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Il cinema sociale e socialista non denuncia solo un disagio economico ma anche umano e il cinema che Bela Tarr applica, più o meno filosoficamente, nei suoi film viaggia su questa idea. PANELKAPCSOLAT (Rapporti Prefabbricati) è un continuo urlare, verso l'esterno o verso l'interno, la propria disarmonia con il mondo e con le disarmonie altrui, traducibili in una vita infelice, di compromesso e sottomissione. Ma non sempre l'urlare riesce a scandire al meglio certi malesseri. Siamo nella prima, approcciante, fase cinematografica dell'autore ungherese, che dopo aver dimostrato di essere un ottimo tiratore scelto, spara cartucce a salve.
Come stili e tematiche (crisi familiare e alienazione individuale) siamo dalle parti del debutto ("Nido Familiare") dell'autore ungherese, più che a quelle dei suoi film più noti. "The Prefab People" è sostanzialmente un piacevole film per aficionados: non aggiunge nulla alla filmografia di Tarr, ma si nota, sempre, il suo talento, soprattutto nel bel finale.
Lente d'ingrandimento su una coppia e la loro vita domestica, questo il metodo che usa Bela Tarr in questo suo terzo film; molti dicono che le opere migliori non sono queste, che valgono anzi solo come documenti storici per mostrare la vita nell'Ungheria del periodo. Difficile dare torto a chi lo dice, alla fine non c'è nulla che Bergman o altri non abbiano già sviscerato a dovere.
Eppure questi stralci di una vita che gira in un cerchio senza uscita, che inizia con una litigata (che pare) definitiva e finisce con una litigata (che pare) definitiva non è male, anzi a dirla tutta non è nemmeno pesante come il precedente di Tarr e colpisce al punto giusto. Sarà che dura poco, o il realismo esasperato e ai limiti del documentaristico, ma la vita di coppia riesce a far entrare lo spettatore in un'ottica ansiogena, e si capiscono così le ambizioni frustrate di entrambi i coniugi e non si riesce a patteggiare per nessuno dei due, o magari per entrambi. è un limbo assoluto, lampi di vita con pianti strazianti di marmocchi, in un Ungheria grigia, oltre il bianco e nero. Non se ne esce cari miei: il finale è beffardo ed è un non finale; tanto il seguito lo sappiamo già, basta rimandare indietro il nastro e ricominciare a vedere il film. Senza fine, e ancora ancora ancora, come non impazzire?