Recensione comizi d'amore regia di Pier Paolo Pasolini Italia 1964
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Recensione comizi d'amore (1964)

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locandina del film COMIZI D'AMORE

Immagine tratta dal film COMIZI D'AMORE

Immagine tratta dal film COMIZI D'AMORE

Immagine tratta dal film COMIZI D'AMORE

Immagine tratta dal film COMIZI D'AMORE
 

Il film-inchiesta di Pierpaolo Pasolini, girato tra marzo e novembre 1963, venne presentato al festival di Locarno e all'epoca vietato ai minori di 18 anni.
Questo progetto avrebbe dovuto inizialmente intitolarsi "Cento paia di buoi", poi "Don Giovanni" infine come titolo si scelse "Comizi d'amore". Le sezioni che si succedono nel film sono quattro, ognuna dal titolo sicuramente originale ed efficace:
1 -"Fritto misto all'italiana": dove si tratta dell'educazione dei figli, del sesso, dei sentimenti e in cui si impone un contrasto forte tra il Nord industrializzato ed un Sud intatto nei suoi arcaici pregiudizi.
2-"Schifo o pietà": la cui questione principale è "l'anormalità sessuale".
3-"La vera Italia?": in cui pongono questioni riguardanti il divorzio e la libertà giudicata uguale o diversa per uomini e donne.
4-"Dal basso e dal profondo": ultima parte dell'inchiesta che riguarda lo scottante tema della prostituzione.

Durante il suo viaggio lungo l'Italia Pierpaolo Pasolini si sofferma a commentare le interviste da lui registrate con due noti intellettuali quali Alberto Moravia ed il fondatore della psicoanalisi italiana Cesare Musatti. Moravia si dimostra convinto dell'utilità di una tale inchiesta, in quanto in Italia sarebbe uno dei primi esempi di cinema-verità. Musatti, di contro, appare scettico poiché timoroso delle menzogne che gli intervistati avrebbero potuto sostenere.
Inoltre nel corso sue peregrinazioni Pasolini avrà l'occasione di scambi di opinioni con un poeta del calibro di Giuseppe Ungaretti; ancora con Oriana Fallaci, Adele Cambria, Camilla Cederna. Ed un imbarazzato Peppino di Capri.

Pasolini dà inizio al suo film-inchiesta, nella sezione "Fritto misto all'italiana", con la domanda "Come nascono i bambini?", rivolta appunto a giovanissimi, che si dimostrano piuttosto confusi a riguardo. Si sposta quindi in una caserma nella quale cerca di interrogare i giovani militari su cosa sia preferibile: essere un bravo genitore o tenere un comportamento da Don Giovanni? Quindi passa nella campagna emiliana dove i contadini sinceri e non troppo intimiditi dalla telecamera affermano l'inferiorità della donna rispetto all'uomo, ma anche l'importanza del ruolo femminile.
La parte più sconcertante della prima sezione è l'incursione nel mondo universitario, dove gli studenti di "buona famiglia" sembrano non capire e non sapere rispondere a domande del tipo "cos'è il conformismo?", "avete inibizioni in ambito sessuale?", o parlare del pensiero di Marx e di quello di Freud.
Quindi il nostro "commesso viaggiatore" dotato di microfono interroga la squadra del Bologna calcio, sempre su temi sessuali; per poi trasferirsi al lido ed incontrare Oriana Fallaci che parla dell'apertura mentale del proletariato milanese distante anni luce da quello calabrese, ed è ancora la giornalista ad intervenire sull'importanza della donna, che nel resto del mondo riesce a ricoprire ruoli di potere ed economicamente validi, al contrario di quel che avviene nel Bel Paese.

Nella seconda sezione "Schifo o pietà" Pasolini incontra Ungaretti che parla della differenza che caratterizza ogni uomo e conseguentemente dell'anormalità che ogni uomo ha in sé; il semplice atto di civiltà per Ungaretti è già contro-natura. Mentre il resto dell'Italia si dimostra timoroso verso "l'anormalità sessuale".
Moravia quindi chiosa l'argomento sostenendo che ci si scandalizza di ciò che non si conosce e non si tenta in alcun modo di capire. Parla ancora di conformismo come certezza degli incerti.
Nella terza sezione "La vera Italia?" Pasolini attraversa le spiagge italiane chiedendo opinioni sul divorzio e sul matrimonio.
Nello sprint finale "Dal basso e dal profondo" si parla di prostituzione e si scopre un'Italia unita contro la legge Merlin che chiuse le case di tolleranza.

Da quest'opera si può capire molto della complessa ed affascinante personalità dello scrittore, poeta, regista, intellettuale Pierpaolo Pasolini. Innanzitutto si evince la sua testardaggine pedagogica e "la sua mitezza che era violenza e la sua violenza che era mitezza", come scrive Enzo Siciliano in "Vita di Pasolini".
Si trova sicuramente un Pasolini attore e spettatore del suo tempo, attento ai cambiamenti del suo Paese, curioso di capire le differenze culturali all'interno della penisola e mai soddisfatto del proprio operato.
Il filosofo francese Foucault su "Le Monde" del 23 marzo 1977 notò riguardo a questa intervista che: "la strada è la forma più spontanea di convivialità mediterranea". Pasolini molto probabilmente condivideva una simile visione benché ritenesse che la telecamera ed il microfono falsassero la realtà, dal momento che i più spavaldi correvano a rispondere, mentre i più riservati si nascondevano. Che l'inchiesta sia falsata o sia veritiera è oltremodo interessante osservare il clima di tolleranza che si andava creando in quel periodo in Italia, così come la totale confusione culturale del nostro Paese.
Opera temeraria ed innovativa, come del resto la maggior parte delle creazioni pasoliniane.
Il coraggio di questo lavoro sta soprattutto nel far diventare protagoniste di un film persone comuni, ciascuna col proprio accento e con le proprie insicurezze.

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Recensione a cura di foxycleo - aggiornata al 05/03/2007

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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