la donna che canta regia di Denis Villeneuve Canada 2010
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la donna che canta (2010)

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locandina del film LA DONNA CHE CANTA

Titolo Originale: INCENDIES

RegiaDenis Villeneuve

InterpretiLubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Remy Girard, Maxim Gaudette, Allen Altman

Durata: h 2.10
NazionalitàCanada 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2011

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Trama del film La donna che canta

Fratello e sorella scoprono, alla morte della madre, un tragico destino che li lega alla furia e alla violenza in cui vive tutto il Medio Oriente. Si può negare il passato, oppure pedinarne le tracce a prezzo di dolorose scoperte, ma non si può crescere senza fare i conti con la memoria. Un viaggio alle radici della rabbia degli sconfitti nel progressivo disvelamento della storia di una donna nel cuore di una terra senza pace.

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Voto Visitatori:   8,13 / 10 (40 voti)8,13Grafico
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Voti e commenti su La donna che canta, 40 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  27/10/2024 09:28:42
   8 / 10
Splendido film che ha lanciato Villeneuve nel grande calderone dei registi promettenti, promesse ampiamente mantenute ed anzi abbondantemente superate. Il film è una lenta ricerca di quella che sembra una verità familiare ma che in realtà si fa verità geopolitica: è così la storia di Nawal e dei suoi tre figli diventa pretesto per raccontare la storia del Libano, ed il circolo vizioso in cui sono intrappolati i primi altri non è che il circolo vizioso in cui è intrappolato il secondo. In questo senso anche il finale, senz'altro stiracchiato se ci si limita a vederlo come conclusione di un dramma familiare, è perfetto quando si guarda a cosa significhi rispetto al contesto più ampio della situazione libanese.

Assolutamente da vedere, come tutta la filmografia di Villeneuve.

BigHatLogan91  @  01/03/2024 21:55:32
   8½ / 10
Il film migliore di Villeneuve.

Thorondir  @  09/01/2019 12:08:45
   8 / 10
Condivido le perplessità su alcune scelte registiche e di montaggio, ma ciò non toglie che "Incendies" rimane una pellicola di una forza straordinaria, capace di raccontare attraverso una famiglia, il martirio di una nazione. Ciò che da ulteriore forza al film di Villeneuve è la rigorosità stilistica delle scelte fotografiche (per fortuna lontane dall'iper modernismo odierno) e la catarsi drammatica che riesce a creare, anche attraverso la contrapposizione di personaggi spigolosi, non raccontati, diversi. Un film denso, "tosto", crudo, distruttivo, che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  08/05/2018 20:03:41
   8½ / 10
Un dramma umano che si espande in una narrazione con continui rimandi al passato e ad una realtà, quella del medio oriente, toccata solo di sfuggita ma che incombe costantemente sui protagonisti ad ogni loro passo verso la scoperta del passato di Nawal.
Come fatto notare in molti commenti i difetti non mancano, in particolare la troppa artificiosità di alcune coincidenze e soprattutto tempistiche che non tornano; difetti che sono probabilmente da ricercarsi nella voglia di Villeneuve di rendere la pellicola più appetibile al pubblico medio prediligendo delle scelte che vanno a scapito della congruenza della narrazione.
Imperfezioni a parte "Incendies" è davvero un filmone, dal soggetto interessante per svariati motivi e con la regia di Villeneuve che, al di là di qualche tentativo di strafare, si dimostra cineasta davvero capace sia dal punto di vista puramente tecnico sia nella capacità di toccare le corde emozionali dello spettatore.

Spera  @  12/04/2018 14:03:16
   7 / 10
Buon film che narra le vicende di una madre e una figlia alle prese con la ricerca della medesima persona a distanza di 30 anni.
Un dramma famigliare che ha come sfondo la difficile situazione politico/religiosa del medio oriente, nello specifico parliamo del Libano.
Il film è costruito bene e la vicenda mantiene incollati per le due ore e passa di durata, incastrando tutti i pezzi del puzzle alla perfezione e andando avanti indietro nel tempo in modo da raccontare le due storie parallele di madre e figlia.

La regia è gradevole ma in qualche frangente scricchiola: per esempio sulla continuità del montaggio e delle location: quando la madre arriva al villaggio distrutto, un momento prima passa davanti a un magnifico strapiombo e si vede palesemente che è girata in un luogo diverso dal controcampo precedente, dove sullo sfondo avrebbero dovuto trovarsi degli ulivi.
Sono state accostate due parti di paesaggio girate in luoghi diversi per rendere più suggestivo l'arrivo al villaggio con uno strapiombo spettacolare.

Anche la sceneggiatura, nonostante la storia sia molto interessante, è piena di forzature e di incongruenze soprattutto con il giungere dell'improbabile e a dir poco assurdo finale che mi fa scendere di almeno un voto e mezzo:


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Perdonatemi ma questa scelta è un espediente narrativo troppo forzato a mio parere (raccontato in questo modo) e serve solo per creare il pathos e l'emotività delle fin troppo gratuitamente drammatiche sequenze finali ma non è per niente credibile.
Cioè fatemi capire:


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

A parte che non mi tornano alcune cose sull'età dei personaggi e sull'invecchiamento del primo figlio ma è tutto troppo assurdo per essere vero.
Questo colpo di scena a effetto dovrebbe condurci al finale del film, la parte più buonista e strappalacrime che meno ho digerito in quanto l'elemento scatenante è, appunto, forzato e non plausibile rendendo non sinceri i sentimenti degli ultimi 20 minuti di film.
Quindi non fa emozionare perchè è artificioso nella sua costruzione, diversamente dal resto del film.

Peccato perchè fino alla scoperta del colpo di scena gli avrei dato almeno 8 e mezzo: crudo, realistico e molto drammatico, se avesse portato avanti il racconto in questa maniera sarebbe stato grandioso, ma poi ci scontra con le esigenze commerciali di voler stupire con il colpo di scena (dettate dall'impostazione classica della sceneggiatura) e di appesantire il carico emotivo rendendolo non più credibile e uniformandolo agli standard.

Il cinema d'autore non ha bisogno di questi espedienti e avevo avuto lo stesso problema con Polytechnique, finale rovinato da un monologo didascalico e forzato.
Peccato, purtroppo non riesco ad apprezzare a pieno questo regista, c'è sempre qualcosa che mi fa storcere il naso, per me ha un problema con i finali (vedi anche "Blade Runner" dove al posto dell'incredibile monologo dell'originale abbiamo una s*****ttata finale degna dei peggiori action); per me la seconda metà della sua carriera è in discesa su tutti i fronti (budget a parte) tanto che non mi è possibile paragonare film come "Arrival" e "Blade Runner" a prodotti di questo calibro o del calibro di "Polytechnique" e "Prisoners".

Da vedere.

kafka62  @  07/04/2018 10:53:59
   7½ / 10
1+1 può fare uno? Nella aritmetica tradizionale forse non è possibile, ma in un film, La donna che canta, che è un problema dalle molteplici incognite, la soluzione è proprio questo paradosso matematico. Non è un'opera semplice quella di Denis Villeneuve, fatta com'è di continui salti temporali e di una vicenda che richiede almeno una conoscenza sommaria delle guerre libanesi degli anni '70 e '80, eppure è un'opera chiara come un teorema euclideo e universale come una tragedia greca. Non è un caso che Jeanne sia una matematica e che la storia richiami alla mente l'inconsapevole incesto tra Edipo e Giocasta narrato da Sofocle. Del resto "Incendies" (questo è il titolo originale) è un testo teatrale che, pur nella sua contemporaneità, ha delle radici molto profonde. E' per questo che il dolore di Nawal è quello di tutte le "madri di guerra" e che la ricerca, da parte dei due gemelli rimasti orfani, di un padre e di un fratello che non pensavano di avere

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER è prima di tutto una ricerca di senso sulla immane sofferenza che la guerra semina per il mondo. "La donna che canta" è un film di alto valore civile, ma è anche una pellicola che, sia pure sobriamente e senza sentimentalismi, sa parlare al cuore, che non si arresta di fronte al pudore di certe situazioni-limite, e che anzi spinge i suoi personaggi in un arduo percorso di formazione (che è anche un viaggio, non solo metaforico, nella terra delle proprie origini) che li porterà alla fine a fare i conti con la propria coscienza e con quella collettiva di un popolo a cui sono legati da inestricabili legami che neppure la morte può spezzare. E' infatti solo con il suo testamento e con le ultime volontà esaudite dai figli che Nawal potrà finalmente avere un nome sulla tomba e lanciare forte e chiaro il proprio messaggio di pace e di amore troppo a lungo rimasto inespresso.

polbot  @  02/04/2018 23:59:29
   8 / 10
Quando amore, odio, tenerezza e violenza non si riescono più a districare. Film bomba

EddieVedder70  @  17/09/2017 21:27:02
   8 / 10
Continua il recupero della filmografia di Villeneuve e ogni volta l'asticella dell'aspettativa si alza. "La Donna che Canta" è il film che lo ha portato alla ribalta internazionale (canditato all'Oscar come miglior film straniero nel 2011) e rispetto agli ottimi successivi (Prisoners, Enemy, Sicario e Arrival) manca di alcuni dei tratti identificativi della sua produzione "hollywoodiana", ma alla potenza delle musiche di Johansson aggiunge una stupenda sequenza musicale dei Radiohead e la fotografia ha già la sua importanza (molto reale). Altresì la pellicola conserva tutta la potenza drammatica che caratterizzerà la filmografia del sempre più promettente cineasta canadese. E' un film di incredibile intensità, la sceneggiatura (tratta da un "piece" teatrale) è potente (anche se le forzature sono evidenti e dichiarate) e le interpretazioni molto efficaci.
Un film che va oltre alla trama (fortissima, per quanto poco verosimile), è una denuncia, è arte, è uno pugno nello stomaco. Villeneuve ha la forza di essere chiaro anche quando volutamente cerca di confondere ...
Alcune sequenze sono davvero d'autore (l'assassinio del politico, l'attacco al pullman, l'avvenuta consapevolezza della gemella, la lettura delle lettere, ecc..)
Ora il nuovo "Blade Runner" ci dirà se siamo davanti ad un fuoriclasse, ma di certo, nel gotha del cinema del XXI secolo, Villeneuve merita un posto d'onore.

xymox  @  11/09/2017 08:48:05
   9 / 10
straordinario, vicenda che mi ha preso fin dall'inizio senza mai annoiarmi. Bravissima l'attrice principale

VincVega  @  17/02/2017 13:00:34
   8 / 10
Assolutamente un pugno nello stomaco questo lavoro di Denis Villeneuve, quello che ha fatto conoscere il regista al grande pubblico e che lo porterà ad Hollywood.
Passato e presente si incrociano in questa ricerca della verità che si rivelerà amarissima per i due protagonisti fratelli-gemelli.
Prima parte un po' lenta e intricata, ma funzionale alla graduale ricerca della tensione emotiva. Il montaggio è un po' confusionario, però poi nella seconda parte si infiamma con tutta la sua potenza e intensità. Finale di grande impatto emotivo.
Villeneuve si conferma un grande regista, sceglie con cura i suoi progetti e finora ha sempre sfornato ottime pellicole (quelli che ho visto cioè "La Donna che canta", "Prisoners","Sicario" e il sottovalutato "Enemy"). Speriamo bene col sequel di "Blade Runner".

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Biasx  @  31/12/2016 01:48:11
   9 / 10
Premetto che Denis Villeneuve è tra i miei registri preferiti in assoluto: il suo film che preferisco resta Prisoners, ma credo che per certi versi questo Incendies sia anche superiore. Potrebbe sembrare un po' noioso all'inizio, ma una volta intuita la scelta narrativa (di narrare passato e presente) diventa di un'intensità incredibile (come del resto ci hanno abituato anche gli altri suoi film). L'attrice protagonista l'ho trovata davvero superba. L'Oscar è veramente meritato a mio parere. Bella sorpresa la soundtrack! Ps. Guardatelo in lingua originale

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  16/01/2015 14:06:00
   8 / 10
Film molto crudo, un pugno nella stomaco ma che vale la pena assolutamente di essere visto. Una discesa agli inferi alla ricerca delle proprie origini e della propria identità sottolineando, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, l'inutilità e la drammaticità di qualsiasi guerra. Veramente molto bello!

foradeicopi  @  02/06/2014 11:00:39
   8 / 10
Ottimo film, bravi gli attori , e bell'intreccio della trama anche se in alcuni momenti si denota un po di lentezza

Oskarsson88  @  04/05/2014 21:36:46
   9 / 10
che film, che intreccio! Questo regista mi intriga un monte. Storia dura e complessa, molto toccante!

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  15/02/2014 14:17:36
   8 / 10
L'opera di Wajdi Mouawad si presta molto a sensazionalizzare questo dramma probabilmente la lettera finale è farina del sacco di Villenueve dato che l'anno precedente chiosò con quell'atto d'amore verso un mondo traumatico portatore di un dolore invisibile nella quale instancabilmente la vittima nel concedergli una creatura decise di sdoganare. La sceneggiatura ha un'intelaiatura forte, interessante il parallelismo tra presente e passato con opportuni salti nel passato per aprire porte nel presente corroborando un climax che con l'incedere si fa sempre più denso e a tinte cupe, anche qui violenza suggerita a smentire una compiacenza che in Villenueve proprio non trova fondamento, tuttavia rivolge il proprio sguardo allo scenario bellico agonizzante da anni e anni di faide politiche e religiose, bambini mandati alla morte, è presente l'ambizione di ampliare la visuale a 360° sul Medio Oriente pur mantenendone un tono acritico come in 'Polytechnique', l'uso efficace delle musiche, Radiohead che ben si adattano a un rallentamento dell'immagine e la musica musulmana fatta eco per nascondere le indicibili barbarie dentro le prigioni. Avanza sobrio svelando la singolare ragnatela che si chiude a cerchio, evitando di abbracciare un tono più dimesso, scagionandolo attraverso un paradosso matematico.

7219415  @  14/02/2014 00:12:17
   8 / 10
Molto bello e toccante...l'unica pecca è la lentezza

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/01/2014 00:09:42
   8 / 10
La forza di questo film è quello di scavalcare le corde del melodramma per diventare potente come una tragedia greca. In una terra devastata dalla guerra convivono l'orrore dei massacri e l'amore nella sua essenza più pura. Passato e presente si fondono un paesaggio arido dominato ancora dalla rabbia che lo ha generato, ma che trova la capacità di riuscire a perdonare e spezzare le catene di un odio. La donna che canta è un film toccante che scuote corde emotive profonde e contrastanti. Colpisce e ti riconcilia.

A.L.  @  24/11/2013 23:09:41
   8 / 10
Tragico e molto vissuto attraverso i suoi protagonisti

Villeneuve è un regista che promette bene

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  13/01/2013 10:46:42
   8 / 10
Ringrazio Oh Dae per avermelo consigliato, prima di tutto (ed è il primo dei tre... sotto con gli altri).

Incendies merita tanto per svariati motivi al di là dei difetti che alcuni hanno fatto giustamente notare: perché pur mostrando la violenza senza esagerarla, in realtà disturba per quello che è accaduto fuori dallo schermo. Conta anche il fatto che sappiamo benissimo quanto cose del genere accadano in una realtà terribile come la nostra, non solo mediorientale.
Villeneuve va elogiato per non indugiare in una pornografia del dolore, mostrato più nelle sue componenti traumatiche che nell'effettivo momento in cui avvengono: le urla di una prigioniera ci disturbano quanto vederla torturare, grugniti di dolore e umiliazione ci colpiscono quanto uno stupro avvenuto un attimo prima, non mostrato, e cosi via.
Direi poi che la rivelazione per me inaspettata dei destinatari di quella lettera è talmente inconcepibile in un primo momento che davvero non riuscivo a capire; non riuscivo a capire perché uno più uno non fa due. Però poi ho capito.
E lo sgomento si faceva strada lentamente.
Per il resto confermo che il film non è esente da pecche: una matassa narrativa che si snoda attraverso il presente e i flashback, quindi col percorso dei figli e della madre, in un gioco ad incastri non perfettamente riuscito e troppo macchinoso. Impossibile non notare alcune forzature.
Ma si resta colpiti da un pugno allo stomaco e la lettura delle due lettere vale tutte le recensioni positive di questo mondo.

Scelta particolare alcuni brani dei Radiohead nella colonna sonora... sempre bene accetti in ogni caso.

4 risposte al commento
Ultima risposta 26/01/2013 18.29.17
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folco44  @  06/11/2012 17:00:35
   9½ / 10
Film molto bello.
La guerra è sempre orribile, specialmente quando vengono coinvolti i bambini che vengono trasformati in assassini.

DarkRareMirko  @  27/07/2012 00:07:38
   9 / 10
Un film avvincente, ottimo, narrativamente un pò confuso ma comunque seguibile e molto ben diretto.

Memorabili gli attori, tanto stile iperrealista da parte di Villeneuve (che è quello dell'altrettanto ottimo Polytechnique).

A quanto pare la storia si ispirerebbe pure al mito di Edipo, e quindi questo mi fa pensare che la vicenda non sia vera o che comunque sia stata romanzata.

Eccellente la sequenza dell'agguato all'autobus; da non perdere, anche perchè offre al meglio lo stile collaudato di artisti come Gitai, Inarritu e Loach.

Finale un pò forzato, ma che ad ogni modo chiude bene un'opera magistrale, anche se magari un pò lunga in quanto a minutaggio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  06/07/2012 22:45:07
   8 / 10
Spoiler presenti.

La sola grave pecca del film è un groviglio narrativo d'effetto ma parassitario, che toglie respiro, decolora i personaggi, intorpidisce le emozioni. Eppure "Incendies" è una delle poche pellicole impregnate di contemporaneità in grado di amalgamare il gusto della denuncia a quello del puro racconto. Villeneuve è attento a ricondurre il dramma del singolo ai grandi mali collettivi, l'atto di violenza alla dottrina dell'odio. Ancora una volta è femminile il volto della speranza: alla donna, in particolare allo spirito di maternità, viene attribuita la prerogativa della compassione.
"Incendies" si conclude con una lettera, esattamente come "Polytechnique". In entrambi i casi la scrittura ha un ruolo liberatorio, quella di Nawal in particolare ha la consistenza del perdono, non concesso ma propriamente donato, dunque sinonimo di accettazione, non di indulgenza ricattatoria. Le parole incise su carta sono il necessario simulacro di un abbraccio, di una carezza al carnefice, gesti inammissibili per un corpo stuprato. Nawal attende la morte per rivelarsi, salvando se stessa e soprattutto suo figlio dalla vergogna. Lo svelamento del segreto sconvolge la vita dei due fratelli gemelli, ma concede loro la possibilità di comprendere, reinterpretare, perdonare l'assenza materna. Il testamento riscatta in definitiva molte esistenze, compresa quella della stessa Nawal. La lapide col suo nome scolpito attesta una vittoria postuma, ma non meno preziosa.

paride_86  @  04/07/2012 23:59:58
   7 / 10
Film toccante (anzi, scioccante) sulla guerra del Libano e, in generale, sugli orrori dell'umanità.
I risvolti da tragedia greca prendono allo stomaco, peccato per la poca attenzione all'estetica e per l'eccessiva lentezza che penalizzano un film interessante ma alquanto prolisso.

TheLegend  @  12/04/2012 13:54:53
   6½ / 10
Tecnicamente ottimo,crudo e interpretato molto bene.
Peccato che risulti a tratti troppo lento e il finale non convinca.

Lory_noir  @  31/03/2012 12:41:57
   8½ / 10
Un film toccante e sconvolgente.

Febrisio  @  11/03/2012 14:25:24
   8 / 10
Tra le mie più grandi paura ad iniziare simili film, è che il dramma si fermi a quello che posso sì capire, ma che non oltrepassi tale soglia e di conseguenza non arrivare sino a sentirlo o comprenderlo appieno.

Incendies è invece un film che può piacere a tutti; è in realtà relativamente semplice, anche se possiede una prima parte abbastanza lenta nel decollare. Una volta appreso il difficile contesto nel medio oriente, le situazioni son abbastanza costruite per piacere allo spettatore, evolvendosi in modo chiaro ed emozionante.

La donna che canta dietro a una sceneggiatura ben costruita, disegna e lascia celata una figura molto bella e forte di una persona - una donna in medio oriente- che crede, s'indigna e s'impegna per la libertà.

Il Dragone  @  11/03/2012 08:12:18
   8½ / 10
Di sicuro una storia come questa non si dimentica tanto facilmente, perché non ho mai visto un film con una vicenda tale. Tuttavia, a parte la storia, il resto del film non mi è rimasto tanto impresso. Eccellenti interpreti e ottimo montaggio! Forse un po' troppo sottotitolato.
Comunque è da vedere assolutamente !

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  04/02/2012 13:39:32
   7½ / 10
Un film di scuola, grande regia e prove recitative di ottimo livello. Presenta le caratteristiche che ogni drammatico dovrebbe avere, ovvero intensità senza pesantezza. Due ore che scorrono molto velocemente.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  26/09/2011 23:07:19
   9 / 10
Se non fosse per alcune forzature e per quello che a mio parere è un errore di sceneggiatura addirittura pacchiano, non avrei difficoltà a considerare La Donna che canta un capolavoro assoluto, un film indimenticabile.
Un film che mischia in maniera geniale la Storia alla Tragedia greca (una famosissima tragedia greca ripresa in maniera quasi speculare), che attraverso le sconvolgenti vicende che ruotano intorno a Nawal e alla sua famiglia cerca di intraprendere un discorso più ampio, molto più ampio.
Nawal è una libanese trapiantata in Canada. Ha due figli gemelli. Alla sua morte i ragazzi scoprono nel testamento di essere stati "incaricati" dalla madre di tornare in Libano per cercare il fratello (che non sapevano di avere) e il padre. E' il suo ultimo volere, impossibile sottrarvisi.
" La morte non è mai la fine di una storia" afferma ad un certo punto il notaio amico di famiglia ai due gemelli. Niente di più vero, per i ragazzi la morte della madre significherà probabilmente l'inizio della loro storia perchè la difficile e tremenda ricerca delle proprie origini li porterà a scoprire per la prima volta chi sono e da dove vengono. "A volte è meglio non saper tutto" viene detto a Jeanne, la figlia femmina. E' davvero meglio così? Vivere una vita spensierata che ha alle spalle un buco enorme oppure conoscere la tremenda verità? (la stessa domanda e opzione che, all'incirca, abbiamo alla fine di Old Boy - con il capolavoro di Park non finiscono qui le somiglianze...- e Shutter Island). I ragazzi scelgono la seconda opzione, estirpare completamente le proprie radici dalla terra anche se queste sono letteralmente cosparse di sangue.
Sangue di vittime innocenti, come quelle del conflitto civile libanese tra cristiani e musulmani. Nawal ( la madre) scoprirà con i propri occhi che non c'è una fazione che si possa preferire all'altra, che la violenza e lo sterminio sono gli unici mezzi conosciuti pe prevalere l'un sull'altro. La terribile scena dell'autobus (turning point della vita di Nawal) la porterà a non credere più in nessuno, nè nell' Uomo nè nella propria stessa vita. Qualcosa si è rotto in quell'incendio e in quella fuga tragicamente interrotta della bambina verso la madre.
Ma anche un altro sangue, il sangue del suo sangue, ha insozzato quelle radici. Una serie di terribili coincidenze porterà a un abominio che Nawal, una volta scoperto, non riuscirà ad accettare, preferendogli forse la morte. E' questo che vuole che i figli sappiano, è per questo che li rimanda in Libano. Non sarebbe bastato dirgli la verità, c'è bisogno che i ragazzi abbiano il quadro completo, che conoscano tutta la vita di Nawal perchè solo così probabilmente lei avrà la sua pace. "1 + 1 può fare 1?" chiede Simon a Jeanne in una delle scene emotivamente più forti. L'equazione sembra impossibile ma questo non è il mondo della matematica, questo è il mondo reale, quello dell'uomo e non c'è legge scientifica che regga. E così quell'infanzia, quel "coltello piantato in gola" viene finalmente fuori.
E come in Persepolis, come in Valzer con Bashir sembra che tornare indietro, analizzare la propria storia sia assolutamente vitale per il popolo mediorientale.
Il film, a livello puramente cinematografico eccelle. Già la prima scena con lo sguardo del bambino in camera (e una strepitosa canzone dei Radiohead in sottofondo) è da pelle d'oca. Forse il top è rappresentato dallo strepitoso piano sequenza dell'omicidio del politico da parte di Nawal.
Ci muoviamo in spazi immobili in cui il tempo sembra essersi fermato. Gli scenari sono mozzafiato, dai sentieri disegnati del deserto alle strade distrutte dalle bombe. La narrazione è gestita in modo mirabile, il passato di interseca col presente alla perfezione, specie a Daresh quando in un perfetto montaggio alternato vediamo Nawal nel passato e sua figlia Jeanne nel presente cercare la stessa persona, il figlio abbandonato per la prima e il fratello scomparso per l'altra.
La recitazione (anche qui obbligatoria la lingua originale) è a livelli altissimi, oserei dire immensi per quel che riguarda Lubna Azabal, la donna che interpreta Nawal. Queste sono prove che un attore, e con lei lo spettatore, si porta dentro per sempre.
Purtroppo non mancano le forzature, specie quelle riguardanti Abou Tarek, il torturatore. Finisce proprio in quella prigione? E poi, a guerra finita, si rifugia proprio in Canada? nello stesso paese? nella stessa piscina?
E non manca un errore madornale riguardo le date e le età dei protagonisti, errore che spiegherò nel dettaglio con chi ha voglia di farlo.
Peccato perchè è un film straordinario. E' incredibile come l'amore e l'odio possano coesistere così. Un figlio frutto dell'amore diviene la tremenda reificazione dell'odio, un odio che poi si trova a generare suo malgrado altro amore.
Le catene sono ormai spezzate, tutti sanno tutto.
E Nawal, una donna che ha subito le più grandi sofferenze che una donna possa subire, che lo ha fatto cantando per non doverci pensare, diventa simbolo di tutto, di ciò che di più bello e di più terribile possa venir fuori da una guerra che, come tutte le altre, rappresenta soltanto una nostra cocente sconfitta.

4 risposte al commento
Ultima risposta 04/03/2012 21.28.04
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Peters  @  01/04/2011 17:54:16
   7 / 10
Burdie  @  20/03/2011 17:59:51
   8 / 10
...tema difficile la crudeltà umana (maschile): questa ne è una forma.

Tecnicamente c'è qualche passaggio temporale rivedibile....

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  15/03/2011 18:23:48
   8 / 10
Nawal Marwan incarna la forza del mito che trae forza dalla tragedia e la sovverte.
Figura che si erge monumentale a simbolo di tutte le violenze, le angherie, le crudeltà subite dalle donne in guerra.
Donna che canta e resiste e che nel momento agghiacciante di una verità che le toglie la parola e finanche la vita, decide di svelarla ai suoi figli con un atto coraggioso ed estremo, ma con il quale solamente essa sa di poter sovvertire lo stato delle cose.
Donna che varcherà l'innominabile in nome di un amore ancora più grande, grazie al quale potrà finalmente rinascere, morire e riposare in pace.
E ancora, donne piene di forza che mantengono vivi i legami più profondi, piccole gocce di futuro in un mare di odio devastante.
Il contesto storico attualizza e ricorda quello che da sempre succede in guerra, qui la tragedia si chiude su se stessa fino a spezzare il respiro: poco importa se non sempre tutto scorre, se alcuni aspetti sono appena accennati o altri non sono perfettamente incastonati, è sempre storia di questi tempi.
La verità di alcuni momenti è così sporca e brutale che cancella perplessità e indecisioni ed emerge una realtà che senza veli si mostra nella sua posa più ripugnante.

7 risposte al commento
Ultima risposta 05/01/2012 22.49.40
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Crimson  @  03/03/2011 23:52:13
   7½ / 10
Spoiler onnipresenti all'interno del commento.

Le donne sono le principali vittime di violenza e sopraffazione, ed è da una donna che Villeneuve riparte col suo tentativo disperato di portare alla ribalta i temi che ha più a cuore.
Giunto al quarto lungometraggio il regista canadese adatta al cinema un testo teatrale di alcuni anni fa e punta veramente in alto considerando i molteplici piani narrativi che stratifica.
La vicenda parte dal Canada e ritorna vertiginosamente al punto di partenza, passando attraverso la guerra civile libanese.
La tragedia è perpetrata nel tempo e ha bisogno di diversi elementi concilianti affinché i sentimenti derivanti da essa possano trovare una loro collocazione.
'Polytechnique' denunciava un mondo maschilista in cui alla donna venivano negati i diritti fondamentali. La riflessione partiva da una deviazione sociale di un singolo, ma diveniva una inquietante lente d'ingrandimento di un fenomeno molto più imponente, anche se giunge filtrato ad un occhio meno attento o semplicemente abituato e conformato. La protagonista, alter ego nella realtà di Heidi Rathjen, decideva di combattere il sistema che le aveva causato dolore battendosi per un controllo più restrittivo sulla possibilità di reperire armi da fuoco.
Obiettivamente Nawal, protagonista di 'Incendies', vive un dramma ancor più sconvolgente, che tocca tutti i suoi diritti. Un'odissea senza fine, che ha bisogno di apparire in tutta la sua cruda realtà agli occhi di quanto le è più caro, ossia i propri figli.
L'inverosimiglianza dell'incastro narrativo mette tutti d'accordo. Ma in che misura essa interferisce con il senso tragico che il film evoca?
Denis Villeneuve se ne serve maliziosamente, o è un limite pressoché inevitabile del testo teatrale su cui si basa il film?
Sono interrogativi che a partire dall'unanimità del primo, inconfutabile elemento di analisi, generano reazioni contrastanti circa il giudizio sul film.
A mio avviso si corre il rischio di sminuire frettolosamente il valore del film seppellendo il vero motivo di interesse: perché Nawal scrive questo farraginoso testamento, quale è il suo obiettivo?
E' lei stessa a palesarlo: necessita di una identità, di affermare la propria verità dunque, il proprio essere esistita al mondo. Perché fino alla morte è stata privata di ogni suo diritto e ha celato il suo orrore agli occhi degli stessi figli.
A questo punto per me non ha più molta importanza come Nawal e i propri figli abbiano completato il proprio puzzle, ma con quale intento.
Nel film viene ripristinato un senso di giustizia, e ciò non sarebbe stato tale, evidentemente, se non si fossero verificate quelle improbabili congiunzioni del destino di cui sopra. Spogliando la narrazione dai suoi risultati, non restano in fin dei conti le intenzioni con cui tutto ha inizio?
Nel Cinema del regista canadese ricorre l'espediente della lettera come punto d'incontro tra il comunicatore e il doppio recettore (il destinatario nel film e di riflesso lo spettatore). La sofferenza in questo caso necessita di essere trasmessa, e ancor prima, elaborata in forma scritta da parte di chi l'ha provata sulla propria pelle. Una tragedia di questa portata comporta una vera e propria scissione in chi l'ha subìta.
La violenza ha interferito con ogni ruolo sociale che l'identità di Nawal è nel momento in cui si esplica: madre, vittima, omicida, cittadina, amante. Lei ne è talmente consapevole da avere la lucidità di chiarirlo con cura nelle sue missive.
A Nawal tuttavia per affermarsi non basta riuscire a fare i conti con ogni aspetto della sua identità ferito irreparabilmente.
Ciò che le mancava era che i suoi gemelli comprendessero la vera natura da cui ha avuto origine la loro vita, ossia l'amore per il suo ragazzo palestinese.
Essi sono dunque la perpetuazione di quel sentimento e la conseguente testimonianza dell'esistenza della madre. Ciò non sarebbe stato possibile se loro stessi non avessero in qualche modo vissuto quella esperienza attraverso quel viaggio a ritroso in Libano.
Fino alla scoperta dell'identità del primo figlio, la nuova vita canadese di Nawal era stata contrassegnata dall'inoppugnabile senso di rifiuto per i propri gemelli e il disgusto verso l'atto da cui erano nati.
Alla luce di tutto ciò l'integrità e la forza trasmesse da questa donna hanno una connotazione veramente speciale.
Meno coinvolgente, anche se vive dei suoi picchi, il rapporto tra i gemelli.
Lo scavo dei personaggi principali avviene molto più attraverso il linguaggio non verbale, piuttosto che con l'esplicitazione. Di conseguenza è un gran peccato come in alcuni frangenti il dialogo, al contrario, semplifichi un processo naturale che un'immagine precedente ha comunicato con più incisività.
Le sequenze che non ti lasciano indifferente: l'assalto all'autobus, l'abbraccio tra i gemelli in acqua, la visita di Jeanne al villaggio in cui la madre è nata. Pillole di Cinema d'autore.
Viceversa, resta l'amaro in bocca per alcune scelte alquanto grossolane. Una su tutte: le età degli attori che non coincidono, nel vorticoso e evidentemente fin troppo pretenzioso tentativo di rappresentare il dramma su diversi piani temporali.
L'equilibrio tra forma e materia trattata, che in 'Polytechnique' era pressoché perfetta, viene qui inficiata da un gusto per l'eccesso che purtroppo stona e inquina la naturalezza con cui il regista canadese cerca disperatamente di veicolare il proprio nobilissimo messaggio.
Maxim Gaudette si conferma bravo, ma la sorpresa è Lubna Azabal.
Villeneuve merita attenzione, se però rinunciasse a superflui arzigogoli narrativi (a partire dal procedere a incastro: questo film anche a causa dei suoi continui salti abbia delle somiglianze con 'Teza') il suo Cinema, asciutto ma non sempre congruente, ne gioverebbe senz'altro.

"Seasons have changed
Leaves have fallen, elements dispersed
The death of cells in the flesh of time
Universes keep on revolving"
(Arianne '04)

4 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2011 17.13.12
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Jumpy  @  25/02/2011 01:47:16
   9 / 10
Si è sfiorato il capolavoro. Un equilibrio perfetto di passioni, sia positive che negative, e denuncia sociale. Un po' pesante all'inizio, ma, una volta capito il meccanismo della narrazione, le oltre 2 ore filano via in un attimo. Si nota qualche forzatura nella trama tra colpi e controcolpi di scena, e ho avuto l'impressione che il regista abbia voluto un po' strafare.

willard  @  16/02/2011 16:42:38
   9 / 10
Sullo sfondo della guerra civile fra Cristiani e Musulmani che dilaniò il Libano negli anni '70/80 si svolge la storia di questo film, drammaticamente feroce, che tiene la tensione dello spettatore sempre alta pur non avendo ritmi elevati, ma riesce a creare un'inquietudine di fondo che non si allenta nemmeno dopo lo scioccante finale.

Costruita su una solida sceneggiatura di natura teatrale, la storia mette in gioco le diverse fazioni religiose, altalenando con spietata lucidità sulle crudeltà commesse da entrambi le parti, tanto che ad un certo punto devi concentrarti per capire da che parte stanno l'uno o l'altro dei personaggi.

Il tema di fondo rimane l'odio, profondo e inarrestabile che si genera fra gli uomini a causa di un qualcosa di astratto come la religione che in situazioni del genere appare come la cosa più stupida del mondo, e l'amore di una madre, incrollabile pur dopo aver subito i peggiori soprusi.

Bravissima Lubna Azabal nel ruolo della protagonista e ottima la regia scarna ed efficace di Denis Villeneuve, che alterna flashback dal passato alle vicende del presente da cui parte il film, muovendosi su due direttrici che convergono all'apice finale, mettendo gradualmente in scena i vari ingredienti, che altrettanto gradualmente incendiano (non a caso il titolo originale del film è "Incendies") la storia, le anime e la terra per far apparire finalmente il quadro completo.

Una storia alla quale continuerete a pensare anche ben dopo essere usciti dal cinema...

P. S.
Il film meriterebbe di essere visto anche soltanto per i due bellissimi gioiellini dei Radiohead (dall'album "Amnesiac") che vi sono incastonati.

superprunz  @  16/02/2011 11:45:42
   10 / 10
Semplicemente meraviglioso , non può non vincere l'oscar ! !

Kitiara31  @  15/02/2011 21:30:19
   9 / 10
Forse perché non mi aspettavo un film così intenso, ma già dalla prima scena con la musica dei Radiohead (you and whose army) è stato amore a prima vista. Ho la sensazione di averlo imparato a memoria dopo averlo visto una sola volta tante sono le scene che mi hanno colpito. Bravissima l'attrice protagonista. Speriamo che vinca l'Oscar. Credo che non resisterò e andrò a rivederlo prima che sparisca dalle sale.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  03/02/2011 10:22:40
   6½ / 10
Un film duro, crudele, riflessivo e poetico.

Due gemelli, dopo la morte della madre, si mettono alla ricerca di un padre ed un fratello mai conosciuti, in un viaggio in Medio Oriente che riaffiorerà il passato della donna.
Un racconto che viene sbalzato continuamente in due epoche differenti ma che riesce comunque a mantenere la propria dignità narrativa, inoltre la rappresentazione del conflitto religioso fra cristiani e musulmani è caustica ma incisiva.

Purtroppo il finale è obbrobrioso, dove con un colpo di scena (ingiustificato ed inutile) si vuole aggiungere ulteriore disperazione ad una storia sin troppo tragica. Peccato.

5 risposte al commento
Ultima risposta 27/09/2011 17.27.11
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axel90  @  28/01/2011 21:00:28
   7½ / 10
Così come lo impone il suo regista, "La Donna Che Canta" possiede la spietata e delicata recrudescenza di un teorema matematico. Sviluppata come un'addizione, Villeneuve dimostra di avere talento, sfornando un gioiello sullo sfondo delle rappresaglie in Medio Oriente, durante gli anni '70. La magnetica storia di Narwal Marwal si intreccia in modo singolare a quella dei figli, per conoscere l'oscura verità che la madre si è portata dietro per tutti gli anni. L'inizio è folgorante e alcune scene sono da antologia. Peccato per la farraginosità con cui avanza nel primo tempo e per una costruzione degli avvenimenti che troppe volte mi sono sembrati più delle forzature evidenti più che scelte ragionate. Villeneuve sceglie quindi di raccontare il dolore della guerra con gli occhi di una donna coraggiosa e forte, portando alla fine a ritrovarsi ad appassionarsi alla storia con una scelta di colpi di scena veramente niente male. Possibile candidato all'Oscar per miglior film straniero, si tratta di un film da vedere assolutamente.

kerkyra  @  24/01/2011 13:45:02
   7½ / 10
Davvero un bel film... e pensare che ero andata un pò scettica...
E il miglior pregio è la mancanza di schieramento politico e religioso per trasmettere completamente la schizofrenia della guerra!!!

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