la sfida del samurai regia di Akira Kurosawa Giappone 1961
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la sfida del samurai (1961)

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locandina del film LA SFIDA DEL SAMURAI

Titolo Originale: YOJIMBO

RegiaAkira Kurosawa

InterpretiToshiro Mifune, Eijirô Tono, Takashi Shimura, Kamatari Fujiwara, Seizaburô Kawazu, Susumu Fujita, Daisuke Katô, Tatsuya Nakadai

Durata: h 1.50
NazionalitàGiappone 1961
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1961

•  Altri film di Akira Kurosawa

Trama del film La sfida del samurai

In un piccolo villaggio due fazioni si combattono da lungo tempo. Un giorno giunge nel villaggio un samurai che, saputa la situazione, decide di offrire i suoi servigi ad una delle due parti.

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Voto Visitatori:   8,58 / 10 (49 voti)8,58Grafico
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Voti e commenti su La sfida del samurai, 49 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  12/08/2023 23:28:47
   8½ / 10
Si capisce perchè di questo film si siano innamorati moltissimi registi (non solo Leone, è un'opera che anticipa anche Peckinpah): perché è un film modernissimo. Lo è nell'uso complesso di una trama in realtà basica che gioca con i ribaltamenti di prospettiva e di posizione, lo è nell'utilizzo delle musiche, lo è nella capacità proverbiale di Kurosawa di creare immagini epiche (le inquadrature in campo largo nel mezzo della cittadina sono state saccheggiate), lo è nell'anticipare una violenza tutt'altro che banale: arti mutilati, sangue a fiotti, mani portate a spasso dai cani (di nuovo prima di Peckinpah e della sua estetizzazione della violenza). Insomma, un film che ha fatto la storia, anche se oggi può apparire un po' stonato in certe inclinazioni quasi fumettistiche.

Godbluff2  @  04/11/2022 22:58:35
   8 / 10
"Yojimbo" è un film importante; non solo perché rappresenta un ennesimo tassello di qualità in una filmografia che anche negli anni più prolifici quantitativamente (diciamo dunque da metà anni '40 a metà anni '60) non ha mai prodotto meno che buoni film e all'interno della quale questo titolo si impone come uno dei più classici, ma è importante anche perché, di fatto, è il film che fa da "seme" per la rivoluzione del genere western esplosa in Italia-poi in Europa-infine nella patria americana del genere, con una miccia accesa in Giappone, solo che "Yojimbo" mica lo sapeva questo e nemmeno il suo autore, che se ne accorse solo qualche anno dopo quando un tale Leone romano se ne uscì con un film a basso costo decisamente rivoluzionario evidentemente ricalcato su "Yojimbo". Insomma, quando si parla della ritinteggiata del Western esplosa nel 1964, bisogna tornare indietro di tre anni e fare un ringraziamento anche a questo, ennesimo, gran film di Kurosawa. Mica poco. Sarà stato il destino, chissà, per un fan del cinema americano di genere, e del western nello specifico, come Mastro Kurosawa.
Andando oltre la sua influenza "di rimbalzo" su un intero genere cinematografico, "Yojimbo" ha, chiaramente, tutte le caratteristiche del gran cinema di uno dei più grandi registi di tutti i tempi, mica il primo che passava di là.
Quell'equilibrio espressivo totale tra l'autorialità personale e la capacità d'intrattenimento che gli ha permesso di imporsi a livello internazionale molto più di ogni suo altro connazionale, detto in breve, è l'ingrediente non molto segreto per la ricetta di un cinema perfetto, per di più arricchito da un'abilità tecnica con la macchina da presa, da una conoscenza piena della materia cinematografica e da una sensibilità espressiva davvero non comuni.
In "Yojimbo" ad esempio è perfetto il dosaggio tra l'epica kurosawiana e l'uso di un'ironia brillante e persino di certi guizzi di comico grottesco, con i due gruppi rivali ritratti come maschere vigliacche, stupide, ridicole, come nella sequenza del non-scontro tra i due gruppi, dove ogni gruppo "prova" ad attaccare l'altro, poi se la fa sotto e fa un passo indietro, una specie di danza di ridicola buffoneria, mentre Sanjuro, col ghigno di Mifune a renderlo indimenticabile, se la ride osservandoli da una torretta. Una scena fantastica.
Il film non ha la stessa forza epica di altri film precedenti e successivi di Kurosawa ma soprattutto la sequenza dello scontro finale tra Sanjuro e Unosuke e i suoi fratelli entra a pieno nel novero "epico" del regista.
Bellissima la costruzione di un personaggio come Sanjuro, affidato all'estro del fedelissimo Toshiro Mifune, che giganteggia da par suo; anti-eroe dalla scorza cinica e bastàrda ma dall'animo profondamente onorevole, un sorriso beffardo stampato in faccia e uno stecchino in bocca (e si, lo stecchino è il sigaro 1.0) e con un antagonista altrettanto ben caratterizzato, Unosuke, che ha il volto di un altro grande attore,Tatsuya Nakadai, al suo primo grande ruolo con un regista del quale diverrà da qui in poi un altro fedelissimo, inaugurando un sodalizio che durerà fino al capolavoro "Ran" nel 1985.
La regia di Kurosawa evidenzia in modo efficacissimo la differenza netta tra Unosuke e gli altri "cattivi": lui è astuto, giovane, un angelo spietato che ha conquistato un potere bellico, la pistola, che lo pone al di sopra di qualsiasi nemico o pericolo, ma che lo rende arrogante, sicuro di sé e della sua invincibilità.
Ci sono primi piani o mezzi primi piani su Nakadai che ne esaltano la solida espressività, lo sguardo guizzante, beffardo, da vero stronzètto arrogante.
Il dualismo Sanjuro-Unosuke è costruito anche sulla dialettica Katana-Pistola, con quest'ultima che si impone come elemento nuovo e terremotante in un contesto ancora legato a scontri condotti con armi da taglio e le lame tradizionali dei samurai; idee bellissime, semplici e forti, che si impongono iconicamente rendendo "Yojimbo" uno dei film più celebri, con merito, del regista anche se non tra i migliori in assoluto (pur ottimo, non raggiunge il livello dei vari capolavori di Kurosawa).
Altri personaggi-caratteristi memorabili sono l'oste (Eijiro Tono, altro habituè di Kurosawa) e il "bottaio" (il cassamortaro), è inoltre presente anche Takashi Shimura, primo storico attore feticcio di Kurosawa (c'è fin dal primissimo film del regista, "Sanshiro Sugata"), qui in una delle ultime collaborazioni con Kurosawa e con il compagno di mille scene Mifune, in un ruolo molto limitato anche se con un personaggio importante negli sviluppi narrativi.
"Yojimbo" è, credo, l'unico film a vedere recitare insieme tutti e tre i grandi attori feticcio di Kurosawa insieme, Shimura, Mifune e Nakadai, se escludiamo il piccolo ruolo non accreditato di quest'ultimo ne "I Sette Samurai".
Come sempre, Kurosawa riesce quindi a fondere tradizione giapponese, cinema d'autore e ritmi narrativi e messa in scena aperti ad una fruibilità totale per il pubblico internazionale, confermando la sua capacità naturale di assorbire in modo personale la freschezza del miglior cinema d'intrattenimento occidentale; ne esce un film "d'intrattenimento autoriale" che è commedia satirica acuta e epica raffinata, divertente da seguire ma anche da osservare con attenzione per la cura e l'inventiva con la quale Kurosawa costruisce le sue inquadrature (con la fotografia di Kazuo Miyagawa, già direttore per "Rashomon" con Kurosawa, robettina proprio) ne dispone i personaggi al loro interno e gioca con gli elementi ambientali e lo spazio, sfruttando le profondità di campo o piani più ravvicinati che comunicano perfettamente tutta la vasta gamma caratteriale delle varie figure in gioco, dai protagonisti al più squallido dei personaggi secondari.
Pur senza il grande respiro epico di un "I Sette Samurai" o le sperimentazioni formali-narrative di un "Rashomon" anche "Yojimbo" si difende bene, è proprio un gran bel film insomma, l'ennesimo di un maestro di cinema infallibile. Non è un capolavoro no, ma quelli non possono uscir fuori sempre come noccioline, nemmeno ad Akira Kurosawa.

zerimor  @  29/01/2021 18:11:52
   8½ / 10
Toshiro Mifune colossale. Il personaggio che interpreta, il ronin Sanjuro, è caratterizzato divinamente e mi è piaciuto un botto. La storia intrigante, l'ottima sceneggiatura e il carismatico protagonista fanno di "Yojimbo" un film superlativo che ha fatto scuola.

Personalmente preferisco altre opere del Maestro Kurosawa, ma ciò non toglie che questa sia una pellicola totale.
Da vedere e rivedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  14/01/2021 15:30:20
   8 / 10
Uno dei film di Kurosawa piu' noti, non pero' tra i suoi migliori a mio avviso, ma pur sempre un grande film.
Film fonte di ispirazione per alcuni tra i piu' grandi registi, da Leone a Lynch.
Impossibile dimenticare l'arrivo di Mifune al villaggio quando incontra un cane con una mano tranciata tra i denti.
Rispetto ad altri film del grande regista l'azione prende il sopravvento sui silenzi o sui dialoghi, comunque molto brillanti.
Sicuramente il lato umoristico della vicenda sorprende in positivo con il suo alternarsi a scene di violenza.
Ottimo

Sestri Potente  @  26/02/2019 22:21:22
   9 / 10
Un capolavoro senza tempo e senza età: per l'epoca un film proiettato in avanti con interpretazioni, dialoghi e inquadrature uniche.
Forse un'opera che sta alla base di molti film d'azione e che ha ispirato enormemente moltissimi registi in futuro.
Da riscoprire anche a tanti anni di distanza!

topsecret  @  14/08/2018 14:26:04
   7½ / 10
Il film che "ispirò" Leone per il suo PER UN PUGNO DI DOLLARI.
Il principio etico che sta alla base del film di Kurosawa viene fuori in maniera preponderante fin dalle prime battute, convogliando nella figura di Mifune, samurai scaltro e solitario, tutta la forza dirompente di tale messaggio.
La storia è quella già nota, riesce a non rendersi monotona grazie alla caratterizzazione dei personaggi, ai dialoghi che non mancano di sarcasmo e agli scontri tra le parti che si intervallano con precisione in una visione lineare, potente e senza tempi morti.
Devo però dire che preferisco la versione in salsa western.

C_0_  @  16/10/2017 17:16:16
   7 / 10
Discreto film ma come tutti i film di Kurosawa che ho visto è un po' pesante. Questo, fortunatamente, meno degli altri. Capisco che abbia dato ispirazione a molti altri registi, tra cui Segio Leone ma "per un pugno di dollari", nonostante copi in maniera clamorosa "la sfida del samurai", è più avvincente e meno noioso. Poi io sti samurai che vanno in giro in infradito non è che li posso vedere più di tanto. Il pistolero ha tutta un'altra poesia.

Filman  @  01/10/2016 16:10:01
   9 / 10
L'eccezionalità di questo film con i samurai viene introdotta soprattutto da un protagonista che demitizza la figura dell'eroe classico, trasformandolo in un lottatore delle ingiustizie bugiardo doppiogiochista, violento e pragmatico menefreghista della comunità, soggetto che viene narrato con un umorismo macchiato di nero. Questa rilettura della leggenda degli antichi combattenti, libera da ogni implicazione politica o sociale, proposta da un esperto regista, oltre che straordinariamente maturo cinefilo, come Akira Kurosawa rende YOJIMBO (letteralmente, "La Guardia del Corpo") un altro capolavoro di genere col marchio del regista, un jidaigeki in costume che da credito al cinema moderno nella forma, nella struttura e nell'impressione, nato con una fusione teorica del cinema orientale con quello americano (un limpido incrocio tra il wuxia e il western) e destinato a ripassare questa destrutturazione filmica allo stesso cinema occidentale, ispirando, come è noto, la nascita dello "spaghetti-western".

The BluBus  @  10/01/2016 23:11:37
   8 / 10
Non il migliore di Akira, ma per importanza storica un 8 lo merita tutto.

_Hollow_  @  10/10/2014 02:29:53
   9 / 10
Quando un Mifune con la Katana incontra un Nakadai con la pistola, il Nakadai con la pistola è un uomo morto.

Non il mio film preferito di Kurosawa, ma un grandissimo classico. Come si potrebbe intuire, tra l'altro, forse preferisco "Per un pugno di dollari" all'originale. Sono entrambi due capolavori, beninteso, ma Leone, Clint, Morricone ... con quei ritmi e quel colore ...

Comunque è difficile a dirsi, Yojimbo è stato praticamente "the original seed". Fonte d'ispirazione per cineasti e cinefili. Puoi andare su forum di cinema e trovare chi, nella firma, sfoggia gif con il campo - controcampo del duello finale, e non a torto. Io adoro anche solo i secondi iniziali.

Storia del cinema.

Lucignolo90  @  21/09/2013 11:01:34
   9½ / 10
Un sconosciuto quanto abile samurai che si fa chiamare col nome fittizio di Sanjuro (Toshiro Mifune) arriva in un paese tormentato da una faida tra due opposte fazioni capeggiate dal vecchio Seibei e dal più giovane e in ascesa Ushitora; l'uomo, che appare come un mercenario al soldo del più ricco, si offrirà a tutte e due le parti. Ma ben presto si capirà che il suo intento è un altro...
Quante volte nei film western ci siamo trovati davanti a uno scenario del genere? L'uomo misterioso che arriva e si trova in mezzo a un conflitto che sfrutta a suo favore.
La trama di questo film infatti, manco a dirlo verrà ripresa 3 anni dopo da Sergio Leone per il primo film della trilogia del dollaro "Per un pugno di dollari" senza accreditare Kurosawa che, da grande appassionato di western qual'era, notò l'inconfondibile somiglianza. Leone dal canto suo, non aspettandosi un successo internazionale della pellicola, pensava di poterla fare franca, ma per sua sfortuna si trovò recapitata una lettera da parte di Kurosawa stesso ("Il film che ha girato mi è piaciuto moltissimo, ma è il MIO film"), che gli fece causa e la vinse....risultato: gli incassi in Asia del film di Leone finirono in tasca a Kurosawa. C'è da dire comunque che da una pellicola del genere non attinse a piene mani solo Leone, ma molti altri registi, basti pensare a uno degli allievi di Leone stesso, Clint Eastwood (vi dice qualcosa la figura del misterioso pistolero de Lo straniero senza nome?)
Come detto il regista giapponese era un appassionato del cinema occidentale e di registi come Ford e Zinnemann e il suo cinema sta a dimostrarlo; anche questo film ha tutte le basi del western e sfrutta una trama alla quale sembra incredibile nessuno avesse pensato prima.
Anche in questo film il regista dispone di Mifune come protagonista, meno umoristico e più eroe solitario di altre volte; Takashi Shimura è Tokuemon, il proprietario della distilleria locale, nonchè signore più ricco e influente della città; Tatsuya Nakadai è Unosuke, il fratello minore di Ushitora che torna in paese a distanza di 1 anno portando con se un prodigio della modernità mai visto prima: una pistola (ecco il chiaro rimando a un tipo di cinema palesato da Kurosawa).
Uno dei migliori film della sua ricchissima carriera, se avete amato gli spaghetti western di Leone, se vi beate alla vista di un ottimo samurai movie o più semplicemente se apprezzate il gran cinema, è difficile non farsi piacere un film del genere.

Stebre  @  30/06/2013 00:33:23
   9 / 10
Puoi cambiare l'ordine degli addendi ma il risultato non cambia. Yojimbo è la fonte d'ispirazione per quello che sara il pugno di dollari del nostro caro Sergione, che ha attinto a piene mani da questa opera. Impregnata dell'epica tipica di Kurosawa, questa pellicola è forte di un Mifune perfetto nei panni del silenzioso samurai-protagonista (un prototipo di quello che sarà "Il biondo" nel western, solo alla giapponese) e di una regia e fotografia senza pecche. La storia è semplice ma riesce ad appassionare, la colonna sonora grandiosa, il bianco e nero non stona affatto e i combattimenti sono pieni di pathos, di epicità appunto, meravigliosi. Leone deve non poco a quest'opera, sono molte infatti le scene reinventate in chiave western dal regista di casa nostra. Il migliore fra i due film? Per me sono alla pari, ognuno con i propri punti di forza e i propri difetti, due film epici assolutamente da vedere (anche se Kurosawa ha avuto appunto il merito di sviluppare per primo il soggetto)

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  03/09/2012 23:13:11
   8½ / 10
Aggiungo a ciò che stato già detto solo che la colonna sonora è bellissima. Un film importantissimo. Da vedere.

hghgg  @  11/08/2012 19:12:41
   8½ / 10
Ennesimo grande film di Akira Kurosawa (ma quanti grandi film ha diretto, tanti, tantissimi, nella sua cinquantennale carriera), al quale un certo tipo di western deve praticamente tutto (vero Sergione ?). Saccheggiato e plagiato spudoratamente da Leone (con buonissimi risultati sia ben inteso) in "Per un pugno di dollari" così come "I magnifici sette" fu precedentemente preso pari pari da "I sette samurai", questo film rappresenta una delle vette del Kurosawa degli anni '60 (a parer mio un po' meno ispirato rispetto a quello irraggiungibile degli anni '50, '70, '80 e forse '90). Di forte respiro epico come gran parte del suo cinema (da "I sette samurai" a "Ran" passando per "Il trono di sangue" e "Dersu Uzala") coinvolge e appassiona per l'intera durata, forte della solita, scontata grande interpretazione di Toshiro Mifune, trascinante "one man show". Regia sempre perfetta, anche se non superlativa come in altre occasioni. Bellissimo film, pietra miliare del cinema tutto e forse apice di Kurosawa negli anni '60.

speXia  @  17/07/2012 00:04:11
   8 / 10
Come sempre la regia di Kurosawa è impeccabile, il grande Mifune e il resto del cast recitano benissimo e la trama è ottima.

Tutto sommato, però, nonostante abbia visto pochi film del regista, trovo che La Sfida Del Samurai sia quello è mi è piaciuto di meno: non c'è né la storica bellezza de I Sette Samurai, né la trama o la sceneggiatura di Rashomon, e neanche la splendida poesia di Vivere.

Resta comunque una pellicola da vedere, ma, almeno per me, non è tra le migliori opere di Kurosawa.

deadkennedys  @  09/06/2012 13:14:51
   8½ / 10
Sottovalutato prima e scopiazzato da molti poi. Un classico assoluto fra i film giapponesi ambientati in epoca Edo.

vieste84  @  09/03/2012 16:48:36
   9 / 10
Al di la di "Per un pugno di dollari" ma a quanti film ha lasciato il segno questa specie di thriller giapponese? Molto moderno quasi, con un Mifune come sempre perfetto nella sua parte. Ma perchè nelle classifiche dei migliori attori di tutti i tempi non appare mai??? Un mito questo film, tra i più scopiazzati del grande regista giapponese

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  10/05/2011 17:29:59
   7½ / 10
Non sono del tutto onesto nella valutazione,lo ammetto. Perché Per un pugno di dollari deve tutto,proprio tutto a quest'opera del maestro Kurosawa e non mi riferisco solo alla trama,come mi ero limitato a dire nel commento al film di Leone. E anche se solitamente mi piace tantissimo lo stile di Kurosawa questa volta non mi ha intrigato più di tanto la storia intricata ma,grazie alla bravura del regista,comprensibilissima. Non mi ha intrigato perché io questo film l'ho già visto,è Per un pugno di dollari tranne qualche differenza.
Allora tanto vale scambiare il sette e mezzo che do a Kurosawa con quel 9 dato a Leone e viceversa,fate voi perché io tra due maestri non so decidermi,e comunque sarebbe sbagliato in ogni caso.
Non saprei che altro dire,davvero mi trovo in difficoltà perché se lo avessi visto prima del suo "remake" leoniano lo avrei apprezzato infinitamente di più.

Mi limito alla definizione di cinema di livello altissimo,se non pietra miliare vera e propria. L'influenza del regista giapponese è immensa e ricopre generi,stili e registi che hanno preso ispirazione esplicitamente o implicitamente,insomma una grossa parte dell'industria occidentale deve a Kurosawa un bel grazie per averci regalato sé stesso.

Tigrero91  @  31/01/2011 15:23:54
   8½ / 10
Con una trama così bella, cn delle scene molto avvincenti, una sceneggiatura presa cm spunto da molti nn ce che dire niente su questa pellicola di kurosawa. Storico.

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  19/12/2010 16:09:52
   8 / 10
Un film davvero niente male, il primo che vedo di Kurosawa. Bella la trama; la pellicola ispirò anche il grande film di Sergio Leone "Per un pugno di dollari", per chi non lo sapesse. Non vado oltre l'otto perchè inizialmente va avanti a stento ed è un pò noioso, a differenza invece de "I sette samurai", a cui ho intenzione di dare nove. Forse ciò è dato dal fatto che ci sono molti personaggi, molte facce e molti nomi da ricordare. Ciò non toglie che sia un gran film.

Pierre Bezuchov  @  29/10/2010 23:23:07
   10 / 10
Dopo aver dato 10 a 'Per un pugno di dollari' non posso non fare lo stesso con il capolavoro da cui è tratto.

La trama è identica, come pure il tema principale, anche se molto presto emerge l'esortazione al rinnovamento sociale del regista più Hollywoodiano (o presunto tale) del Giappone.

Toshiro Mifune è un mito, e su questo mi sembra non ci sia bisogno di aggiungere altro.

Solo una cosa: personalmente, preferisco il freddo acciaio di una katana al piombo dei proiettili. Ovviamente i paragoni stanno a zero, anche a livello di metafore esistenziali. Di sicuro però questo ha influenzato il mio voto, come le musiche di Morricone per 'Per un pugno di dollari'.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  05/07/2010 23:26:06
   9 / 10
Mifune in questo film è eccezionale! Tutta la pellicola comunque è praticamente perfetta. E infatti Leone ci ha fatto la sua fortuna (poteva almeno ringraziare però!). Personaggi bellissimi, un villaggio rappresentato benissimo. Solo superlativi per questo film.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/05/2010 17:00:17
   7½ / 10
Kurosawa continua a sfornarci film dove cerca di sviluppare temi etici-sociali, anche molto importanti, traducendoli in divertimento cinematografico. Il capolavoro di questo metodo di rappresentazione è l'insuperato "I sette samurai", dove le varie figure di "eroi" sono prima di tutto dei normali esseri umani con la loro storia, i loro problemi esistenziali o di ordine pratico e dove il vero protagonista della vicenda è però la società umana.
Con "Yojimbo" Kurosawa ripropone lo stesso modello in una variante più semplice e certamente meno riuscita. Al centro della storia c'è sempre la società umana con le sue storture (il villaggio è l'effettivo protagonista del film) e per dare maggiore risalto a questa aspetto tralascia volutamente di approfondire la figura dell'eroe. Di lui non sappiamo il nome ("Sanjuro" se lo inventa su due piedi), la provenienza, il perché e il per come delle sue azioni. Per Kurosawa non serve saperlo, non è importante. Quello che conta è il modo con cui si comporta (profondamente razionale e intellettivo, senza vizi, utilizza ma non ambisce al denaro, non ha desideri sessuali) in contrasto con l'istinto bestiale e i comportamenti non mediati, grezzi e distruttivi della controparte.
Sanjuro è quindi più un personaggio "simbolo" che un essere umano nella sua interezza. Toshiro Mifune ha però l'accortezza di rappresentarlo in maniera molto viva e affascinante. Soprattutto fa parlare gli occhi, lo sguardo. Dietro la scorza ruvida e il comportamento sornione e spavaldo fa intravedere un cuore, un interesse idealistico e non meramente utilitario. Non spiega apertamente il suo scopo ma lo fa capire, del resto è palese ed evidente dal tipo di azioni che intraprende, ed è quello di aiutare la collettività a vivere meglio. Il resto per lui è relativo (casa, affetti, ricchezza …). La sua storia non conta, conta solo quello che riesce a fare per gli altri.
E' il villaggio quindi la parte che ha più attenzione nel film. Come al solito Kurosawa agisce molto sull'atmosfera e sull'ambiente. Intanto siamo in inverno e mai il bianco e nero è stato così essenziale alla storia. Non c'è una volta che venga inquadrato un albero, un fiore, un ruscello. Il film si svolge tutto all'interno di due o tre vie nude e polverose, sferzato dal freddo e dal vento. Non hanno nemmeno l'onore di una ripresa in panoramica. Non si vuole dare alcun senso estetico ai luoghi, ma riprodurli nella loro nuda funzione. Splendide comunque le riprese dall'interno delle case, che rendono bene l'idea dello spiare, la diffidenza e l'ipocrisia che regnano in quel luogo.
Il paesaggio umano è altrettanto desolante. Intanto dominano le "yakuza", il sistema di potere a clan, che procura sì sostentamento a chi si affilia, ma si basa tutto sulla prevaricazione, sulla violenza, sull'arbitrio, sulla (auto)distruzione (la vita ha scarsissimo valore). Strabiliante la similitudine con la struttura della camorra italiana.
Kurosawa rappresenta questo mondo come un mondo di ridicoli straccioni, addirittura fifoni e vigliacchi (vedi il primo scontro fra le parti) e utilizza una chiave parodistica e satirica per rappresentarli. Insomma non valgono quasi niente e ucciderli non è perdita per la società. Certo, anche loro sono "esseri" umani e hanno tutto il diritto di lamentarsi della vita che fanno e della bassissima paga che ricevono.
C'è però anche una società sana, poche persone, simboleggiate dall'oste che oscillano fra rassegnazione e speranza. Il suo aiuto a Sanjuro sarà decisivo. L'oste è forse l'unica nota positiva del film.
Kurosawa ha sempre evitato i facili ottimismi e anche qui non si smentisce. L'unica speranza in situazioni del genere è che i vari clan si autodistruggano a vicenda. Non c'è da sperare in un intervento istituzionale. L'ordine costituito è addirittura complice della mafia, riescono benissimo a convivere uno accanto all'altra. Allora che si deve fare? Aspettare che cada dal cielo uno capace, intelligente e disinteressato come Sanjuro? Grama prospettiva ….
Ecco il problema del film. La parte etica/sociale non riesce ad avere la preminenza nei pensieri dello spettatore (a parte la dimostrazione spettacolare del primato della ragione sull'istinto bestiale) e quindi l'attenzione si sposta tutta sulle imprese descritte e purtroppo da questo punto di vista il film ogni tanto langue.
Kurosawa ha fatto poi un piccolo errore. Non si è accorto che nel cinema spesso conta di più quello che non c'è su quello che c'è. Per questo tutta l'attenzione di chi segue il film va sugli interrogativi e i misteri che riguardano Sanjuro, piuttosto che sulle storture sociali e sulle sue conseguenze civili (cosa che probabilmente non era nelle intenzioni di Kurosawa).
Leone ha capito benissimo questo aspetto peculiare del cinema e ha ripreso la stessa vicenda considerandola però da un lato completamente diverso.
Ma questo è tutto un altro film ….

22 risposte al commento
Ultima risposta 11/05/2010 17.52.38
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Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  17/01/2010 22:03:22
   9 / 10
Esempio lampante di come la cinematografia di Kurosawa ispirò tutto il cinema degli anni 70. Come ha detto Scorsese: "Kurosawa è il padre della violenza nei film moderni".
Infatti nessuno meglio di lui era riuscito ad essere tanto dirompente.
Leone lo plagiò (ma con che classe!!! Mi verrebbe da dire che il suo remake batte l'originale!), e tantissimi lo imitarono.

Mr.619  @  07/07/2009 12:32:08
   9½ / 10
Akira Kurosawa è uno di quei pochi maestri della tecnica e vera e propria gnoseo-ontologia cinematografica che solo registi come lui, insieme ad altri maestri di tale caratura, sanno ricreare in tutto il suo essere, la sua atmosfera epica, attraverso la ricostruzione di scenari sociali in cui sono i samurai, allegoria metaforico-iperbolica dell'"idea" della giustizia e fortuna divina, a giungere come sempre, nella tradizione dei guerrieri più antichi del mondo, raminghi, per poi continuare il proprio viaggio ancora dai tratti e sembianze opache, come negli orizzonti (mai) perduti e conclusi di Sergio Leone, in direzione di un'ulteriore meta, prima di constatare che non si è compiuto altro se non la teologia astrale " uranica" dei due prinicipi metafisici essenziali, il Bene ed il Male, con, per necessità e per la forza del tempo, vittoria del Bene su ogni cosa.Lo stesso villaggio tipicamente orientale descritto nella pellicola, se visto da una visuale ( presente anche nel film) obliqua e, per così dire, impersonalizzata, riesce a trasmettere allo spettatore la sensazione di star guardando non un semplicistico scontro all'ultimo grido e sangue fra due fazioni opposte che si contendono il potere territoriale, ma, tutt'al più, di star assistendo alla reale lotta ed opposizione (quasi eraclitea ed anasssimandrea) tra due sostanze precordiali, concordate in armonia-divisione dal fine mediale, rappresentato dal quasi mistico samurai.Eccezionale.

1 risposta al commento
Ultima risposta 09/05/2010 00.39.12
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Tuonato  @  13/04/2009 23:45:58
   8 / 10
Dalla colonna sonora, dai paesaggi desolati e dai ritmi blandi ho avuto sin da subito l'impressione di avere a che fare con una parodia western; leggendo gli altri commenti che mi precedono ne ho la conferma.
Pellicola che tra poco farà cinquanta anni, giù il cappello.
Credo sia tutto fatto a regola d'arte - ovviamente mi trovo in difficoltà nel giudicare l'aspetto tecnico di questo film, sarebbe necessario non avere negli occhi gli effetti speciali dei film odierni - sopra le righe la sceneggiatura e il monumentale Mifune.
Dimostrazione esemplare che per fare dell'ottimo cinema basta poco se ci si sa fare.

Inchiostro  @  16/03/2009 23:15:44
   9½ / 10
Psicologia e spiritualità dell'animo di un samurai. Splendido anche questo film di Kurosawa, uno dei miei registi preferiti.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  09/03/2009 14:54:25
   9½ / 10
Meravigliosa parabola dai risvolti ironici sulla capacità d'autodistruzione dell'uomo.
Fim che ha ispirato il western americano e italiano, perfetto nelle inquadrature e nella splendida fotografia.
"Per un pugno di dollari" è invece l'archetipo del remake ideale: non impersonale scopiazzatura alla Van Sant, ma opera a sé stante, stilisticamente (come non scordare i magici primi piani di Leone?) e contenutisticamente.
Eccezionale come al solito Mifune.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  23/11/2008 22:20:13
   9 / 10
La grandezza di Kurosawa stava proprio nel miscelare diverse fonti d'ispirazioni "occidentali" e rivisitarle con quel tocco di rigore "orientale"... In Yojimbo è il turno del western, rivisitato con meno prosopopea e più introspezione nell'analisi psicologica del Samurai, la sua morale e la sua disciplina...
E' quasi superfluo sottolineare l'ennesima immensa prova di Mifune e l'uso sapiente della colonna sonora...

pinhead88  @  17/10/2008 18:53:16
   7 / 10
bella la fotografia e l'immagine di alcuni personaggi,non molta azione ma la storia risulta abbastanza avvincente e fino alla fine risulta piacevole..

momo  @  28/09/2008 20:26:50
   9 / 10
Sembra che nei tempi nefasti si abbia un capovolgimento dei valori, che il talento di un uomo si misuri in base alla sua ferocia, alla sua malvagità* e che le virtù debbano quindi essere celate, per non dare troppo nell’occhio, per non passare per deboli e quindi soprattutto per sopravvivere. Kurosawa ha dato vita sempre a personaggi innovativi, Sanjuro Kuwabatake è forse uno dei personaggi più riusciti, questa sorta di onore sporco che denota e caratterizza Sanjuro è meno appariscente ed enfatico del canonico onore dei samurai ma più adatto agli scopi, sicuramente più consono alla realtà che lo circonda. L’impenetrabilità della persona umana, non si riesce a capire cosa cerchi effettivamente Sanjuro, gli intenti che molte volte vengono celati, altre volte hanno risvolti imprevisti e dannosi**, Kurosawa sembra quasi ammonirci sulla difficoltà di giudicare.

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Gruppo COLLABORATORI Zero00  @  30/05/2008 17:02:10
   9½ / 10
Film grandiso, mi ha tenuto incollato allo schermo. Ironia e azione, tutto perfetto, dalla regia al grande Mifune. Si capisce perchè poi Leone ci ha fatto un remake. Io questo lo preferisco al film del regista nostrano, vederlo in lingua poi è una cosa fantastica!

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  27/01/2008 15:13:12
   9 / 10
Se Orson Welles è stato il più grande innovatore della storia del cinema, Kurosawa è senza dubbio il secondo.
"La sfida del samurai" è un film avanti almeno 10 anni rispetto all'epoca in cui è stato girato: la pellicola di K. verrà poi ripresa innumerevoli altre volte (e non pensiamo solo al fin troppo ovvio "Per un pugno di dollari") per quanto riguarda il processo di caratterizzazione apportato al perfettto personaggio interpretato da Mifune, allo sviluppo della vicenda e per i tempi dell'azione (che confermano una volta di più la perfezione stilistica di Kurosawa).
Un capolavoro che deve essere visto da qualsiasi cinefilo.

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Ultima risposta 04/12/2008 12.24.02
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Invia una mail all'autore del commento wega  @  22/01/2008 10:11:38
   8½ / 10
Ma fatemi capire una cosa: veramente "Per un pugno di dollari" non è ufficialmente il ramake di questo film?
Nel 1961 Kurosawa mette in piedi un western nipponico davvero notevole, un esempio questo di una vera sceneggiatura che sta in piedi in qualsiasi punto, senza ricorrere ad esagerazioni e trovate discutibili. E' interessante poi come, quello che è considerato dal Mereghetti la migliore opera di Leone sia tra l'altro la sua trasposizione a colori di questo film. Anche l'effetto dei piani più vicini, associati ad una profondità di campo di un piano lungo, che Leone è riuscito ad imprirvi meglio la propria mano, in realtà sono stati presi da questo film. L'unica nota a favore del lavoro italiano è senza dubbio la fotografia a colori, oltre ad essere fotografato meglio in ogni caso in tutte le sequenze. Lo widescreen in questo caso funziona bene, funzionale al meglio nella raffigurazione delle due fazioni, e nelle riprese a due attori. Il film di Kurosawa è un grande connubio di ironia, sarcasmo, carisma di Mifune, sempre più uno dei miei attori preferiti, regia maestrale e appunto una sceneggiatura che tiene la prova del tempo, un esempio il racconto della storia/situazione del villaggio all'apertura, mano a mano, delle finestre di ogni lato della baracca, non capisco perchè una cosa così funzionale non la si veda più ai giorni nostri, in tempi di "già visto" in cui ormai ci troviamo. Un ottimo film, di certo non tra i più profondi del regista nipponico, ma comunque una grande opera.

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Ultima risposta 04/12/2008 20.34.30
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Gruppo COLLABORATORI julian  @  29/10/2007 19:25:31
   8 / 10
Mi rincresce dirlo, ma Leone ha scopiazzato mezzo mondo di questo film...
Ha soltanto americanizzato un pò il tutto: le katane sono diventate pistole, i samurai sono diventati cowboy e il gioco è fatto.
Ha persino copiato la battuta delle botti da morto (che in Per un pugno di dollari diventano bare).
Mi piace più il capolavoro di Leone, anche se bisognerebbe riconoscere più merito alla pellicola che per prima ha proposto la storia, che in questo caso sarebbe La sfida del samurai.
Cmq, anche senza fare il paragone tra i due film, questo rimane un ottimo lavoro di Kurosawa, con cui ci si passano due divertenti orette.

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Ultima risposta 26/01/2008 23.45.08
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conway  @  25/10/2007 19:19:55
   9 / 10
Ma veramente Sergio Leone credeva che Kurosawa non si sarebbe accorto che l'aveva copiato? Ma no è impossibile,sarà stata una voce messa in giro...è praticamente uguale, solo che la spada è la pistola e la pistola è il fucile...
Comunque bellissimo, scorrevole, divertente e girato in modo brillante e sapiente.

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Ultima risposta 20/01/2008 18.25.59
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Tom24  @  14/08/2007 15:41:56
   9 / 10
Penso che la figura di Sanjuro sia fantastica e qua Mifune ne da una degna caraterizzazione. Notevole anche la parte di Tatsuya Nakadai (Unosuke) a cui i panni del samurai malvagio calzano alla perfezione (vedi anche "The Sword Of Doom"). Il ruolo di Sanjuro è semplicemente geniale e durante la visione i sorrisi non mancano...

Beefheart  @  04/07/2007 15:42:53
   7 / 10
Discreto western nipponico, un po datato ma perfettamente conforme al genere e molto scorrevole. Toshiro Mifune, nelle consuete vesti del samurai solitario, se ne va, errabondo, senza meta e senza padrone, sino a quando approda in un desolato villaggio attanagliato dalla nefasta rivalità tra i due boss che se ne contendono il controllo economico. Non irreprensibile ma votato comunque alla giustizia, Sanjuro decide di fermarsi per ristabilire l'ordine sfruttando la possibilità di mettere i due contendenti l'uno contro l'altro. Il finale sarà epico. Se sotto alcuni aspetti questo film dimostra tutta la sua età, non si può non sottolinearne la buona caratterizzazione dei personaggi che lo animano; l'oste, il bottaio, l'agente di polizia, gli sgherri e lo stesso Sanjuro sono tutti eccezionali protagonisti di una grottesca e teatrale rappresentazione della lotta tra bene e male, caricaturata dalla solita enfasi recitativa, dal macabro umorismo profuso e dal talento di Mifune, evidentemente ispirato, che conferisce a Sanjuro un difficilmente imitabile atteggiamento, tanto smargiasso e gradasso, quanto eroico e determinato. Da vedere perchè diverte l'efficacia con la quale spirito epico, azione, trash, splatter e humor nero si fondono e confondono felicemente in un'unica, fortunata, pellicola.

Dick  @  01/07/2007 19:12:05
   9 / 10
Film, che da come ho letto nasce un pò come parodia di certi western hollywoodiani, veramente godibile e coinvolgente con un Mifune che interptreta alla grande il samurai sornione ed enigmatico, che si dimostrerà anche di buon cuore, che con la sua astuzia riesce a sconfiggere il castello di avidità, violenza e anche vigliaccheria rappresentato dalle due bande. Ce ne fossero di tipi così.

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Ultima risposta 08/08/2014 11.11.04
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  27/05/2007 13:43:07
   7½ / 10
Fantastico.
In certi momenti non sono riuscita a trattenermi dal sorridere, perché è anche ironico e sarcastico. Per esempio nella scelta di quello spilungone con un martellone tra le mani: marooooo, che gigante!
Grande Toshirô Mifune, un vero padrone nell'uso della katana, che sembra un'estensione del suo stesso corpo.
Buffo anche il 'bottaio', che lavora con grande successo, visti i numerosi litigi.
In definitiva un film che può suggerire idee per altri 10 film.

AKIRA KUROSAWA  @  08/05/2007 17:36:53
   8 / 10
uno dei film di kurosawa che mi è piaciuto di meno. bellissima l idea pienamente ripresa da sergio leone in per un pugno di dollari, tuttavia non è al livello di film del calibro di rashomon e i sette samurai. bravissimo come sempre mifune l attore feticcio di kurosawa

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  14/09/2006 10:18:23
   8½ / 10
oltre alla famosa storia di Leone questo film rimane uno tra i migliori dell'imperatore, con un innato sense of humor.

mifune è grandissimo!

BobRobertson  @  14/08/2006 18:29:50
   7 / 10
bello, davvero.
si, questo film ispiro' parekkio Sergio Leone (il mio regista preferito) nella realizzazione di "Per un pugno di dollari"... solo ke il western leoniano inkasso' molto di più.
è comunque un film bellissimo nato da un'idea tanto banale quanto geniale...
grande kurosawa!!

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Ultima risposta 21/07/2007 01.39.00
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stieve86  @  26/05/2006 14:47:20
   10 / 10
Uno dei miei film preferiti, leggero, graffiante, fresco e a tratti grottesco. Straordinario protagonista mifune, ma anche i personaggi di contorno sono profondi e caratterizzati, mi hanno colpito l'oste e il bottaio, umani e coraggiosi nei loro "piccoli" ruoli. Sinceramente lo preferisco di gran lunga a sergio leone

style  @  03/03/2006 23:15:59
   9 / 10
grande film di kurosawa!

un "western orientale" davvero bello, ottimi i personaggi (il protagonista è assolutamente strepitoso), la storia, l'ambientazione...

davvero godibile anche al giorno d'oggi

da vedere!

Crimson  @  01/10/2005 09:38:11
   9 / 10
Bellissimo film che si connota grazie soprattutto ai personaggi ricchi di fascino, caratterizzati in modo impeccabile. Tra di essi, oltre al protagonista (interpretato dal grandissimo e solito Mifune) mi ha colpito molto l'oste. A livello umano è un personaggio ricorrente nei film di Kurosawa, ricorda molto i contadini de "I sette samurai" (giusto per fare un esempio noto a molte persone). Con la sua semplicità e cortesia colpisce e a tratti diverte moltissimo (la scena in cui trasporta Sanjuro che si finge morto è tutta da ridere).
Non si tratta di un film drammatico, affatto. Se dovessi descrivere il genere direi che si tratta di un western (ma a-la Kurosawa: dimenticate le pistole! qui ce n'è solo una) spesso farsesco, e a tratti serio. Un mix perfetto, all'avanguardia, anche per la sceneggiatura.
Come scritto da Mifune (l'utente), Leone è debitore a questo film per il "suo" "Per un pugno di dollari".

In conclusione, "La sfida del samurai" è un film è di grande interesse, sia per gli amanti di Kurosawa che per coloro (spero siano pochi) che sono stanchi di guardare i soliti drammoni superimpegnati del regista.

Questo film ha un seguito, "Sanjuro".

Aragorn  @  04/03/2005 16:40:13
   9 / 10
credo non sia a livello dei sette samurai, per questo do 9 e non 10, ma è un'altro capolavoro!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  04/01/2005 09:52:12
   10 / 10
Un capolavoro del cinema giapponese, ispirato al western americano, e successiva fonte di ispirazione per quello italiano.
Kurosawa in uno dei suoi film migliori.

Mifume  @  13/11/2004 13:53:34
   9 / 10
<Una graffiante "parodia" di un western Americano> disse Tassone
Io preferisco definirlo un film pieno di azione , sarcasmo e violenza che lascia nella memoria di tutti la scena(ormai diventata celebre e utilizzata in mille film) dove il guerriero solitario arriva preceduto da un turbine di sabbia!
Leone copierà totalmente questo film chiamandolo"Per un pugno di Dollari" ma senza riuscire ad eguagliare il suo predecessore
Il nome di Mifume "Sanjuro" vuol dire Nessuno
Se volete vivere un avventura tra samurai , katane , doppi giochi ma con uno spirito cavalleresco di fondo guardatevi pure questa opera eccezionaloe "dell'imperatore"(Kurosawa)

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