la nobildonna e il duca regia di Eric Rohmer Francia 2001
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la nobildonna e il duca (2001)

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locandina del film LA NOBILDONNA E IL DUCA

Titolo Originale: L'ANGLAISE ET LE DUC

RegiaEric Rohmer

InterpretiLéonard Cobiant, François Marthouret, Jean-Claude Dreyfus, Lucy Russell

Durata: h 2.08
NazionalitàFrancia 2001
Generedrammatico
Tratto dal libro "Le memorie" di Grace Elliot
Al cinema nel Novembre 2001

•  Altri film di Eric Rohmer

Trama del film La nobildonna e il duca

Il libro diario della nobildonna Grace Elliott, amante del principe di Galles, il futuro re Giorgio IV e del principe Filippo, duca di Orléans, è la cronaca delle sue giornate e della sua vita a partire dal 1790. Fedele al re, contraria alla Rivoluzione, moderata, Grace si adopera per salvare un fuggiasco, va e viene da Parigi, cerca di dissuadere il duca dal votare a favore della ghigliottina per il re, affronta perquisizioni, vede la folla inferocita nelle strade e nelle piazze, incontra Robespierre, commenta e si infervora per il Terrore.

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Voto Visitatori:   8,13 / 10 (4 voti)8,13Grafico
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Voti e commenti su La nobildonna e il duca, 4 opinioni inserite

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kafka62  @  09/05/2018 14:52:31
   8 / 10
E' curioso constatare come, a riflettere criticamente sulla Storia dei secoli passati, siano stati negli ultimi due decenni in prevalenza i registi più in là con gli anni: il portoghese Manoel de Oliveira, l'italiano Ermanno Olmi e, buon ultimo, con "La nobildonna e il duca", il francese Eric Rohmer. A riguardo dell'ultraottantenne Rohmer c'è un ulteriore motivo di sorpresa, in quanto egli ha utilizzato con grande consapevolezza stilistica, per ricostruire gli esterni della Parigi del XVIII secolo, la moderna tecnologia digitale. Ma a differenza che nel "Gladiatore" di Ridley Scott, dove gli effetti speciali erano decisamente realistici, qui la resa è volutamente straniante. Memore forse dei suoi vecchi saggi sul rapporto tra cinema e pittura, Rohmer dà vita, già a partire dalle immagini d'apertura (quando anima improvvisamente quelle che credevamo essere delle stampe d'epoca), a degli autentici "tableaux vivents", in cui persone in carne e ossa si muovono in uno scenario di strade, piazze e palazzi che magicamente ci appaiono tali e quali come nei quadri dei vedutisti francesi del Settecento. Tutto è chiaramente posticcio, ma, come per i fondali finti dei film di Hitchcock, l'effetto è ugualmente affascinante, dal momento che si intuisce, ad esempio quando una ripresa più ravvicinata delle altre mostra sullo sfondo una grana esageratamente grossa, simile ai colori spalmati dalla pennellata di un pittore, che a Rohmer non interessa risuscitare fotograficamente la Parigi degli anni della Rivoluzione, quanto rendere l'atmosfera estetico - culturale dell'epoca (in altre parole, non la Parigi vista coi propri occhi dai parigini, bensì la Parigi vista attraverso i dipinti dei loro contemporanei).
Anche col soggetto Rohmer compie un'operazione analoga, in quanto la storia del film è filtrata attraverso le memorie della nobildonna del titolo, l'inglese Grace Elliott, la quale introduce quindi un punto di vista originale e autentico, ma anche parziale e soggettivo, dietro il quale non è affatto sicuro si nasconda la posizione del regista nei confronti dei fatti narrati. E' pertanto fuorviante parlare di nostalgia reazionaria a proposito di un film in cui la protagonista è un'eroina che si oppone con coraggio e abnegazione alla fine dell'Ancièn Regime, mentre i rivoluzionari sono individui rozzi, ignoranti e sanguinari. Piuttosto è possibile leggere il film come un saggio dialetticamente esemplare su come le rivoluzioni, tutte le rivoluzioni, siano sempre in bilico, ineluttabilmente, tra idealismo e violenza, tra innocenza e cinismo, tra progresso e trasformismo, e su come sia difficile manovrare il loro sviluppo in senso moderato, come dimostra il personaggio, giustamente ambiguo, del duca d'Orlèans, finito sulla ghigliottina dopo essere stato uno dei padri della Rivoluzione.
"La nobildonna e il duca" non è comunque solo un film storico, ma è anche la storia, non di rado avventurosa, di una gentildonna che vive in un mondo il quale ha fatto della bellezza la propria ragion d'essere (e che Rohmer restituisce, questa volta sì, con un'intima e aristocratica adesione, tra preziose porcellane e raffinati gioielli, fruscianti abiti di seta e strumenti musicali abbandonati sui divani, i quali non hanno nulla di esteriore ed esornativo, ma sono lo specchio fedele di una classe e di una generazione comprensibilmente arroccate in difesa dei loro privilegi). Ed è, ancora, un film d'amore, in cui i sentimenti si celano dietro a dialoghi elaborati e teatrali. Anche in questo campo Rohmer si dimostra un ineguagliabile narratore, degno epigono, con quel suo dire e celare nello stesso tempo, dell'Epoca dei Lumi, eppure modernissimo nel dare di un affetto profondo un'immagine straordinariamente metaforica, grazie a un quadro tolto dalla parete da miss Elliott, offesa dalla notizia che il duca d'Orlèans ha votato per la morte del re, e poi rimesso al suo posto, in una tenera e segreta rappacificazione, prima del precipitare degli eventi.

laconico  @  10/01/2011 20:07:15
   8 / 10
Devo tener fede al mio nickname, sarò quindi breve... ma questo film merita descrizioni e commenti ben articolati. Altri in questa pagina lo hanno fatto molto egregiamente, mi limito quindi a dire che, senza effetti speciali e senza allestimenti faraonici, questo film evoca atmosfere di rara suggestione. Spettacolari gli scenari, quinte scenografiche, che portano alla luce un plot che è quasi una pièce teatrale. Un realismo figurativo che si confonde con un delicato surrealismo rappresentativo, in cui veri e propri "tableaux vivants" si alternano sullo schermo generando un effetto vivido e straniante al tempo stesso. Bravissimo Rohmer, il cinema incontra l'arte, e si confronta con essa senza alcuna soggezione!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  19/05/2007 21:36:29
   8½ / 10
E', forse, uno dei vertici della folta filmografia di Rohmer e soprattutto uno squisito esperimento di cinema, a metà strada tra il digitale e la rappresentazione scenica, come se l'ennesimo atto di maestria di questo ultraottantenne mirasse a dividere e unire diverse attitudini cinematografiche.
I tableux riescono mirabilmente a fondersi nello schermo tra realtà (attiva) e immagine passiva,e in mano a qualsiasi altro autore avrebbero potuto scadere nel calligrafismo fine a se stesso, nell'agiografia oleografica: qui, invece, è come attraversare la Storia in punta di piedi, rarefazione e poesia fatalista che immortala una Parigi invero realista quanto certe pagine di Zola.

Essendo anzi cronologicamente decontestualizzato, il film appartiene a quella rara categoria dove i personaggio appartengono di fatto alla loro epoca, e non il contrario

La storia di Grace Elliott - un tempo amante del Principe di Galles e del Principe Filippo, duca d'Orleans, si svolge tra il 1790 e la fine del Secolo, negli anni bui della Rivoluzione Francese.

Potrebbe essere una storia d'amore come tante altre, quella che lega Grace al suo ex-amante, o un pamphlet sul codice di appartenenza geografico e nazionale (il dna francese e l'esulismo della nobildonna inglese) ma c'è molto di più

Rohmer trasmette i reali stati d'animo della "parte lesa" e la stirpe aristocratica messa a soqquadro da Robespierre e i suoi seguaci, con una cognizione di causa davvero rara.

E alla luce dei nostri giorni si può leggere un monito di grande coraggio alla necessità di cambiamenti, dei confilitti anche barbari determinanti dal malcontento sociale.

Emblematica la frase del Duca (un grandioso Dreyful): "forse i nostri figli e nipoti troveranno una società migliore grazie al nostro sacrificio".

Uno dei più bei film europei degli ultimi 10 anni

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  29/12/2005 19:31:50
   8 / 10
Rohmer non è uno dei cineasti che prediligo, ma in questo film devo riconoscerne la bravura. Dedica molto tempo alla cura del set per creare in ogni inquadratura un quadro. la telecamera è spesso fissa e la scena si svolge per la maggior parte del tempo nel "totale". Poche volte si arriva all'uso di un piano medio o di un primo piano.
Questo sicuramente rallenta molto l'azione, ma la cura dei particolari, lo studio della prospettiva nella sistemazione degli oggetti e la ottima interpretazioni degli attori riescono a colmare il vuoto lasciato dai ritmi di montaggio.
Il regista dedica quindi molto più tempo agli attori e alla location per sottrarlo alle diverse inquadrature vincendo la scommessa. Anche se sembra un film d'altri tempi redsta un'opera forte e avvincente. Uno dei migliori film sulla rivoluzione francese che io abbia mai visto.

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Ultima risposta 20/10/2006 22.17.31
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