una battaglia dopo l’altra regia di Paul Thomas Anderson USA 2025
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una battaglia dopo l’altra (2025)

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locandina del film UNA BATTAGLIA DOPO L’ALTRA

Titolo Originale: ONE BATTLE AFTER ANOTHER

RegiaPaul Thomas Anderson

InterpretiLeonardo DiCaprio, Sean Penn, Chase Infiniti, Benicio del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor, Alana Haim, Wood Harris, Tony Goldwyn, Shayna McHayle, Starletta DuPois, D.W. Moffett, Paul Grimstad, Kevin Tighe, John Hoogenakker, Eric Schweig, April Grace, Jena Malone, Jon Beavers, Jim Downey, Dijon Duenas, Juandi Aires, Raven Clausen, John Demakas, Quint Gabriel, Brenda Lorena Garcia, Rob Gore, Justin S. McDavitt, Mark Meloro Jr., Cesar Miramontes, Karina Palmer, Raymond J. Roman, Anthony Snow

Durata: h 2.42
NazionalitàUSA 2025
Genereazione
Tratto dal libro "Vineland" di Thomas Pynchon
Al cinema nel Settembre 2025

•  Altri film di Paul Thomas Anderson

Trama del film Una battaglia dopo l’altra

Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la figlia di uno di loro, prima che accada l'inevitabile...

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Voto Visitatori:   7,94 / 10 (17 voti)7,94Grafico
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Voti e commenti su Una battaglia dopo l’altra, 17 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  20/10/2025 21:48:35
   8 / 10
PTA torna alla grande dopo il passo falso di Licorice Pizza, e lo fa attingendo di nuovo (mooolto liberamente) da Pynchon: Una battaglia dopo l'altra è un film eccessivo, stracolmo di idee (forse pure troppe) che alterna dramma a commedia a pulp manco fosse un mix lisergico tra Fratelli Coen e Tarantino, in cui non c'è nessun personaggio veramente positivo (tranne Willa) ed in cui, allo stesso tempo, PTA trova il modo di criticare in modo sottile ma deciso tantissime storture umane (e americane), come l'attivismo usato per nascondere la propria insipienza o il proprio narcisismo, l'ipocrisia delle destre bigotte, la violenza delle forze armate, le condizioni disumane degli immigrati.

Ovviamente poi, dal momento che parliamo di uno dei più grandi registi viventi, Una battaglia dopo l'altra è girato in modo sublime: la scena

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.

Strepitosi tutti gli attori, ma Sean Penn è proprio di un'altra categoria. Terribile invece il doppiaggio italiano.

marimito  @  20/10/2025 06:48:22
   7½ / 10
Il film è dinamico e veloce, con un ritmo incalzante e una tensione costante, tanto che le quasi tre ore di durata sembrano volare.
L'interpretazione di Sean Penn nei panni del Colonnello Steven J. Lockjaw è superlativa, quasi da Oscar. Penn incarna con precisione maniacale un personaggio mostruoso, fragile e terribile al tempo stesso, rappresentando in modo grottesco e terrificante la follia e le profonde contraddizioni del suprematismo bianco americano.
Il risultato è un'opera tra satira e tragedia, che mescola abilmente azione, ironia e messaggio politico forte.

Filman  @  19/10/2025 11:58:20
   9 / 10
ONE BATTLE AFTER ANOTHER non è uno di quei film di cui si può dire, inequivocabilmente, già oggi che sia un capolavoro. Ma è uno di quei film di cui, tra cinque o dieci anni, si dirà probabilmente che sarà stato una delle più incisive rappresentazioni dei tempi che corrono o quantomeno un plastico tentativo di cogliere quei movimenti intestini, interni alla politica, alla coscienza delle persone e ai comportamenti della società, che noi tutti avvertiamo anche se non possiamo vedere o toccare.
Non si tratta di trumpismo ma del risultato delle politiche populiste e della indifferenza collettiva che ha permesso l'accrescimento del potere dei cosiddetti suprematisti bianchi (o neonazisti che dir si voglia), il quale non si tramuta necessariamente in dittatura preventiva bensì in controllo e totale libertà di prevaricare da parte delle forze armate all'interno di un mondo che viene lasciato libero di essere non-binario, clandestino, eccetera. Un mondo che viene lasciato libero di essere sopraffatto oppure odiato.
E pertanto, a contrapporre queste élite ridicole, con nomi assurdi e password ridicole ci sono questi ribelli ridicoli, con nomi assurdi e password ridicole. Entrambe le fazioni vivono nell'ombra, passano dai tunnel, dai passaggi segreti, tutti sono come degli insospettabili e infiltrati agenti segreti. La vera grande pecca di Paul Thomas Anderson in questo film è forse questa: con tutto questo materiale pronto ad offrire una storia a metà tra la realtà e l'immaginazione, unita alla paranoia pynchoniana, forse potevano esserci ancora più assurdità e surrealismo.
Ovviamente, c'è da dire, un film come Inherent Vice non sarebbe arrivato alla stessa maniera e la priorità per un film così d'attualità era questa, senza dubbio.
Quindi c'è tutto il melodramma, una storia d'amore bellissima e raccapricciante allo stesso tempo, il personaggio ambiguo di Sean Penn (la sua migliore interpretazione di sempre, si può dire). C'è il rapporto tra padre e figlia, ovvero il confronto generazionale di chi ha compiuto la rivoluzione (Di Caprio) e che prova a stare al passo con i suoi risultati (la figlia), spesso non capendoli. Ci sono tantissime idee e c'è un inseguimento stradale che decide di riprendere le strade come non sono mai state inquadrate prima.

Si è partiti con Civil War e si va per Eddington. I grandi autori hollywoodiani stanno sforando i budget per portarci questi film sulla crisi della democrazia occidentale. E' giusto prenderne atto, non solo perché sono i film che rappresenteranno i nostri giorni in futuro, ma anche perché l'arte funge sempre da lucida istantanea della società.

stratoZ  @  16/10/2025 12:21:02
   8 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Che dire, mi tocca concordare coi pareri entusiasti riguardo questo film, magari senza esagerare ed erigerlo a film migliore di chissà che cosa, però c'è da ammettere che è un filmone, l'ennesimo grande lavoro di PTA che si conferma in una fase creativa straordinaria, anzi, ammetto che il PTA degli ultimi anni è quello che preferisco, quello di filmoni come questo, come "Phantom thread" e come "Inherent vice", e a proposito di quest'ultimo, trovo il collegamento facile da fare con "A battle after another", essendo entrambi tratti da Pynchon, qui PTA fa la stessa operazione che aveva fatto al noir con "Inherent vice", applicata al film d'attualità, ereditando quella struttura caotica, quell'atmosfera lievemente rarefatta e straniante, qui mostra un mondo in cui le ideologie sono totalmente in balia degli eventi, realizza un film sopra le righe fatto di paradossi in cui le varie linee di demarcazione sembrano costantemente annullarsi, basti vedere le varie figure che fanno capolino all'interno della corposa narrazione, le suore che coltivano marijuana per esempio, lo stesso personaggio di Penn che nel suo macchiettismo è emblema dell'ideologia moderna, fatta di contraddizioni, apparenza contro essenza, l'istinto animale, in questo caso sessuale, che prevarica qualsiasi ideologia per quanto radicata, il suo rapporto con Perfidia mostra proprio questo, da ambo le parti per intenderci, ed è un film che rifiuta ogni faziosità, ogni retorica, ci vuole restituire un mondo dai tratti crepuscolari in cui le grandi icone del passato si sono rassegnate, il personaggio di DiCaprio è lo specchio della vecchia generazione di combattenti che non solo non ha visto la situazione migliorare, ma l'ha vista peggiorare sotto i suoi occhi, un uomo che ha perso la speranza e vive alla giornata tra il divano e qualche cannetta, ultimo atto ribelle che gli rimane, e ripone tutto su una figlia che subisce le conseguenze dei suoi traumi, ma gli stessi ribelli del presente non sono esenti da critiche, basti vedere la lunga e divertente sequenza in cui DiCaprio cerca di scoprire il luogo del rendez vous, con l'addetto che si appiglia ad una stupida parola d'ordine in un momento di estrema emergenza, specchio dell'idealismo teorico messo fin troppo in primo piano rispetto ad un pragmatismo sempre più deficitario.

PTA, come se ci fosse bisogno di specificarlo, è egregio registicamente, regala sequenze di immenso valore alternando molto bene la descrizione del contesto, che, parere personale, è il punto forte del film, con i momenti di pura adrenalina, lo straniamento di Willa, giovane protagonista in balia di eventi di cui non sa nulla, si ripercuote sullo spettatore, con un forte uso della soggettiva - splendidi i momenti degli inseguimenti in cui vi sono le transfocature - o le numerose sequenze in movimento tra carrelli e zoom, il tutto funziona meravigliosamente, imponendo un ritmo serrato che valorizza sia la parte prettamente adrenalinica che i dilemmi in questione, tra etica, ideologia, istinto e pragmatismo.

PTA realizza un devastante ritratto dell'America contemporanea, mi è sembrata un'opera di per sé cupa, che nella sua caoticità prova a spazzare via le rigide contrapposizioni ideologiche classiche, ovviamente, e per fortuna, è un film schierato, ma che allo stesso tempo riesce a dare una visione estremamente onesta, con una piccola luce in fondo al tunnel.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  12/10/2025 14:32:28
   9 / 10
PTA dirige un altro grandissimo film, anzi questo lo metterei addirittura tra i suoi migliori. Un film che parla di tante cose, in primis della società (americana ma non solo) e dei "malesseri" che da sempre serpeggiano al di sotto di essa, e lo fa con una storia dinamica, perfettamente ritmata, a tratti disillusa ma anche ricca di ironia e, perché no, con un tocco di romanticismo. A corredo del tutto una serie di personaggi davvero uno migliore dell'altro (e gli attori bravissimi tutti, con una doverosa menzione alla giovane e poco conosciuta, almeno in Italia, Chase Infiniti).
"Una Battaglia Dopo l'Altra" ha una durata importante, ma scorre veramente benissimo, fa emozionare e divertire davvero tantissimo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/10/2025 10:02:31
   9 / 10
Paul Thomas Anderson (PTA per brevità) dirige un film che parla dell'America odierna, ma partendo dal suo passato recente di questioni irrisolte a cui se ne sono aggiunte nuove. Partendo dal romanzo di Pynchon di oltre trent'anni fa, ovviamente adattato ai giorni nostri, quasi a sottolineare che tali questioni in sospeso ci sono ancora come c'erano allora. Abuso di potere, suprematismo bianco e razzismo PTA riesce ad inserirli senza essere invasivo od in vena di eccessive sottolineatura. Sono al servizio della storia che racconta. E la racconta maledettamente bene perché, a livello personale, per tutta la durata del film (e parliamo di due ore e quarantuno minuti) non mi sono annoiato un nanosecondo. La storia riesce a coinvolgerti come contenuti, mai banalizzati, ma soprattutto come è raccontata e per come sono delineati i personaggi. Il rivoluzionario disilluso e rin********to Di Caprio da droghe ed alcool, passando per Willa, giovane adolescente risoluta e molto matura per la sua età e finendo con uno Sean Penn spettacolare come villain fin dalla prima sequenza. Ci sarebbe da scrivere ancora molto su questo film, ma mi limito a dire che è uno dei migliori che visto quest'anno.

pino08  @  09/10/2025 12:10:07
   10 / 10
Un film dal ritmo travolgente, quasi tre ore che scorrono senza che te ne accorga. Il cast è straordinario, tutti offrono interpretazioni di altissimo livello, con un Sean Penn semplicemente da Oscar. Le musiche di Jonny Greenwood dominano molte sequenze, amplificando ogni emozione e rendendo l'esperienza in sala praticamente obbligatoria.
Se non ci alziamo dal divano per andare al cinema a vedere opere di questo calibro, allora possiamo davvero rassegnarci a chiudere le sale e vivere di quella mediocrità che Netflix continua a propinarci.

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Manticora  @  08/10/2025 08:55:28
   9 / 10
Sicuramente uno dei migliori film di Anderson che riesce sempre a stare sul pezzo, con un cast considerevole dove però oltre a Di Caprio e Benicio del Toro brillano anche altre stelle. Intanto Teyana Taylor ovvero Perfidia la moglie di Bob è sopra le righe, una rivoluzionaria cacaxxxo e sboccata che fa veramente perdere la pazienza per la sua arroganza e supponenza. Certo quando si tratta di attaccare è veramente tosta ma poi

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Di Caprio lavora per sottrazione, ovvero l'uomo comune e non certo eroico che però alla fine fà la cosa giusta , aiutato dal sensei Benicio, un ottimo cmprimario. e se Sean Penn ci regala uno dei cattivi più ignoranti, egomaniaci, sessisti e razzisti di sempre la sorpresa è la giovane Chase Infiniti, la figlia di Bob. Ha il giusto livello di forza e vulnerabilità che la porta a cercare di fuggire, e ovviamente quasi niente và come dovrebbe. Anderson costruisce un film potente, vagamente inspirato a Vineland di Thomas Pychon, che nonostante sia stato girato l'anno scorso parla dell'america di Trump presidente per la seconda volta, in un paese sull'orlo delle prime avvisaglie della seconda Civil War. Le incursioni dei rivoltosi negli accampamenti dove vengono tenuti gli immigrati, i conseguenti raid del Board Patrol verso i "santuari" dove vivono i migranti, la tracotanza dei fascisti bianchi e yankee americani, che fanno le loro sedute di terapia di gruppo dei soliti gruppetti di destra stile Maga dove cercano nouvi discepoli da usare, ma che siano anti-neri e soprattutto strumenti docili del potere. Nonostante la durata il film scorre alla grande, il budget si vede tutto e al decimo film Anderson rappresenta ancora una volta uno dei pochi autori veramente radical e capace di criticare e analizzare la società USA e getta senza dover usare spiegoni o metafore, vedremo come andrà agli Oscar.

Cosimo70  @  05/10/2025 13:36:57
   7 / 10
Tre ore gradevoli e che passano in fretta. Non griderei però al capolavoro.

BigHatLogan91  @  02/10/2025 01:38:50
   7 / 10
Un film che alterna scene magistrali ad altre decisamente troppo sopra le righe. Lo stesso vale per i personaggi (Sean Penn il più riuscito). Da quello che leggo in giro, mi sembra sia un po' sopravvalutato.

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  30/09/2025 21:38:48
   7½ / 10
Ci sono elementi nuovi come il camera car vista asfalto che mi ha realmente provocato un effetto fisico di squilibrio come quando prendi un dosso e rimani sospeso a mezz'aria. Due ore e mezza di film godibilissimo, una variante al cinema di Anderson, al grottesco dei Cohen con richiami tarantiniani. Il film sull'eterna lotta fra chi si ribella e chi sguazza nel sistema. Squadre polarizzate che rischiano di inciampare nelle stesse pozze. Il suprematismo bianco mai così viscido e ripugnante. Il bianco americano che si schiera e lotta con i latinos per la rivoluzione. In mezzo il sergente, l'americano medio citrullo salviniano trumpiano che obbedisce e soccombe ai suoi istinti nascosti. C'è tanto da vedere in questo film di libertà che nonostante tutto non riesce proprio a diventare un manifesto di rivoluzione. Ma probabilmente non era nemmeno nelle intenzioni di chi lo ha girato.

Wilding  @  30/09/2025 21:04:21
   7½ / 10
Asciutto e crudo, magistralmente diretto e interpretato (meraviglioso Sean Penn). Ottimo film.

christopher2003  @  30/09/2025 13:52:34
   8½ / 10
Anderson dirige e produce un altra bella pellicola ritmata tratta da un altro romanzo di Pynchon. In tre ore sono si innalza un ritmo incalzante, grazie anche a un cast eminente,tra cui DiCaprio e Penn favolosi e un Del Toro gradevolissimo

atreides  @  29/09/2025 10:03:12
   6½ / 10
Superpompato e recensito come il film del "decennio", ma lo è veramente? A mio modesto parere NO. La prima mezz'ora mi ha talmente irritato che le mie gambe mi chiedevano di alzarsi e abbandonare la sala, poi fortunatamente il film prende un'altra piega e si lascia guardare, è indiscutibilmente ben fatto e fuori dagli schemi, regala grandi sequenze e ottime interpretazioni, ma ha anche tanti buchi in qua e in la' e certe lungaggini potevano essere evitate, concludendo un buon prodotto dal potenziale sprecato.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  27/09/2025 20:54:17
   8½ / 10
Circumnaviga il cinema Paul Thomas Anderson per poi tornare a Casa, là dove era partito, dopo le rivoluzioni sulla e per la libertà. Un magnifico affresco martellante, senza respiro e sosta, sull'anelito alla libertà dalla schiavitù del potere, del DNA e della biologia, della stessa propria natura. Amaro, estenuante e nello stesso tempo epico, con una parte finale che ti riconcilia con il grande schermo, sul quel su e giù di strade che mima il ritmo dello stesso film per poi schivarsi e ritrovarsi. A un certo punto un abbraccio disperato fra Willa e il padre ci rimanda subito a Magnolia, dove anche lì, si circumnavigava il mondo dello spettacolo e dei sogni mancati per tornare al capezzale della famiglia. Un cinema nostalgico, che resiste anche in vestaglia, rivoluzionario come quello che vuol raccontare, incastonato in un presente senza riferimenti ma in cui convivono suprematisti di massonerie bianche, storture migratorie, razzismo, presa per il c.ulo della fede, annebbiata dalla cannabis. E dove comunque pur perdendo vincono loro, i reietti, i perdenti, i lebowski della storia, lanciati a tutta birra su una casseruola scassata verso l'utopia in cui si può ancora tentare di passare alla storia non senza aver dato il proprio contributo, non senza aver manifestato il proprio dissenso. Tempo che si fa proiettile, traiettoria, inseguimento in auto, con echi di Quentin e Steven, e con quelle riprese raso asfalto che sembrano emulare l'up & down del presente. Paul Thomas Anderson non desiste, e resiste.

AleWiseGuy  @  26/09/2025 08:19:28
   5 / 10
P.T. Anderson fa un po' i Coen ma il grottesco non gli riesce molto bene, fa anche Tarantino ma gli riesce peggio.

Opera abbastanza deludente perchè, nonostante abbia velleità di critica sociale verso i meccanismi di ribellione-repressione della contemporaneità americana, non riesce ad andare in profondità: è un film orizzontale, senza la potenza espressiva a cui Anderson ci aveva abituato, con un ottimo ritmo da film d'azione ma assente di dialoghi minimamente significativi, in questo caso necessari per sviluppare adeguatamente il soggetto narrativo.

Ci sono essenzialmente tre livelli: i rivoluzionari, perlopiù sbandati alla deriva animati da una foga violenta colorata di iper-sessualità volgare; l'apparato repressivo, raffigurato da reparti di polizia in assetto militare (tanto per far capire che il territorio Usa è ormai interamente militarizzato), e la loggia massonica segreta di suprematisti bianchi ("I Pionieri del Natale", nome dallo sfottio palese), che detengono il vero potere.

Non esistono personaggi strutturati degni di identificazione, nemmeno il frutto della speranza ribelle e rivoluzionaria, la figlia di Di Caprio, suscita una qualche empatia che vada al di là della sua impetuosa freschezza giovanile. Inverosimile poi la sua indole di guerriera sedicenne che picchia, spara e uccide come se fosse nata già pronta per farlo.

Sean Penn si impegna al massimo nella rappresentazione dell'ottuso e fanatico colonnello, l'impressione che si avverte però è che abbia più che altro passato mesi a studiarsi la postura e la camminata del personaggio (come da efficiente tradizione U.S. actors studio), rendendolo però eccessivamente surreale e dimenticabile. Di Caprio funziona bene sia per il suo consolidato talento attoriale sia perchè è l'unico personaggio che mostra qualche fragilità, donando un minimo di sfumatura recitativa...ma il risultato finale è comunque scadente. L'apparizione di Benicio Del Toro è troppo fugace per riuscire a rappresentare esaustivamente l'organizzazione sotterranea dei migranti clandestini messicani.

All'uscita dal cinema si è così presi da un vago senso di delusione, di smarrimento.. forse dettato anche, lo ammettiamo, da un'eccessiva aspettativa verso l'ultima opera di quello che comunque rimane uno dei registi più importanti della sua generazione.

TheLegend  @  26/09/2025 00:39:54
   8 / 10
Un altro film di alto livello per questo regista.
Regala momenti di ottimo cinema in un'atmosfera tra il drammatico e l'ironico.
Personaggi macchiettistici ben caratterizzati ma non sempre doppiati benissimo purtroppo.
Qualche passaggio nella sceneggiatura non convince, specialmente nell'ultima parte ma si chiude volentieri un occhio anche vista l'impostazione generale del film.

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