diaz regia di Daniele Vicari Italia, Francia, Romania 2012
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diaz (2012)

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locandina del film DIAZ

Titolo Originale: DIAZ

RegiaDaniele Vicari

InterpretiJennifer Ulrich, Monica Barladeanu, Elio Germano, Claudio Santamaria, Pippo Delbono, Sarah Marecek, Davide Iacopini, Aylin Prandi, Renato Scarpa, Mattia Sbragia, Paolo Calabresi, Alessandro Roja, Rolando Ravello, Emilie De Preissac, Ralph Amoussou

Durata: h 1.30
NazionalitàItalia, Francia, Romania 2012
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2012

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Trama del film Diaz

Luca è un giornalista della Gazzetta di Bologna (giornale di centro destra) che il 20 luglio 2001 decide di andare a vedere di persona cosa sta accadendo a Genova dove, in seguito agli scontri per il G8, un ragazzo, Carlo Guliani, è stato ucciso. Alma è un'anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri e ora, insieme a Marco (organizzatore del Social Forum) è alla ricerca dei dispersi. Nick è un manager francese giunto a Genova per seguire il seminario dell'economista Susan George. Anselmo è un anziano militante della CGIL che ha preso parte al corteo pacifico contro il G8. Bea e Ralf sono di passaggio ma cercano un luogo presso cui dormire prima di ripartire. Max è vicequestore aggiunto e, nel corso della giornata, ha già preso la decisione di non partecipare a una carica al fine di evitare una strage di pacifici manifestanti. Tutti costoro e molti altri si troveranno la notte del 21 luglio all'interno della scuola Diaz dove la polizia scatenerà l'inferno.

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Voto Visitatori:   7,53 / 10 (116 voti)7,53Grafico
Migliore produttore (Domenico Procacci)Migliore montatore (Benni Atria)Miglior fonico di presa diretta (Remo Ugolinelli, Alessandro Palmerini)Migliori effetti speciali visivi (Storyteller Maruio Zanot)
VINCITORE DI 4 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore produttore (Domenico Procacci), Migliore montatore (Benni Atria), Miglior fonico di presa diretta (Remo Ugolinelli, Alessandro Palmerini), Migliori effetti speciali visivi (Storyteller Maruio Zanot)
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Voti e commenti su Diaz, 116 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  18/04/2012 23:28:06
   8½ / 10
Questo film di Daniele Vicari non vuole raccontare per immagini qualcosa che sul piano del significato storico, politico, costituzionale è già stato ampiamente dibattuto in tutti i giornali democratici, le TV, la Magistratura, i Partiti, le parti sociali, l'editoria, etc. giungendo quasi unanimemente a conclusioni di dura condanna nei confronti del folle comportamento della polizia nel G8 di Genova, 2001, innescato da ordini provenienti da forze istituzionali superiori, tuttora oscure. Se il film avesse voluto fare ciò, si sarebbe avuto in tal caso una sorta di ripetizione, seppur con nuove e varie sfumature, di quanto di meglio in termini di chiarezza era stato già formalizzato e analizzato dal dibattito, nelle istituzioni democratiche, su quel tragico evento.

Ricalcare qualcosa, con questo film, di quella denuncia civile-sociale su quei fatti di estrema gravità avrebbe avuto l'effetto di una lagnosa ridondanza, tra l'altro espressa in una forma di scrittura diversa e forse troppo breve come quella filmica che avrebbe prodotto probabilmente solo un ricordo schematico, appena tratteggiato di come sono stati violati, in un paese a costituzione democratica come il nostro, i più elementari diritti umani.

Daniele Vicari perciò non è un regista di denuncia civile, come comunemente si crede, è in realtà un vero artista che vuole creare pathos, secondo se stesso, a prescindere dai contenuti, perché porta sullo schermo fatti e cose già in gran parte noti nella loro problematicità etica di fondo: quindi prive per un film di valenze emotive legata alla sorpresa amara di uno scandalo, e alla conseguente sua indignazione.

Vicari estrae magistralmente dagli eventi storici reali, drammatici, negativi qualcosa che messo in immagini riesce a sconvolgere immediatamente molto di più di quanto accade nelle normali scritture già fatte, legate a quei fatti, ne deriva anche un potenziamento dell'indignazione dello spettatore rispetto alla normale portata emotiva della violazione dei diritti umani più elementari, è qualcosa che agendo anche sull'inconscio dello spettatore lo porta vicino a una visione speciale, ad esempio connessa alla sensazione che può dare un film horror. Lo spettatore prova quindi commozioni forti che per forza di cose con la scrittura filmica non si intellettualizzano perché fanno parte dello specifico del dispositivo filmico, che è idoneo a shoccare soprattutto in virtù dell'impressione di realtà; ecco apparire allora nel racconto un nugolo di dettagli e particolari raccapriccianti, sconvolgenti, immessi in un meccanismo letterario fantasioso, ma esteticamente efficace, che regola gli eventi in una forma di romanzo sociale, in un crescendo ben preso in uno stile neorealistico che lascia esterrefatti per senso di verosimiglianza con il reale più noto.

Vicari presenta i fatti salienti e poi di essi formula qualche indizio interpretativo ritornando con i personaggi corali al momento in cui è stato dato l'ordine chiave dell'attacco alla scuola Diaz da parte delle forze di polizia, ripetendo in quell'istante alcune frasi di quel momento per far capire che si ripete con nuove scene qualcosa di prima ma che nel proseguo sorprenderà e stupirà perché spiegherà un comportamento già visto ma prima ignoto nella sua struttura più profonda. Un meccanismo letterario efficace che toglie ogni dubbio sul presunto stile documentario del film che proprio non esiste, Diaz è un film che ha una forma estetica che avvince e lega lo spettatore alla poltrona, dandogli la sensazione di essere in presenza di una vera e propria forza ipnotizzante e suggestiva che prende a prestito più di due millenni di letteratura per meglio impressionarlo.

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Ultima risposta 20/04/2012 12.51.37
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