il ritorno regia di Andrei Zvyagintsev Russia 2003
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il ritorno (2003)

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locandina del film IL RITORNO

Titolo Originale: VOZVRASCHENIE

RegiaAndrei Zvyagintsev

InterpretiVladimir Garin, Ivan Dabronrdvav, Konstantin Lavronenko

Durata: h 1.45
NazionalitàRussia 2003
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 2003

•  Altri film di Andrei Zvyagintsev

Trama del film Il ritorno

La vita di due fratelli è improvvisamente sconvolta dal ritorno a casa del padre, visto solo in una vecchia foto di dieci anni prima. Ma è veramente il loro padre? Perché è tornato dopo tanto tempo? I ragazzi troveranno le risposte alle loro domande su un’isola remota e desolata, viaggiando.

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Voto Visitatori:   7,36 / 10 (32 voti)7,36Grafico
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Voti e commenti su Il ritorno, 32 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  28/03/2021 13:12:54
   7 / 10
buon film , sorretto da una splendida fotografia ,da buone recitazioni dei tre protagonisti e da una sceneggiatura che se anche risicata all'osso lascia giustamente spazio di interpretazione a più di una domanda .
A metà tra il racconto di formazione e i dramma classico è molto bello il rapporto di complicità tra i due fratelli e le prese di posizione verso un padre misterioso .

kafka62  @  28/02/2018 09:00:08
   7½ / 10
Quando in un film il non detto prevale sul detto, il silenzio sulle parole e i vuoti narrativi sull'azione, allora nella testa di un critico cinematografico suona un campanello di avvertimento che vuol significare all'incirca questo: attenzione! simboli da decifrare, allegoria imminente, metafora in arrivo! E tutta la sua attenzione si concentra inevitabilmente sui possibili significati da attribuire a quella scena oscura, a quell'inquadratura apparentemente gratuita o a quel personaggio ambiguo. Ne "Il ritorno" di Andrej Zvjagintsev succede più o meno così. Tutto sembra fatto apposta per far scaturire domande senza risposta allo spettatore: ad esempio, chi è l'uomo che torna dopo dodici anni di assenza e si presenta come il padre dei due piccoli protagonisti? cosa ha fatto in tutto questo tempo? e che cosa lo spinge a portare i ragazzi in gita su un'isola deserta? che cos'è e cosa contiene la cassetta che egli dissotterra all'insaputa dei figli? Alcune di queste domande i due ragazzi le pongono direttamente al genitore, ma l'uomo le elude con una reticenza che ben si attaglia al suo personaggio rude, autoritario e di poche parole; e la sua morte improvvisa, anch'essa immotivata come gli avvenimenti che l'hanno preceduta, frustra anche la più remota speranza di un qualche scioglimento narrativo. Ecco così la necessità di una decrittazione in chiave simbolica di questa non-storia: c'è chi ha interpretato il film in chiave politica (il padre rappresenterebbe la vecchia Russia comunista), chi in chiave psicanalitica (il rapporto tra il padre e i due figli, soprattutto quello minore, come esemplificazione del complesso di Edipo), chi addirittura religiosa (il padre come figura divina, i cui precetti e i cui interdetti appaiono terribilmente immotivati e difficili da accettare). Da parte sua, il regista non ha voluto fornire alcuna interpretazione "autentica" del suo film, finendo per confondere ancora di più le idee, tanto più che in una delle ultime immagini (la fotografia trovata in auto dai due fratelli, identica a quella vista all'inizio salvo per il fatto che in essa manca misteriosamente proprio la figura paterna) sorge addirittura il dubbio che il padre, la cui materialità svanisce con l'affondamento della barca, non sia mai esistito.
Eppure, anche se si tralascia l'aspetto del messaggio, il film risulta ugualmente affascinante. Pur senza scomodare Tarkovskij, con il quale il maggiore punto di contatto è la comune origine geografica (se proprio si vuole attribuire una parentela artistica, preferisco semmai il Polanski de "Il coltello nell'acqua"), quella di Zvjagintsev è una pellicola di grande rigore formale e di rara intensità emotiva, in cui all'assenza di una vera e propria trama (anche se nella sequenza della morte del padre c'è un climax fortemente drammatico) suppliscono icastici primi piani di attori particolarmente ispirati o inquadrature suggestive in cui è la grande natura russa ad assurgere al ruolo di protagonista. Tutto è ben al di qua del limite del calligrafismo e dell'estetismo fine a se stesso, tanto più che "Il ritorno" ha messo a frutto la scarsità di finanziamenti a disposizione con uno stile scabro e asciutto lontanissimo da ogni tentazione di leziosità o di levigatezza visiva e con un uso di locations inedite e originali che nulla hanno di quella poeticità finta e artefatta che rovina molti film "d'autore".

cinematografo  @  09/12/2016 20:40:32
   8 / 10
Lento, pesantuccio, pochi dialoghi, ma bello!! Emozionante con ambientazioni suggestive! Consigliato!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Peter Lyman  @  22/11/2011 12:36:02
   7 / 10
Troppo cupo, personaggi quasi odiosi e trama fin troppo lenta. Nonostante tutto, queste immagini ti prendono l'animo lacerandolo e lasciando al suo posto grande tristezza e vuoto. Merita il 7 per le emozioni che riesce a far scaturire e per la fotografia ottima. Bravi regista e attori, ma rimane un film troppo troppo troppo grigio.

TheLegend  @  08/06/2011 23:12:29
   6 / 10
Questo film non è riuscito ad emozionarmi.
Ottima la fotografia.
Gli aspetti psicologici sono sicuramenti interessanti ma risulta troppo piatto in alcune parti.

ifry  @  21/03/2011 15:29:21
   8 / 10
Non avevo voglia di vederlo, volevo qualcosa di più leggero, ma non avevo altro.

il film è lento, ma dopo i primi 15 minuti, quella lentezza è la forza portante del film. i silenzi, le immagini dei paesaggi.
la recitazione dei due ragazzi, specie il più piccolo è da fare invidiare i tanto bravi mostri hollywoodiani.
Il film merita di essere visto perchè è bello.
ma ci sono alcune scene che meritano di essere menzionate nella storia del cinema.


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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/03/2011 19:22:45
   7½ / 10
uggestivo nella messa in scena con i paesaggi aspri che fanno da fondo ad un confronto altrettanto aspro tra due fratelli e un padre tornato dopo dieci anni di assenza. Il film di Zvyagintsev è più un viaggio di formazione, che una precisa volonta riconciliatoria con la figura paterna. Fino alla fine i tanti perchè rimarranno senza risposta. Il mistero della sua assenza, la durezza del carattere, esibita in un autoritarismo fin troppo eccessivo, mostra già l'evidente frattura tra i personaggi che non porterà alla riappacificazione, ma ad una maturazione dei figli, una nuova consapevolezza, nuovi punti di riferimento diversi da un uomo riapparso come un fantasma e che come un fantasma scompare, definitivamente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  14/01/2011 14:03:19
   9 / 10
Il film è esteticamente bellissimo, rigoroso e strepitoso.
Può sembrare un esercizio di stile estetizzante, forse pecca un po' in questo senso, ma non gliene farei mai un capo d'imputazione; ad avercene, di talenti in grado di girare in questo modo. Ma che fine ha fatto questo regista?

Comunque è un racconto di formazione. Emozionante e teso. Quanto più pulsa la richiesta (insoddisfatta) di colmare il "non detto" (chi è quest'uomo? perchè è tornato?), tanto più si è spinti sul terreno di un realismo oggettivo saldato a un simbolo che non si vuole facilmente svelare, e mantiene per questo intatta una forza potente.

I due fratelli rappresentano due diversi modi di rapportarsi all'ignoto, all'autorità, al destino. Il primo (il più grande) è passivo e cerca d'ingraziarsi la sorte - il padre - il fato. Il secondo (il più piccolo), è indomito; non accetta, è ribelle.

Al racconto di formazione è possibile sovrapporre molteplici livelli di lettura, che traggono valore dall'essere possibili tutti.
Il primo è esistenziale. Perché la vita? Perché questo viaggio? Perché questo vuoto? Quale ne è il senso? Lo voglio capire, non lo accetto senza motivo (il piccolo). Lo accetto, quale che sia, è la natura delle cose (il più grande).

Altri livelli di lettura. Politico. Religioso. Psicanalitico.
Stessa differenza di atteggiamento, rapportata
- al principio di autorità (livello politico: il fratello maggiore, disposto all'accettazione dell'autorità, al compromesso; il piccolo ribelle, rivoluzionario);
- a Dio (il padre rappresenta il volere imperscrutabile della divinità, che segna le regole, la disciplina, il destino): l'accetto? non l'accetto?
- al PADRE tout court, con evidenti implicazioni edipiche: entrambi (il finale) sono costretti a fare i conti con esse.

Il finale è l'esito classico di un racconto di formazione.
L'infanzia è finita, tocca avventurarsi (da soli) nella vita adulta.
Qualunque cosa il suo orizzonte rappresenti e voglia dire.
Quel misterioso padre, ci ha accompagnato per qualche ora, e ci ha insegnato che - quale delle due sia la nostra reazione - per avanzare nella vita occorre accettare una condizione imposta - dalla sorte ineluttabile dell'essere umano, o da chi comanda, o da Dio, o da chi ci ha creato. Comunque la si veda, così vanno le cose.

Postilla. Una figura maschile di questo genere, che si impone in questo modo e con questa autorità, poteva soltanto essere russa.

popoviasproni  @  27/10/2008 07:27:27
   7½ / 10
Un soggetto furbetto e sconclusionato, quasi criptico.
Il film si regge esclusivamente sulla bellezza della fotografia e sulle interpretazioni del trio (sopratutto del piccolo) che catturano e ipnotizzano lo spettatore.

Invia una mail all'autore del commento Clint Eastwood  @  08/10/2008 17:36:25
   8½ / 10
Un film che colpisce direttamente al cuore (per lo meno a me).

La storia di due fratellini che si vogliono bene, che trascorrono le giornate con gli amici a giocare a pallone e sfidandosi chi è uomo e chi non lo è saltando da una torre di legno in mare, ma improvvisamente cambia qualcosa : ritorna il padre mai conosciuto praticamente dopo un'assenza di 12 anni, quest'ultimo li trascina in viaggio "quasi" senza senso nel tentativo forse di recuperare ciò che ha perso.

Il film ci descrive molto bene i rapporti genitore-figlio, in maniera spietata - senza scrupoli.

Fotografia magnifica con dei paesaggi stupendi, ti immerge in un'atmosfera gelida, usando colori scuri - fantastico

La regia buona, da notare molto il lavoro degli attori - semplicemente magnifici, tutti e tre, (dispiace molto di non veder più nessuna pellicola con il giovane Vladimir Garin annegato poco dopo le riprese nello stesso lago che fa da sfondo nel film, un fatto sconvolgente)

Comunque è un film serio, anche impegnativo.

Consigliato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  06/07/2006 11:05:22
   8 / 10
Bel film russo,giustamente premiato nel 2003 a Venezia.La storia di un drammatico rapporto tra genitori e figli e nello specifico tra due fratelli ed un padre mai conosciuto,che ricomparso all'improvviso li trascina in un viaggio misterioso e apparentemente privo di senso tra splendidi boschi e laghi cristallini.Un film che lascia allo spettatore molta liberta' interpretativa ma che indirizza nella giusta direzione se seguito con la giusta attenzione...alla fine i dubbi per la maggior parte si sciolgono e quel dramma che grava come un macigno su tutta la durata della pellicola puo' finalmente concretizzarsi,come in seguito si è purtroppo concretizzato anche nella vita reale con la morte di Vladimir Garin(il fratello piu' grande,Andrey)annegato subito dopo le riprese del film proprio nel lago che fa da sfondo alle vicende narrate.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  24/04/2006 11:14:06
   8 / 10
Bello, bello veramente. Film espressivissimo e commovente. Anke piuttosto difficile da capire, ma io l’ho capito bene x fortuna. Sarebbe da vedere un paio di volte. Gli attori sono bravi. Vale veramente una visione.

Giulio R C  @  24/01/2006 13:57:13
   8½ / 10
Sicuramente un film che traspare emozioni pure e cristalline. La fotografia è mozzafiato e basata sui colori grigi e blu. Gli attori sono bravissimi. Mi dispiace per il bambino più grande che è morto prematuramente nel 2004. Da vedere specialmente in una giornata di inverno freddo.

viagem  @  04/08/2005 09:46:10
   7 / 10
Buon film e paesaggi che ti rapiscono.

benzo24  @  10/06/2005 19:49:19
   10 / 10
Il Ritorno è un film di una bellezza sconvolgente, un road-movie dell'anima, un film di fantasmi e di ombre, con una regia magica ed essenziale allo stesso tempo e con degli splendidi protagonisti, tra cui il padre, una sorta di Jeremy Irons glaciale. Meritatissimo il Leone D'Oro per una pellicola difficile ed inconsueta come questa, che narra una storia avvincente e piena di significati, dove le immagini rappresentano alla perfezione tutto ciò che non viene detto per l'incapacità comunicativa dei protagonisti. Strade, pioggia, neve, acqua, pian piano ci si perde sempre più in un mondo irre, dove si finisce per paradosso a ritrovare la realtà, la realtà dell'anima, la realtà di diventare uomini, di affrontare le responsabilià, la realtà del doloro, della sofferenza e della morte.

dragonfly  @  27/01/2005 16:49:49
   9 / 10
Film che lancia alla grande il cinema russo: poetico, intellettuale, filosofico, con grande cura del dettaglio, dell'immagine, della fotografia e dei colori. Zvyagintsev ricorda il cinema di Tarkovskij e del piu' recente Sokurov, ogni inquadratura e' curata nel suo minimo dettaglio, creando cosi' un'atmosfera armonica ed affascinante. Splendidi i colori invernali, solida regia e ottimi gli attori. Qualche perplessita' rimane se si analizza la sceneggiatura, ma a parte tutto resta un film imperdibile.

2 risposte al commento
Ultima risposta 16/02/2005 21.25.42
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Sere90  @  27/12/2004 19:52:31
   7 / 10
Ho visto per la prima volta dopo più di un anno dalla sua uscita questo film...In un primo momento ne avevo sentito parlare "in occasione" della morte di Vladimir Garin ( Andrej nel film )e mi è rimasto molto impresso perchè è annegato proprio nel lago in cui nel film il padre viene sommerso dall'acqua.
Comunque film molto toccante,i due ragazzini sono fantastici..L'interpretazione del padre è sensazionale. Da vedere!!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  09/11/2004 15:18:15
   7 / 10
l'ho visto con scarso stimolo e poi mi sono reso conto che potrebbe essere un capolavoro potrebbe... il voto andrebbe benissimo tra 5 e 9 per intenderci per quanto vagamente furbetto con le sue tentazioni emotive, l'avevo trovato onesto decoroso ma nulla più ma mi devo ricredere: fin dall'inizio - il passaggio alla vita adulta tema molto tarkovskjiano - non è affrontato benissimo 4 - Il padre torna da chissà dove e Ivan e Andrej cercano una risposta trafugando la soffitta (il caro vecchio sottoscala -la virtualità fetish di un corpo affetto mancato 5) L'assenza - questo è un film sull'assenza - si fa spirito carne e torna corpo (7) La fine e i due volti del coraggio (6) Edipo Re si scontra con l'assenza ma qui si celebra soprattutto i funerale della figura paterna nella società di oggi (6) Poi il film prende una piega diversa sembra di rileggere Gavino Ledda (8) per quanto non riesco ancora a farmi catturare dalla troppo effettistica e costruita bellezza del film (6) La coscienza a Zvaygintsev interessa solo a tratti: quasi Ulisse al ritorno da Itaca (9) celato da misteri che il film si guarda bene dal rivelarci (8) La forza del film è in tutto quest'orfanismo che rifiutamo di combattere il suo limite nella rappresentazione semplificata e un pò ovvia di un clichè Ci nega la sopraffazione sgradita di un ritorno In generale: ci ho pensato per mesi e mesi e alla fine non sono mai riuscito a liberarmi dal peso - dal ricordo - di quel padre Odioso oppure soltanto incapace, come tanti, di dare vero amore Ed è quest'uomo rozzo e chiuso nel suo dolore, solitario e vagamente crudele, immagine quantomai eloquente di un bisogno affettivo negato (suo e dei figli attraverso lui) a meritare una visione (10) Ne porto ancora i segni, per quanto sia un film riuscito ma irrisolto

Noemi  @  05/08/2004 20:06:31
   8 / 10
Bellissimo e commovente.
Ci sono dei paesaggi fantastici.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  28/04/2004 02:28:46
   7 / 10
Opera prima che si ispira al cinema di Tarkovskiy.
Quello del maestro scomparso era ben altro cinema.
Aspettiamo il giovane regista alla seconda opera.
Splendida fotografia.

JoJo  @  17/03/2004 09:22:27
   8 / 10
Opera prima di un russo dal nome impronunciabile ed irricordabile (Zvyagintsev). Ed è una signora opera prima. Un lavoro eccellente sulla fotografia, che è forse la parte migliore del film, ma anche i dialoghi sono azzeccatissimi, ed esprimono molto di più di quel che le parole dicono. Un film molto difficile, con una trama ad alto rischio noia, ma che invece noioso non lo è mai: il regista ti prende per mano e ti porta fino a quell'isola, fino a quella torretta, a meditare ad un amore di un padre severo per dei figli che non lo comprendono. Da vedere.

Claudio  @  25/02/2004 21:04:58
   7 / 10
Splendida la fotografia, la storia sembra banale, ma non lo è. Cosa c'era nella fossa?

Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  15/02/2004 23:28:48
   7 / 10
Bel film, davvero eccezzziunale la fotografia!

lara93  @  13/12/2003 10:35:37
   8 / 10
Davvero un bel film, che emoziona.

edgardo  @  30/11/2003 19:20:01
   7 / 10
A me è piaciuto. Punto!!

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  20/11/2003 17:16:25
   7 / 10
"delirio onnipotente / dominio che sovrasta / efficenza d'inetto / burocratica casta / potenza del pesante / preme / compatta / schiaccia"...

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/12/2003 14.22.25
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beppe74  @  19/11/2003 16:31:39
   3 / 10
Per sfortuna esistono ancora registi che pensano che il pubblico sia imbecille... perche' se cosi' non fosse questo film non sarebbe neanche stato girato ed io non sarei andato a vederlo spinto anche da qualche commento sottostante.
In questo film non solo non vi e' alcuna morale "apparentemente facile (!)", ma penso che il regista si sia risparmiato persino la fatica di pensarla.
La suspance e il "mistero fascinoso" effettivamente sono presenti fin dall'inizio del film, ma si tratta di una suspance minima, intrinseca alla banale misteriosita' della sceneggiatura, che alla fine non viene ne' ripagata ne' svelata. "Ma come e' proprio questo il bello!" potra' esclamare qualcuno... "troppo facile" dico io.
Ok per la fotografia... ma a cosa serve se il film e' noioso e non da nessuna emozione?
Meglio un libro di cartoline...
Lo sconsiglio a chi non fa l'alternativo a tutti i costi.

2 risposte al commento
Ultima risposta 11/10/2006 00.48.21
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Kaiser  @  11/11/2003 11:56:29
   9 / 10
Stupendo, fotografia, regia, sceneggiatura, montaggio. Leone d'oro meritatissimo. Per fortuna esistono ancora registi che pensano che il pubblico sia imbecille e che devono spiegare tutto. Favoloso.

Puzzola  @  11/11/2003 10:15:19
   8 / 10
Ottimo film, ottima regia. atmosfera e fotografia molto affascinanti.
Un film dalla morale apparentemente facile, ma resa in maniera tutt'altro che banale e dagli sviluppi inaspettati. Per i veri intenditori e per chicrede che il cinema non sia solo effetti speciali

aldo colombo  @  04/11/2003 18:29:20
   2 / 10
Palla mega-galattica! Da usare al posto del valium

andrea1978  @  03/11/2003 02:32:17
   7 / 10
purtroppo molta gente non lo vedrà, un film dalla suspance e dalla gotografia eccezionale, bellissime poi le inquadrature dei movimenti guardatelo


5 risposte al commento
Ultima risposta 13/11/2003 15.59.22
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bimbo  @  03/11/2003 00:39:16
   7 / 10
Grande atmosfera e fascino misterioso per questo film russo che ha vinto il Leone d'oro, ma che in Italia, credo, vedremo in due o tre. Scommetto per esempio che questo sarà l'unico commento (forse).

3 risposte al commento
Ultima risposta 11/11/2003 12.45.25
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