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Rimango sempre affascinato da come gli scritti di un gigante che porta il nome Lovecraft, in questo caso "I sogni nella casa stregata" del 1932 pubblicato sulla rivista Weird Tales, possano prendere vita nella mente dei registi contemporanei e in particolare sul suolo europeo quando si avvicinano alla New Wave del genere horror (sia francese che spagnola). Oltretutto il film è da classificarsi tra quei particolari casi in cui la storia avviene durante un'eclissi quindi ancora più evocativo per lo svolgersi degli eventi, anche se il termine più appropriato è transito visto che è Venere a porsi davanti al sole, un fenomeno rarissimo che capita con intervalli di 105 o 121 anni. Non stupisce il fatto che a capo della produzione vi sia quel pazzo di generi cinematografici conosciuto come Alex de la Iglesia (accompagnato come sempre dalla sua musa Carolina Bang), infatti si può sentire il suo tocco alla regia (mancata) anche se in modo trasversale visto che il vero regista del film è Jaume Balagueró (che si porta dietro I fidati colleghi Pablo Rosso alla fotografia e Fernando Navarro alla sceneggiatura). Un condominio in cui avvengono fatti allucinanti è un suolo rodato per il regista spagnolo, del resto è in un contesto del genere che sconvolse tutti con REC assieme a Paco Plaza, ma l'influenza di Lovecraft al soggetto e di de la Iglesia alla produzione sono la marcia in più per aggiungere l'orrore cosmico, l'esoterismo, il grottesco e l'immancabile bagno di sangue. I personaggi umani che vivono all'interno del film sono tutti allo stremo della propria esistenza sia nel fare le cose giuste che quelle sbagliate, la variabile delle streghe stile Ira Levin (e Polanski) in Rosemary's Baby è solo una sfumatura ma che permette una miglior immersione negli eventi e nel loro macabro svolgersi. La pellicola ha un andamento lento e angoscioso, che inizia dalle pazze luci di una discoteca e finisce in un grottesco condominio in cui la violenza e le visioni soprannaturali esplodono tutte nel terzo atto, ma non sarebbero state così effettive se non ci fosse stata prima una regia e scrittura focalizzata benissimo sul crescendo della follia. Ester Expósito, che è già una gran bionda di suo, dimostra le sue capacità recitative nel genere horror nel migliore dei modi (anche se vedere Carolina Bang al suo posto sarebbe stato comunque interessante lo stesso), senza mai sbavare e regalando una prova davvero ben riuscita che non stona in mezzo al corollario di caratteristi che pervadono la pazzia del film. Se questo è un antipasto del film apocalittico che Jaume Balagueró ha sempre voluto girare vi è solo da sperare che prima o poi lo faccia, per il resto "Venus" si regge completamente sulle proprie gambe anche senza osare troppo ma comunque facendolo in modo truculento e onirico.
Horror abbastanza banale con le solite location e la solita trama (confusa e riciclata)...se non fosse per la "buona mano" di Jaume Balagueró, ormai inflazionato, e per la bellezza della protagonista direi che non ne vale la pena. Non resterà nella mia memoria ma c'è di peggio.
La prima ora di "Venus" è indubbiamente ben diretta e scorre perfettamente con la vicenda di Lucìa in fuga con il malloppo che cerca rifugio dalla sorella Rocìo ed in parallelo i malviventi che indagano per rintracciarla e recuperare il borsone pieno di amfetamine. Nella seconda parte Balagueró si perde in maniera caotica finendo nel citazionismo più banale. Parte cucita su misura per la bella Ester Expósito, alcune scene splatter che non guastano ma il finale ironico e privo di mordente mi ha lasciato alquanto perplesso. Suggestiva l'ambientazione dell' "Edificio Venus" in quel di Madrid che non può far ricordare quello di "Rec". Peccato per la sceneggiatura in calo dopo la prima parte altrimenti sarebbe stato sicuramente un altro film.
Maremma che merd@ sto film. Non che Balaguerò sia un regista top di gamma eh, ma di certo non mi aspettavo una porcheria di tale portata. A una certa mi sono chiesto se stavo guardando un horror o una parodia. Un miscuglio di roba al punto da risultare indigesta.
Non mi è dispiaciuto nel complesso ma Balaguero ha fatto di meglio. Gioca più sul sicuro, nei territori più congeniali al regista spagnolo, prendendo un complesso condominiale maledetto ed intessendo una trama dai toni apocalittici fra reminescenze di Argento e Lovecraft. Cucito addosso alla sua protagonista, dal fisico veramente prorompente e statuario, Venus centellina le scene gore anche se il sangue non difetta. Un budget non certo alto si nota da qualche effetto speciale in CGI, ma la regia è buona anche se come sceneggiatura va un po' per la tangente specie nel finale.
Forse la peggior vaccata realizzata da Balaguerò in tutta la sua carriera da regista. L'andazzo di questo VENUS è quello visto troppe volte in molti film di genere: per oltre un'ora non succede una beata mazza, se non chiacchiere che servono a presentare e promettere qualcosa di più succoso che poi viene puntualmente disatteso. La parte finale è una immane str0nzata, inutile dire che gli inserti esoterici non sortiscono nessun effetto valido, il twist diventa ampiamente prevedibile in corso d'opera, nonostante la poca linearità della trama, il cast non offre granchè in termini di sensazioni trasmesse e il fattore gore è talmente misero che non può essere preso in considerazione. Perdita di tempo, delusione totale...dal regista di REC era lecito aspettarsi di più, molto di più.