Dopo essersi "liberata" delle vecchie colleghe O-Ren Ishii e Vernita Green nel Volume 1, la Sposa prosegue nella sua vendetta in KILL BILL Volume 2. Eliminate le prime due dalla sua personale "lista della morte", rimangono altri due nomi da barrare - Budd e Elle Driver – prima di affrontare il suo ultimo obiettivo... uccidere Bill.
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Extra KILL BILL - VOLUME 2
23/04/2005 Conferenza stampa Kill Bill Volume II
KILL BILL - VOLUME 2
Conferenza stampa Kill Bill Volume II
Extra a cura di Gabriela - aggiornato al 23/04/2005
Il volume I ci lascia con una sanguinosa battaglia e con tanti interrogativi, sequenze di azioni e pochi dialoghi; nel volume 2 Tarantino spiega tutto ciò che mancava per completare come lui stesso lo definisce la sua opera migliore.
I tre protagonisti (David Carradine, Daryl Hannah e Michael Madsen), venuti a Roma per la presentazione del film, in occasione della conferenza stampa hanno trasmesso immediatamente un'immagine felice quasi a rasentare la perfezione, facendo capire che il duro lavoro, durato circa un anno, ha creato un legame profondo con Tarantino e con la storia di KILL BILL.
La difficoltà in cui può imbattersi il film è quella di dividere in due un'unica storia, di creare uno spartiacque tra i due capitoli con il rischio di proiettare un film diverso dall'altro; qual'è stata la vostra reazione dinanzi alla decisione di Tarantino di divedere il film in due volumi?
David Carradine: soltanto l'ultimo giorno di riprese sono venuto a sapere che il film in realtà sarebbe stato diviso in due parti, poiché con 200 pagine di copione sarebbero state numerose le scene tagliate in fase di montaggio. Non ho mai avuto dubbi sulle capacità di Tarantino, al contrario la mia fiducia è stata totale anche quando mi ha annunciato che il film sarebbe stato diviso in due volumi proiettati a mesi di distanza l'uno dall'altro. Anche se sono 2 film, si tratta di un'unica opera, non vanno visti separati uno dall'altro; come in tanti film all'inizio troviamo l'azione che va a concretizzarsi nell'espressione dei sentimenti e nell'intimismo dei personaggi.
Michael Madsen: all'inizio mi sentivo molto insicuro perché sapevo che durante la fase del montaggio, inevitabilmente, Tarantino avrebbe tagliato numerose scene ed avevo timore che proprio quelle mie non sarebbero state montate; dopo aver appreso la notizia della suddivisione in due volumi mi sono sentito più tranquillo, anche perché era un vero peccato tagliare dell'eccellente materiale. L'unico pensiero era quello della reazione del pubblico nell'attesa tra un film e l'altro, ma sapevo che sarebbe stato un ottimo lavoro.
Daryl Hannah: Quentin non ricorda che in realtà è stata un'idea mia, anzi gli ho consigliato anche tre sequenze che appaiono durante i titoli di coda.
Anche voi condividete la passione di Tarantino per i film western?
David Carradine: quello dei film western e dei film sulle arti marziali, in modo particolare sul kung fu, è un ruolo che ho interpretato e quindi che mi appassiona; così come i grandi western italiani. Mi piace tutto il cinema così come piace a Quentin. Ho avuto la possibilità di incontrare Sergio Leone che voleva affidarmi il ruolo che poi fu di Charles Bronson. Ho avuto anche la proposta di fare tre film western con Leone ma l'offerta non era stata molto vantaggiosa e comunque non sono stati più realizzati; ecco questo è il mio rimpianto di non aver potuto lavorare con questo grande regista.
Michael Madsen: sono cresciuto osservando dei grandi attori quali Mitchum, Lancaster, Cassidi, Bogart. Quentin è un appassionato di cinema e sa tutto di cinema, tutti i dettagli a memoria, ogni meccanica. E' veramente eccitante e straordinario lavorare di fianco ad una persona che non solo sa di cinema ma che lo sa fare molto bene. Ho incontrato Leone ad un ristorante e mi aveva incoraggiato a seguire la mia carriera di attore, mi ha lasciato il segno. In realtà Quentin non vuole imitarlo bensì vuole rendere omaggio a questo grande regista.
La caratteristica dei film di Tarantino è che diventano film culto, che entrano nella cultura popolare e diventano anche grandi successi al blockbuster. Avete lavorato con Tarantino con la consapevolezza che questo film sarebbe diventato sicuramente un film di culto?
Michael Madsen: io ho già lavorato per Quentin nel film Le iene e non avevo idea che sarebbe diventato un film culto anche perché nacque come un film indipendente. Onestamente volevo lavorare con Harvey che era Mr. White mentre io ero Mr. Pink. Le iene ottenne il successo di riflesso subito dopo Pulp Fiction, ed è difficile capire se un film sarà un successo; volevo soltanto fare quel tipo di film e leggendo la sceneggiatura ti rendi conto di che tipo di ruolo vuoi per lavorare, riesci a capire ciò che Tarantino vuole trasmetterti con la sceneggiatura.
David Carradine: sapevo di far parte di un film culto prima ancora di leggere la sceneggiatura, prima ancora di sapere il titolo semplicemente perché lavorare con Quentin ti fa passare alla storia. Dopo aver letto la sceneggiatura mi resi subito conto che sarebbe stato un successo, anche perché non smette mai di rivedere e di stilare sempre con più perfezione il copione. Ricordo che dopo aver imparato a memoria il mio monologo in modo perfetto, durante la registrazione mi strappò i fogli e me ne diede un'altro di 8 pagine, da imparare subito. Ma Quentin è così, perfezionista in ogni inquadratura, in ogni scena, non si arrabbia mai, certo la tensione spesso c'era ma poi si scherzava. Penso che la lavorazione di Kill Bill sia stato il periodo più bello della mia vita, se fosse stato per me non avrei mai smesso di girare. Forse neanche Quentin avrebbe mai smesso di girare.
Gli attori finiscono la conferenza con la dichiarazione e assoluta affermazione che nonostante i piccoli momenti di tensione che fanno parte del meccanismo, lavorare con Tarantino è stato eccezionale, un'esperienza unica, la carica trasmessa dal regista ha aiutato a creare un ottimo lavoro e produrre una perfetta armonia.
Il grande schermo inquadra l'ironica faccia di Quentin Tarantino in diretta da New York con le sue tipiche espressioni, il suo gesticolare esagerato e con il suo sorriso inconfondibile.
Saluta i presenti alla conferenza stampa e dichiara:
"Penso che il cinema debba essere fatto da persone che lo conoscano bene, sono orgoglioso di avere un amore profondo per il cinema e di fare qualcosa che amo"
Possiamo affermare che Kill Bill è la storia di un super eroe?
Quentin Tarantino: Bill non è un personaggio che cambia e si modifica nel nostro mondo, è un personaggio che vive in un mondo diverso, nel mondo del fumetto, dove tutte le regole sono più ampie e più elastiche delle nostre. Proprio durante una cena a Pechino mi è venuta l'idea dell'analogia del super eroe e così ho rivisto la sceneggiatura seguendo questo istinto.
C'è un'edizione speciale del film per il Giappone perché forse sono più abituati a scene di violenza, loro da sempre girano film più violenti dei nostri, riescono a reggere molto di più le immagini violente. Mi sento un cittadino del mondo.
Parlando della suddivisione del film in due volumi...
Quentin Tarantino: la storia è tutta nella sceneggiatura originale, non ho tolto niente ne tanto meno aggiunto nulla nella scelta di dividere il film in due volumi. Certo i personaggi cambiano, c'è la variazione del tono, del tessuto; per esempio nel primo c'è la vendetta, la battaglia, il cataclisma, la missione della sposa, mentre nel secondo la storia vuole dare delle risposte, ci sono dialoghi , la psicologia e non soltanto azione. E' un film come tanti dove la tensione cambia dalla prima parte alla seconda.
Nell'ultimo mese di lavorazione mi sono reso conto che si poteva dividere in 2, altrimenti molte scene sarebbero state tagliate e così ho fatto.
Quentin Tarantino: il tema di Kill Bill è soprattutto quello della maternità, della metafora sulla coppia, come le persone si amano e vanno d'accordo; ovviamente in un clima e un mondo surreale.
Uma Thurman cambia perché si rende conto di essere incinta ma al tempo stesso è un'assassina, un killer. Prima poco le importava della sua vita e dei rischi; adesso pensa solo al suo bambino, la pistola che gli puntano contro non è contro di lei ma contro il suo bambino. Non è la metafora della donna che deve abbandonare tutto lo stile di vita e la sua carriera per un figlio, perché rendiamoci conto che il suo mestiere è quello di uccidere le persone.
Il collegamento è arrivato alla fine e una voce dal pubblico dice quello che tutti noi pensavamo in quell'istante: "arrivederci Mr. Tarantino e la prego non ci faccia aspettare troppo per il suo prossimo film"
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