Sposati da diversi anni, Cindy e Dean attraversano una fase critica del loro matrimonio. Cercando di superare i problemi, proveranno a recuperare quelle emozioni e quella vitalità che li aveva fatti innamorare in un susseguirsi di ricordi tra passato e presente.
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Le tipologie umane sono ben definite, viene spontaneo accostare i personaggi alle persone (ai genitori, ai fratelli, agli amici, a se stessi). E' lo splendore e la miseria di questo thriller sentimentale, un film che vuol somigliare troppo alla vita come la si vede. Mi riferisco soprattutto a Cindy: definirla st.r.o.n.za è un lampo. La prova più ardua, per il regista, non era tanto decodificare il dolore limpido, scoperto, empatico di Lui, quanto quello oscuro, truccato, antipatico di Lei. Cindy non riesce a vivere di amore, né con Dean né con nessun altro. Dietro la ferocia dei suoi gesti vedo l' infelicità filiale, la rassegnazione distratta, la rinuncia alla meta per la maternità, il triste avido vagheggiare la strada che prosegue, da una stazione di servizio. Vedo tutto questo, ma nel racconto nulla, fuorché il terribile bellissimo dialogo a tavolino nella camera d' albergo, mi punge affinché io ne senta la tristezza. Sono io, deliberatamente, a proiettarla; perché ho come l' impressione, magari è un problema solo mio, che fosse la tristezza, appunto, la dimensione "giusta" per Cindy.