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Ottimo corto d'animazione di Mark Osborne che avrebbe meritato di vincere l'Oscar. Sebbene la storia sia inserita in un distopico mondo immaginario popolato di esseri umanoidi tutti uguali e città grigie e tristi regolate da un infernale meccanismo di fabbriche a catena di montaggio, il riferimento è alla società del mondo reale, e il corto analizza bene il tema dell'alienazione dell'operaio, della solitudine del singolo, della massificazione e della conseguente perdita dell'identità dell'individuo in una società dominata solo dal consumismo e dai piaceri effimeri e fasulli. Non dico altro per non rovinare a chi non l'avesse visto il piacere della visione, ma si tratta di sicuro di uno dei migliori cortometraggi degli ultimi vent'anni, realizzato con una stile di animazione meravigliosamente malinconico che ricorda un po' il primo Tim Burton (vedi "Vincent"), e pregno di spunti concettuali che aprono al tempo stesso cuore e cervello. Magnifiche la colonna sonora dei New Order.