un'altra donna regia di Woody Allen USA 1989
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un'altra donna (1989)

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locandina del film UN'ALTRA DONNA

Titolo Originale: ANOTHER WOMAN

RegiaWoody Allen

InterpretiGene Hackman, Ian Holm, Mia Farrow, Gena Rowlands

Durata: h 1.28
NazionalitàUSA 1989
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 1989

•  Altri film di Woody Allen

Trama del film Un'altra donna

Marion è un'intellettuale newyorkese sposata con un celebre medico e sta finendo il suo nuovo libro. Si trova in piena crisi d'identità. Un giorno si accorge che attraverso una parete può seguire i colloqui in corso nell'attiguo studio di uno psicanalista. Finisce per identificarsi con una delle pazienti, Hope, e attraverso di lei si ritrova a fare i conti con se stessa.

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Voto Visitatori:   7,72 / 10 (29 voti)7,72Grafico
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Voti e commenti su Un'altra donna, 29 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  01/12/2025 12:06:57
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Un Woody atipico, lontano dalla comicità, un dramma intimista e sentito nel quale vi è un interessante approfondimento dell'interiorità femminile, tramite la figura di questa donna di mezza età, con una vita molto convenzionale, un marito, una figlia adottiva, un discreto lavoro come scrittrice, che inizia a farsi diverse domande sulla sua stessa vita, l'opera sfrutta il pretesto del suo trasferimento in un piccolo appartamento adiacente ad uno studio di uno psicologo, dal quale si sentono le conversazioni coi pazienti, per far insorgere nella protagonista una serie di dilemmi e riflessioni destinate a cambiare la sua vita, ho apprezzato molto la sceneggiatura per la sua capacità di scendere a fondo della questione, la vita di Marion è scandagliata molto bene, andando a scavare tra rimorsi e rimpianti del passato, partendo dal rapporto col padre ed una giovinezza nella quale non è riuscita a coltivare una delle sue più grandi passioni, quella della pittura, un po' per pressioni esterne, un po' per l'incapacità di applicare la propria volontà, arrivando ai sensi di colpa nei confronti di una vecchia amica, ancora adirata con lei per una questione sentimentale, fino al complicato rapporto con la maternità e la figura maschile, da qui il film opera diversi flashback esplicativi che ricostruiscono il mosaico della vita di Marion, come accade spesso con Woody è un film estremamente coinvolgente emotivamente, capace di trasmettere una forte malinconia, mi vengono i mente gli splendidi flashback sul finale, quelli che vedono protagonista Gene Hackman, che lasciano con un terribile amaro in bocca, così come la forte insofferenza per la figura dell'attuale marito, annoiato borghese dalle tendenze adultere, che ha lasciato la moglie per Marion, dopo averla tradita in una situazione delicata e che ora sta intraprendendo una relazione con un'altra amica di Marion, portando la relazione a spegnersi, sintomaticamente, per la mancanza di intimità.

Dallo stile minimale, perlopiù ambientato in interni, Woody omaggia e prende spunto da uno dei suoi più grandi maestri, ovvero Bergman, utilizzando un linguaggio che alterna momenti più lineari ed esplicativi alle proiezioni, come si vede nella giovane donna, interpretata da Mia Farrow, in terapia dallo psicologo accanto, nella quale si rispecchia Marion da giovane, una donna vent'anni più giovane piena di speranze e sogni non ancora infranti, che allo stesso tempo prende Marion come riferimento per evitare gli stessi errori suoi.

Molto bello visivamente, non troppo casualmente, c'è Nykvist alla fotografia, il pupillo di Bergman, suo compagno di mille avventure, che impone una splendida atmosfera fatta di colori caldi ed accoglienti, con gli interni che sembrano luoghi di conforto e rifugio della protagonista, a differenza dei freddi esterni newyorkesi, caratterizzati dal grigiume del cemento ed alberi spogli, differente è quanto si vede nei flashback, con una campagna in pieno autunno, fatta di un accogliente foliage, che diventa metafora del decadimento del personaggio.

Molto intenso, parecchio profondo, è un dramma di Woody che mi ha soddisfatto.

Filman  @  04/05/2022 09:59:30
   7 / 10
In un'aura di malinconia, ANOTHER WOMAN si sposta dal cuore all'anima, dall'istinto alla psicologia, divenendo un dramma malinconico e profondo, così come malinconica e profonda è la regia di Woody Allen, che conferisce spessore attraverso l'estetica ad una narrazione che però non ha una forza drammaturgica scritta paragonabile a quella a cui si ispira e aspira. Il regista cerca di mimetizzarsi in un cinema inventato e fatto da altri cadendo nel banale tranello dell'impersonalizzazione.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  31/03/2018 05:18:40
   8 / 10
Nonostante un lieve manierismo un film intensissimo e ricco di riferimenti, dal solito Bergman a Ibsen, passando per Klimt Satie e Schnitzler.
Uno di quei film di Allen da non perdere anche se non di facile lettura. Grande direzione di attrici, la vedova Cassavetes e' un'attrice fantastica

pak7  @  16/08/2017 17:56:10
   6½ / 10
Allen atipico. Non aspettatevi risate, battute perchè non ci saranno.
Tratto delicato su una pellicola non troppo riuscita (carente dal punto di vista psicologico della protagonista).
Bello il finale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  18/07/2016 18:16:16
   7½ / 10
Lo stesso anno di "Crimini e misfatti", una delle vette della comicita' i Allen, esce anche questo "Un'altra donna", tutt'altro che comico e sicuramente meno conosciuto ma altrettanto riuscito.
L'altra donna a cui si fa riferimento non è la giovane Mia Farrow di cui ascoltiamo i problemi sussurrati allo psicanalista, ma è la protagonista stessa che tramite questo "spiraglio" nel muro riesce a diventare un'altra persona, o comunque ad aprire gli occhi sulla sua vita.
Bellissimo come entriamo in questi salotti borghesi fatti di ipocrisia e argomenti altolocati e come ne usciamo per appartarci nelle stanze da letto, dove i segreti vengono a galla.
Un film onirico e misterioso che, come hanno detto altri, ricorda il cinema di Bermann.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  18/01/2016 18:00:33
   7 / 10
Un Allen più intimo rispetto allo standard psicoanalizza una donna borghese che vive una crisi di coppia da cui non c'è uscita. Europeo nello stile e nel manierismo, Allen costruisce una pellicola interessante che però non sempre riesce ad essere incisiva come lo sono quelle girate dai grandi maestri del vecchio continente.
Ottimo cast.

Goldust  @  24/07/2015 12:18:38
   6 / 10
Partendo dal banale presupposto che Allen non è Bergman il film in questione è un lucido viaggio dentro le insicurezze di una donna di mezza età, robusta fuori e fragile dentro, in cui la psicanalisi gioca per una volta un ruolo positivo. Meno pessimistico di quanto potrebbe sembrare, il film non si spinge oltre il ( buon ) racconto di donna a tutto tondo, e mi ha lasciato un pò deluso nella descrizione dell'ambiente circostante. Che purtroppo, da Interiors a Settembre ad altre opere, è sempre il solito: noiosi party borghesi, coppie mature in crisi, intellettuali da quattro soldi che snocciolano lezioni di vita, tradimenti fuori tempo massimo, amori non corrisposti.
Non è un peccato ripetersi, come avevo già detto analizzando altri lavori di Allen; però ripetendosi i capolavori non si fanno.

Jumpy  @  18/03/2015 21:34:30
   7½ / 10
Più di altri risente molto del passare degli anni. Per le ambientazioni retrò e l'atmosfera più che un film dell'88 sembra un film degli anni '70.
Ad ogni modo, resta insolito e particolare, mai lento o noioso anche perchè, tutta la storia, fin dai primi minuti, appassiona e fa salire sempre più la voglia di sapere come andrò a finire... ed il cast è strepitoso.
Per dire... basta una grande sceneggiatura ed un grande regista, per fare del grande cinema, senza giocare con fotografia ed effetti speciali.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/03/2015 20:58:37
   8½ / 10
Una seduta psicanalitica di riflesso, provocata dal casuale ascolto di un'altra. Ciò che più temeva la sua protagonista era scoprire le zone d'ombra di se stessa, scoprire l'altra donna all'interno della sua esistenza. Quella donna lontana dall'acuta intelligenza, dal carisma e dalla personalità forte che possedeva. L'altra donna è l'aridità sentimentale che ha allontanato le persone che amava, che ha trasformato il timido rimpianto in rimorso.
Allen ci accompagna in un percorso di riscoperta di una persona, di rimettere in discussione sé stessi e di affrontare e affrontare con un pizzico di speranza un (forse) nuovo inizio. Tante sfaccettature e sfumature che Gena Rowlands prende in carico e le fa sue con un'intepretazione maiuscola. Uno dei film di Allen che apprezzato di più.

Dick  @  01/08/2014 22:54:35
   8½ / 10
Altro film del periodo con Allen che si "limita" a stare dietro la macchina da presa. Ritratto di una donna che si vede allo specchio in un bel film con un grande cast su cui spicca ovviamente la protagonista Gena Rowlands. Amaro, ma

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Woodman  @  17/04/2014 15:33:47
   9 / 10
In assoluto il migliore di Allen fra quelli che ho visto.

Atmosfere raggelate e rarefatte, dai toni crepuscolari ben resi dal bergmaniano Nykvist. Bergman, per l'appunto, aleggia un po' di continuo, e il film è il migliore omaggio fatto dall'americano al maestro svedese.
Gena Rowlands è superba, ma mal le si incolla la voce sgraziata di Marzia Ubaldi. Ottimi comprimari, fra i quali spiccano Gene Hackman e Sandy Dennis.
La splendida terza gymnopedie di Satie fa da tema principe, e si sposa alla perfezione alla sequenza onirica.

Ottimo.

FranBri  @  10/02/2014 17:30:32
   7½ / 10
Tratti onirici e introspettivi per un film drammatico che è tra i miei preferiti di quelli girati da Woody Allen. Una donna di mezza età che, grazie ad una strana casualità, inizia a fare le somme della sua vita. Vita esteriormente perfetta ma che nasconde un vuoto sentimentale di notevole importanza. Mi piace molto perchè a differenza di Interiors, che avevo apprezzato comunque molto, finisce con una grande dose di speranza! L'attrice protagonista poi è perfetta per la parte. Mi ha fatto emozionare!

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  15/05/2013 17:12:05
   8 / 10
Allen osa ancora sul versante bergmaniano del dramma, freddo e intenso bilancio di mezzo secolo evocato dalla conversazione trasparente lo studio psicanalitico, tra una donna e il suo analista, accostato al suo appartamento.La protagonista (una perfettamente controllata quasi asettica Rowlands) raramente così seguita passivamente e pedissequamente dalla mdp, morbosamente al suo servizio enfatizzandone ogni virgola del suo viso con lunghi piani sequenza zoomati in calibrati primi piani, la quinquagenaria ha trascorso una vita votata interamente alla cultura, talmente razionale da sacrificare ogni distrazione, quale una maternità, un'affezione, un'amicizia.
Ottimo il quadro elitario composto dal regista, uscite serali che hanno il sapore di uno sfizio intellettuale, esibizione culturale, competizione accademica.
Commento sonoro ottimamente contestualizzato ad un ceto altoborghese.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  26/04/2013 16:22:12
   7 / 10
Film drammatico con spiccati tratti onirici, molto bergmaniano. Interessante.

JOKER1926  @  25/03/2013 18:14:43
   7 / 10
Risiede nella cerchia dei film di nicchia, "Un'altra donna"; è ancora una volta, un film d'autore di Woody Allen riservato a pochi.
Con un cast importante (Gene Hackman , Mia Farrow e Gena Rowlands) il film di Allen cattura tutti nel suo mondo poetico e sofferente.
"Un'altra donna" non ha spunti solari ed allegri, le situazioni sono sapientemente ancorate ad una tristezza e ad una inconcludenza pressoché cronica e stagnante. Rientrano nei tessuti narrativi i concetti inerenti al sogno e alla psicologia, si analizzano i comportamenti di una donna insoddisfatta che vive di rimpianti, di amori ormai non più realizzabili.
Tutto sommato questa produzione ricalca un po' l'essenzialità dell'individuo nell'ottica post matrimoniale: nascono problemi e la passione è ghigliottinata su loschi altari. Arriva un finale ne "Un'altra donna" che non porta nessun epilogo mielato o risolutore, le situazioni rimangono lì, senza soluzione e processi particolari.
E' questa, effettivamente, la forza del film del 1989, ovvero quella realtà che non soddisfa e riporta a vivere i ricordi, questi ultimi giostrano ogni dinamica. Allen maestro nel fotografare le gesta e i pensieri dei protagonisti attraverso una fotografia seppiata e ad inquadrature in primo piano riflessive e silenziose.

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  23/01/2013 20:23:21
   9 / 10
Uno dei film più sinceri, emotivi e profondi di Woody Allen.

Cerebrale ma non compiaciuto, con un controllo dello stile che guarda a Bergman, unendolo alle nevrosi, ai drammi e ai fallimenti della New York contemporanea.
Il ritratto della protagonista ha sfumature infinite, la risata è tenuta lontana come il dramma, al centro le emozioni e gli struggimenti di un'analisi esistenziale.

Le fughe oniriche snelliscono l'assunto, senza farne perdere di forza. Cast eccezionale.

Bellissimo.

kako  @  26/11/2011 20:49:55
   7 / 10
film atipico per Woody Allen, esula dalle sue solite commedie, un film introspettivo, delicato, malinconico. Indubbiamente una buona prova, ma non mi sento di dare più di 7 perchè è un'opera difficile e intima che probabilmente per limite mio non sono riuscito ad apprezzare pienamente come altri lavori "più classici" del regista

Lory_noir  @  23/08/2011 23:29:08
   7½ / 10
Un film intimo che conquista, quasi fosse una confessione faccia a faccia con la protagonista. Non uno dei più brillanti di Allen ma comunque un buon film, da vedere.

paride_86  @  10/11/2010 00:42:42
   8½ / 10
Dai chiari rimando bergmaniani, "Un'Altra Donna" è una perla del cinema di Woody Allen. Delicato, intimo, sofisticato e molto profondo, è un film che si fregia di una bellissima interpretazione della grande Gena Rowlands.
Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  28/08/2010 19:53:59
   7½ / 10
Un Allen insolito, europeo e bergmaniano.
Il fatto è che il film è certamente e inequivocabilmente bello, però mi sa di esercizio di stile. Un Allen manierista che tenta di leggere (non in modo del tutto riuscito) la straordinaria e irripetibile esperienza cinematografica di Bergman e Antonioni (nonchè Fellini) in una chiave personale e forse "ultreuropea" (dire statunitense sarebbe troppo!).
Ora è una velleità perfettamente legittima e decisamente apprezzabile da parte dell'unico regista anti-americano americano. Un regista che è più nostro che loro, tuttavia questi tentativi ripetuti di riprodurre un certo cinema (che è irriproducibile) non suo lo falsano, lo impoveriscono, lo delegittimano a livello estetico e concettuale.
Lo ribadisco, è un bel film. Fatto con grande intelligenza, cultura e criterio. Però rimane quel vago senso di manierismo che rovina il tutto.
Ovvio che rientrino in tale pellicola tutte le ossessioni esistenziali di Allen; queste però, trovo siano state espresse meglio e più originalmente nelle sue splendide commedie.
Perfetti gli attori.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  11/05/2010 23:16:17
   8½ / 10
I ricordi sono qualcosa che abbiamo o che abbiamo perduto?
Stupefacente indagine di un bilancio esistenziale fatto di rimpianti e speranze di una scrittrice sui cinquanta che entra in crisi dopo aver origliato le sedute di psicanalisi di una goffa donna incinta.
Uno dei ritratti femminili più profondi e toccanti della filmografia di Allen, che nella sequenza del sogno a metà film proietta lo spettatore in un subconscio onirico fatto di angosce e frustrazioni che meriterebbe di entrare negli annali del genere. In un cast sostanzialmente straordinario (fra gli altri merita di essere ricordata la raffinata Sandy Dennis) svetta la superba prova di Gena Rowlands, un connubio commovente di sensibilità drammatica e arte recitativa di insuperabile misura.
Colonna sonora e fotografia di altissimi livelli.
Cinema intimo e cerebrale, tra gli Allen più complessi e indimenticabili di sempre.

dobel  @  03/09/2009 13:42:00
   8 / 10
'Il posto delle fragole' di W.A.

dagon  @  26/09/2008 16:29:02
   8 / 10
uno dei film più misconosciuti di Allen "serio". Molto intelligente, attento e profondo. Acquista senso man mano che si va avanti con l'età. Lo garantisco.

inferiore  @  11/09/2008 19:23:00
   5½ / 10
Non è affatto il mio genere, troppo psicologico e lento! Trovato casualmente Su MGM channel di sky, ho visto regia di Allen e subito pensavo a un gan film, delusione.

2 risposte al commento
Ultima risposta 12/09/2008 14.14.01
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  10/09/2008 12:28:02
   8 / 10
Un ritratto di donna molto intimista e femminile. Allen attraverso la psicoanalisi tenta di scavare nell'animo di un'affascinante signora dell'alta borghesia newyorchese. Un film semplice e contemporaneamente molto profondo. Ottimamente interpretato dalla protagonista e ben sceneggiato.

THE_FEX84  @  17/08/2008 13:40:34
   9½ / 10
Allen ritorna a parlare di psicanalisi rinunciando una volta di più ad apparire come attore,per dedicarsi interamente al ritratto di questa donna dall'animo mai scoperto,troppo soffocato dalla comoda vita alto-borghese che in quelche modo imprigionava la vulnerabilità dei suoi sentimenti.Grazie alle confessioni(ascoltate casualmente)che una donna fa al proprio psicanalista nell'appartamento vicino a casa sua,Marion cerca di paragonare la sua vita a quella dell'altra paziente,ricordando un passato ricco di rimpianti e di amarezza,e capendo sè stessa come non aveva fatto mai.Decide quindi di ripercorrere i momenti passati fatti soprattutto di occasioni perdute,amori mai rimossi,amicizie infrante,per poi approdare a un presente duro da affrontare dopo i numerosi altarini scoperti(compreso il tradimento del marito),mentre la paziente concluderà la sua analisi in modo non negativo(e questo è davvero strano in un film di Woody Allen),pur avendo qualche punto di contatto con la vita di Marion.Con uno stile più bergmaniano del solito,Allen arricchisce la sua filmografia con un ritratto preciso e accurato di una donna fondamentalmente triste e sola,senza cadere nel patetismo,ma raggiungendo vertici di commozione e di partecipazione emotiva più che mai palpabili:e lo fa inserendo ambiziosamente delle sequenze virtuosistiche degne dei grandi maestri del passato(come quella del teatro,contrapposta alla vita reale dei suoi personaggi)che danno l'ulteriore conferma di una maturità registica pienamente raggiunta.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  15/07/2008 21:35:39
   8 / 10
A volte è necessario dare uno sguardo alla nostra vita attraverso la voce del cuore di un'altra persona. Se ciò che sentiremo ci piacerà, ci colpirà, o non ci piacerà affatto, qualcosa potrà cambiare.
E' l'Allen più intimo visto finora, Bergmaniano, ma non riesco ad individuarlo in un preciso film del regista svedese, forse li tocca tutti e nessuno nello stesso momento. Sensibile luce di Sven Nykvist, ancora una volta si vede.

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/09/2016 02.41.56
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Mizoguchi  @  14/10/2007 10:57:37
   8½ / 10
Allen omaggia Bergman, insieme al direttore della fotografia Sven Nykvist, già storico collaboratore del maestro svedese.
La bravissima Gena Rowlands è Marion, una scrittrice in crisi che si isola in un piccolo appartamento per trovare le condizioni giuste per creare, ma si ritrova ad origliare nell'appartamento vicino, uno studio di uno psicanalista dove una donna va a fare dei colloqui.
Il conoscere la storia dell' "altra donna" fa ritornare alla memoria episodi del passato e si trasforma in una sorta di seduta di autoanalisi...
Nonostante sia il film di Allen in cui si ride di meno e sia pervaso da un'atmosfera di profonda amarezza, questo film è in fondo uno dei suoi film più ottimistici, infatti il processo psicanalitico non è visto con diffindenza o paranoia, anzi, anche se indirettamente, funziona e permette una commovente riconciliazione finale con se stessi.
Il cast è eccezionale, oltre all'intensissima Rowlands, abbiamo l'anaffettivo Ian Holm, la sua nemesi Gene Hackman...

Mpo1  @  21/04/2007 00:35:20
   8½ / 10
Un Allen totalmente serio, di matrice bergmaniana (in particolare “Il Posto delle fragole”), ma anche con molti tipici elementi alleniani (la psicanalisi, il mondo degli intellettuali newyorkesi…). La storia di una crisi esistenziale: la protagonista si rende conto che l’immagine che gli altri hanno di lei non è quella che credeva, che la sua vita non è poi così perfetta. Capisce di aver dovuto rinunciare alle emozioni per paura di perdere il controllo, di soffrire troppo. Si rende conto dei suoi errori e cerca di rimediare. In realtà sappiamo che, anche potendo tornare indietro, noi rifaremmo gli stessi sbagli, o altri ancora peggiori. Non è possibile cambiare se stessi, né il mondo che ci circonda.

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