Geppetto, un vecchio intagliatore, riceve un pezzo di legno perfetto per il suo prossimo progetto: un burattino. Una volta terminata l'opera, accade qualcosa di magico: il burattino prende vita e inizia a parlare, camminare, correre e mangiare, come qualsiasi bambino. Geppetto lo chiama Pinocchio e lo alleva come un figlio. Per Pinocchio, però, non è facile essere un bravo bambino: lasciandosi portare facilmente sulla cattiva strada, capitombola da una disavventura all'altra in un mondo popolato di fantasiose creature. La sua più cara amica, la Fata Turchina, cercherà di fargli capire come il suo sogno di divenire un bambino vero non potrà mai avverarsi fino a quando non cambierà modo di vivere.
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Ci ha provato. Ma molto è rimasto inespresso. Mi aspettavo di più, un cambiamento che non c'è stato rispetto ai film già noti. I premi vinti sono giusti, non più di questi però. Benigni vorrei contare le volte che urla "Pinocchio". Gatto e volpe anonimi, soprattutto Papaleo. Buoni il bambino pinocchio e la parte infantile della fata. Anche Mangiafuoco è stato ben rappresentato.
Assente completamente una colonna sonora che accompagni i momenti. Mancano anche i suoni di una società passata. Troppa cura è stata data e spesa per cistumine trucchi di scena.
Se volevasi fare un pinocchio lontano dalla fiaba reinventare Disney e dal film sceneggiato "le avventure di pinocchio" di Comencini del 1972, lo scopo è poco riuscito. Le parti innovative non sono così memorabili da essere ricordate.
Un film che naviga tra la noia e la curiosità dello sviluppo.