Recensione tutti i nostri desideri regia di Philippe Lioret Francia 2011
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Recensione tutti i nostri desideri (2011)

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locandina del film TUTTI I NOSTRI DESIDERI

Immagine tratta dal film TUTTI I NOSTRI DESIDERI

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Che Philippe Loiret fosse un cineasta capace di cogliere, con sguardo lucido e critico, tutte le contraddizioni del modello di sviluppo occidentale ce ne eravamo accorti con il suo titolo precedente, il toccante e notevole "Welcom", film di denuncia sul dramma dell'immigrazione clandestina; che fosse anche in grado di parlare al cuore invece che alla testa e capace di affrontare temi urgenti, drammatici e di declinarli nella sfera del personale, lo scopriamo con il suo nuovo film, il pregevole "Tutti i nostri desideri".

Liberamente tratto dal bellissimo libro di Emmanuel Carrère, "Vite che non sono le mie", il film, presentato con successo alle Giornate degli Autori Venice Days, affronta una storia figlia della nostra contemporaneità.
Una storia d’inquietante attualità, che affonda le sue radici nel sofferto dramma dei debiti che schiacciano le vite fino al disastro. Quasi una profezia di questi difficili giorni, un chiaro riferimento agli eventi recenti che testimoniano quanto sia difficile relazionarsi con le banche e con le società incaricate di riscuotere tributi e debiti.

Alla sorte di una vittima di questo sistema e della società capitalista, si interessa una giovane magistrato, Claire, che esercita la sua professione nel tribunale civile di Lione. La vittima è una giovane donna, Celine, finita tra le maglie di un raggiro bancario legalizzato la quale, a causa di una crisi debitoria, si ritrova inseguita da una società di recupero debiti (una sorta di Equitalia in versione francese).
Felicemente sposata e madre di due bambini, Claire è una donna piena di ideali, che crede nel suo lavoro nel quale infonde le sue energie e la sua passione. Venuta a sapere che una compagna di scuola di una delle sue bambine non può partecipare alla gita scolastica perché la mamma non ha i soldi necessari per pagare la quota di partecipazione, si offre di versare lei la piccola somma mancante (si tratta solo di 12&eur;) e consentire così alla bambina di non rinunciare al viaggio.
Ma Celine, la madre della bambina, pur ridotta sul lastrico non accetta l’offerta, che ritiene un'elemosina, e restituisce il denaro ricevuto.
Il piccolo incontro/scontro tra le due donne si conclude in tribunale, quando si ritrovano di fronte, l'una in qualità di giudice, l'altra di imputata, accusata di insolvenza dall'Istituto di credito al consumo, a cui si è rivolta per un prestito di sopravvivenza, attirata dalla sua pubblicità ingannevole con la quale spinge la gente ad indebitarsi fino al collo, per poi farla diventare vittima degli esosi tassi di interesse; quasi uno strozzinaggio in piena regola.

Profondamente turbata dal dramma che sta vivendo Celine (è precaria, madre di due bambine a carico ed è stata lasciata dal marito), che è un po' anche il suo dramma (anche sua madre era stata abbandonata dal marito, ed anche lei si era indebitata fino al collo per correre dietro alle sirene del credito al consumo), Claire decide di rischiare il tutto per tutto pur di difendere la donna dall'implacabile raggiro bancario messo in atto da questi istituti di credito. Forte delle sue convinzioni, annulla così l'ordinanza di pagamento, provocando le ire dell'avvocato avversario e dell'Istituto finanziario.
Sospettata di imparzialità, per la sua conoscenza con l'imputata, le viene revocato l'incarico e la causa assegnata al più anziano collega Stephane, un giudice navigato e disilluso, che ha ormai messo da parte gli ideali giovanili e i sogni di gloria, il quale rinvia provvisoriamente l'udienza.
Quasi contemporaneamente Claire sta vivendo un pesante dramma personale: un medico le ha diagnosticato una grave e incurabile forma di tumore al cervello, per cui le restano solo pochi mesi di vita.
Decisa a non sottoporsi al calvario della chemioterapia, per non alterare lo stato del suo aspetto fisico e mentale, nasconde a tutti, e soprattutto al suo fragile marito, che non reputa capace di reggere la notizia, il suo tragico stato di salute, e si impegna con tutte le sue forze nella battaglia per difendere la mamma della compagna di scuola della figlia e sua migliore amica dalle condizioni di strozzinaggio cui gli istituti di credito sottopongono i clienti, abbagliati dalla pubblicità ingannevole dei loro depliant, con le norme capestro stampate nelle pagine interne e scritte con caratteri minuscoli, mentre sulla copertina campeggiano slogan allettanti del tipo: "cedete a tutti i vostri desideri".
Contatta così il nuovo titolare del caso e si affida alla sua esperienza affinché la aiuti in quella che considera l'ultima missione della sua vita ormai agli sgoccioli, il quale metterà in discussione se stesso e il suo disincanto, per aiutarla nella difesa degli ideali in cui crede.

Durante le lunghe frequentazioni i due avranno modo di instaurare un rapporto di stima e di intimità che travalica il semplice rapporto di amicizia o di colleganza, ma che non arriverà mai a sfiorare le corde del sentimento amoroso.
Un rapporto dove i sensi si annullano in una comunanza di valori e di intenti, che li porta a vedere le cose nella stessa prospettiva e a portare avanti con fermezza il principio di giustizia giusta.
Toccherà a lui portare avanti la missione di Claire, che non riuscirà a vedere l'esito della sua battaglia, e arrivare ad inchiodare l'istituto finanziario alle sue responsabilità, stabilendo un principio giurisprudenziale che sarà da esempio per tutte le situazioni a venire.

Il film di Lioret si incentra sul duplice significato della parola "desiderio". Quel desiderio che nasce nelle profondità del nostro intimo, in cui sappiamo benissimo di non dover guardare. Perché se è vero che, se è il desiderio a far girare il mondo, è anche vero che sono gli effetti delle nostre azioni che riescono, più o meno profondamente, a cambiare il corso delle cose.
È il desiderio che muove i personaggi ad agire come agiscono, una pulsione interiore che si fa urgenza e li spinge a naufragare mentalmente in ciò che è irreale.
È desiderio quello indotto dalla società dei consumi, che illude la gente a vivere ad di sopra delle loro possibilità.
È desiderio il legame che unisce Claire e Stephane, una sorta di alchimia tra sentimento affettivo e comunanza di ideali nella lotta ad ogni forma di sopruso.
Molte sono le tematiche affrontate da Lioret in questo film, che non riguardano solo i desideri che non si possono raggiungere. Possiamo leggere l'opera come un messaggio di denuncia sociale contro lo strozzinaggio operato dalle società finanziarie; ma anche come un affresco contemporaneo sulla forza di un incontro, che a volte, aiuta a superare se stessi e il proprio io.
Ha questa valenza l'incontro tra Claire e Stephane: complesso e variegato il coinvolgimento di Stephan, che ritrova nella giovinezza di Claire lo slancio idealistico di un tempo; sofferto e struggente quello di Claire che non ha più tempo per abbandonarsi al sentimentalismo e che vede e cerca in lui quel padre che non ha mai avuto, piuttosto che l'uomo con cui condividere ciò che resta della sua vita.

Parimenti ricco di significati simbolici è l'incontro di Claire con la malattia e con la morte, un problema eterno quanto il mondo con cui, prima o dopo tutti ci si deve confrontare.
Un problema che si può rifiutare e rinchiudersi nella torre d'avorio che la compassione degli altri ci costruisce attorno, o si può accettare, come fa Claire, e come fa la splendida protagonista del film di Isabel Coixet, che pianificare la vita anche senza di lei; o come fa il giovane Roman di François Ozon che per non far svanire il presente oltre al futuro, accetta la proposta di una sconosciuta che gli chiede di renderla madre.
E nonostante la pellicola di Lioret evidenzi, forse per esigenze strutturali, un certo sbilanciamento nella saldatura dei diversi materiali, privilegiando l'aspetto drammatico su gli altri, laddove nel romanzo di Emmanuel Carrere i diversi lati della storia trovano un giusto e compiuto equilibrio, "Tutti i nostri desideri" rimane un magnifico esempio di cinema di derivazione letteraria, capace di coniugare con sapienza l'aspetto più propriamente impegnato con l'aspetto ludico.

Il film, infine, risulta molto equilibrato dal punto di vista visivo, spaziando dalla lotta contro gli istituti di credito alle battaglie nelle aule giudiziarie, dalla malattia alla vita familiare, dall'amicizia al feeling sentimentale e pur essendo, come detto, un film dallo svolgimento drammatico, non scade mai nel melodramma o nel patetismo, nemmeno nei momenti più angosciosi.
Merito di una regia attenta che sa delineare molto bene le figure dei protagonisti e i loro percorsi esistenziali, e di un cast attoriale che risulta molto affiatato e in linea con quel "tocco alla francese" che ormai sempre più caratterizza il cinema d'oltralpe.
Magnifica Marie Gillain, un'attrice capace di trasmettere agli spettatori le giuste emozioni, evidenziando la forza d'animo e la determinazione del suo personaggio, a cui dona tutta se stessa senza calcare mai sui toni di tragica cupezza a cui poteva esporla il destino avverso che incombe sul giudice Claire.
Vincent Lindon, come sempre, si dimostra un attore di sicuro talento, e capace di darci in pasto un personaggio complesso e sensibile e di grande carisma. La sua interpretazione del giudice Stephane è commovente e ha l'aria acre dell'esperienza di un uomo e non quella della recitazione di un attore accademico.
Da ricordare anche i bravi Yannick Renier, nel ruolo del fragile marito di Claire e Amandin Dawasmes in quello della sfortunata Celine, comprimari ma funzionali allo svolgimento della storia.

Per concludere possiamo affermare che Lioret è riuscito a realizzare un film socialmente importante il quale, partendo dall'urgenza di raccontare la forza e la potenzialità dei nostri desideri, finisce per illustrarci un dettaglio delle tante ingiustizie che mortificano il sistema capitalistico occidentale.
Per questo motivo "Tutti i nostri desideri" non è un film ma un desiderio, Il desiderio di Lioret di cambiare le cose, per indicarci cosa conta veramente nella vita: tanto sono complessi i sentimenti e tanto sono complessi i desideri.
Nasce così un piccolo capolavoro che accompagna lo spettatore a percepire le emozioni e i sentimenti dei personaggi, a farli propri fino nel profondo dell'anima.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 18/05/2012 15.56.00

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