Nel tentativo di lasciarsi alle spalle le loro vite tormentate, due fratelli gemelli (Jordan) ritornano nella loro città natale per ricominciare da capo, ma si ritrovano nel mezzo di un evento terrificante.
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Sono contento per il successo del film, perchè almeno ogni tanto qualcosa che non sia un brand già esistente esce fuori. Però sinceramente non è chi mi abbia fatto impazzire. Bella la ricostruzione d'epoca, ottime le musiche, la narrazione è buona, è una pellicola che interessa, però questa acclamazione da parte dei critici non l'ho capita. "Sinners" è un prodotto più che valido ma non riesce a toccare le corde in modo profondo, almeno personalmente, mi è sembrato che si è voluto fare un mix di tante cose, ma non si arriva alla conclusione completamente soddisfatti. Un vampire horror con sequenze blues musicali oniriche (bellissime) con intenti vagamenti autoriali.
Un po' troppo incensato dal pubblico, "Sinners" è un onesto film di genere, che ho trovato particolarmente altalenante, con aspetti molto interessanti e alcune cadute che mi hanno fatto storcere il naso, il soggetto sulla carta ha tanto potenziale, a partire dall'ambientazione del sud degli Stati Uniti in un periodo come gli anni trenta in cui la grandi città si popolavano di gangster e questi due fratelli dopo aver fallito a Chicago tornano nelle campagna del Mississippi, cercando di avviare una loro attività con i contatti della zona, da qui si sviluppano tante, forse anche troppe sottotrame che tramite flashback e dialoghi approfondiscono il background degli svariati personaggi, certe volte a mio parere prendendosela troppo con comodo, anche quando non richiesto, considerato che molti elementi mostrati nella corposa prima parte, non verranno sfruttati a pieno.
La seconda parte invece, quella in cui subentra prepotentemente l'elemento sovrannaturale, prende le sembianze dei tipici southern gothic - termine usato perlopiù nel mondo anglosassone per indicare questi horror ambientati nel sud degli Stati Uniti, tra paludi, comunità afroamericane e piantagioni, in cui questo film entra pienamente - introducendo l'elemento vampiresco e unendolo al folklore locale, sfociando spesso in volentieri in bagni di sangue, divertenti e tutto sommato gradevoli, e mettendo al centro dell'attenzione l'elemento musicale, con la storia di questo ragazzino che ricorda tanto la leggenda riguardante Robert Johnson e i suoi accordi col diavolo, e la colonna sonora piena di pezzi blues, ma anche di pezzi tradizionali folk, molto bella ad esempio la scena in cui i vampiri fuori dal capannone cantano tutti insieme "Rocky Road to Dublin", pezzo tradizionale irlandese, e da qui ci ricolleghiamo al grande significato che il film vuole assumere, metafora non nuovissima e neanche troppo chiara in realtà, ma che funziona discretamente, dell'odio dell''uomo bianco che a tutti i costi vuole rovinare la comunità afroamericana, mettendo in mezzo pure il Ku Klux Klan, vero mandante di questa strage causata dai vampiri.
Tuttavia, in tutto questo presenta parecchi difetti, come già detto, la prima parte è fin troppo lunga per i contenuti effettivi del film, ma quello peggiore è il suo voler tirare in ballo tanti elementi senza mai approfondirli a dovere, non tanto gli svariati finali che hanno fatto storcere il naso a parecchi, cosa molto comprensibile, quanto gli accenni all'evocazione degli spiriti del passato o del futuro, con quel pianosequenza niente male durante il concerto di Sammie, ma che rimane fine a se stesso non venendo adeguatamente approfondito, oppure lo stesso collegamento con la religione, col padre di Sammie che fa il predicatore e sembra possa essere un elemento influente del film, ma scompare velocemente, tutte le relazioni dei personaggi, dagli stessi fratelli interpretati da Michael B. Jordan, o anche il personaggio di Delta Slim, nel pieno dello stereotipo del musicista blues un po' disilluso e ubriacone, che dovrebbe funzionare da spalla comica ma ha delle battute oscene - quando dice che si è cag4to sotto, dai, a sto punto prendevate Enzo Salvi - e ultima ma non per importanza, ci metto una regia di Coogler che mi è sembrata mediocre, spesso tamarra, quasi sempre anonima, con un certo sfoggio di tecnica fin troppo fine a se stessa - oltre al pianosequenza già citato c'è l'altro, nella fase di preparazione, quando segue i personaggi da un negozio all'altro, carino ma pure questo poco funzionale - con una tensione pari a zero, basandosi solamente su qualche jumpscare qua e là, non riuscendo nemmeno a trasmettere un minimo di claustrofobia data dalla situazione in cui si trovano i personaggi, chiusi in trappola in questo capannone e circondati da vampiri chiamati dal demonio.
Un po' il tipico caso in cui il troppo stroppia, poi per carità risulta divertente e ho apprezzato tanto le ambientazioni e la colonna sonora, ma fondamentalmente è un calderone ambizioso, che raramente riesce ad essere incisivo.
Ho guardato "Sinners" senza sapere nulla se non che si trattava di un horror con i vampiri, e sono rimasto un po' sorpreso nel trovarmi di fronte ad un film che assomiglia così tanto a "Dal Tramonto all'Alba". È più che evidente che Ryan Coogler (oltre che regista ha pure scritto soggetto e sceneggiatura) si sia ispirato al cult di Rodriguez; non ho idea se Coogler abbia fatto dichiarazioni in merito durante la realizzazione e se il suo volesse essere una sorta omaggio, sono abbastanza certo che la sua non sia una "furba" scopiazzatura (troppo palese per non essere sgamato da chiunque), ma rimane il fatto che sembra in tutto e per tutto un remake in salsa afro e più socialmente impegnato di "Dal Tramonto all'Alba": due fratelli protagonisti (entrambi poco di buono), incipit lunghissimo, il locale dove si suona e si balla con la musica elemento centrale, i vampiri, i protagonisti asserragliati dentro al locale in attesa dell'alba. Al netto di questa sensazione di déjà vu "Sinners" è davvero un bellissimo film, ben girato (da scuola di regia la strabordante sequenza musicale del jukebar), con musiche bellissime e in grado di coniugare perfettamente l'horror d'intrattenimento con temi sociali tipici di un cinema più autoriale. Soprattutto per l'ultimo punto sono in pochi in grado di fare tanto, ma Coogler, che al netto del buon "Creed" ho sempre ritenuto sopravvalutato per quanto fatto con i due "Black Panther", sembra essere uno di quelli (seppur con l'involontario aiuto di Rodriguez e Tarantino).
Premetto che non amo Ryan Cogler, un regista che ha fatto della tamarragine e delle iperboli testosteroniche il suo marchio di fabbrica, basta vedere black panther e creed. Qui invece si cimenta con il folk horror in costume e al netto di tamarragine e testosterone i due elementi vengono tenuti sotto controllo. Ottima la ricostruzione dello spirito dell'epoca, nel Mississipi più oscuro e misero, Michael B. Jordan che come attore non è certo Denzel Washington riesce a fare suo il doppio ruolo dei gemelli trasformandoli in due mezze macchiette che però non si assomigliano. Poi quando arrivano
il vampiro irlandese e la coppia di bianchi del clan che ha appena vampirizzato
la situazione di complica, ovviamente l'intreccio è quello da From dusk till dawn alla cosa o distretto 13 . Cogler però riesce a caratterizzare tutti i personaggi rinchiusi nella segheria, senza trasformarli in stereotipi o macchiette. c'è Delta Slim, il vecchio musicista alcolizzato, Sam il giovane nero cugino degli Smoke e musicista in erba, la ragazza bianca una Hailee Steifeld in parte, la ex moglie di uno dei gemelli, la donna cinese che gestisce l'emporio insomma un bel corollario di esseri umani. Buoni effetti speciali e sopratttutto sangue a go go che in un folk horror non guasta mai. Mi ha soddisfatto, anche il finale forse un pò sbrigativo ma funzionale. Ottima colonna sonora blues, e sta andando discretamente bene il che non era scontato per un folk horror da 90 milioni di dollari.
Anche il Diavolo era in sala, e stava dalla parte dei bianchi.
La metà del tempo l'ho passata a chiedermi se i due fratelli fossero interpretati dallo stesso attore Micheal B. Jordan. A salvarci c'erano i cappelli, uno rosso e uno blu. Malgrado le mie distrazioni il film possiede una prima parte scremabile, anche se a dirla tutta, pone delle ottime basi per personaggi e storia. Ci immerge totalmente in quegli anni e in quell'ambiente realistico lasciando delle ancore di tamarraggine quali sono i due fratelli. Ad un certo punto la festa inizia, ed insieme il film. Alcune sequenze con la musica sono davvero splendide; nella loro rappresentazione, nelle canzoni e nel loro significato. Anche la selezione degli attori è azzeccata, soprattutto Annie, è un'icona solo a vederla della cultura afroamericana, nella sensualità, nelle forme e anche nelle credenze, una scelta audace che da al film più forza,
anche nella sua morte. C'è il giovane cantante, mosso dalla passione e bersaglio fondamentale dei vampiri che rubano non solo il corpo, ma l'anima e la cultura. Il rimando di questa notte rinchiusi nel bar a "Dal tramonto all'alba" è lampante. Lo spettatore qui può divertirsi nelle sue interpretazioni, a partire di chi siano i peccatori, a questa battaglia, in cui vi s'insinua anche la cultura del kkk, l'irlandese, "la musica del diavolo" e infine di coloro che accettano soldi per svolgere le mansioni, si perchè in questo film denaro, fede e passione hanno un ruolo anch'essi. Inoltre mi son piaciute le scene in auto, avvolte in un mondo quasi aureo, decisamente cotonate da colori celesti e bianchi, quasi fossero delle essenze di purezza
Certo, alla regia non c'è Peele, e la tamarraggine è sparsa un po' qua e là, ma rimane un mix ben calibrato, non mescolato.
Una variazione interessante e seguibile di vampires movie, nonostante a conti fatti si riveli un semi-musical seppur di ottime musiche. Incongruo il finale per quel che ho percepito.