i vinti regia di Michelangelo Antonioni Italia 1953
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i vinti (1953)

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locandina del film I VINTI

Titolo Originale: I VINTI

RegiaMichelangelo Antonioni

InterpretiFranco Interlenghi, Anna Maria Ferrero, Peter Reynolds, Jean-Pierre Mocky

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 1953
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 1953

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Trama del film I vinti

Tre episodi per tre delitti ambientati in Francia, Italia e Inghilterra. Protagonisti altrettanti giovani di buona famiglia, ma senza saldi orizzonti etici, che, per svariati motivi, cedono al fascino della trasgressione estrema.

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Voto Visitatori:   6,58 / 10 (6 voti)6,58Grafico
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Voti e commenti su I vinti, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  13/07/2024 11:21:46
   6½ / 10
La volontà sarebbe quella di immortalare un qualche cambiamento sociale (o un qualche segnale o una qualche deriva) che è però difficile da individuare e analizzare. Infatti sembra che, già dal secondo episodio, l'àncora si stacchi, portando alla deriva l'argomento. I VINTI è un racconto che passa dallo stimolare, con la depressione del primo segmento, che Michelangelo Antonioni costruisce con una grande poesia dell'immagine sulla violenza, fino al divertire, con l'ultimo episodio ricco di humour, macabro, quindi abbastanza moderno, per quanto non ai livelli del cinema thriller di quel momento.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/11/2013 21:21:37
   6½ / 10
Non è certamente un film di primo piano o che rimane impresso, è pero un film piacevole e che si lascia guardare, nonostante la sua impostazione pesantemente moralista (imposta al regista dai produttori cattolici) e l'inattualità (i tempi e la società sono profondamente cambiati da allora).
Lo scopo del film (annunciato in una lunga e fastidiosa introduzione) è quello di rappresentare casi di giovani di buona famiglia che per gelosia, cupidigia, noia commettono un delitto e che per questo ottengono solo sfortuna o morte. Le storie sono ambientate a Parigi, Londra e Roma, a indicare la diffusione di questa "piaga".
L'episodio francese è quello meno riuscito, dove si fa fatica a capire le ragioni dei comportamenti e dei sentimenti. Nell'episodio romano, Claudio (un bravo Franco Interlenghi) dà vita a una figura che ha momenti di forte pathos e che ha il coraggio di ammettere di non sentire rimorso o pentimento per quello che ha fatto.
L'episodio inglese è quello più interessante, con una discreta dose di suspence e dove c'è il personaggio "negativo" più interessante e riuscito. Per certi versi anticipa il protagonista de "L'occhio che uccide".
Ciò che eleva questo film dalla mediocrità è però lo stile personale e caratteristico di Antonioni, con la sua ricerca di perfezione formale e l'impatto che hanno certe inquadrature e soluzioni visive sullo spettatore. La prima cosa che salta all'occhio è l'assenza di scene in cui venga usato il campo-controcampo. "I vinti" è una successione continua di piani sequenza. La mdp si muove, o sta ferma, sempre in maniera studiata ma allo stesso tempo trasmettendo l'impressione di massima naturalezza. E' un'impresa artistica di non poco conto. Personalemente sono rimasto ammirato.
Fin dai primi film Antonioni si rivela un grande artefice di immagine e costruzioni visive di grande impatto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/01/2011 12:16:57
   7 / 10
Questo film ha avuto non pochi problemi di censura, specie per l'episodio italiano, il quale risente di eccessivi schematismi e superficialità. Troppi elementi non messi completamente a fuoco per quello francese. Questo episodio possiede già materia sufficiente per ottenere un lungometraggio a se stante.
Notevole invece l'episodio inglese, uno studio sulla psicologia dell'assassino. I suoi comportamenti, osservati da Atonioni con il giusto distacco, spinti da un edonismo fuori misura frutto di una volontà di emergere a tutti i costi. Meccanismo a cui inconsapevolmente si presta la figura del giornalista, attirato nel gioco perverso del giovane.

paride_86  @  14/10/2008 23:54:46
   4½ / 10
Ecco un altro film sui "giovani d'oggi", dove oggi, in questo caso, sta per gli anni '50. "I vinti" esce lo stesso anno di "Amore in città", che ha un episodio sullo stesso tema: i ragazzi della generazione 1930-1940, che dà scandalo ma a sua volta si scandalizzerà davanti agli hippies degli anni '60 e '70, i quali, a loro volta, inorridiranno davanti agli eccessi dei ragazzi negli anni '80 e '90. Insomma, un circolo senza fine: siamo stati e siamo tutti dei "giovani d'oggi", ma è difficile capirlo una volta arrivati all'età adulta, quando si è pronti solo a giudicare ripetendo le frasi sentite dai propri genitori quando si era ragazzi. Ma veniamo al film: Antonioni racconta tre episodi in cui i giovani, che cominciano a tornar tardi la sera e ad avere soldi propri, diventano ladri, assassini, contrabbandieri e sanguinari mitomani. Il regista non si cura di spiegare i motivi che spingono una persona ad adottare un simile comportamento, né ad indagare nella situazione familiare, che viene appena accennata e sempre in maniera idilliaca. Di chi è allora la colpa? Lo spiega Antonioni nel prologo e nell'epilogo: sono i fumetti e le storie di gangsters che riducono in questo modo i ragazzi, affascinandoli con le loro immagini fatiscenti. Ma allora i giovani degli anni '70, dopo aver visto "Il padrino", come dovrebbero essere? E quelli degli anni '90, dopo la visione de "Le iene" e "Pulp fiction"? Dovremmo avere intere generazioni di assassini sanguinari e psicopatici, stando alle conclusioni di Antonioni. Sono questi i veri motivi che traviano i ragazzi? I genitori, la società, le istituzioni non hanno alcun ruolo a riguardo? Mah. Comunque, a parte i contenuti, "I vinti" non è particolarmente riuscito neanche stilisticamente: nel primo episodio le motivazioni del crimine sono poco comprensibili. Insomma, un film noioso e moralista.

onda  @  13/04/2007 14:37:10
   7½ / 10
Opera di un Antonioni cancora acerbo, precedente ai c.d. film sull'alienazione.
I primi due episodi sono così così, ma il terzo (quello inglese) è un capovaloro ed è attuale nella rappresentazione di una disperazione giovanile che suscita pietà, nonostante si tramuti in afasia dei sentimenti, assenza di etica e desiderio di riconoscimento sociale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/10/2006 18:08:35
   7½ / 10
bellissimo film e magnifica regia...ancora una volta il maestro riesce a farci riflettere sull'ipocrisia del mondo(e della famiglia soprattutto).
un film da vedere assolutamente...a me hanno colpito soprattutto gli ultimi due episodi(del primo non ho capito molto)...

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