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Terra madre esprime il bisogno di recuperare il nostro rapporto con la terra, di cercare per quanto possibile di porre l'uomo in una condizione alla pari con essa, di non spremere oltre il lecito ciò che può offrire solo per il gusto del puro consumo e obesità da eccesso di calorie. E' una dichiarazione di buoni intenti, che riporta alla memoria L'albero degli zoccoli, con l'ultima parte di questo documentario carica di un lirismo tale che le parole lo avrebbero rovinato.
Film documentario che rappresenta dei concetti importanti sull'agricoltura (difficili da realizzare nei paesi maggiormente industrializzati dove prevale il consumismo e la legge del mercato) ma che secondo me non è collegato molto bene.
Dal punto di vista tecnico è un bellissimo documentario, e non poteva essere da meno: "Terra madre" sembra uscito inizialmente dalle pagine del "No logo" di Naomi Klein, quindi è (indirettamente) un film ecologico idealista e ideologico. Il suo punto di forza è tutto nella prima parte, quando le varie etnie appartengono a un unico mondo, con le stesse domande e le stesse risposte: dovrebbe essere proprio così visto che viviamo nello stesso pianeta e dobbiamo salvarlo, ma la realtà purtroppo è assai diversa. La lunga carrellata di volti dai diversi colori della pelle fa pensare a quanto sia bello condividere la vita con persone così differenti, quanto sia ricchissimo mettersi in discussione con gli altri, e conoscere il loro punto di vista. Magari non è il tema dominante del film, ma certo non è la prima volta che Olmi indirettamente raccoglie un'altro pensiero mentre svela una sua verità. Il film forse non aggiunge molto di nuovo, e non manca la vena didattica di Olmi che, nella sua ricerca naturale e spirituale (o terrena? dalla parte dell'uomo o dello spirito santo? Dopo "centochiodi" qualche dubbio permane) rischia di improntare la moralina ecologica in uno sguardo ottimista che sparge qua e là una ben dolorosa utopia. Sono questi i limiti di un film visivamente molto molto interessante: e lo stesso si riscontra nel commovente racconto del contadino trevigiano, immerso e sommerso nella sua natura primordiale, a contatto con la propria - privata e anacronistica - sopravvivenza
il vecchio leone non sbaglia neanche nel settore documentario che è assolutamente non patetico ma ricco di informazioni utili e interessanti... Andate a vederlo merita proprio