toto' che visse due volte regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco Italia 1998
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toto' che visse due volte (1998)

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locandina del film TOTO' CHE VISSE DUE VOLTE

Titolo Originale: TOTO' CHE VISSE DUE VOLTE

RegiaDaniele Ciprì, Franco Maresco

InterpretiSalvatore Gattuso, Marcello Miranda, Carlo Giordano, Pietro Arciadiacono, Camillo Conti, Angelo Prollo, Antonino Carollo, Antonino Cirrincione, Giuseppe Pedalino

Durata: h 1.33
NazionalitàItalia 1998
Generecommedia
Al cinema nel Settembre 1998

•  Altri film di Daniele Ciprì
•  Altri film di Franco Maresco

Trama del film Toto' che visse due volte

Film diviso in tre episodi numerati: nel primo, Paletta lo scemo di un piccolo paesino, sempre vessato e deriso da tutti, decide di dar sfogo ai propri istinti sessuali, senza porsi alcun freno, e i suoi compaesani lo imiteranno. Nel secondo, accanto al letto di morte di un omosessuale di mezza età, sono riuniti sua madre ed alcuni parenti, ma Fefè, l'anziano amante dell'uomo non si presenta al capezzale perchè ha paura della reazione che potrebbe avere il fratello del morto, un uomo molto violento. Nel terzo, un Messia anziano e rugoso detto Totò, cammina per i luoghi controllati dalla mafia seguito da Giuda, un gobbo che pretende di essere guarito immediatamente dalla sua malattia.

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Voto Visitatori:   8,09 / 10 (40 voti)8,09Grafico
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Voti e commenti su Toto' che visse due volte, 40 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  23/06/2023 10:11:43
   8 / 10
Questo modo di fare cinema, come quello degli artisti traboccanti di passione che seguono pedissequamente i loro maestri, senza un'auto-evoluzione riflessiva non porterà particolare fortuna a Daniele Ciprì e Franco Maresco e questo, se si dovesse azzardare un'ipotesi, è dovuto al fatto che il neorealismo vernacolare non poteva più parlare di nulla già negli anni 90, perché finto, precostruito e un po' ruffiano, seppur fatto in buonissima fede. TOTO' CHE VISSE DUE VOLTE rimane comunque un bell'esercizio di stile e di emulazione con cui i due registi siciliani superano il loro esordio per iconicità delle sequenze e per precisione nei temi, due fondamentali: il sesso, controverso istinto che si scontra con un contesto grezzo in cui l'interazione umana è materia sconosciuta; la Mafia, che viene mostrata in chiave antica, estremamente memorabile ma soprattutto viene mostrata.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  08/05/2019 15:29:17
   7 / 10
Capita anche di cercare u film con "toto'" e trovarsi di fronte a qualcosa di mooolto diverso...
Un po' la summa del cinema controverso della coppia di registi Siciliani che mettono alla berlina i simbolismi religiosi (non le figure religiose ma solo i suoi simboli come statue o altro) per parlare della feccia, lo squallore di un villaggio o di un popolo intero dedito solo a soddisfare i bisogni naturali, in particolare quello sessuale.
Certo è che l'assurdo prende anche troppo piede e pur essenso si**** ho avuto difficolta' a capire certi passaggi.
Il secondo episodio l'ho trovato piu' debole rispetto agli altri, forse la mancanza dell'elemento religioso l'ha reso troppo "convenzionale"...
Sperimentale, grottesco, spiazzante, forse anche imperdibile...

GianniArshavin  @  05/12/2015 00:57:14
   7½ / 10
Fa quasi dispiacere sapere che un titolo come Totò che visse due volte sia uscito in un paese come il nostro , dove le cose belle spesso e volentieri vengono ostracizzate in favore di quello che piace.

Questa pellicola a basso costo , uscita nel 1998 , poteva rappresentare un rilancio prepotente dell'arte cinematografica nostrana, tuttavia i benpensanti del nostro paese hanno fatto di tutto per impedire la circolazione di questo film ,tacciato di blasfemia e immoralità da più fronti.

Effettivamente Totò che visse due volte ,dei registi siculi Ciprì e Maresco, è un concentrato di offese e bestemmie sceniche senza precedenti in Italia,il tutto calato in un desolante contesto apocalittico rurale fra i migliori mai realizzati. Quello che è sfuggito a chi ha massacrato la pellicola è l'intento dei due registi,ben lontano dal voler scandalizzare gratuitamente e basta.

Ambientato in una Palermo senza Dio e abbandonata da qualsiasi forma di civiltà, il film è composto da tre episodi che analizzano come tre vizi umani(amore per il sesso,il denaro e la religione/potere)possano diventare strumento di barbarie se lasciati senza controllo e morale.
L'opera mostra una razza umana ormai ridottasi allo stato brado , ripudiata da Dio e caduta nel più totale sudiciume intellettivo e fisico.

CIpri e Maresco optano per un b/n alienante e per attori bruttarelli e tutti di sesso maschile per rappresentare questo marcio mondo di freaks corrotti fino al midollo. Il primo episodio è quello dedicato al sesso , dove abbondano scene forti sotto questo aspetto fra cui una di zoofilia. Il secondo parla dell'avidità e della finzione ed è forse il meno riuscito. Chiude il cerchio il terzo e migliore segmento , una rivisitazione blasfema ,dissacrante e disillusa di una parte della vita di Gesù Cristo.

Malgrado in alcuni momenti il duo siciliano caschi nella trappola dello shock gratuito e alcuni frangenti risultino un po macchinosi , l'opera resta un importante riflessione sulla condizione umana e sulla direzione che ha preso la nostra società. I registi mettono in mostra una richiesta d'aiuto (rivolta a Dio,agli uomini )eccessiva e non adatta a tutti che colpisce e fa riflettere,oltre ad inorridire e traumatizzare. Un prodotto non perfetto ma da proteggere dal dimenticatoio e dai moralisti.

antoeboli  @  16/01/2015 02:15:34
   8 / 10
Di film malati ne ho visti tanti , ma pellicole italiane malatissime mi mancava.
Totò che visse due volte non ha nulla a che vedere con il leggendario De Curtis . Qui si tratta di un'ora e mezza in cui 3 episodi vengono caratterizzati da personaggi assurdi e spesso ritardati , dallo squallore e dal marciume della società.
Alcune riflessioni possono rimandare ai giorni nostri , e all arretratezza della società italiana , seppur questo film è del 98'.
Registicamente è gradevole , seppur è la sceneggiatura a farla da padrone , insieme a degli attori che agiscono sullo schermo in maniera molto naturale .
Artistica la scelta di farlo tutto in bianco e nero , per dare anche quel senso di inquietudine dinanzi ai vari protagonisti .
Superconsigliato per chi ama quei film dove l esagerazione e lo schifo viene spinto al suo massimo.
Per chi lo volesse cercare so che solamente sul web lo si può vedere , visto che non è mai stato neanche portato al cinema .

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  14/11/2013 11:22:25
   8½ / 10
Geniale trilogia sulla capitolazione dell'umanità alimentata da blasfemie assortite e depravazioni d'ogni sorta. L'occhio di riguardo si posa sulla spiccata propensione all'avidità e all'attività sessuale .
Sulla falsariga della gloriosa striscia televisiva "Cinico tv" i due registi siciliani Ciprì e Maresco imbastiscono un' incredibile apologia dell'orrido. Gli ingredienti sono i soliti impressi su bianco/nero spesso sgranato e sporco: quindi assenza di donne (anche i ruoli femminili sono interpretati da attori maschi), totale degrado morale e ambientale, un senso di indigenza, povertà e sudiciume impressionante, il solito stuolo di freaks che sembrano l'immagine non imbellettata di una specie ormai deforme, zotica e dissoluta.
Smantellati i falsi idoli l'uomo imbarbarisce, anche per l'assenza della più elementare istituzione statale, qui sostituita dalla criminalità organizzata addizionata a temi religiosi in un intreccio che trova la perfetta dissacrazione soprattutto nel terzo episodio, quello in cui Totò , boss mafioso, vuole punire un messia particolarmente scorbutico e volgare per aver riportato in vita Lazzaro, precedentemente sciolto nell'acido dagli sgherri del criminale.
Non manca la versione di un Giuda traditore per fame di "sticchiu" e quella di un angelo che viene sodomizzato. Momento clou quello dell'ultima cena, con gli apostoli che nemmeno aspettano il loro mentore ("andato a pisciare") prima di gettarsi sul cibo.
In precedenza c'è la storia di Paletta, una sorta di ritardato mentale fissato col sesso. Decide di sfogare le sue voglie con una prostituta, ma bisognoso di denaro offende gravemente il mafioso del paesello. Ovviamente le conseguenze da pagare saranno estreme.
A seguire l'amore omosessuale tra due uomini di mezza età, il benestante Pitrinu, e lo squattrinato Fefè. Il primo muore, ed il secondo in flashback ricorda la loro storia tirando fuori il meschino interesse che lo aveva indotto ad accettare le attenzioni del defunto. Il tutto condito dalle ingiurie e dalle umiliazioni che la retrograda comunità, capeggiata dal pingue fratello di Pitrinu, vomitava sui due amanti.
Si chiude con crocifissione su un monte Golgota molto particolare, mentre uno stuolo di comari baffute osserva i condannati al suono di un insistente fisarmonicista. Surreale, grottesco, oltraggioso; a suo modo geniale e ferocemente irriverente, nichilista fino all'osso e intriso di una comicità greve che potrebbe far storcere il naso a molti. Cinema oltranzista che nell' Italia ipocritamente ipercattolica diventa perla data in pasto ai porci, tanto da essere vietato a tutti prima dell'uscita in sala per poi essere riammesso sul mercato restando comunque semi-invisibile.
A meno che non si padroneggi il dialetto si**** se ne consiglia la visione sottotitolata.

Melefreghista  @  28/07/2013 21:40:26
   9½ / 10
Il film più intelligentemente blasfemo del cinema italiano (forse mondiale).
Mi tocca dargli un mezzo voto in meno solo perché ho dato 10 all'inarrivabile "Lo Zio di Brooklyn".

Un paese di bigotti intrallazzoni non si merita arte di questo livello.
Tanto di cappello al coraggio di questi due registi.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  14/12/2012 15:59:32
   4 / 10
Questo film mi ha fatto riconciliare con il Farinotti, cosa che credevo impossibile. Tralasciando l'aspetto tecnico (immagino volutamente scadente) non colgo il messaggio di questi "grandi" artisti. Un film vuoto e meno scandalistico di quanto si possa credere.

guidox  @  28/04/2011 00:55:33
   8 / 10
lo vidi al cinema alla sua uscita e prima proiettavano un corto...ma non ne ricordo il titolo...vabbè.
fuori dai canoni convenzionali, sicuramente non è un film per tutti, quindi documentatevi bene prima di vederlo, onde evitare di rimanere delusi o scioccati o entrambe le cose.
a me è piaciuto tantissimo, blasfemo all'eccesso ma non per questo da doverlo censurare completamente come accaduto in un primo tempo all'epoca.
alcuni punti veramente da delirio di risate.

addicted  @  27/04/2011 22:25:23
   10 / 10
Il cinema dei padri di "cinico tv" si presta ad ogni sorta di mistificante incomprensione. Questo accade fatalmente ogni volta che un autore si spinge oltre il consueto orizzonte del medio prodotto cinematografico. Da un film la gran parte degli spettatori si aspetta che racconti una storia, che sia uno spettacolo avvincente. Chi si avvicinerà alle opere di Ciprì e Maresco con queste aspettative non potrà che rimanere deluso, offeso, scandalizzato o semplicemente annoiato. I due siciliani, infatti, sono molto ambiziosi e si muovono in uno spazio più elevato e raffinato. Vengono in mente i nomi altisonanti di Bunuel, Ferreri, Fassbinder, Lynch, Herzog, Pasolini, Bergman, Fellini... Del tutto indifferenti a ciò che il pubblico si aspetta, sono concentrato solo sulla libera espressione di una poetica, di una estetica, di una concezione dell'arte.
Per Ciprì e Maresco l'opera d'arte deve funziona come uno scivolo che ci porta sempre più giù in un abisso. Ogni cosa è privata di senso con una assoluta radicalità e una fredda sistematicità. Il risultato è quasi uno stato di illuminazione. L'abisso del nichilismo più puro ci conduce ad uno stato di pura contemplazione dell'essere. E' l'arte del pensiero debole, della morte di dio, della fine di tutti i sistemi. E' anche un cinema fantastico e apocalittico, che dice qualcosa sulla realtà attraverso la raffigurazione di un altro mondo possibile. A pensarci bene, credo che sia uno dei più interessanti contributi italiani all'arte contemporanea.

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  04/04/2011 23:31:42
   9 / 10
Quando ieri ho finalmente visto questo "piccolo" gioiello del cinema italiano, ho subito avuto la sensazione che la mia attesa fosse stata ben ricompensata dal valore di questo film.
E' anzitutto prioritario stabilire che si tratta di un film per certi versi disturbante e a tratti decisamente spiazzante, sia nelle scelte estetiche che nell'irruenza con cui sono state trattate le scabrose tematiche alla base della pellicola.
L'articolazione del film in tre episodi scandisce attraverso la struttura stessa l'assenza del sacro nel film, rappresentando in maniera piuttosto cruenta ed enfatica un mondo post-apocalittico(la città di Palermo diviene "sineddoticamente" emblema dell'intero mondo "civilizzato")popolato da un'umanità degradata, incapace di andare oltre i propri bisogni fisiologici. Ed è infatti il sesso il leitmotiv dei tre episodi: il protagonista del primo episodio, lo scemo del villaggio(perennemente intento all'autoerotismo), verrà infatti spinto a rubare per godere delle prestazioni di una bendisposta prostituta e ne pagherà le conseguenze;
nel secondo il sesso più che movente sarà invece strumento: protagonista dell'episodio sarà infatti un avido individuo che scopriremo aver sedotto a scopo di lucro il proprio amante, alla cui veglia funebre inizialmente deciderà di non partecipare per il timore d'essere bastonato dal fratello di lui e poi alla fine deciderà di andarci per impossessarsi dei beni materiali del defunto;
il terzo episodio, a mio avviso di gran lunga il migliore, è invece una rivisitazione della storia del Messia, del Salvatore, che si chiamerà infatti "Totò", che è anche il nome del boss mafioso locale. Il sesso in questa ultima storia assume un ruolo determinante: sarà per ottenere i favori di una prostituta di nome Maddalena(ricorda nulla?)che Giuda tradirà il Messia; e sarà proprio lo scemo di turno, bramoso di sesso(violenterà una gallina e profanerà una statua della *******), a pagarne le spese...
Insomma, anche da una descrizione così ristretta dei tre episodi, appare evidente lo squallore di fondo di questa umanità mostrataci dai talentuosi Ciprì e Maresco.
Lo stile, volutamente grottesco e surreale, oltre a ricordare in maniera piuttosto esplicita la finzione del racconto - in chiara opposizione ad uno stile realistico -, omaggia in maniera piuttosto evidente grandi classici del cinema surrealista, in particolar modo Bunuel.
Di Bunuel i due registi hanno acquisito non solo lo stile grottesco e surrealista, ma anche e soprattutto l'atteggiamento anti-religioso che sfocia spesso nella parodia(mi è sembrato di cogliere una facile citazione della celeberrima scena di Viridiana che ne ha causato tanta infamia)e, talvolta, nel comico, pur trattandosi di una comicità molto amara e in qualche modo dissipata dalla bruttezza che traspare da ogni inquadratura.
E' un film che molesta lo spettatore sin dal primo minuto(con quella che dovrebbe essere una citazione del precedente film dei due, Lo zio di Brooklyn, che ancora mi manca!), senza mai concedergli nulla(una concezione artistica a quanto pare cara anche allo stesso Zulawski, autore non così dissimile per tematiche e per "crudezza" stilistica), arrivando anche ad inserire scene difficilmente sopportabili e che hanno causato al film ben più di qualche parere negativo e delle accuse di gratuiticità.
E' fuori dubbio che gli autori abbiano volutamente esagerato peccando forse di qualche eccesso, però credo che tutto sommato rientri benissimo nell'intento poetico del film, quindi ribadisco la sostanziale sterilità di certe polemiche.
Le scelte stilistiche sicuramente non giustificano del tutto l'evidente compiacimento di qualche scena, ma a conti fatti uno stile più sobrio forse non avrebbe reso con altrettanto impeto(non forza!)la potenza di questo film... è un po' il discorso che si potrebbe fare in merito a film come "Salò" di Pasolini(mentre con Zulawski mi trovo io stesso in difficoltà per quel po' che ho visto).
Un paio di scene, come lo stupro dell'angelo e quella della copula con la statua della *******, sono sicuramente sopra le righe, ma costituiscono di sicuro dei momenti essenziali per il film.
Come dicevo all'inizio, sin dal concepimento strutturale, il film rispecchia benissimo l'assenza di un Dio, ormai morto, lontano, incapace di mantenere le proprie promesse di salvezza: all'idea del sacro è associata allora un semplice culto delle reliquie(vedere l'episodio di Paletta)e l'unica speranza di redenzione, che potrebbe essere incarnata dal Messia, è negata. Il Salvatore, emblematicamente interpretato dallo stesso attore che interpreta il boss mafioso del terzo episodio, è un autentico mascalzone completamente disinteressato alla salvezza dell'umanità ed incapace di trasmettere il proprio messaggio d'amore, condannato com'è alla carnalità.
Questa condanna del divino alla carnalità è rappresentata da un paio di scene molto divertenti: la prima è quella in cui l'angelo, una volta comparso, alza la mano apparentemente per benedire lo spettatore(sottolineando il processo metacinematografico compiuto da Ciprì e Maresco, evidente anche altrove), per poi portarsela allo stomaco, lasciandoci intendere il suo bisogno di defecare.
L'altra scena è quando vediamo Totò il messia alzare un braccio al cielo,grattandosi lo scroto con l'altra(in realtà mi sembra avvenga più di una volta!), segnalando un'ulteriore similitudine con il suo alter-ego, il boss Totò, che spesso si farà grattare gli zebedei dal suo fido uomo con il proprio bastone.
Insomma, vi è l'impossibilità di contemplare il Sacro e quandanche sembrerebbe esserci uno spiraglio di luce, intervengono i "mostri della civiltà" a soffocare questa soffusa speranza, come nella scena della sodomizzazione dell'angelo da parte di tre mostruosi energumeni(il quarto sarà lo scemo di turno).
Gli uomini sono semplicemente incapaci di andare oltre la stessa carnalità ed il mondo è completamente scosso da un caos morale che non consente la prefigurazione di un ordine etico che non sia quello pulsionale.
Tutti gli abitanti della post-apocalittica Palermo sono intenti a masturbarsi, a defecare e a depredare il prossimo senza alcun impedimento. Una bruttezza esteriore, quella dei personaggi che la popolano, equiparata solo da quella interiore che li rende incapaci di sentimenti nobili, spesso per demenza, altre volte per puro egoismo ed avidità.
La morte della speranza è allora il concetto essenziale del film: la speranza di soddisfare i propri impulsi sessuali non appagherà certo il povero Paletta, che finirà letteralmente crocifisso(in varie scene vediamo un parallelo con lo stesso Cristo)come ladrone buono; nel secondo episodio, l'amore "omosessuale"(in questo film è difficile delineare l'omosessualità in maniera precisa!)che potrebbe costituire l'unica componente salvifica in una visione così desolante, rivelerà alla fine anche la sua vera natura, non certo nobile e disinteressata, ma al contrario vile ed egoistica(il senso di degrado morale è reso dall'invasione dei topi, che però è un elemento che personalmente avrei anche estirpato come rischioso ai sensi dell'economia del film stesso); nel terzo episodio il Messia non morirà facendosi carico dei peccati dell'Umanità, ma a causa di un regolamento di conti. Il boss "suo doppio" aveva infatti sciolto nell'acido l'irrequieto Lazzaro che, una volta risorto dai morti(grazie all'intervento del Messia), scatenerà per vendetta una serie di efferati delitti, correndo come un pazzo furioso gridando vendetta(anche nell'ultima scena). Venuto a sapere da Giuda che Totò il Messia è stato la causa di tutti i suoi mali, il "Don" lo eliminerà gettandolo nell'acido.
Dunque, paradossalmente, in croce finirà lo scemo del villaggio, che finirà a fare compagnia ai due ladroni protagonisti degli episodi precedenti, mentre le donne ai piedi della croce stenteranno a riconoscerlo.
Il quadro è completo, non vi è possibilità di Redenzione, nessun Cristo è morto per noi in croce e l'umanità è incapace di acquisire un senso morale: morente sulla croce ci sarà il sorridente scemo che continuerà a pronunciare il nome di Liuccia(la gallina che aveva tentato di "possedere")e il film si chiude con Lazzaro, ancora furioso, che corre ai piedi della croce cercando vendetta.
L'evidente citazione de "La Ricotta" di Pasolini è però ribaltata da un finale pessimistico e grottesco.
La marcata artificialità degli elementi filmici è evidente da moltissimi dettagli, come la recitazione che, memore di quella dei film pasoliniani, contempla attori da strada, non professionisti, ma non per una resa realistica, ma, ribaltando il concetto, proprio per ottenere un effetto straniante: vedove e vecchie madri saranno interpretate da soli attori maschili(spesso con tanto di barba)e le stesse prostitute che tutti attendono con ansia, non sono altro che uomini privi d'ogni senso del femminile(al contrario di quanto avveniva nel teatro shakespeariano).
L'assenza del femminile è infatti una delle scelte più particolari ed estreme del film. Assenza non equivalente all'assenza di sessualità(presente in forme molto differenti, invece), ma indicante una totale mancanza di grazia da una parte(tutti i personaggi sono quasi disgustosi, peggio dei Freak di Browning)e l'assenza di vitalità dall'altra.
L'umanità di Ciprì e Maresco è privata del femminile in quanto simbolo della vitalità, della riproduttività. I derelitti del film, dementi o savi che siano(ma non meno mostruosi), sono condannati dunque ad una situazione di staticità, di antemporalità, quasi(evidenziata dall'andamento quasi anti-narrativo del film). L'impossibilità di contemplare il femminile palesa dunque questa dimensione a-storica, questa esclusione dell'umanità dal ciclo riproduttivo, quasi come se il genere umano fosse costituito soltanto da degenerati e da scherzi della natura.

Gabo Viola  @  25/02/2011 19:23:50
   10 / 10
Ciprì e Mareco sono gli ultimi due registi italiani degni di nota. E' di questo che il cinema, prevalentemente italiano, ha bisogno. Di coraggio, di spregiudicatezza, di libertà. In un mondo/cinema soggiogato dalla televisione (film tv) i due siculi ci ricordano, con una lezione squisitamente pasoliniana, la poetica del distrubo, del carnale, del fisiologico. Grandioso.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  30/11/2010 09:27:57
   8 / 10
Ciprì e Maresco hanno portato alle estreme conseguenze la loro bellissima Cinico Tv. La loro è veramente la discesa all'inferno (sulla Terra) dove sembra mancare perfino l'aria o la luce. Un girone dantesco terminale, dove la risata quasi isterica infligge il colpo finale al mondo morente che rappresentano. Questo è il loro limite maggiore secondo me, l'essersi del tutto identificati con questo loro mondo (non ho ancora visto Il ritorno di Cagliostro, ma per lo meno nei loro primi 2 film direi che le cose stanno così).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  01/02/2010 20:32:56
   7½ / 10
Totò che visse due volte,secondo film della coppia Ciprì-Maresco,di sicuro non è un film per cristiani bigotti,ma questo è scontato.
Mi è piaciuto più dello zio di Brooklyn,non mi ha sconvolto più di tanto ma,nonostante siano corrosivi con la loro critica,preferisco la blasfemia di Bunuel, che i registi omaggiano più volte.
Tra l'altro il film inizia con una citazione proprio de Lo zio di Brooklyn,con la famosa scena dell'asino. Scena forte destinata ad essere soppiantata da alcune blasfemie nel famigerato terzo episodio.

Sinceramente i tre episodi mi sono piaciuti tutti alla stessa maniera,certo è che mi sono divertito come un pazzo specie quando i due omosessuali si dichiaravano il loro amore. Gli attori a volte palesemente non riescono a recitare bene e questo aumenta il lato grottesco dell'opera.
Ancora una volta un universo privo di donne,squallido e senza più ideali.
Alla fine non gli do 8 perché per quanto entusiasmante e migliore del loro precedente film,a volte Totò che visse due volte cerca l'eccesso a tutti i costi e a volte proprio non mi è piaciuto per questo.

bulldog  @  31/12/2009 10:19:22
   9 / 10
Bare,fosse mortuarie,vasche con l'acido e degrado.
La Palermo sudicia di Ciprì e Maresco funge come metafora del "fingere di vedere quando invece sappiamo ormai che la luce è andata via per sempre".

Tre epidodi sconvolgenti in un bianco e nero opprimente dove l'assenza totale della donna rende la vita insostenibile,dove si percepisce un senso di impotenza di fronte al deterioramento di qualsiasi etica.
Omaggio alla ricotta di Pasolini ,al Nosferatu di Murnau ed al cinema di Bunuel.
Il sacro mescolato con il turpe in maniera ossessiva.
Una genialata al centro,tanto per cambiare,di censure e attacchi irrisori.
Funereo.

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  24/09/2009 00:48:44
   5½ / 10
indubbiamente è blasfemo e provocante ma mi è parso fine a se stesso...non capisco su quali punti in particolare voglia far riflettere e quali denunce sociali dovrebbero emergere...come ha gia scritto qualcuno prima di me essere blasfemi in questo modo è facile . Detto questo, il 3 episodio è sicuramente il migliore, ma il film nel suo insieme annoia parecchio , non fa ridere ( se non minimamente in alcune scene ) e la qualita' video ( voluta ? ) da telecamera da circuito di sorveglianza non aiuta affatto nella visione.
Ottima la recitazione, ma davvero non me la sento di dare 1 voto alto...di solito apprezzo il weird e il cinema che osa, ma stavolta sembra un accozzaglia di trovate buttate li per fare scandalo.

VikCrow  @  10/06/2009 13:43:54
   10 / 10
Ciprì e Maresco all'ennesima potenza. La distruzione della religione inizia da chi la religione la predica. I valori non esistono più. Come direbbe Nietzsche: "Dio è morto".

phemt  @  29/05/2009 13:06:54
   7½ / 10
A conti fatti il film più noto di Ciprì e Maresco anche e soprattutto per via delle molte critiche e i tentativi di censura che al tempo ne accompagnarono l’uscita…

Tre storie su tutte le brutture, le bassezze e le meschinità umane ambientate in una Palermo post apocalittica in cui fanno bella mostra di sé il solito campionario di freak, persone moralmente deformi soggiogate da irrefrenabili pulsioni (e deviazioni) sessuali, situazioni grottesche e surreali…
Buona la prima storia, poco convincente la seconda, il piatto forte sta nella terza sottile ed intelligente rilettura degli ultimi giorni di vita del Messia… Probabilmente con Ciccio Ingrassia nella parte di Don Totò (come avrebbero voluto i due registi) il livello sarebbe stato ancora più elevato…

Cinico ed esagerato, blasfemo e volgare, dalla buona forza visiva grazie alla fotografia di Bigazzi e ad alcune scene eccellenti, a parere personale perde leggermente il confronto con lo Zio di Brooklyn… Manca qualcosa, o forse c’è qualcosa di troppo, non l’ho mai capito bene…
Comunque una pietra miliare del weird all’italiana!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/11/2008 18:30:33
   9 / 10
Cinico Tv portato alle estreme conseguenze, perchè questo è un film estremo e senza mezze misure. Personalmente non lo ritengo una provocazione blasfema, quanto una completa mancanza del senso del sacro, con tutta la simbologia cristiana ridotta a vuoti simulacri senza significato e facilmente rimpiazzabili. E' lo specchio e metafora di uno squallore post-apocalittico umano fisico e morale in cui mangiare, bere e sopratutto fottere non sono bisogni essenziali, ma sono i soli bisogni che devono essere soddisfatti. La fotografia di Bigazzi è magnifica nel descrivere un panorama astratto e alienante.

DarkRareMirko  @  30/10/2008 13:40:42
   8 / 10
Mah, i qui presenti due registi dimostrano un'assoluta sensibilità ed un grande talento, aiutati anche da una grandissima fotografia come quella di Luca Bigazzi.

Riescono poi a trasmettere un cinismo ed un disturbo quasi senza pari, non cosa proprio da tutti.

Però, dai, è evidente che quando vengono utilizzati come nel film determinati simboli cristiani, uno sano di mente va a subito pensare alla "trovata facile per far parlare di sè (ovviamente per dare richiamo e poter guadagnare qualcosa da un lungometraggio girato ovviamente non con altissimi budget).
Si potrebbe contrapporre che, a furia di fare provocazioni, poi i fondi per fare i i film te li tagiano pure, però...

Ad ogni modo la realtà a volte non è poi così differente da come Ciprì e Maresco, con la loro ottima regia, rappresentano; ci sono solo meno scene blasfeme e di zoofilia tutto sommato.

Grandissimi gli attori (soprattutto quello che interpreta il boss mafioso e quello perseguitato da tutti nel primo episodio, di cui non so i nomi sinceramente) per un film particolarissimo, molto sentito e coraggioso, ovviamente preso di mira dalla censura.

Consigliato, ma solo se non siete bigotti.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  14/04/2008 16:05:14
   8 / 10
Io premio quest'opera blasfema e iconoclasta, anche se a tratti irritante per i suoi eccessi (ma forse è giusto che sia così).
Ciprì e Maresco ci mostrano, nella cornice di una Sicilia apocalittica, una umanità che non ha più niente di umano e di etico, e che è unicamente assoggettata a pulsioni bestiali e primordiali. Tutto è allo sfacelo: dalla stessa ambientazione degradata ai sudici popolani, fino alle figure cristiane dell'angelo e del messia ridotte a soggetti triviali e rozzi: tutti simboli di una realtà (fisica e metafisica) in declino, laida e amorale, in cui non c'è spazio per i buoni sentimenti e per la bellezza (significativa è l'assenza di presenze femminili in senso stretto, al cui posto vi sono uomini che interpretano donne) ma solo per l'aggressività, l'opportunismo e il cinismo (emblematica, a tal riguardo, la sequenza dei topi). Si avvertono echi pasoliniani che, insieme a una spiccata vena grottesca, accompganano la descrizione di un mondo senza speranza, avviato all'auto-annientamento.

La ricotta  @  09/03/2008 16:01:34
   8½ / 10
Il Golgota usato per descrivere una Sicilia calpestata.

lampard8  @  17/02/2008 21:15:11
   8 / 10
Non mi trovo d'accordo coi 2 commenti precedenti. Per me è un buonissimo film invece, non convenzionale e sardonico. Di un'ironia intelligente fuori dal comune. Naturalmente non è un film per tutti i palati. Disturbatissimo e diabolico

Vegetable man  @  22/12/2007 11:10:55
   4 / 10
Mah...basta fare un film assurdo, sopra le righe, inutilmente osceno, perchè qualcuno lo definisca addirittura 'necessario'?
Io l'ho trovato semplicemente poco riuscito. Ci sono rari guizzi di vera inventiva, in mezzo a tanta noia, e tante volgarità gratuite. E lo dice uno che adora Nekromantik....

sareo  @  17/07/2007 11:30:39
   1 / 10
Vorrei dire a tutti gli "intenditori di film" che fanno tanto i saccenti di fronte a cotanta oscenità dicendo "ma no.. è critico anticonformista".
Io non credo in Dio e nella chiesa ma questo film non ha nulla di critico è spazzatura, fanfaronate di ignoranti.
Ci sono molti altri modi di criticare e magari di offendere il popolo del Sud (non tutti si inculano muli!!!!!!!!).
Il film non ha senso sono frattaglie con qualche significato sotto ? Ma volete scherzare? Chi dice "magnifico , capolavoro-." forse ha un'esperienza di cinema un pò approssimativa !
Io non sono un bigotto, non sono un benpensante, molti altri film del genere mi avrebbero divertito ma qui non ci trovo nulla da ridere e ricordatevi sempre che chi sta bene con la propria religione non deve essere criticato e offeso come invece fa questo film che è un guazzabuglio di leggende metropolitane e FALSI LUOGHI COMUNI !!! Osceno e vi dico che questo film è molto meno geniale di quanto voi lo decantiate, superficiale, mal studiato e soprattutto banale (lo potevo fare anche io questo film!!!!!!!!!!) .
Mi spiace essere fuori dal coro ma questo film offende e io penso che il film essendo un'arte non deve offendere ma illuminare. Questo film oscura.

beta789  @  29/05/2007 09:47:55
   9 / 10
Il film italiano più necessario degli anni '90. Estremamante religioso e dolente, nel senso di un film che si occupa dell'essere umano.
Peccato che in pochi abbiano capito il sacro che alberga in questo film.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento goat  @  24/04/2007 11:12:09
   9 / 10
sostanzialmente al livello dello zio di brooklyn, ma osa ancora di più dal punto di vista dei contenuti. d'altra parte, quando non c'hai una lira, un modo per compensare questo aspetto devi trovarlo.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  02/01/2007 12:32:14
   5 / 10
Film cinico? Secondo me solo furbo. Pasolini? Bunuel? Lontani anni luce (anche se a me Pasolini non è mai piaciuto moltissimo).
Provocatorio? Forse. Blasfemo? Si, ma chi se ne frega.... Se si vuole fare una crociata contro la religione cattolica la si faccia pure, ma ci sono anche modi più intelligenti. E' facile essere blasfemi come fanno Ciprì e Maresco, basta scrivere cose del tipo "Il vibratore di Padre Pio, fa miracoli anche con le frigide" . E allora? C'è il gusto sottile di andare controcorrente, di mandare fan**** i preti, di lottare contro la censura "cattolica"... ma a me che non interessa niente di ciò che dice il Vaticano, il film è sembrato proprio una grandissima ******. Concordo con chi dice che la libertà di espressione vada tutelata e disapprovo la censura e i picchetti davanti al cinema, ma la mia critica a questo film deriva proprio dalla sua struttura filmica. Il livello tecnico è elevato, ma il film in se si regge solo sulla provocazione (futile) e sull'esagerazione che dopo un pò stanca. Può piacere a chi segretamente brama la distruzione della chiesa di Roma, può infastidire chi invece crede in quella istituzione, ma risulta innocuo e anche un pò palloso a chi invece non odia e non ama i preti.

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/01/2007 18.16.25
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  @  04/11/2006 16:43:54
   9 / 10
Ciprì e Maresco ci regalano un'opera splendida nel suo sbatterci in faccia tutto lo squallore e la miseria dei suoi protagonisti e dell'ambiente in cui vivono, lercio, laido, meschino. Non paghi, fanno un passo ancora più in là, tracciando inquietanti parallelismi simbolici con il vangelo e con le figure che lo popolano, viste sotto la loro impietosa e sprezzante lente d'ingrandimento.
Ovviamente la censura bigotta non poteva che gridare allo scandalo, ritirando la pellicola dalle sale ed inibendone di fatto la normale circolazione. Ma perchè? Cos'è che rende Totò che visse due volte così disturbante? Certo non le profanazioni dei defunti, nè le sodomizzazioni di animali, nè l'amplesso con un'effige della mado.nna. Probabilmente è la rapresentazione dell'impietoso degrado dell'anima a rendere insostenibile la visione di questo cinico capolavoro in bianco e nero.

sweetyy  @  23/09/2006 20:58:30
   7½ / 10
Allucinante questo film...strano davvero! Nel contempo però anche divertente,disturbante,tutto! Do 7 e mezzo perchè preferisco ''Lo zio di Brooklyn''

lupin 3  @  22/09/2006 17:08:45
   7½ / 10
Un film molto coraggioso non capita spesso di guardare roba del genere.
Da pelledocaaaa!

Invia una mail all'autore del commento gei§t  @  22/03/2006 17:50:11
   9 / 10
Dissacrante e blasfemo, assolutamente imperdibile. Film che lascia senza parole, fa ridere tanto e si resta continuamente allibiti. fantastico

Rusty il Selvag  @  16/12/2005 18:37:53
   10 / 10
commedia teatrale grottesca ed ironica

che ti fa dire ad ogni scena: "Nooo, non si può"!

consigliata la visione ad un pubblico di:

1) Benpensanti
2) Bigotti
3) Ignoranti

vi drizzeranno tutti i peli del corpo...

antonius block  @  11/09/2005 11:06:50
   10 / 10
Un film sopra le righe ,non risparmia niente e nessuno, nemmeno la figura di Cristo che qui viene rappresentata come un grezzo vecchietto che si gratta sempre le palle. Per non parlare di Paletta che per andare dalla m i g n o t t a va a rubare le catenine offerte all'Ecce Homo.
Per stomaci forti !

Guy Picciotto  @  25/08/2005 13:57:15
   7 / 10
nemmno Gesù è più portatore di speranza, anzi è uno dei tanti che si diverte nei party a guardare uno spogliarello femminile ( tutti i protagonisti della pellicola sono uomini, chi travestito ovviamente da donna), il Gesù siciliano è un pellegrino che continua a ripetere "minchia", che dà dei cornuti agli apostoli, che si mette a sedere all'ultima cena ( quando gli apostoli avevano già cominciato a mangiare senza neanche aspettarlo...)e dice "cominciamo stù festino", che risponde "levate 'n mezzo ai ********" a chi gli implora il miracolo per Lazzaro (che è balbuziente e dice altro che "mi state cacando la minchia tutti"), che va a giro tutto vestito di cenci bianchi, e che alla fine, messo sotto "processo" da un boss mafioso, tenta di salvare la pelle dicendo "sono incarricato sono; sono incarricato e vendendosi alla mafia,
un altro personaggio : lo zimbello del paese fagocitato dagli impulsi sessuali sta a menarselo notte e giorno strabuzzabndo gli occhi e assumento fattezze da demente, la rappresentazione della gioventù d'italia omologata dal potere sotto forma di mezzi d'intrattenimento e di informazione, ci informano i fatti e non sui fatti come diceva sua maesta Carmelo Bene, il film è tutta una rappresentazione delle bassezze quotidiane di questa piccola italietta democratica ( dove la democrazia sta per deserto culturale)
Ciprì e Maresco ci ricordano quanto siamo miserevoli nelle nostre pulsioni primarie (sesso-denaro-cibo). Devastante atto d'accusa al modus di vita di questa italietta medio borghese e per questo mediocre.

la mia opinione  @  10/08/2005 00:38:52
   10 / 10
Il film piu' blasfemo che abbia mai visto. Unico.

controsenso  @  08/08/2005 13:33:46
   10 / 10
Qualcuno ha proposto di bruciare la pellicola e farla scomparire dalla circolazione...
Cinico, squallido e a tratti veramente disturbante, ma è questa la realtà che
Ciprì e Maresco hanno voluto impietosamente fotografare.
Meraviglioso il disgusto che hanno generato in tanti moralisti, perbenisti e clericali!
Prima di lui solo Brunuel e Pasolini...

Funeralopolis  @  08/08/2005 10:40:14
   9 / 10
Molto debitore di certi stilemi pasoliniani, cerca tuttavia una sua strada, persino, oserei dire, più estrema di quella che percorse Pier Paolo in "Salò". Vi si scorge una frustrazione, una disperazione urlata a squarciagola attraverso il silenzio di immagini prive di significato: niente ha senso, tutto può essere attaccato perché tutto è niente. Sembra un immenso funerale del senso, forse ha il difetto (perdonabile) di lasciarsi andare un po' verso un autocompiacimento estetizzante. Una gioia per gli occhi, come in tutti i lavori del duo Ciprì e Maresco, la fotografia, curata da Luca Bigazzi. È il vuoto che riempie.

silvhia80  @  19/06/2005 17:22:55
   10 / 10
Inquitudine allo stato puro. Comica bestemmia sulla religione cristiana. Cinico e spietato.

Moderator  @  04/06/2005 17:13:58
   10 / 10
il film piu blasfemo della storia del cinema

MisterJavaX  @  25/03/2005 20:10:06
   8 / 10
Bello,davvero bello.
Mi comincio ad appassionare ad i films di ciprì e maresco.
Per gli amanti del genere.


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