Recensione lawrence d'arabia regia di David Lean Gran Bretagna 1962
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Recensione lawrence d'arabia (1962)

Voto Visitatori:   9,01 / 10 (48 voti)9,01Grafico
Miglior filmMiglior regiaMigliore scenografiaMiglior fotografiaMiglior montaggioMiglior sonoroMiglior colonna sonora
VINCITORE DI 7 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior regia, Migliore scenografia, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro, Miglior colonna sonora
Miglior film stranieroMiglior attore straniero (Peter O'Toole)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero, Miglior attore straniero (Peter O'Toole)
Miglior film drammaticoMiglior regista (David Lean)Miglior attore non protagonista (Omar Sharif)Miglior attore debuttante (Omar Sharif)Miglior attore debuttante (Peter O'Toole)Miglior fotografia a colori (Freddie Young)
VINCITORE DI 6 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico, Miglior regista (David Lean), Miglior attore non protagonista (Omar Sharif), Miglior attore debuttante (Omar Sharif), Miglior attore debuttante (Peter O'Toole), Miglior fotografia a colori (Freddie Young)
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locandina del film LAWRENCE D'ARABIA

Immagine tratta dal film LAWRENCE D'ARABIA

Immagine tratta dal film LAWRENCE D'ARABIA

Immagine tratta dal film LAWRENCE D'ARABIA

Immagine tratta dal film LAWRENCE D'ARABIA

Immagine tratta dal film LAWRENCE D'ARABIA
 

Il film uscito nel 1962 è tratto dal libro "I sette pilastri della saggezza" il cui autore è lo stesso Thomas Edward Lawrence, personaggio principale della pellicola, interpretato da un grande Peter O' Toole, allora agli esordi.
L'opera del regista Lean narra in modo spettacolare alcune vicende principali della campagna araba dell'esercito inglese. Il regista trae, dalla bellezza del libro autobiografico un'ispirazione sia poetica che politica, sempre originale, andando oltre ogni riconoscibile interpretazione storica già pubblicata.
Il protagonista, Lawrence, è un agente del servizio segreto inglese.

Il film inizia con un lungo flash back che riprende le sequenze che precedono e conducono alla morte di Lawrence, disgrazia avvenuta in un incidente stradale nei pressi della sua dimora in Inghilterra. La morte, almeno in parte, sembra attribuibile a una velata volontà suicida di Lawrence. Infatti dal film sembrerebbe che a provocare l'incidente abbia contribuito una grave imprudenza dell'agente inglese.
La scena mostra Lawrence alla guida della sua motocicletta intento a raggiungere progressivamente una velocità elevata. Il mezzo sfreccia tra pericolose colonne di alberi e lungo una strada di scarsa scorrevolezza perché troppo ombrosa e mal tenuta. La velocità dà chiaramente allo spettatore la sensazione di un pericolo imminente: una forma di premonizione. Chi guarda il film percepisce che può accadere qualcosa di serio, immagina che un eventuale improvviso ostacolo non sarebbe stato evitato dalla motocicletta. L'incidente mortale avviene quando la moto all'improvviso viene a trovarsi di fronte a un uomo in bicicletta; per evitarlo Lawrence è costretto a sterzare bruscamente finendo fuori strada.

Una morte che nel film assume un aspetto significante importante, perché presenta subito allo spettatore la caratteristica essenziale di Lawrence: l'indifferenza al pericolo. Il tenente inglese si presenta come personaggio sprezzante di ogni rischio. Sarà questo un aspetto dell'emotività del tenente che guiderà lo spettatore a scoprire via via, senza più stupirsi, l'esagerazione paranoica dei gesti dell'agente inglese e la sua coraggiosa disubbidienza alla gerarchia.
Il film dopo il flash back sulla morte dell'eroe inglese prosegue con la scena della convocazione di Lawrence presso l'ufficio del colonnello del suo esercito. A sorpresa, dopo l'ennesima critica del superiore al suo modo stravagante di comportarsi, gli viene comunicato che è stato ritenuto idoneo, dalla sezione araba dell'esercito britannico, a guidare una delicata missione in Arabia (1916).
L'incarico consiste nel trasmettere notizie di guerra ai generali dello stato maggiore, informazioni riguardanti gli esiti delle battaglie degli inglesi contro i turchi in alcune zone tatticamente importanti dell'Arabia.

Raggiunti i suoi ufficiali superiori alle soglie del deserto di Nefud, Lawrence viene informato sullo stato della guerra nella zona ma non si accontenta di stilare un rapporto per i superiori, medita argutamente altre scelte.
Con grande rammarico, viene a conoscenza delle vere intenzioni militari e strategiche del governo Inglese. I politici inglesi vogliono usare le tribù beduine per cacciare i turchi e spartirsi insieme ai francesi l'Arabia; Lawrence è coinvolto idealmente dalla ingiusta sottomissione degli arabi allo straniero. Considera, quella araba, una grande civiltà; una cultura purtroppo da tempo sotto il giogo della tirannia straniera che ne penalizza le doti espressive.
L'ufficiale britannico, ossessionato da un senso di colpa inconscio che lo rende molto sensibile ai problemi della popolazione araba, ad un certo punto va contro corrente e cerca un dialogo amico con le tribù.
Convinto che attraverso il Nefud si possa compiere un'impresa militare grandiosa, comincia così a vedere il deserto con simpatia, si fa coinvolgere dal suo linguaggio naturale e dalla sua pulizia dirà in seguito.

Il tenente Lawrence, sempre più convinto delle idee che gli sono sorte, rompe le relazioni con il suo superiore inglese e coinvolge l'emiro Feisal in un grandioso progetto tattico.
Questi decide di avvalersi delle tribù arabe di Feisal e di quelle mercenarie di altra dislocazione territoriale per sferrare un duro attacco alla guarnigione turca di stanza ad Aqaba. Lawrence ha la geniale idea di attaccare l'esercito turco, che ha solo cannoni fissi rivolti verso il mare, sorprendendolo alle spalle: dalla parte della città che dà sul deserto di Nefud.
Nessuno aveva osato attraversare quel deserto. Le possibilità di sopravvivenza erano minime. Scarse erano infatti le oasi d'acqua e il caldo era particolarmente intenso tanto che quel deserto era considerato l'incudine del sole.
Il protagonista, animato da una forza psichica straordinaria che probabilmente rappresenta la sintesi reattiva di tutta la sua sensibilità umana indignata dalle violenze umane viste e subite, è sicuro di farcela.

Lawrence condurrà le sue imprese militari, ben infarcite di umanità, con grande slancio ed efficacia ma le sue aspettative più umane si avvieranno strada facendo verso un bilancio tutto sommato negativo. Numerose saranno le delusioni e di varia natura; tra queste spiccherà quella dell'incapacità di essere coerente con i principi professati pubblicamente durante le sue imprese.
Al suo già citato senso di colpa si aggiunge un'identità sessuale incerta, le sue ossessioni e nevrosi lo porteranno inevitabilmente a commettere errori fatali.
Sarà così catturato dai turchi, quasi volontariamente: eccessiva era, infatti, la sua imprudenza mostrata in città. Tra le loro mani subirà un'impietosa sodomizzazione. Da quel momento il suo comportamento militare sarà disumano, cinico, intollerante, esibizionista, come quando ad esempio sterminerà senza pietà, in una delle numerose battaglie nel deserto, un nucleo di soldati turchi indifesi che avevano espresso con chiarezza la volontà di arrendersi.

"Lawrence d'Arabia" è un film di grande spettacolo fotografico, mai il deserto d'Arabia è stato ripreso con risultati così ricchi di poesia visiva e sonora. Nel film il deserto sembra un soggetto vivo: il vento, gli animali, i suoni e i rumori, emergono superbamente, accompagnati dalla splendida musica di Jarre, a protagonisti incontrastati dell'opera di Lean.
Le bellezze fotografiche e il ritmo delle azioni sembrano a volte coprire le discontinuità di una sceneggiatura un po' complicata, inoltre distraggono lo spettatore da qualche smagliatura comunicativa presente nei profili psicologici dei personaggi, non sempre questi ultimi sono delineati con sufficiente verosimiglianza.
La filosofia di questo film sembra coraggiosamente incentrata sui valori della generosità, del sacrificio e del eroismo che il diverso elargisce.
L'inquietudine del diverso, la sua sensibilità umana a volte ottusa e chiusa a volte geniale porta a compiere gesti sovrumani: come le grandi imprese militari. Atti nobili, che cadono però inevitabilmente preda della strumentalizzazione del potere politico. Un potere che è razionale e freddo e si contrappone quindi alla calda e istintiva emotività dell'eroismo. Esso è pronto ad inghiottire e a sfruttare, per principi spesso vicini alla ragion di stato, tutto ciò che l'impresa eroica individuale e anarchica di bello e idealmente importante produce.

Quello che il film sembra scrivere e sottolineare con più forza è la speranza storica del cambiamento di un popolo verso l'indipendenza, una speranza azione tradotta in immagini mai viste. Essa sfocia in una nuova tragedia del popolo che è nello stesso tempo anche il fallimento di uno spirito nobile individuale ormai al tramonto con l'inizio del '900, come quello incarnato da Lawrence: probabilmente l'ultimo grande eroe dell'epoca post romantica. Un uomo tutto di un pezzo, ormai sempre più raro, teso a ripristinare forme di eroismo etico e militare in un mondo ancora ricco di speranze ma che andava inesorabilmente verso il tramonto del riconoscimento dell'individualità militare geniale come valore universale da perseguire.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 07/09/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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