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Sconvolgente a dir poco. A lasciare straniati non è tanto la bieca follia del male in-curabile che colpisce un neonato, quanto l'accettazione e le conseguenti scelte comportamentali dei genitori, due monumenti d'integrità che lottano senza sosta in una guerra, questa sì, davvero spietata. Una rappresentazione pudica, delicatissima e rispettosa del dolore, senza piagnistei, piena di incrollabile spirito di sopravvivenza e di forza di volontà. La scelta di non mostrare i retroscena più angoscianti del calvario non è un semplice espediente per racimolare dell'ottimismo ruffiano ma il tramite per portare a fine un'avventura straordinaria affrontata sempre in maniera vitale, nonostante tutto. Un film fisico, profondamente vissuto dai due protagonisti che hanno portato sullo schermo la loro vera battaglia. Una vittoria, senza dubbio. Uno stile ardito e raffinato, musiche perfette; unica pecca: la voce narrante in stile "Amelie", un po' pedante, inutilmente favolistica. Resta uno dei film più intensi, emozionanti e toccanti dell'anno.