Recensione seytan regia di Metin Erksan Turchia 1974
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Recensione seytan (1974)

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locandina del film SEYTAN

Immagine tratta dal film SEYTAN

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Immagine tratta dal film SEYTAN
 

Nel 1970, lo scrittore newyorkese William Peter Blatty scrisse un romanzo che segnò una grandissima svolta nel mondo dell'horror cinematografico. Si tratta de "L'esorcista" (1974), capolavoro diretto da William Friedkin che raccolse un gran numero di consensi in tutto il mondo, venendo definito come "il miglior horror di tutti i tempi".
Ma questa è un'altra storia, lì si parla di grandi incassi, di Oscar vinti e di grandi scene cult che ancora oggi sono rimaste impresse nella mente degli spettatori. Qui si parla invece di "Seytan", piccolo prodotto turco che si ispira sempre al romanzo di Blatty ma che non può essere minimamente paragonato al capolavoro di Friedkin.
Il regista Metin Erksan, con grande coraggio (e con un pizzico di faccia tosta) cerca di riproporre le atmosfere inquietanti del libro e di apportare le giuste modifiche "copiando" anche alcune geniali trovate del meraviglioso horror made in USA.

La storia è simile a quella che tutti noi conosciamo:
Istanbul anni '70. Gül, ragazzina di 12 anni, comincia ad avere dei disturbi che i medici non riescono a spiegare e che non riescono a curare. La madre di Gül, disperata perchè sua figlia peggiora di giorno in giorno, chiede aiuto a Tugrul, scrittore squattrinato che ha appena perso la madre in manicomio. Tugrul, dopo un scetticismo iniziale, capisce che l'unico modo per salvare la bambina è farle un esorcismo. A complicare il tutto ci pensa un "singolare" detective che indaga sulla morte di un certo Ekrem, amico della madre di Gül, trovato morto ai piedi di una scalinata con la testa completamente rivoltata. L'unica certezza che il detective ha è che l'uomo è stato scaraventato fuori dalla finestra della camera dove dormiva Gül.
Non vi viene in mente niente leggendo questo plot? E' facile capire che ci troviamo d'avanti al remake turco de "L'esorcista" ma non solo, è anche più facile intuire che non sarà di certo la qualità il punto di forza di questa pellicola. Si, perchè Erksan, visibilmente povero di mezzi, cerca in tutto e per tutto di ricalcare quasi fedelmente il capolavoro di Friedkin, sin dalle prime sequenze. Incredibile ma vero, già dalla prima scena, possiamo ascoltare le note di "Tubular Bells" di Mike Oldfield, e la domanda sorge spontanea. Il noto compositore lo saprà? La Warner sa che c'è in giro un prodotto che non solo copia uno dei suoi titoli di punta, ma che ne "frega" anche la colonna sonora? Erksan li ha pagati i diritti per mettere quella theme? Questo non lo sappiamo e poco ci interessa, quello che è interessante capire è dove voleva arrivare il regista turco con questo "furto". Semplice, questa è una delle tante manovre, presenti nel film, che servono a mettere sullo stesso piano le due pellicole. Sembra impossibile ma è così, perché non è il solo copia/incolla fatto da Erksan e la sua truppa di cineasti turchi.
Assisteremo ad intere sequenze "rubate" a "L'esorcista" che però non raggiungono minimamente la carica emotiva e l'inquietudine che suscitavano le originali e, inevitabilmente, durante la visione scappa un sorriso a causa delle scopiazzature fatte male. Nonostante questo però non annoia mai, anzi, è sempre bello vedere quale sarà la prossima scena replicata male dalla famosa pellicola horror americana.

Avevamo parlato dei "cambiamenti" apportati da Erksan, ed è proprio grazie a questi che la pellicola riprende un po' della sua credibilità. "Seytan" viene definito erroneamente come la versione turca de "L'esorcista", ma in realtà è più giusto parlare di versione "musulmana" della pellicola di Friedkin. Si, perchè ne "L'esorcista" la religione gioca un ruolo fondamentale nell'intera vicenda. Max Von Sydow dice "Il potere di Cristo ti espelle", per scacciare il demone nel corpo di Regan, quindi ci suona strano quando in "Seytan" Agah Hün dice "Vai via in nome di Allah". Capiamo subito che il demone che aveva in corpo Regan non è lo stesso che invece ha in corpo Gül, proprio per una questione di religione. E capiamo subito che le preghiere che dovevano scacciare Pazuzu non sono le stesse che servirebbero a scacciare Seytan (si chiama proprio così). Questa non è sicuramente la sede adatta per parlare di religione, ma è importantissimo cercare di entrare in un'ottica che serve sicuramente a dare un minimo di lustro a questa pellicola.

Se dovessimo giudicare tecnicamente "Seytan", analizzando la regia (assente), gli effetti speciali (scarsissimi), la sceneggiatura (copiata alla meno peggio), la recitazione (da scuola elementare), questa pellicola meriterebbe una bocciatura secca senza diritto di replica. E invece, proprio per le sue piccole modifiche, riesce ad essere interessante e (addirittura) a rappresentare una valida alternativa (meno spaventosa) a "L'esorcista". Anche solo per essere una versione musulmana di un grande film è un pregio e da alla pellicola un certo valore. Quindi, per par condicio, "Seytan" pur non essendo un capolavoro ed un prodotto visibilmente copiato, risulta un film gradevole.
Gradevole proprio per quella sua faccia tosta di voler riproporre la stessa storia da una prospettiva religiosa diversa, e solo per questo merita rispetto. Già in Italia ci avevano provato con "L'anticristo", e in Spagna con "L'eretica", ma "Seytan" è un'altra cosa, non è solo una copia senza anima, è una riproposizione giusta e legittima. Una storia affascinante come quella di Blatty, merita di essere rivisitata in tutte le salse e soprattutto in tutte le religioni, sarebbero sicuramente prodotti più interessanti della solita lotta tra chiesa cattolica e diavolo che ormai ha, scusate l'espressione, stufato.

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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 01/08/2012 18.40.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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