sweetie regia di Jane Campion Australia 1989
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sweetie (1989)

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locandina del film SWEETIE

Titolo Originale: SWEETIE

RegiaJane Campion

InterpretiKaren Colston, Dorothy Barry, Sean Callinan, Paul Livingston, Michael Lake, Genevičve Lemon, Jon Darling, Louise Fox, Tom Lycos, Anna Merchant, Sean Fennel, Emma Fowler, Andre Pataczek, Jean Hadgraft, Robin Frank, Bronwyn Morgan

Durata: h 1.37
NazionalitàAustralia 1989
Generecommedia drammatica
Al cinema nel Settembre 1989

•  Altri film di Jane Campion

Trama del film Sweetie

Kay, una ragazza australiana di famiglia modesta, č condizionata fin dall'infanzia dalla prepotente e viziata sorella maggiore, Sweetie, che sopra a un albero del giardino aveva fatto il suo "castello", luogo magico, pieno di lampadine colorate, dove regnava come principessa, vietando perō a lei di salirvi. Ora Kay, divenuta adulta, lavora e ha una vita ordinata, in cui non c'č amore, ma solo sesso, perō ha mille paure segrete perchč soffre di gravi turbe psichiche, delle quali gli altri non si accorgono.

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Voto Visitatori:   7,13 / 10 (4 voti)7,13Grafico
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Voti e commenti su Sweetie, 4 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  11/11/2024 12:19:41
   6½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Interessante esordio della Campion, lontano stilisticamente dalle opere che poi la renderanno famosa, "Sweetie" è un film particolarmente estroso, ai limiti del grottesco e con una tragicomicità di fondo molto marcata, narra la storia di questa famiglia, inizialmente introdotta da Kay, ragazza già abbastanza instabile che decide di intraprendere una relazione con Louis per via di una cartomante che l'ha inserito nel suo destino, rubandolo anche ad una sua "amica" con cui si era impegnato, e per la parte iniziale del film il racconto sembra concentrarsi proprio sulla relazione tra i due, fatta di alti e bassi, mostrando dinamiche di coppia correlate al sesso, o alla mancanza di esso, giocando con la mascolinità di lui e la lunaticità di lei, i problemi di convivenza e via dicendo, è poco prima di metà film che entra in gioco Sweetie, quasi per caso, in una sequenza già abbastanza grottesca in cui Kay se la ritrova in casa rientrando una sera assieme ad un amante un po' particolare, da qui in poi la narrazione sembra spostarsi su Sweetie, sorella minore di Kay che causerà non pochi problemi, l'autrice mostra una personalità parecchio estrosa, gioca molto con l'umorismo che nasconde il dramma di fondo, dalle esperienze pregresse, riguardanti anche la casa sull'albero, trauma causato dalla sorella che non le permetteva mai di salire, ad una continua ricerca del sesso, provandoci anche con Louis, viene approfondita anche la personalità dei genitori, apparentemente assenti e noncuranti delle figlie, specialmente Sweetie viene particolarmente trascurata e il suo aspetto trasandato potrebbe essere una diretta conseguenza dell'eccessiva noncuranza dei genitori.

L'opera procede, anche causando qualche momento particolarmente imbarazzante, non mancando di un leggero surrealismo e situazioni esasperanti che possono causare volutamente un distacco empatico allo spettatore, la Campion già mostra il suo talento nella messa in scena, riuscendo a veicolare bene le sensazioni sia tramite le ottime interpretazioni delle protagoniste, sia anche grazie ad una composizione del quadro ispirata, ho notato un frequente uso di inquadrature grandangolari a voler dare una sorta di totale, però in ambienti particolarmente soffocanti, come possono essere gli interni della casa o il piccolo giardinetto adiacente.

Nel complesso è un'opera discreta.

Thorondir  @  23/02/2023 12:30:50
   7 / 10
Famiglia disfunzionale, femminismo e libertà per le donne di scegliere, uomini amorali, sesso e sua esplorazione: in questo debuto di Jane Campion c'è già, su un piano tematico, molto del suo cinema successivo (fino ai nostri giorni, basti pensare all'ultimo "Il potere del cane"). È certamente un film e un'idea di cinema ancora incompiuto, dove il grottesco in questo caso rischia spesso di far delirare un film che appare un po' confusionario. È però nelle pieghe del racconto e nella messa in scena che emerge il talento della Campion: oltre alla ricerca dell'immagine densa di senso cinematografico la Campion ci dice che nella mancanza di amore tra i due genitori, nella loro lontananza ricucita solo dopo anni, si annidano le problematiche psicologiche delle due figlie: l'una insicura tanto da rifugiarsi nella "magia", l'altra esuberante fino al delirio psichico.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  02/12/2014 15:40:16
   7 / 10
Non è facile inquadrare un film come Sweetie che gioca molto su una varietà di registri che vanno dal tragico al grottesco, però è interessante come la Campion tratteggia questi personaggi disfunzionali in maniera molto sottile, tranne Sweetie, sorta di Baby Jane senza alcun freno, dal corpo disfatto, pallido riflesso di un fugace talento prodigio al quale rimane perversamente legata in maniera pressochè autolesionista. Sweetee in fono può svolgere la funzione di uno specchio oscuro dove i personaggi ci si riflettono e a cui vogliono sfuggire, perchè emblema di un fallimento palese ma non riconosciuto dalla sua famiglia ed in particolar modo dal padre. Le tensioni sono palpabili tra i personaggi ma rimangono quasi sempre sotterranee, mentre è palpabile la percezione di voler fuggire dalla normalità di schemi simili a prigioni, fuggire. Simile alle pellicole di Solondz, ma rispetto al regista americano la Campion riesce a padroneggiare in misura minore la diversità dei toni. E' un esordio comunque che ha delle qualità, anche nelle sue imperfezioni, di una regista che ha già le idee molto chiare e lo dimostrerà ampiamente nell'immediato futuro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  12/07/2013 16:00:10
   8 / 10
L' esordio di Jane Campion è balordo e sbalorditivo. Considerando che dà il titolo al film, Sweetie compare tardi sulla scena, abbastanza da porre lo spettatore in attesa. Spinta anticlassica, bizzarra, come bizzarra è tutta la grammatica del racconto. Il visivo, specie negli esterni, ha una tessitura renosa che ricorda le stampe istantanee di una polaroid. Le inquadrature vagamente geometrizzanti tentano di vestire i personaggi. Kay sembra sempre inscritta, bloccata, nella cornice: emerge una figura lignea, mesta e terrorizzata, percettiva e non priva di meschinità, fatalista eppure pignolamente tenace. Sweetie è l' inesatto opposto. Ha paura anche lei, dell' estraneità, dell' inconsistenza, della vacuità dei rapporti, ma partecipa al delirio, non cammina sul mondo come fosse carbone ardente. "Sweetie", "tesoro", appellativo affettuoso che s' usa spesso attribuire a qualcuno da compatire, o tollerare, perché ritenuto stupido, folle, inconcepibile. Ci sono già tracce della sensibilità che percorre "Un angelo alla mia tavola". Donne con una vita "artistica", flebili perché illeggibili. A volte muoiono con clamore, intorno a loro la nebbia dirada.

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