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Nulla da aggiungere al bel commento precedente,una sorta di mediometraggio divertente e leggero,non mi ha fatto impazzire ma merita una visione,uno dei lavori più accessibili del maestro.
I personaggi sono prigionieri della loro condizione di marionette. Senza rimarcarlo in modo plateale ma con la consueta tecnica, questo corto poco corto di Jan Svankmajer (il più lungo prima che si dedicasse, da "Alice" in poi, al lungometraggio) è una storia del repertorio classico del don Juan con annessa storia di gelosia, vendetta e anima all'inferno. Il surrealismo c'è, nei caratteri esagerati, ottusi e molto stupidi dei personaggi. Per il resto, la storia è divertente e leggera ma le bizze di Svankmajer non mancano neanche qui: c'è una forte violenza, per quanto irreale. Questo modo di usare la violenza inoltre ci permette di osservare meglio il modo in cui Svankmajer muove una delle sue più grandi passioni, le marionette (che studiò all'accademia per anni e con cui iniziò a lavorare). Difatti le marionette restano marionette, non sono una pantomima umana come qualunque altro regista avrebbe potuto rendere con facilità. Noi vediamo il loro legno invecchiato o imperfetto, i fili mossi da nessuno, il legno che brucia, i colori dipinti e sbiaditi. Se l'essere umano, nella visione di Svankmajer, è prigioniero di sé stesso e dei propri bisogni corporali - o di qualcosa d'altro - allora anche le marionette, mimando l'uomo, sono prigioniere della loro condizione. Dannate nella pantomima. Svankmajer le rende vive senza renderle umane, ma dandole un percorso parallelo esistenziale a quello dell'essere umano.
è anche uno dei lavori più accessibili e "narrati" del maestro ceco.