Recensione nascita di una nazione regia di David Wark Griffith USA 1915
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Recensione nascita di una nazione (1915)

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locandina del film NASCITA DI UNA NAZIONE

Immagine tratta dal film NASCITA DI UNA NAZIONE

Immagine tratta dal film NASCITA DI UNA NAZIONE

Immagine tratta dal film NASCITA DI UNA NAZIONE
 

Tratto dai romanzi The Clansman e The Leopard's Spots di Thomas Dixon (Pastore di tradizione Battista) questo film di Griffith è una tappa importante nella storia del cinema.
Di rilievo nell'opera le numerose invenzioni di scrittura che hanno creato le condizioni per uno sviluppo della teoria della sintassi cinematografica. Film famoso anche per l'influenza mediatica che ha avuto sul sociale, cosa che ha portato alcuni studiosi ad importanti riflessioni teoriche sul rapporto cinema-spettatori.

Con questa opera Griffith inaugura le principali tecniche di espressione linguistica: quelle funzionali al racconto. Lo fa con grandi risultati tecnici, tali da porre ancora oggi il suo linguaggio iconico alla base dei film- racconto.
Tra queste invenzioni spiccano per importanza: la pratica del montaggio in senso narrativo, che si avvale di numerosissime (1554) e brevi inquadrature (vedi come esempio di paragone anche La corazzata Potemkin di Ejzenstein), il montaggio parallelo e il montaggio alternato. Da ricordare anche l'alternanza dei primi piani e piani lunghi, nonché il famoso "last minute rescue" (il "salvataggio all'ultimo minuto" che riguarda il montaggio alternato delle scene tra chi è soccorso e il soccorritore). Infine il "Rembrant Lightning" tecnica di illuminazione d'impronta grezzamente pittorica.
Scriverà Ejzenstein: "Griffith è Dio padre. Ha tutto creato, tutto inventato". "Nascita di una nazione" (The birth of a Nation, USA 1915) è considerato tra i film fondativi della filmografia degli Stati Uniti. E' stato girato in sole 15 settimane di cui sei per il montaggio ed è costato la cifra di 100.000 dollari (grande esborso per l'epoca). Il film ha incassato 15 milioni di dollari.

La pellicola racconta della guerra di Secessione e della sconfitta devastante del Sud da parte degli invasori nordisti. Le sue prime proiezioni suscitarono una agitata manifestazione di massa a Boston (che durò tutta la notte) con violenti scontri tra dimostranti di opposte fazioni (antirazzisti da una parte e difensori dell'innocenza di Griffith dall'altra) e tra manifestanti e polizia. Al centro delle agitazioni di Boston pesava l'accusa, a Griffith e quindi al film, di propaganda razzista e nazionalista. In realtà guardando il film con più attenzione si può notare come i suoi eventi chiave, che erano allora al centro delle polemiche, possano oggi essere interpretati in una direzione lontana da quelle accuse di ideologia o apologia di razzismo fatte a Griffith.
Griffith ha precisato in varie interviste che il suo intento principale era di raccontare eventi storici importanti senza pregiudizi di sorta, eventi che riguardavano anche aspetti scabrosi del processo politico che ha portato alla nascita degli Stati Uniti come Nazione. Griffith ha voluto mettere in luce certe zone d'ombra della storia, compreso alcune feroci azioni razziste dei bianchi. Queste ultime per pudore non erano state mai diffuse alle grandi masse. Il regista si è calato anche nei miti e negli spiriti pregnanti di ideologie che costituivano la multi cultura di quel grande periodo storico della seconda metà dell'ottocento.
Griffith rivendicava il suo diritto a formulare problemi di storia con lo stile che più gli era peculiare; a raccontare a suo modo, ma lungo il rigoroso solco del vero, episodi storici importanti e significativi; questi ultimi ricercati come può farlo un vero artista: cioè scavando tra le contraddizioni più profonde dell'animo umano e dello spirito di un'epoca.

Questo film, che è una vera opera d'arte e indubbiamente tra i primi capolavori di narrativa cinematografica, a distanza di anni dà ragione, sulla questione razziale, al cineasta americano. Infatti rivedendo l'opera di Griffith con spirito sempre neutrale e alla luce di ciò che è diventata l'America oggi si può facilmente prendere atto che nel film non c'è alcuna forma di razzismo precostituito, propagandato.
In questo senso basta rivedere l'episodio chiave del film. Precisamente lo sfortunato incontro in collina, nei pressi della sorgente, tra il capitano nordafricano Gus e la bella americana bianca. Gus dice alla donna di essere diventato capitano e di volersi sposare, lei rimane perplessa. A partire da questa scena si potrà in seguito notare l'importanza che ha il caso fortuito nella creazione degli avvenimenti razzisti del film. Il nordafricano Gus si è avvicinato alla donna bianca senza intenzioni aggressive, voleva semplicemente comunicare, fare amicizia e sperare in un matrimonio, ma lei si è spaventata di quel volto scuro, di quell'espressione straniante che ancora poco tempo fa faceva parte di un uomo schiavo dei bianchi. Nello sguardo della ragazza compare un'espressione di stupore e orrore: un negro ha osato alludere a progetti di vita di pari dignità con i bianchi.
La ragazza bianca fugge urlando. I due corrono tra sentieri irti e pietrosi portandosi dietro un tragico equivoco. Dopo una lunga corsa, sfinita per la foga e vedendo Gus correre ancora verso di lei, la ragazza decide di buttarsi in un profondo crepaccio.

A seguito di questo episodio, si innescherà a Piedmont una delle micce socialmente più esplosive, scene forti che saranno ben rappresentate dal film.
Grande diventa a questo punto la tentazione dei bianchi di utilizzare il pretesto razzista per rovesciare a proprio favore l'influenza sulla città che è egemonizzata dai nordafricani. Dopo la morte della donna, il nordafricano Gus, innocente, verrà messo sotto accusa con un processo sommario e ucciso dal Ku Klux Klan.
La situazione sociale e politica a Piedmont (South Carolina), da tempo favorevole ai nordafricani, precipiterà spaventosamente. Entreranno in scena a cavallo i giustizieri appartenenti al Klu Klux Klan che libereranno la città dal potere dei nordafricani.
Griffith non dà un'interpretazione razzista dell'intervento del Klu Klux Klan, ma politica.

Il film sembra dire che in quello stato (South Carolina) c'era un vuoto creato dall'incertezza del diritto. Numerose erano anche le lacune organizzative-sociali post-belliche. Inoltre nelle città vigeva un caos amministrativo multietnico: alimentato prevalentemente dalla gente di colore che non era ancora preparata ad assumersi cariche di responsabilità e di buona professionalità.
Per il film tutto ciò ha favorito l'espandersi in consensi del KKK. Una organizzazione segreta fondata da sei persone la cui motivazione d'essere nell'atto stipulativo era: "Fondare un club o una società qualunque, per vincere la noia e l'amarezza" (fonti da "MILLENOVECENTO" Novembre 2003). Un gruppo di persone quindi che si annoiava e che si identificava con i miti ariani e alcuni simboli della cultura scozzese. Il KKK raggiungerà in quel periodo (intorno al 1865) dai 2 ai 10 milioni di aderenti diventando a tutti gli effetti un'ambigua organizzazione politica di stampo mitico-autoritario-giustizialista.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 28/04/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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