La potente amministratrice delegata di una grande azienda mette a repentaglio la propria carriera e la propria famiglia quando inizia una torrida relazione con il giovane stagista che ha da poco cominciato a lavorare con lei.
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Sicuramente da un tema così pruriginoso ci si poteva aspettare qualcosa di più, comunque, soprattutto per la bravura della Kidman, è un opera che si lascia vedere fino alla fine. Fine che (forse) avrebbe meritato un epilogo più articolato
Verhoeven o De Palma, "La cagna" ('72) e "La carne" ('91) di Ferreri o "Secretary" (2002) di Shainberg? L'unico modo ch'un uomo ha per parificarsi alle donne nella capacità di simulare un orgasmo è sfruttare come copertura il fenomeno iatrogeno dell'eiaculazione retrograda ("orgasmo secco", "a vuoto", "assenza d'eiaculato" che dall'uretra rifluisce nella vescica). A sessuologia insegna[va?]no che il 1° rimedio da provare è confrontarsi apertamente all'interno della coppia anche con tanto d'appositi esercizi erotici. Ma è un'opzione rifiutata dal tipo di donne ritratte da Halina Reijn le quali, qualunque sia il motivo, e se ne potrebbero elencare molti, decidono di cercare un rimedio altrove sperimentando la loro sessualità al di fuori della relazione diadica, tradendo il partner/coniuge con un terzo (in-)comodo che faccia "gaslighting" o meno. Chiamatelo rapporto di "dominazione-sottomissione o umiliazione", "kink", S/M, disturbo parafilico (proprio perché non egosintonico), quella dialettica hegeliana master-slave ("Herrschaft und Knechtschaft") su cui PTA ha costruito la sua intera filmografia. Se Banderas ha avuto 19 anni per sviluppare una sensibilità in grado d'accorgersi dell'insoddisfazione della moglie, Kidman gli risponde: "Ho provato. Ho provato di tutto. Ho provato tutta questa terapia". Tutto tranne che parlarne con lui. Bene, allora invece di cornificarlo, avrebbe potuto prendere l'iniziativa e farglielo sapere senza tante storie. Finora, il peggior involontario elevated horror prodotto dall'A24. C'era pure un thriller? Dove?
Il problema principale di "Babygirl" è il suo mascherarsi da film che a modo suo vuole essere trasgressivo ma che in realtà pecca di una fin troppo marcata convenzionalità, lo spettatore più navigato ha pochi problemi a capire dove voglia andare a parare il film fin dalle prime battute, andando costantemente a rimarcare alcuni paradossi della psicologia femminile qui analizzata alla buona in questa dicotomia tra la vita professionale in cui è una figura dominante e quella sessuale, in cui i ruoli, specie col nuovo stagista, si scambiano e diventa la sua schiava sessuale, con la classica e prevedibile relazione coniugale che mostra una forte insoddisfazione, l'entrata in scena, sul posto di lavoro da parte di questo giovane stagista sarà quella scintilla che farà detonare le pulsioni sessuali della protagonista, fino a quel momento come ingabbiate, arrivando a farle rischiare tutto, ma il film oltre a proporci cose fin troppo note e trattate in passato, ha anche una messa in scena rivedibile, poco coraggiosa e con delle scene di sesso col freno a mano tirato, tutta la promessa di trasgressione si sgretola velocemente, creando una regia che fa quasi un compitino televisivo, poco incisiva, per nulla evocativa, dalle tendenze didascaliche, probabilmente il punto forte del film sono le interpretazioni, alla fine la Kidman gestisce molto bene questa sua condizione, lo si vede nelle sue espressioni corrucciate durante la blanda quotidianità, così come il suo finto resistere iniziale alle provocazioni dello stagista, hanno una forte doppia faccia, con una carica sessuale che emerge progressivamente, un po' sprecata per un film così pressapochista, che rischia di cadere in malintesi misogini, ah per intenderci, non credo il film voglia esserlo realmente, ma approfondisce così poco e male che capisco possa lasciare il forte dubbio.
Film interessante e ben fatto con una splendida Nicole Kidman. Funziona bene anche Dickinson nel ruolo del bel dominante ma alla fine verrebbe da dire " tanto rumore per nulla"
Un paio di ore di semplice pruriginoso intrattenimento dove si sdoganano pratiche sessuali sdoganate negli anni 90. Alla buon ora!!!
Ci sono quei film che sono pieni di errori grossolani, ti danno l'impressione di essere stati riscritti, rimontati e rimaneggiati eccessivamente e in cui non tutte le cartucce in tiro vengono messe a segno... Eppure te li godi che è un piacere. Questo è uno di quei casi. Uno scontro generazionale tra una sessantenne e un genZ sul campo del sesso, due visioni del mondo (e quindi del sesso) che si scontrano. La prima che vive i suoi desideri con morbosità, da nascondere e reprimere a tutti i costi, come se fossero "il suo lato oscuro", il secondo con una maggiore sensibilità (vedi il discorso sul consenso reciproco etc) ma con una sporadica goffaggine. E alla fine, dopo un bel casino, la nuova generazione insegna alla vecchia come godere davvero, dando voce agli istinti più nascosti e non necessariamente malati o morbosi. La Kidman dà probabilmente la prova migliore di questi ultimi anni della sua carriera (ma doppiata da schifo), ma molto bene anche Dickinson e Banderas.
Avendo capito poco dal trailer e non avendo cercato informazioni prima della visione, inizialmente ho temuto che potesse essere uno pseudo-remake di "Rivelazioni". A metà ho sperato che lo potesse diventare. Alla fine ho rimpianto amaramente che non lo fosse. Questo dice tutto. Il messaggio è che per quanto una donna possa raggiungere una posizione di potere, prestigio e autorità, per essere soddisfatta avrà sempre comunque bisogno di un uomo che la tratti come una cagna. Bella roba. Sceneggiatura da codice penale. Scene erotiche brutte da mettere a disagio (volutamente o meno, comunque fanno pena). Ma poi…thriller??? Già battezzato cacatona dell'anno, e siamo solo a febbraio.
Una trama mediocre, non certo originale, tantopiù la sceneggiatura, per un film che Kidman a parte, bella e brava, non va da nessuna parte. Si lascia guardare... è proprio il caso di dire!!
Babygirl ha la pretesa di adottare un punto di vista femminile sul discorso del sesso, della liberazioni da vincoli che vengono imposti a livello lavorativo e familiare. Lei donna potente sul lavoro ma non appagata sessualmente nel talamo nuziale cade nella rete del bel stagista che comincia un giochetto di sottomissioni varie a cui, dapprima con riluttanza poi con maggior piacere il personaggio di Romy si presta. Non c'è nulla di nuovo come tematica in questo film, per quanto riguarda il sesso è quanto di più antierotico mai rappresentato su grande schermo. Sul valore della Kidman come attrice nulla da eccepire, ma la sua bellezza algida è sempre stata poco erotica, per cui a livello personale mai avrei scelto la Kidman per questo ruolo. Sui dialoghi stendo un velo pietoso perché in più di un frangente mi hanno provocato la risata (e sono stato in buona compagnia, a livello quantitativo). Dissacrazione o involontariamente comici, io propendo decisamente per la seconda ipotesi. Babygirl è un prodotto già visto, brutto senza sé e senza ma, a cui la giuria di Venezia ha dato un'immeritata Coppa Volpi all'attrice. Mai scelta fu più scellerata.