, e soprattutto con l'ultima, Margal, ragazza appassionata e sognatrice, conosciuta poco prima del suo arresto, con la quale vive una torrida storia d'amore, molto passionale ed erotica.
Nella seconda parte ambientata in carcere, che sfiora le corde più facili della commozione, assistiamo agli ultimi, disperati tentativi della famiglia, dei suoi amici e degli avvocati difensori di ottenere la commutazione della pena capitale ed evitargli così l'ormai certa esecuzione, terribile ed inutile, nonostante gli appelli delle autorità civili e religiose e la mobilitazione dell'opinione pubblica europea.
Vediamo così Salvador, in attesa di una grazia che non arriverà mai, attendere spasmodicamente le visite dei familiari e, soprattutto, delle sorelle; assistiamo al tormento interiore del padre (in quella che appare forse come la parte più bella e toccante dell'intero film) per averlo sempre trattato con freddezza e messo a confronto col fratello, brillante studente di medicina; alla vana lotta dell'avvocato difensore, il quale, sebbene non ne condivida né gli ideali né i metodi, dopo averlo difeso come se si trattasse di difendere il proprio fratello continua, con passione, a dedicarsi al suo caso, restandone emotivamente coinvolto al punto che il fallimento lo farà cadere in uno stato di profonda depressione, dalla quale non si riprenderà più; alla conversione del giovane carceriere, il quale, nonostante la fama da duro che lo precede e nonostante l'approccio non sia dei migliori, un poco alla volta comincia a capire e a condividere le ragioni di Salvador, tanto che il rapporto tra i due si fa via via sempre più intenso, fino a sfociare in una solida, profonda amicizia che lo porterà, dopo l'esecuzione, a battersi al fianco dell'organizzazione per la difesa dei diritti dei detenuti comuni.
Arriviamo così alla parte più dura e sconvolgente dell'intero film, la scena finale dell'esecuzione, che viene mostrata in tutta la sua mostruosità ed in tutta la sua crudezza, e che culmina con le immagini, insostenibili ma necessarie, della garrota che stringe sempre più il collo del condannato, fino a provocarne la morte per strozzamento o per rottura delle vertebre cervicali.
Sacrificio finale che Salvador Puig, ben sapendo che diverrà immortale, accetta con dignità e coraggio (diventando, di fatto, l'ultimo prigioniero politico a subire questo rito barbaro), pagando un prezzo troppo alto per le proprie idee e per le proprie azioni di giovane rivoluzionario, il cui obiettivo era l'affermazione di una ideologia, non certamente quello di uccidere.
Un film duro, disturbante, bellissimo, non perfetto, a volte anche incompleto (incompletezza forse volontaria, per spingere lo spettatore ad ulteriori approfondimenti storici), ma necessario ed attuale, per ricordarci l'orrore e l'atrocità della pena di morte (qualunque sia la il crimine commesso dal condannato), ancora così largamente diffusa e così frequentemente praticata anche in paesi economicamente sviluppati e modernamente civilizzati, che si proclamano e si autoinvestono della missione conclamata di esportatori di democrazia e che invece altro non esportano che il suo svilimento.
Un film attraverso il quale la Spagna fa i conti con la sua memoria storica e rielabora il suo passato più recente, per denunciare le ingiustizie e le brutalità di un regime totalitario e fascista.
Un film politico, intenso e struggente su una generazione idealista e utopica che andava fatto, per ricordare e non dimenticare, per evitare che tragedie come questa non abbiano più modo di ripetersi.
Un film che, forse, non arriva a spiegare approfonditamente né le motivazioni socio politiche che spinsero Salvador ad aderire al Movimiento, né il momento storico in cui si svolsero i fatti, il che, probabilmente, lo avrebbe fatto diventare un film di nicchia, e che invece ha il pregio di rivolgersi ad un pubblico molto più vasto, per strappare dall'oblio la storia di Salvador Puig.
Un film impreziosito da una colonna sonora bellissima e ad effetto, tipicamente anni '70, con brani di Bob Dylan, Leonard Cohen, King Krimson, Jethro Tull.
Una menzione particolare per gli interpreti.
Oltre al citato protagonista, l'iberico-tedesco Daniel Brühl nei panni del giovane anarchico, idealista e romantico, a suo agio sia nelle sequenze d'azione, sia in quelle più intime della sua storia esistenziale, sono da ricordare Tristan Ulloa ("Lucia y el sexo), interprete perfetto del ruolo dell'avvocato difensore di Puig, che rende con intensità il dramma interiore di un uomo che non riesce a salvare la vita al suo giovane assistito, che sa innocente e l'argentino Leonardo Sbaraglia ("Plata quemada"), molto convincente nel ruolo del secondino con la fama da duro, che si scioglie e impara a rispettare l'idealista che il destino gli fa incontrare fra le mura di un carcere, e che cambierà la sua vita.
Molto brava poi la bella Ingrid Rubio, interprete del ruolo della giovane e sensuale ultima ragazza di Salvador Puig, e bello il cameo di Leonor Watling ("Parla con lei"), nel ruolo del primo amore di Salvador.
Commenta la recensione di SALVADOR - 26 ANNI CONTRO sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 04/05/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio