tutta la vita davanti regia di Paolo Virzì Italia 2008
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tutta la vita davanti (2008)

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locandina del film TUTTA LA VITA DAVANTI

Titolo Originale: TUTTA LA VITA DAVANTI

RegiaPaolo Virzì

InterpretiIsabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Massimo Ghini, Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Teresa Saponangelo

Durata: h 1.29
NazionalitàItalia 2008
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 2008

•  Altri film di Paolo Virzì

Trama del film Tutta la vita davanti

La ventiquattrenne Marta, fresca di laurea in filosofia, trova lavoro in un call center venendo a contatto con un ambiente apparentemente giovane e dinamico che, in realtà, nasconde tutte le insidie insite nel precariato.

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Voto Visitatori:   7,11 / 10 (168 voti)7,11Grafico
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Voti e commenti su Tutta la vita davanti, 168 opinioni inserite

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polbot  @  30/03/2008 22:33:15
   7½ / 10
Il soggetto va un po' fuori strada (mi spiego nello spoiler..), però il film è ricco e brioso.al solito la forza dei film di Virzì son i personaggi. Anche il più insignificante rimane impresso.Bravi poi gli attori, tutti. Peccato per quelle forzature in sceneggiatura..
Virzì comunque più che il precariato, secondo me punta di più su una deriva "americaneggiante" che sta un po' dilagando anche negli ambiente di lavoro italiani...innegabile.

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arturo  @  30/03/2008 20:44:52
   10 / 10
ammappete che film: commovente ma divertente, duro ma vitale, inquietante ma irresistibile. non credevo, davvero. Era tanto che non piangevo e ridevo allo stesso film, italiano, poi...

ughetto  @  30/03/2008 19:18:49
   4½ / 10
Questo film è un evento affascinante: dimostra esso stesso la tesi che contiene.
La quale tesi è che sul tema della flessibilità del contratto del lavoro, e delle sue implicazioni sociali, non ci sono le idee chiare, anzi non c'è nessuna idea; e le vittime di questa poca chiarezza possono essere impunemente sfruttate da un sistema con pochi scrupoli e, soprattutto, con poche regole.
Quindi, dicevo, Virzì è parte integrande della sua stessa tesi, perchè dimostra, con un film pessimo, che la cultura italiana è incapace di razionalizzare il problema.
Non è capace innanzitutto in sede di analisi: il film ripropone gli stessi effetti collaterali per le impiegate, di quelli denunciati, in altri sedi, come peculiari del lavoro in fabbrica su lunghe filiere: insomma l'alienazione.
E la scena di sesso consumata nella decapottabile è una citazione della "classe operaia va in paradiso" di Pietro Germi. Nulla di male a citare: ma qui si trattava di enucleare una nocciolo problematico peculiare del lavoro flessibile. Cosa che non è stata fatta. Si è preferito attingere, in modo banale e scontato, a quanto già detto in duecento anni di riflessione sul lavoro.
Analisi fallimentare anche sul fronte sindacale, dove il discorso sulle vecchie tute blù, non solo spiega male il problema, ma una volta di più non va a fondo.
Buio assoluto ovviamente sull'eziologia: ragioni della produzione, scenari globali che implicano questo nuovo panorama contrattuale.
Oscurità anche su quelle che potrebbero essere le reali esigenze dell'impiegato così detto precario medio: infatti la protagonista, laureata in filosofia, sfugge ai parametri.
Se, dicevo, carente in sede di analisi, si rivela disastroso in sede di sintesi.
In pochi minuti (lo so che è difficile chiudere una sceneggiatura che non esiste), ogni genere di disastro si abbatte sulla pellicola: incidenti, prostituzione, e un omicidio tanto assurdo quanto sciocco ai sensi della narrativa. Tutto in direzione di un pranzo catartico dove la parola finale che viene pronunciata è la conferma della malsana congiuntura culturale che ha dato origine a un film così scialbo e squilibrato.
Brava la Ramazzotti nell'interiorizzare le movenze (non le espressioni, sempre identiche) del suo personaggio.
Regia inesistente (e non credo che dare un taglio televisivo sia un modo di criticare la televisione, alla Oliver Stone). Insopportabile la voce fuori campo: ma quetsa è una vecchia polemica.

4 risposte al commento
Ultima risposta 02/04/2008 00.05.35
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  30/03/2008 13:04:33
   7½ / 10
Se tutte le commedie italiane mediocri di questi anni fossero in grado di parlare di argomenti anche seri con il sorriso sulle labbra come fa Virzì la situazione cinematografica nazionale sarebbe decisamente migliore.

Grande fratello, neolaureati senza occupazione, lavori part-time sottopagati:il tutto è collegato nella "generazione call-center" descritta dal regista livornese come figlia della situazione politica, economica e sociale italiana.
Probabilmente non sarà troppo approfondito sul perchè si è giunti a questo e spesso le situazioni sono esagerate rispetto alla realtà (ma questo Virzì lo sa bene, infatti non c'è poi tanta differenza dalla Daniela messa in scena al teatrino della CGIL e quella "reale") ma non dimentichiamoci che è una commedia il cui scopo è di intrattenere e divertire. Se poi è in grado di far riflettere e anche commuovere in certe situazioni, ben venga.

Menzione finale per l'ottima prova del cast: se Mastrandea e Germano avevano già dimostrato il loro valore, una piacevole sorpresa è stata l'esordio della protagonista e le prove della Ferilli, di Ghini e della Ramazzotti.

Invia una mail all'autore del commento franx  @  30/03/2008 12:17:48
   7 / 10
Meno bello degli altri di Virzì, è un *****tto nello stomaco di media potenza, direi appoggiato.
E' giusto, come si dice qui sotto, "con situazioni troppo forzate" e, aggiungerei, inserite come se esistesse una certa giustizia "poetica" che salva "i buoni" e annienta i cattivi, cosa che si verifica rarissimamente.
La Ferilli dà una buona prova, prova che assolutamente non mi aspettavo.

Per citare un altro commento qui sotto, che si lamenta del "disfattismo" e del "pessimismo cosmico" della pellicola, direi che uno può anche avere una stecca nel c*lo e conservare il sorriso, ma è un fatto di scelte personali.
Questo film, invece, fa vedere, tra le altre cose, come si sia "obbligati" a mantenere il sorriso anche con la stecca famosa nel posto suindicato sul luogo di lavoro, cioè come si sia privati di poter scegliere se comportarsi da pessimisti o ottimisti.

Che sia ottimismo o pessimismo, resta il fatto che la famosa flessibilità, ancorchè sacrosanta, è stata male interpretata e male applicata da gente senza scrupoli, agenzie interinali (che hanno troncato definitivamente il rapporto DIRETTO tra candidato e azienda, bypassando così i sindacati) e chi più ne ha più ne metta.

A proposito di sindacati la situazione è esattamente come la si raffigura nel film e lo so per esperienza.

Le scene di sesso (2).
Se le poteva abbondantemente risparmiare, sia perchè sono eccessivamente esagerate, sia perchè spingono all'emulazione di un sesso proprio "sbagliato" da tutti i punti di vista.
Magari poi, per imitazione, si sentono urla, lamenti e gemiti e scopri che gli ha semplicemente fatto una s*ga e lei non è nemmeno venuta :P.

uecanaia  @  29/03/2008 23:34:25
   8 / 10
rappresenta uno spaccato tremendamente reale della situazione di gran parte degli italiani.
Peccato però per alcune situazioni troppo forzate.

filosofo  @  29/03/2008 19:03:05
   8 / 10
Grande film! Finalmente un film italiano che non sia una ca.gata! Davvero una bella storia, e devo dire che è molto attuale! Un film molto particolare, che non si ferma solo sulla "storia" della protagonista ma anche sugli altri personaggi del film.
E poi si vede anche la fi.ga della bionda! Fantastica quella scena, la migliore di tutto il film! Davvero inaspettata! Bel colpo di scena davvero!!!
Complimenti al regista... aspettiamo il sequel!

1 risposta al commento
Ultima risposta 21/04/2008 19.49.37
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superandy  @  28/03/2008 09:47:27
   5 / 10
ma perchè noi italiani pensiamo che un flm possa affrontare temi importanti ed attuali solo con un tono così piattamente pessimistico?
la pellicola parte bene, con alcuni spunti di riflessione interessanti, pungente e a tratti frizzante. ma di lì a poco tutto si perde. Ecco allora affiorare il nostro atavico disfattisimo, sempre più fagocitatante non solo i personaggi principali, ma altresì tutto ciò che li circonda. Si innesca un turbine dove tutto va male a tutti, senza - tuttavia - che un simile approccio trovi corrispondenza in una trama ed un ritmo tali da non far cadere lo spettatore nella noia e nel grigiore di recitazioni (eccezion fatta, forse, per la Ragonese e la sorprendente Ramazzotti) prive dell'enfasi e della rabbia che il ruolo richiederebbe.
peccato, perchè il tema del lavoro precario e delle difficoltà del mondo dei giovani era una splendida idea...ma qualcuno dovrebbe spiegare al regista che se le cose andassero sempre come il film le prospetta il tasso di suicidi in italia salirebbe esponenzialmente...

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