Recensione sinister regia di Scott Derrickson Usa 2012
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Recensione sinister (2012)

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locandina del film SINISTER

Immagine tratta dal film SINISTER

Immagine tratta dal film SINISTER

Immagine tratta dal film SINISTER

Immagine tratta dal film SINISTER

Immagine tratta dal film SINISTER
 

Ellison Oswalt (Ethan Hawke) è uno scrittore in crisi economica e intellettuale. I suoi libri sono ricostruzioni di reali fatti di cronaca rimasti irrisolti. Il suo primo libro "Kentucky Blood", in cui egli scoprì elementi e indizi che erano sfuggiti agli inquirenti e che permisero una corretta ricostruzione del delitto, fu un successo, ma i libri successivi non ne hanno seguito la scia e l'ultimo ha in qualche modo depistato le indagini permettendo all'autore degli omicidi di farla franca. Sperando di emulare il successo di "Kentucky Blood", Oswalt si trasferisce insieme con sua moglie e i loro due figli in una casa che è stata teatro di un efferato delitto irrisolto. Tutti i membri della famiglia, che abitava in quella casa, sono stati impiccati a un albero del giardino ad eccezione della figlia più piccola, che è scomparsa.
Oswalt, che ha taciuto alla propria famiglia il dramma che si è consumato nella loro nuova abitazione, spera di riuscire a ricostruire correttamente gli accadimenti e di risolvere il caso individuando l'autore del delitto.
Nella soffitta della casa scopre una cassa con dentro un proiettore e alcuni film amatoriali Super8. Ciascuno di essi è la ripresa in diretta di efferati delitti familiari, incluso quello su cui Oswalt sta indagando, avvenuti in un arco temporale di circa cinquant'anni.
Oswalt decide di non consegnare il materiale alla polizia e di utilizzarlo per la propria indagine. Così facendo scopre che i delitti non solo hanno molti elementi in comune ma addirittura c'è un fil rouge che li lega. Questo lo costringe a pensare che la mano dell'assassino sia sempre la stessa.

"Sinister" è un film a basso costo che nasce da una sceneggiatura originale scritta a quattro mani da C. Robert Cargill e Scott Derrickson, che ne firma anche la regia.
L'idea di base è semplice e non particolarmente innovativa, ma sicuramente efficace. La sua struttura elementare prevede una singola location che sia teatro dell'intera vicenda e un singolo attore protagonista intorno al quale ruotano gli altri personaggi.
Lo schema narrativo è quello del Thriller psicologico che, lentamente scivola nel paranormale. L'evoluzione della storia è pilotata dagli sceneggiatori spingendo lo spettatore sul percorso che essi hanno deciso di intraprendere. L'onestà narrativa conferisce alla storia anche una sana prevedibilità, che però non è frutto di una ricostruzione logica, ma dell'uso costante di cliché narrativi già collaudati nella cinematografia di genere.
Nonostante tutto ciò, "Sinister" è un film solido e che funziona molto bene.

Vediamo di spiegarne il perché.

Oggi, forse complice la crisi economica, i produttori difficilmente sono disposti a rischiare e preferiscono investire su prodotti che siano i più sicuri possibili, almeno sulla carta.
Il genere Horror ha un mercato stabile e in crescita in tutto il mondo e, nonostante la moltiplicazione dell'offerta, c'è ancora una domanda così alta da assorbirne la produzione pressoché nella sua interezza.
Per garantire questo, però, i produttori difficilmente violano alcune regole fondamentali.
La prima è che l'Horror è fatto per un pubblico giovane. In quanto tale deve sfuggire a quegli schemi narrativi tipici del Thriller e sposare maggiormente la grammatica dei film di avventura infarciti di scene truculente. Raramente la grammatica di un Horror odierno rispetta il principio fondamentale dell'Impression Finale in base al quale l'intera evoluzione narrativa deve essere funzionale alla preparazione di un finale sorprendente; si preferisce, invece, dare un ritmo sostenuto anche se velleitario che tenga desta l'attenzione del giovane spettatore. Secondo questi dettami, oggi non sarebbe mai prodotto un film come "Gli Invasati" ("The Haunting", 1963) di Robert Wise.
"Sinister" non rispetta questa grammatica moderna. Come accennato, segue la grammatica cinematografica del Thriller che lentamente si trasforma in Horror. Probabilmente la definizione che lo descrive nel modo migliore è quella di Thriller Paranormale. Inoltre, l'intera evoluzione narrativa è volta a preparare il finale, anche se questo non si dimostra né sconvolgente né imprevedibile, ma del tutto ordinario e anche un poco abusato. Ciò non ostante, l'aver rispettato la regola dell'Impression Finale così cara a Baudelaire, ma così invisa agli stolti produttori odierni, ha dato i suoi frutti e costituisce uno dei principali punti di forza del film perché un finale ben preparato, anche se scontato, dà comunque alla storia il suo giusto coronamento conferendo all'opera solidità narrativa e strutturale, senza deludere completamente anche quello spettatore che si aspettava qualcosa di più innovativo e originale.
Un'altra trappola in cui un film mono location e low budget come questo sarebbe potuto cadere, è quella della noia. A questo pericolo ha sopperito una sceneggiatura sapiente coadiuvata da un'ottima regia. Il clima statico della mono location è spezzato grazie all'introduzione di numerosi personaggi e, soprattutto, dal ricorso all'espediente del proiettore Super8. Sono proprio questi film amatoriali in 8 mm, che sono mostrati a intervalli temporali ben studiati, anche se contrari a qualsiasi logica narrativa (sarebbe stato verosimile pensare che Oswalt, visto il contenuto del primo film, li avrebbe guardati uno dopo l'altro), a interrompere qualsiasi monotonia, a spingere lo spettatore nell'ottica del protagonista e a renderlo partecipe della sua stessa indagine.
A dare ritmo all'intera narrazione è proprio la sceneggiatura che ha saputo rispettare i tempi e le valenze cinematografiche di ogni singola scena.
Anche i dialoghi sono ben costruiti. Essi danno per scontato il passato dei personaggi senza troppo tacerne e senza rivelarne ogni singolo risvolto. Non sono mai gratuiti e si dimostrano sempre funzionali allo sviluppo narrativo del film.
Mentre il primo tempo è assolutamente ineccepibile, nel secondo tempo sono state optate alcune scelte narrative, una per tutte il "nascondino notturno" fra Oswalt e i bambini, volte a passare dal registro del Thriller a quello dell'Horror che avrebbero potuto essere concepite e strutturate differentemente. Non sono neppure troppo brillanti le cosiddette sequenze shock che sono architettate rispettando scrupolosamente la reazione pavloviana dell'immagine repentina accompagnata da musica alta, destinate a far fare allo spettatore un salto sulla sedia. Salto che non spaventa, ma che infastidisce per la sua banalità. Anche queste scelte avrebbero potuto essere evitate, specie tenendo conto del fatto che la forza di questo film è la sua atmosfera cupa, malata e perversa, che viene inesorabilmente interrotta dall'introduzione forzata delle scene shock, francamente sciocche e insipide.
Tutte queste pecche, comunque, se da un lato abbassano il livello qualitativo del film, dall'altro ricuperano quegli obiettivi prefissati dai moderni canoni produttivi.
Questo ha permesso al film di diventare un prodotto ibrido, con elementi d'interesse sia per un pubblico giovane, sia per un pubblico adulto.

La regia di Scott Derrickson è davvero molto buona.
Essa si compone di interessanti piani sequenza, di cui forse il migliore è quello iniziale che ci presenta i componenti della famiglia Oswalt e la loro nuova casa, e di inquadrature sempre dinamiche, capaci di trascinare lo spettatore nel cuore della storia narrata preparando con cura quelle atmosfere lugubri e seducenti che catturano l'attenzione e la trasformano in suggestione. A completamento di questa suggestione interviene la regia volutamente amatoriale dei film in 8 mm con le loro inquadrature traballanti e con la loro fotografia sgranata e desaturata, che incrementano l'inquietudine e il profondo senso di disagio di fronte a una violenza così gratuita. Una violenza che si delinea sempre sotto un profilo psicologico e mai visivo. Si noti, infatti, che Derrickson si è ben guardato dall'indulgere in dettagli truculenti. Quando l'immagine avrebbe dovuto essere efferata per sua stessa natura, come nel caso degli sgozzamenti, la scelta del regista è stata quella di inquadrare l'azione omicida riflessa nella lente degli occhiali di Oswalt, mettendo il protagonista e lo spettatore sullo stesso livello. È proprio in virtù di queste scelte intelligenti e artisticamente validissime che stonano ancor maggiormente le scene shock di cui abbiamo parlato prima.
Se gli autori avessero avuto il coraggio di rinunciarvi e di puntare tutto sulle atmosfere, il film sarebbe stato sicuramente più valido.
In ogni caso "Sinister" si è dimostrato un prodotto assai più che riuscito dato che è costato 3 milioni di dollari (questa è la cifra dichiarata, ma non è da escludersi che la cifra reale sia inferiore alla metà) e che in pochi mesi ne ha incassati circa 80 milioni. Un successo enorme che ha già spinto autori e produttori ad annunciare un sequel.

Ad arricchire il valore artistico di questa pellicola è l'ottima interpretazione di Ethan Hawke, che offre una prova assolutamente misurata e credibile, mostrando al pubblico un personaggio realistico, mai simpatico, ma sufficientemente vicino allo spettatore da permettergli di calarsi nella sua ottica.

"Sinister" è un buon film d'intrattenimento che non lascia assolutamente nulla terminata la sua visione, ma che regala un'evasione completa e avviluppante.
Piacevole e dimenticabile.

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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 18/03/2013 15.46.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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