Una donna ancora in lutto intraprende un doloroso viaggio emotivo dopo la perdita del suo bambino. Il suo percorso è diverso da quello del suo consorte.
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Il film parte in maniera magistrale con i primi 30 minuti che rappresentano una sequenza unica, ovvero la scena del parto, dove c'è condensata una regia ottima, delle prove attoriali intense (su cui primeggia Vanessa Kirby, meritata Coppa Volpi 2020 a Venezia), e soprattutto un livello di tensione fortissimo che si sedimenta sullo spettatore, fino quasi a diventare insoportabile per chi intuisce il dramma a cui si sta andando incontro.
Da quel momento in poi il film cambia ritmo, ed è composto da una serie di flash, senza una trama vera e propria, della vita della protagonista Martha. Si cerca, parafrasando il titolo, di rimettere insieme i pezzi di vita di questa donna, che metabolizza il lutto con una sorta di maschera di assenza di emozioni, una rabbia inespressa, una frustrazione che vediamo poi impattare sul suo rapporto di coppia, sulle dinamiche con la sua famiglia, in particolare con sua madre, della quale intuiamo un rapporto conflittuale già precedente al parto.
In pratica Pieces of a Woman, nell'ora e mezza successica alla scena del parto, diventa un film su dinamiche personali e familiari successive a un evento drammatico. In effetti non ci sono picchi di originalità nell'idea di base, nè nello svolgimento della trama, nè nelle riflessioni che ne scaturiscono. Ma tutto è trasmesso con una intensità molto efficace e non scadendo mai in patetismi scontati.