Durata: h 1.49 Nazionalità:
USA2023 Genere: drammatico
Tratto dal libro "One life. La vera storia di come Nicholas Winton ha salvato centinaia di bambini" di Barbara Winton
Al cinema nel Dicembre 2023
Nelle settimane che precedono lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Nicholas Winton, agente di cambio londinese, diviene il promotore di un piano apparentemente impossibile che finirà per salvare 669 bambini dall'avanzata nazista in Cecoslovacchia.
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Abbastanza piatto e statico, un racconto che invece meritava bel altra direzione artistica. Al solito magistrale Hopkins, mentre da applausi senza fine il Personaggio cui si racconta la Storia.
Incredibile come dopo tutti questi anni escano ancora storie "nuove" su questo genere di eroi. Non c'è stato solo Oscar Schindler o Perlasca per noi Italiani, ma adesso spunta, forse per la mia poca conoscenza, questo Nicholas Winton che ha salvato piu' di 600 bambini.
Peccato che questa storia non abbia avuto il film che si meritava, a parte il grande Hopkins ovviamente.
Quindi come questo film piuttosto piatto e senza guizzi forse anche questa bellissima storia rischia di finire dimenticata? Speriamo di no.
Mezzo voto in più per il solito , maiuscolo Hopkins, per il resto il film ha una sceneggiatura scontata che si barcamena tra flashback e momenti attuali senza mai avere picchi particolarmente notevoli . Resta un pò il classico film sulla memoria dell'olocausto , drammatico al punto giusto per non dimenticare mai .
Film semplice e anche abbastanza didascalico ma di grande impatto emotivo e con un Anthony Hopkins immenso che sa tirare fuori tutta l'umanità del personaggio che interpreta. Storia che per certi versi ricorda il ben più famoso Schindler's List e proprio come lui il protagonista cercherà di salvare quante più vite umane possibili, bambini tra l'altro; questo rende la cosa ancora più straziante ricordandoci che si tratta di una storia vera e che meritava di essere raccontata. Finale commuovente.
In "The Guardian" (Davis 2006), Costner spiega (a Kutcher) che lui tiene il conto di quanti non ha tratto in salvo piuttosto del contrario. Pedante e didascalico? Eppure l'essenza dell'ultimo libro di Levi è questa: guardare umilmente e antieroisticamente il bicchiere mezzo vuoto invece di quello mezzo pieno. L'oceanica (ops: "mediterranea") differenza fra "Io capitano" e "Le nuotatrici" è in tale minuzia. "One Life" incontra qualche difficoltà nel ribadire il concetto. Certo, "you must know we cannot save them all" e Hopkins/Winton non si dà pace, tuttavia è con la riga finale dei titoli di coda che il diligente regista debuttante al lungometraggio cinematografico s'allontana da uno Schindler britannico per chiarire definitivamente come gl'interessasse raccontare di quei 669 bambini dell'operazione "Kindertransport" qual'esiguo esempio degl'oltre 117 milioni di rifugiati sfollati e apolidi colpiti dalle crisi umanitarie nel solo 2023.
Alla sua età Hopkins poteva essere più o meno uno dei bambini salvati, e il gioco di identificazione diventa scoperto e ancora più toccante. Poi se dovessi giudicare il film nel suo insieme direi che è fin troppo romanzato per essere realistico, che si prende troppo sul serio con la sua serietà pasionaria, che è didascalico, insomma non è che Hawes nel suo Schindler's list cambi particolarmente uno stile consolidato già da molti altri. Eppure il film è toccante e struggente, specialmente nelle immagini dell'ultimo treno strazianti proprio perché consapevoli...e il Winton di Hopkins è assolutamente impagabile nella sua dignità umana. Da vedere assolutamente, in Sala ero l'unico spettatore e questo la dice lunga sulle (citando il film) "scarse/troppe aspettative che ho sugli spettatori comuni"
Uno splendido Anthony Hopkins dà corpo a Nicholas Winton, un uomo buono (oltre che incredibilmente coraggioso) che ha cambiato le vite di centinaia di bambini senza la Grande Storia se ne accorgesse. E' stato bello conoscere una storia simile, che dovrebbe essere d'esempio ma resterà probabilmente confina sul fondo come tante altre storie simili, appannaggio delle coscienze di sigoli uomini buoni invece che del sentire comune. Ma in fondo cosa importa.
Nicholas Winton è un agente di borsa londinese. La sua famiglia gode della serenità di chi ha affrontato le difficoltà di una migrazione ma alla fine ce l'ha fatta e vive dei valori senza i quali non si sarebbe potuta raccontare. Quando Hitler occupa la regione dei Sudeti, la decisione di Nicholas di andare a Praga ad aiutare nelle operazioni burocratiche i rifugiati diventa la chiave di volta della sua vita. L'incontro con quei bambini profughi dai volti contratti e senza allegria è l'occasione per comprendere che non può voltarsi dall'altra parte e che deve portare quei bambini in salvo. Ancora non sa come, ma sa che dovrà farlo... sa che dovrà condurre quell'impresa fino in fondo. Ma fino in fondo non riesce a giungere e le pagine del suo album rimarranno in bianco a testimoniare il sacrificio dei beffati dal tempo. Hopkins di certo non delude nell'interpretazione di un uomo piegato dal peso della responsabilità di aver salvato 669 bambini ma non tutti i bambini. Toccante come molti dei film sull'argomento dell'olocausto nei quali le immagini sono più dirompenti dei racconti ed il regista in questo si dimostra un maestro. I primi piani sono disarmanti, Molto consigliato.