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Un film che parla di una donna che muore e poi il marito la reincontra con un taglio di capelli diverso? Ambientato a San Francisco? Vi ricorda qualcosa? Tra l'altro con uno stile che vira parecchio sul pop, come già ai tempi Hitchcock aveva iniziato - solo in qualche sequenza in realtà - esatto "L'una sull'altra" di Fulci è il cuginetto di Vertigo, poi c'è pure "Obsession" di De Palma che sarebbe il fratellino minore, ma questa è un'altra storia, diciamo che considerata l'influenza di quel film la famiglia sarebbe abbastanza larga, detto questo, derivatismi a parte, è un film che ho apprezzato parecchio, una sceneggiatura ben calibrata ed efficace in cui Fulci mischia abilmente le carte e crea un mistero che si infittisce sempre di più, dopo la morte della moglie di questo dottore che possiede una clinica iniziano ad esserci sempre più indizi che fanno sospettare che ci sia qualcosa sotto questi eventi, a partire dall'incontro con questa sosia, però bionda e con gli occhi chiari della moglie, che a differenza di Vertigo, che la poneva in modo più elegante, la fa incontrare in un locale di spogliarelliste, è un film in cui l'elemento erotico diventa preponderante, seguendo molto le tendenze del periodo, con una velata sensazione di necrofilia, come in Vertigo appunto, ma Hitchcock probabilmente aveva le mani un po' più legate dal codice Hays e dalla società dell'epoca - eh si in dieci anni mi sa erano cambiate parecchie cose - come mostrato dalla torbida attrazione del protagonista per questa spogliarellista uguale alla moglie, o anche dalla scena lesbo che è diventata tra le più famose del film.
Fulci nel finale inserisce anche qualche elemento di critica socialle, prendendo di mira la pena di morte, che diventa un gioco contro il tempo prima che un innocente venga condannato inguistamente, al netto di qualche piccolo inserto didascalico - il fratello che spiega nei dettagli il piano, o ancora il giornalista che si mette a narrare gli avvenimenti - l'ho trovato molto interessante narrativamente, ma anche stilisticamente mi è garbato parecchio, a partire dalla colonna sonora di Ortolani con un particolare free jazz che personalmente mi ha ricordato alcuni dischi di Zappa dei primi 70's - "Waka Jawaka", "The grand Wazoo" - che ha delle discrete impennate nei momenti di tensione, diciamo è più una colonna sonora che può ricordare i polizieschi del periodo che il giallo, oltre questo vi è una gran bella fotografia pop, con colori saturi e qualche sequenza simil-lisergica, basti vedere i balletti coreografici al night, con una Marisa Mell letteralmente ipnotizzante, - che il pubblico amante del genere aveva già avuto modo di apprezzare l'anno prima nel Diabolik di Bava, nel ruolo di una splendida Eva Kant - che emana un fascino ammorbante, il tutto viene valorizzato dalla regia di un Fulci già maturo, che non rinuncia a ottime soluzioni visive capaci di accrescere quell'atmosfera di torbido inganno e di tensione, frequente l'uso del power zoom, spesso anche al contrario e la concessione di diversi dettagli che sembrano rompere l'intimità dei personaggi.
Fattosi le ossa con commedie, musicarelli e spaghetti western, Lucio Fulci sperimenta la strada del thriller e si misura con l'ingombrante modello di Vertigo. Il film spalanca le porte all'interesse del regista romano per gli aspetti più morbosi dell'animo umano, e la storia noir di sdoppiamento identitario (Marisa Mell assolutamente conturbante e convincentissima come dark lady) brilla di tantissime accattivanti intuizioni visive: la spettacolare profondità di campo delle vedute losangeline, i mille richiami baviani negli arredi e nelle tinte sature, le scene di sesso velate da rosse lenzuola... Se la prima parte ammicca al thriller erotico, la seconda intraprende una strada procedurale che vive di parentesi angosciose e svela le ambiguità di ogni personaggio presente in scena. Paragonato al prototipo hitchcockiano, Una sull'altra non può reggere il confronto, assestandosi comunque su più che soddisfacenti risultati (Una lucertola con la pelle di donna e Non si sevizia un paperino mostrano un Fulci ancor più consapevole e visionario nella gestione delle meccaniche del thriller). Il finale distanzia il film dalla semplice variazione casereccia di un capolavoro estero, ed è ciò che lo inscrive perfettamente allo stile spietato e crudele di Fulci: una netta presa di posizione contro la pena di morte dai freddissimi connotati documentaristici.
Il complotto e il mistero, l'inganno e l'apparenza. UNA SULL'ALTRA si abbevera direttamente dalla fonte linfatica del thriller hitchcockiano, rubando il gioco dei doppi e l'ossessione per la donna, per evolversi all'interno di un cosmo dominato dall'erotismo. Ed è proprio il sesso il tema che attanaglia i film di Lucio Fulci, principalmente perché mezzo complementare in qualunque film italiano del periodo, d'intrattenimento e non. Il regista lavora principalmente di forma attraverso un giallo che inchioda sulla poltrona grazie a delle formule di scrittura perfettamente funzionanti.
Mentre la mia preferenza va ai gialli che si svolgono in un modo più horror o gotico, 'Una sull'altra' (alias 'One on top of the other' alias 'Perversion Story') si trova all'altra estremità dello spettro elettromagnetico, che è più un poliziesco-noir. Quindi niente musica prog-rock. niente scene stravaganti, nessun castello inquietante, niente orribili omicidi, niente traumi scatenanti, niente detective improvvisati che fanno concorrenza alla polizia. Tuttavia la trama contorta e le tette nude sono entrambe presenti. Jean Sorel e Marissa Mell sono entrambi fantastici, ma questo è uno dei loro film meno belli. Niente di nuovo dal punto di vista della trama: coniuge morto, relazioni extraconiugali, polizza assicurativa, impermeabile scuro da trincea per il detective... Il timbro di Lucio Fulci su questo thriller mezzo bollito tortuoso e in gran parte dimenticabile è praticamente limitato al suo nome nei titoli di coda. Sebbene 'Perversion Story' preceda l'emergere di Fulci come uno dei registi horror italiani più amati di tutti i tempi, la maggior parte dei fan del genere che danno un'occhiata a questo primo esperimento finiranno per desiderare che lui avesse trovato prima la sua musa oscura. Certo, 'Una sull'altra' non è inguardabile, ci sono momenti in cui il film funziona abbastanza bene. Fulci ha certamente un approccio elegante alla relazione e riesce a strappare una buona dose di suspense dalla trama spesso incomprensibile. Ma l'assurdo epilogo sfocia clamorosamente nel piatto e nel banale, e ogni vapore che Fulci costruisce lungo la strada viene improvvisamente soffocato quando il film si dipana nell'atto finale. La storia è incentrata sul donnaiolo dott. Dumurrier, la sua ambigua amante e una spogliarellista/prostituta (Monica) che ha una sorprendente somiglianza con la moglie morta del medico, Susan. Quando la polizia scopre che la signora Dumurrier è stata avvelenata, il sospetto ricade naturalmente sul medico, che si ritrova più ricco di 2 milioni di dollari grazie a una polizza assicurativa sulla vita particolarmente generosa. Mentre la trama si dipana lentamente, scopriamo che il dottor Dumurrier potrebbe essere incastrato per l'omicidio e, cosa più sorprendente, che Susan potrebbe non essere affatto morta. Nonostante l'enfasi dei titoli alternativi sulle componenti carnali della storia, la dipendenza di Fulci dal sesso soft-core per guidare il film è in realtà notevolmente contenuta. Solo un paio di sequenze si avventurano in quel territorio, ma la natura piatta e meccanica spoglia queste sequenze di gran parte del loro erotismo. Tuttavia, Fulci fa un ottimo lavoro nell'usare l'illuminazione artistica e gli angoli per aumentare la sensualità di queste scene, e grazie a tocchi eleganti come una telecamera ripresa guardando attraverso il materasso i corpi che si contorcono sopra, anche se gli attori sembrano annoiati mentre esplorano l'un l'altro, lo spettatore non si annoierà a guardarli. Altrove, la recitazione è decisamente sopra la media, con eccellenti interpretazioni di Jean Sorel e della sensuale Marisa Mell nei panni del dott. Dumurrier e della ballerina esotica Monica Weston, rispettivamente. I momenti più forti del film ruotano attorno allo sparring tra questi due personaggi, e il film non devia davvero dai binari fino a quando lo schema più grande non è al centro della scena. Alcune delle complessità della trama sono un po 'confuse e difficili da digerire, e il film sbaglia spendendo troppo tempo costringendoci a seguire personaggi in definitiva insignificanti nel tentativo di piantare false piste. La storia di base è abbastanza solida da sola e una presentazione più ordinata sarebbe probabilmente servita molto meglio. La rivelazione culminante del personaggio responsabile delle macchinazioni che affliggono la vita del dott. Dumurrier si svolge come un super criminale di James Bond che confessa l'intera trama nefasta e riunisce i fili penzolanti in modo pigro e insoddisfacente. Allo stesso modo, il destino finale che tocca i cattivi del pezzo non riesce a dare un pugno, e quando ti siedi davvero e rifletti sulla logistica della loro punizione, finisce per essere l'elemento più assurdo del film. Peggio ancora, quando arriva questo finale presumibilmente scioccante, le cose sono diventate così noiose e noiose che probabilmente non ti interesserà davvero quello che succede comunque. Buona parte delle riprese finali sono state girate all'interno del famoso carcere di San Quentin, a San Francisco.
Tra la California, luogo di detenzione ed esecuzione della pena capitale (camera a gas) del dott. Dumurrier e la Francia (dove si incontrano i due complici, cioè il fratello e la cognata), ci sono 9 ore di differenza di fuso orario. La Francia sta 9 ore avanti. L'esecuzione di George si sarebbe dovuta svolgere alle 10 del mattino (le 7 di sera in Francia), e loro due, da veri "geni", hanno pensato bene di farsi vedere in giro un'ora prima dell'esecuzione di George (che era diiventata un caso mediatico), dando così ad un vecchio amante di 'Monica' l'opportunità di spararli addosso per gelosia (a proposito, cosa ci faceva questo tizio con una P38 semiautomatica in un bar? :-) chissà magari li stava aspettando? Ma allora perchè quella reazione di sorpresa? Insomma ci sono davvero troppe forzature e coincidenze 'sospette' nel finale, che diventa davvero poco credibile...anche se l'idea del fuso orario diverso non era male tutto sommato.
Ho apprezzato parecchio la qualità della pellicola in termini fotografici, seppur i livelli non siano particolarmente alti, mi aspettavo qualcosa di molto più spicciolo per un giallo di metà anni sessanta, invece colori e fotografia sono accattivanti, così come anche i protagonisti sia maschili (in particolare Jean Sorel) che quelle femminili tra le quali abbonderanno scene di nudo. Per certi versi infatti, come tipico dell'epoca, si miscelano il genere soft-porno con un qualche crimine o mistero da risolvere, una formula abbastanza funzionale finchè si guarda un film di questo genere intervallato da un'altra decina di film con altra formula. Tornando al giallo di Fulci, i punti negativi sono soprattutto in un tergiversare per buona parte della storia, inserendo scene erotiche per allungare il brodo causa mancanza di materiale, e la scarsissima credibilità della storia
non basta una parrucca e delle lenti per non riconoscere la moglie, così come l'omicidio finale arriva con una buona dose di improbabilità...l'amante killer che vola dall'America a Parigi
Detto questo, la fotografia e la storia presa in se e per se sono abbastanza intriganti, e anche il finale per quanto poco credibile tiene molto alta la tensione. Nel complesso, ho apprezzato più i lati positivi di quelli negativi.
Uno squallido filmetto erotico camuffato da giallo. L'intera vicenda trasuda sessismo ad ogni sequenza; tutti i personaggi principali femminili non vanno mai oltre il mostrare un c.ulo o un paio di t.ette. Fulci decide di mettere insieme inutili volgarità con un (noioso) intrigo familiare, dando vita ad una storia grezza e scialba, la cui conclusione è quanto di più ridicolo si possa immaginare. La storia subisce più volte battute d'arresto con l'insulso scopo di inserire scene di nudo fine a se stesse, messe lì giusto per allungare il brodo, anche perché in effetti oltre alle curve delle attrici c'è veramente poco altro. Un filmetto piccolo piccolo che ha davvero poco da dire.
A parte "Zombi 2", che è un horror, "Una sull'altra" è il primo film giallo di Fulci che vedo, nonché il primo girato dal regista. E' un film a metà strada tra il giallo ed il genere erotico che oggi però appare molto datato sotto entrambi i punti di vista, oltre che per scenografie e per la regia stessa. Impossibile non notare il riferimento a "La donna che visse due volte" di Hitchcock; Marisa Mell, oltre a mettere in mostra le sue grazie, offre una buona interpretazione nella parte delle due donne, mentre ho trovato piuttosto statica l'interpretazione di Jean Sorel che si basa principalmente su i suoi occhi azzurri. Il ritmo è lento anche per lo standard del periodo, la trama a volte un po' confusa e a tratti poco credibile .
Film che ha una certa fama per le scene "audaci" per l'epoca (oggi fanno sorridere). Oscillando tra giallo ed erotico finisce con l'esser ne' carne ne' pesce, deludendo, alla fine, sotto ambedue i profili. La trama gialla non e' malissimo e gode anche dell'ambientazione americana, ma ci sono troppe forzature ed approssimazioni. Tuttavia puo' meritare di esser visto per curiosita' su una cinematografia italiana di genere che oggi e' completamente scomparsa.
Buon giallo diretto da Lucio Fulci, che dimostra una volta di più come questo fosse il suo genere, molto meno lo era l'horror. Inizio già molto interessante con la presentazione di tutti i vari personaggi della vicenda, poi, dopo la morte della moglie del protagonista si sviluppa tutto il film. Da subito molto bello e coinvolgente, volevo vedere come ne fosse uscito il buon Fulci, non era facile non cadere nella boiata, invece la parte finale è stata gestita benissimo e la tensione è salita ancora di più. Davvero un buon film che merita di essere ricordato tra i grandi gialli all'italiana di quegli anni.
Un ottimo giallo e con un finale al cardiopalmo. Lo spunto ripreso da Hichtcock e' puramente legato al dettaglio circa la presenza della donna che sembra vivere, appunto, due volte. Ma per il resto, questa pellicola batte una strada tutta sua. Questo film e' un piccolo gioiellino, passato inosservato solo perché girato da Fulci - se l'avesse firmato zio Alfred, oggi sarebbe considerato un capolavoro. Basti solo pensare al finale, anni e anni dopo, e cioè nel 1992, copiato pari pari nel film Innocenza colposa.
Lucio Fulci con "Una sull'altra" affermò di voler intraprendere ciò che in passato aveva fatto Alfred Hitchcock con "La donna che visse due volte" portando in scena dunque una sorta di emulazione italiana. "Una sull'arta" partorito a fine anni sessanta è uno di quei film "classici" del tempo, si tratta, come al solito, di produzioni a basso costo che cercano di far fortuna a livello di narrazione fra mistero e qualche intreccio narrativo. C'è da dire che il film parte pure bene ed emerge ben presto la sua caratteristica di film thriller/giallo che vede protagonista un giovane medico. Non mancano infatti picchi di massimo interesse, specie ad inizio film, il mistero e la curiosità intorno alla indecifrabile donna crescono man mano, le indagini poliziesche (Must in queste pellicole) sono ben almanaccate e il tutto dà sicuramente un tono di fascino e suggestione al prodotto italiano. Fulci in questo frangente risulta essere all'altezza dando vita, come detto, ad una storia abbastanza coinvolgente, ci sono le forzature ma non le banalità; lo spettatore, nel complesso, dovrebbe appassionarsi alle dinamiche del film specie quelle del finale.
Il film del 1969 si colloca, in una classifica virtuale, in una posizione centrale fra i thriller del regista in considerazione, in pratica con Fulci è abbastanza facile imbattersi con filmetti fatti a basso costo ove oltre alla deleteria confezione tecnica traspare pure una miseria nel contesto narrativo, con "Una sull'altra", invece, nonostante i limiti tecnici (realizzazione della fotografia) riesce, attraverso una baldanzosa sceneggiatura, a bilanciare un po' le cose e quindi ottiene quel fantomatico "lasciapassare" di visione. (Visione comunque dedicata a chi mastica ed ama il genere Thriller/giallo all'italiana.)
Senza dubbio lo spunto di base fa venire in mente La donna che visse due volte di Hitchcock con un ottimo intreccio alla base che si sviluppa in maniera appassionante per tutta la durata del film. Fulci tuttavia evidenzia molto la componente erotico/morbosa. Tutta la sequenza d'amore fra George e Monica, con il primo a ripensare alla moglie defunta fa intuire una sottile necrofilia. E' proprio questo elemento, l'erotismo, che Fulci gestisce in modo molto raffinato e mai volgare. Inoltre non mi è dispiaciuta nemmeno Marisa Mell, non mi aspettavo una prova di questo livello.
bellissimo film di lucio fulci.confeziona un ottimo thriller psicologico. Il film è un poco lento all'inizio,però dopo i 40 minuti il film comincia davvero a piacere,in qualche modo accattiva per tutti i minuti a seguire poi. Splendide le musiche,come al solito ottime le ambientazioni,lucio fulci in ogni suo film riesce a descrivere in maniera quasi perfetta i paesaggi tipici del luogo in cui ambienta il film.Poi ci sono delle spettacolari seguenze di auto nel film.secondo me il merito dell'ottimo risultato raggiunto da questo film ce l'ha l'attore che interpetra il dottore,adesso però nn mi ricordo come si chiama.Nel film gli viene affidato un ruolo molto difficile da impersonare,lui riesce benissimo a rendere il personaggio malanconico,triste,pensieroso,umile e arreso al destino.davvero bravissimo. sceneggiatura curata nei minimi dettagli,lucio fulci per scriverla,ho sentito dire che impiegò quasi 2 anni.il voto che do a questo film è 8,lo consiglio a tutti.quasi un capolavoro
Sarebbe stato un 7 pieno se il film durasse i canonici 84-87 minuti fulciani, e non 106! Tutto sommato è un buon giallo erotico, effettivamente ispirato dalla Donna che Visse due Volte di Hitchcock e che, se la sceneggiatura ispira poca fiducia per una buona oretta, tutta l' ultima parte ha una sapiente costruzione della suspense e un risvolto per il protagonista che rende totalmente partecipe lo spettatore. Ebbravo Fulci.
sicuramente uno dei migliori film del grande lucio fulci,con qualche scenetta erotica neanche troppo spinta ed un ritmo estremamente lento..... buona prova degli attori e buon colpo di scena finale..... dopo"non si sevizia un paperino"il miglior fulci
Sembra di assistere alla versione erotica de "La donna che visse due volte",o "Vertigo" se preferite,del maestro Hichckock! Ma a parte la presenza eccessiva di scene erotiche(Inutili quelle lesbo durante il servizio fotografico)il film si lascia guardare... Non male ma abbastanza malato...
D'accordissimo con l'altro commento presente, riguardo cui aumento solo di mezzo punto il voto globale.
Discreto, misconosciuto e derivativo thriller erotico in cui ad ogni modo già si sente la mano del regista.
Non rimane particolarmente impresso nella mente e la trama è al solito complessa ed intricata come il thriller all'italiana insegna, ma si può comunque benissimo vedere.
Dopo aver lavorato con Totò, Cementano e soprattutto Ciccio e Franco (con loro fece ben tredici film) più un western, Fulci comincia la seconda parte della sua carriera (quella del thriller alternata alla commedia o all’avventuroso per famiglie, prima della definitiva terza parte horror) con questo giallo psicologico ispirato alla Donna che Visse due Volte di Hitchcock… La trama è effettivamente poco originale, Fulci però dirige bene (e si notano già elementi che diverranno inconfondibili nel suo stile), il cast non è male, e nella parte finale si rimane un po’ con il fiato sospeso per vedere che fine farà il protagonista e Fulci è bravo a tirare avanti questo momento con mestiere… Fondamentalmente un giallo con venature erotiche, niente di imperdibile, ma comunque si fa seguire senza annoiare… Solo per estimatori di Fulci…