Voto Visitatori: | 7,48 / 10 (189 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 9,00 / 10 | ||
La seguente recensione può contenere elementi di spoiler; se ne consiglia la lettura solo a chi ha già visto il film.
Gran Bretagna. Lo schizofrenico Dennis "Spider" Cleg viene trasferito in una casa di riposo per malati mentali, gestito dalla dominante Mrs. Wilkinson. Dopo qualche giorno, Spider comincerà a rivedere i luoghi della sua infanzia e a rivivere i suoi ricordi. Il ricordo del matrimonio dei suoi genitori in rovina e la sostituzione della madre con una prostituta. Ma le cose si sono svolte esattamente come crede lui?
David Cronenberg ha deciso di rischiare. E molto. Dopo gli allucinanti incubi su celluloide del genere Body Horror, "Videodrome" ed "eXistenZ" solo per citarne alcuni, il regista sorprende pubblico e critica sfornando questo film basato sul romanzo di Patrick McGrath.
Un film allucinato e sorprendente, reale ma al tempo stesso irreale.
Ma è davvero così diverso dai precedenti? E il regista ha avuto successo o ha fallito?
Realtà e Fantasia
Alla fine cos'è la realtà? Ciò che noi registriamo nel corso della nostra vita, lo registriamo, lo analizziamo, cerchiamo di comprenderlo. Ma come io posso vivere una esperienza, chiunque può viverla e comprenderla in tutt'altro modo. La storia di "Spider" si basa essenzialmente su questo, sulla realtà dei fatti. O meglio, sulla nostra realtà dei fatti. Il protagonista vive in un mondo che sembra troppo complicato per lui da decifrare, deve registrare ogni cosa su un taccuino, su cui scrive con una calligrafia indecifrabile, cercando di ritrovare un filo logico dello svolgimento del suo passato, senza, apparentemente, dubitare della propria memoria e fidandosi più del suo malato intelletto che di altro. Basti pensare alla sua mania di raccogliere molti oggetti per strada, metaforicamente raccogliendo le sue scheggie di memoria, parallelamente cercando di ricostruire il vetro della sua coscienza. Anche se "Spider" racconta una trama che nulla ha a che fare con le mutazioni di "Videodrome", almeno a livello fisico, entrambi mostrano un chiaro interesse sullo sfocamento della linea di demarcazione tra realtà e fantasia, e in entrambi i casi è l'ambiente stesso che impone ai protagonisti questo effetto di sospensione della realtà, dove in Videodrome era la televisione, in Spider sono le persone e i luoghi del passato, nonchè la mente stessa del protagonista, che impongono al protagonista questa modificazione.
Di mamma ce nè una sola...
Il problema, il dilemma di Spider è l'identità della madre, che lui crede essere stata uccisa dal padre e sostituita da una prostituta uguale a lei, eccetto per il colore dei capelli. Miranda Richardson in questo caso effettua un magnifico lavoro di caratterizzazione dei personaggi. La madre, dolce e sensibile, Yvonne, la prostituta, rozza, maleducata e con ben poca dignità (basta ricordare la scena sotto al ponte....) entrambe rappresentano personaggi differenti, ma che l'attrice sa gestire in maniera davvero notevole, indice della sua bravura attoriale come già dimostrato nelle passate pellicole da lei interpretate. Il personaggio della madre rappresenta molte cose nell'immaginario di Spider; la dolcezza, che lui vede nella forma normale di lei, e la cattiveria, che lui vede in Yvonne, personaggio creato dall'immagine di una prostituta che gli ha provocato uno shock da piccolo e dai comportamenti da lui indesiderati della madre reale. Ma non solo, lui vede essa anche nella figura della direttrice della casa di riposo, una figura che dovrebbe essere dolce e accogliente, ma che in realtà è crudele e dispotica, l'insieme delle due facce della madre.
Spider
Chi è Spider? Il nomignolo di Spider risale all'infanzia del protagonista, datogli dalla madre a causa della sua mania di tessere nella sua camera una grande ragnatela di tessuto. Nel passato la ragnatela servirà a Spider per proteggersi dal mondo che lo aspetta al di fuori della sua camera, nel presente gli servirà a catturare e imprigionare i suoi frammenti di ricordi. Citando Aitareya Upanisad "Noi siamo come il ragno. Tessiamo la nostra vita e poi ci muoviamo lungo essa. Siamo come il sognatore che sogna e poi vive nel suo sogno." E mai una frase può adattarsi meglio a questa pellicola. Spider, di fatto, non rimembra solo i suoi ricordi, ma li rivive in prima persona, trovandosi a spiare se stesso e la madre da dietro una porta o a osservare il padre ubriacarsi mentre è seduto a un tavolino di un pub. E anche qui abbiamo davanti una prova di straordinario talento.
Ralph Fiennes crea un personaggio che dice molto poco durante la storia, anzi dice parecchie cose, ma biascicando a bassa voce. Ma non sono di certo le parole che rendono un personaggio e un attore magnifici. Espressività e ricreazione di stati d'animo spiacevoli, sono le uniche parole che servono a Fiennes per darci una prova di meravigliosa recitazione. La schizofrenia del personaggio, non è invece molto approfondita nella trama, essendo un elemento di poco rilievo, ma è mostrata attraverso sequenze in cui il protagonista si ritrova in un campo assieme ad altri due individui vestiti uguali a lui che parlano di argomenti quasi ironici, che riescono addirittura a suscitare un sorriso nel tormentato Spider (la scena in cui i tre hanno un calzino nelle mutande per tenerci gli oggetti preziosi). Altro elemento della caratterizzazione risiede nel fumo. Spider è difatti un assiduo fumatore di sigarette, come constatabile dalle ingiallite dita del personaggio, quasi a voler comunicare una voglia di volerla fare finita con la sua triste vita.
David Cronenberg
Ritornando alla domanda sopracitata, se David Cronenberg abbia fallito o meno, dovrebbe essere ormai ovvio quale sia la risposta esatta.
Cronenberg ha decisamente avuto successo. "Spider" è un lavoro molto particolare, così come è bizzarro guardare al passato di effetti splatter del regista canadese, mentre si guarda questa bellissima pellicola. Una regia accuratissima con inquadrature curate nei minimi dettagli e che lasciano traspirare una certa ispirazione a vari stili registici, unita a una superba fotografia che vivacizza o smorza i colori intorno a Spider.
Ma dire che questa pellicola sia una capolavoro sarebbe un po' troppo. Perché dove personaggi e regia sono superbi, la sceneggiatura tende a essere molto distensiva. Tempi molto lunghi per l'evolversi della trama sono solo alcune pecche di una narrazione che azzecca benissimo i personaggi ma che si trova un po' in difficoltà nel gestire il ritmo della storia e che sicuramente scoraggerà gli spettatori prevenuti.
Il consiglio di chi scrive è di godersi i tanti dettagli che compongono questa triste storia di una realtà mnemonica e lasciarsi catturare dalle forti emozioni e dalle immagini di questa perla. I tempi in cui James Woods dichiarava lunga vita alla nuova carne sono decisamente molto lontani.
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Recensione a cura di maxpayne230 - aggiornata al 07/07/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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