Voto Visitatori: | 6,53 / 10 (102 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Chi pensa di recarsi al cinema a vedere questo film per sorbirsi passivamente una storia già rielaborata e pronta per essere solo assimilata, rimarrà profondamente deluso. "Syriana" è un film assai complesso che necessita di una buona e continua concentrazione, oppure di una certa dimestichezza con le dinamiche di politica economica.
La sceneggiatura troppo intricata, rende questo lavoro di non facile fruizione, vanificando l'ambizioso intento di denuncia sulla corruzione all'interno dell'industria petrolifera internazionale e i suoi effetti sul terrorismo islamico. Il tema è attualissimo, particolarmente coraggioso nel momento in cui va a toccare nervi scoperti dell'amministrazione politica americana e dei servizi segreti, ma il tessuto narrativo è assai tortuoso e il regista non si dimostra abbastanza abile nel dipanarlo e renderlo comprensibile allo spettatore.
In realtà verso l'epilogo si riesce a trovare il bandolo della matassa e quasi tutto si chiarisce, ma solo dopo 60 minuti in cui ci si sente inesorabilmente confusi.
Il continuo cambiamento di luogo e d'azione obbligano lo spettatore ad uno sforzo mnemonico esagerato, e quando ci sembra di cogliere il punto d'assemblaggio fra le parti, ecco spuntare nuovi personaggi, nuovi volti e nomi da integrare all'intreccio. Perdersi è fin troppo semplice, considerando il fatto che le situazioni rappresentate non sono quasi mai approfondite e i comprimari, veramente tanti, quasi mai contestualizzati; così si resta abbandonati ad una deriva interpretativa che blocca le emozioni.
Come regista, Stephen Chagan dunque convince poco: non riesce cioè a rendere accessibili al pubblico, i vari intrecci delle molteplici storie parallele e a coinvolgerlo (come invece sa fare benissimo Altman, ad esempio, utilizzando la stessa struttura a mosaico).
Tuttavia la scelta registica indirizzata ad un continuo e brusco spezzettamento della narrazione rende forse il film più realistico nel momento in cui riproduce la complicata trama degli intrighi mondiali tra politica, servizi segreti e multinazionali petrolifere.
Come sceneggiatore,Chagan, viceversa, conferma il suo talento, offrendoci uno script solido, coeso e coerente. Vinse l'Oscar per "Traffic", un thriller sul narcotraffico in America in cui varie storie scorrono parallele per convergere, infine, nello stesso punto.
Medesima struttura per la sceneggiatura di "Syriana", ma, ribadisco, molto più intricata e ambiziosa, tanto che il sottotitolo della locandina "Everything is connected" non è sufficiente a giustificarla.
Come "Traffic" (3 mesi d'indagini sul traffico di droga in Messico) anche "Syriana" poggia sul fondamento di una preparazione accurata, durata più di un anno, tanto lungo è il periodo che Chagan e Robert Baer, ex-agente della Cia cui s'ispira il lavoro, hanno trascorso in Medio Oriente ad intervistare petrolieri, commercianti d'armi, terroristi. La storia principale prende spunto proprio dal libro di R. Baer " See no evil...", che l'ex agente dell'Intelligence ha scritto per denunciare gli errori e i sotterfugi dell'azienda a cui ha dedicato vent'anni della sua vita e dalla quale si è sentito usato e tradito.
Bob Barnes, personaggio che lo incarna, è interpretato magistralmente da George Clooney, imbolsito e invecchiato appositamente per questo ruolo.
Una parte centrale che avrebbe dovuto rappresentare il filo conduttore tra le varie vicende, resta al contrario sempre un po' ai margini delle storie, talvolta le complica inutilmente.
Senza alcun dubbio Clooney ci offre una magnifica prova d'attore, rappresentando bene con lo sguardo ora smarrito, ora rassegnato, l'amara disillusione di chi apre gli occhi su di una realtà che pensava differente.
Più legnosa e irrilevante l'interpretazione di Matt Damon, nel ruolo di un ambizioso carrierista che, vittima di un terribile lutto, accecato dalla rabbia, si vende al miglior offerente, per un'apparente buona causa. Appoggia infatti l'iniziativa riformista dello sceicco Nasir, promotore dell'affrancamento del suo popolo dagli sporchi interessi tra regime saudita e industrie americane.
Il personaggio più ambiguo è forse l'ambizioso procuratore di Washington (bravo J. Wright), cui è stato affidato l'incarico di mediare la transazione-fusione tra il colosso petrolifero Connex e l'emergente ma ardita Killen. Indagando nel contempo sulla corruzione di entrambe le compagnie sotto il controllo del Dipartimento di Giustizia, deve comunque tutelare l'accordo, vantaggioso per lo stesso governo. E' in questa vicenda che la denuncia si rafforza: "La corruzione è la nostra protezione. La corruzione è la ragione per cui io e te andiamo in giro dandoci delle arie invece di batterci nelle strade per degli avanzi di carne. La corruzione è la ragione della nostra vittoria" dice un importante funzionario al basito avvocato, fino a quel momento combattuto tra la sua coscienza (forse rappresentata metaforicamente dal padre) e la pressione subita dagli scorretti intrecci politici e dalla sua inesauribile ambizione.
Sullo sfondo degli accordi economici tra Compagnie petrolifere grandi e piccole, americane e cinesi, scorrono le storie dei più umili, fra i disagi di un permesso di soggiorno annullato e la disperata ricerca di un'occupazione remunerativa. I poveri lavoratori immigrati nei campi petroliferi, vittime della scellerata politica della famiglia reale saudita, da una parte, e dalla corruzione degli interessi industriali intorno all'oro nero del Medio Oriente, dall'altra, delineano il tessuto sociale nel quale acquista forza il fascino del fondamentalismo islamico, unica alternativa per ritrovare la propria dignità (agghiacciante ma lucidissimo il discorso antioccidentale dell'Imam ai giovani futuri kamikaze del terrorismo islamico).
Nonostante i difetti nell'architettura narrativa, questo film molto intelligente merita indubbiamente di essere visto, magari due volte per carpirne meglio gli intricati meccanismi.
Clooney stesso, produttore insieme all'inseparabile Soderbergh, conferma: "I fatti narrati non sono veri, ma è possibile siano successi o potrebbero accadere". Si tratta di una narrazione di fantapolitica molto realistica e coraggiosa, retta dalla critica al sistema politico ed economico internazionale, dura ma obiettiva. In effetti prende di mira sia la corruzione dei ricchi e libertini sceicchi sauditi, tanto più egoisticamente avidi, quanto indifferenti alle esigenze economiche e sociali del proprio popolo; sia gli sporchi affari che le grandi Compagnie petrolifere americane trattano con lo stesso apparato saudita, wahhabita e antioccidentale, da sempre fedele alleato del governo statunitense: questo emerge chiaramente in "Syriana".
Nonostante alcuni punti rimasti sospesi, a mio parere un film del genere, uscito in un momento storico in cui lo scontro tra la civiltà islamica e quella occidentale si sta incancrenendo, può effettivamente stimolare in chi lo vede curiosità e interrogativi e condurlo verso un approfondimento critico e autonomo, di là dagli slogan populisti imperversanti a favore o contro le due parti.
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Recensione a cura di Pasionaria - aggiornata al 01/03/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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