Recensione omicidio in diretta regia di Brian De Palma USA 1998
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Recensione omicidio in diretta (1998)

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locandina del film OMICIDIO IN DIRETTA

Immagine tratta dal film OMICIDIO IN DIRETTA

Immagine tratta dal film OMICIDIO IN DIRETTA

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Immagine tratta dal film OMICIDIO IN DIRETTA

Immagine tratta dal film OMICIDIO IN DIRETTA
 

Un poliziotto corrotto fino al midollo, Rick Santoro, viene invitato dal suo amico Kevin, ufficiale della marina, ad assistere ad un incontro di pugilato durante il quale dovrà fare da scorta ad un importante senatore. Questi verrà assassinato e Rick si occuperà delle indagini, dovendosi destreggiare tra 14.000 spettatori diventati di colpo dei testimoni oculari.

De Palma, spesso accusato di virtuosismo e di eccesso di stile fini a se stessi, firma invece con "Omicidio in diretta" una pellicola indimenticabile per quanto attiene a determinati movimenti della macchina da presa, nonché ad alcuni piani-sequenza davvero formidabili. In realtà è vero che il soggetto è alquanto debole e forse anche in certi punti scontato e semplicistico per quanto attiene alle soluzioni, ma in realtà quello che conta è che il tutto viene narrato con una singolarità ed un'originalità che ci fanno completamente dimenticare di quei pochi difetti di sceneggiatura che scompaiono al cospetto di una regia singolarissima e di una serie di riflessioni di non poco conto.

Il tutto parte con un lunghissimo falso piano-sequenza di dodici minuti, che riempirebbe di gioia qualsiasi appassionato di cinema che si rispetti, nel quale ci viene presentato il protagonista (Nicholas Cage in uno di quei ruoli che più lo valorizzano) che viene seguito in tutti i suoi movimenti e in tutti i suoi sguardi che ci presentano la situazione generale e ci raccontano anche la personalità del poliziotto corrotto e poco ortodosso, che intasca mazzette, che si intrattiene con amanti di vario tipo, che utilizza sostanze stupefacenti di quando in quando, che scommette ingenti somme di denaro su incontri di boxe, pur non potendoselo permettere e via di questo passo. Finisce il prelibatissimo piano-sequenza e cominciano i guai. Uno sparo proveniente dall'alto colpisce il senatore e di sbieco anche un'enigmatica donna dai capelli biondissimi (Carla Gugino che in realtà indossa una parrucca che nasconde una cortissima chioma scura).

Da questo momento in poi, Rick assumerà il ruolo di impavido investigatore pronto a tutto pur di scoprire la verità, in realtà spinto da intenti egoistici, primo su tutti quello di ricevere una promozione e magari di essere eletto sindaco. Ad aiutarlo ci sarà l'amico Kevin Dunne (il convincente Gary Sinise) che si dimostrerà essere la sorpresa più grande per il simpatico Rick, abituato a sfruttare tutti, ma non ad essere sfruttato. Nel mirino del poliziotto vari personaggi, a loro volta presentatici durante il piano-sequenza iniziale. Primo su tutti uno dei due pugili in combattimento, il favorito da tutti che però è andato inaspettatamente ko, proprio durante lo sparo. Rick, però, sdraiato a terra si accorge, tramite il suo sguardo attento e scrutatore, che il pugile spaventato a sua volta dal fragore del proiettile, ha aperto gli occhi durante la caduta. Un incontro truccato, dunque, quello sul quale l'investigatore ha scommesso fior fior di quattrini. Ma a farlo arrabbiare non sarà solo questo. Ben presto verrà a galla una catena di complotti orditi anche alle sue spalle per impedire al senatore di varare una certa legge.

Tra gli altri personaggi invischiati, una rossa dai capelli ricci, un egiziano kamikaze (colui che ha ucciso il senatore venendo a sua volta colpito a morte) e la suddetta falsa bionda, Julia, che si aggira per i corridoi e per i bagni dell'immensa Boxing Arena di Atlantic City, cercando di nascondersi e di scappare. Ma sul suo cammino incontrerà proprio Rick, che interrogatala e scopertone l'effettivo ruolo nella vicenda, l'aiuterà a tenersi al sicuro, dimenticando per un attimo la sua corruzione e diventando, forse per la prima volta in vita sua, onesto e leale nel rifiutarsi di prendere parte ad un complotto di enormi dimensioni, pur potendone ricavare moltissimo.

Un piccolo grande eroe dunque, suo malgrado, questo poliziotto dallo sguardo attento. Lo sguardo, appunto, è il grande protagonista di questa pellicola. Lo sguardo di Rick che procede sempre più incredulo lungo il cammino verso la consapevolezza, lo sguardo di Julia che però avendo perso i suoi occhiali vede tutto sfocato, lo sguardo dei giornalisti, non sempre sincero e imparziale, lo sguardo delle telecamere, televisive, ma soprattutto cinematografiche, lo sguardo infine di de Palma, che ci restituisce la forza e la potenza della comunicazione visiva anche tramite vari espedienti come il mini piano- sequenza che ci mostra varie stanze d'albergo viste dall'alto o tutti vari flashback che raccontano la vicenda sotto vari punti di vista.
Laddove le telecamere quasi sempre "truffano" lo spettatore (i vari split screen, i falsi piano-sequenza e via di questo passo), allo stesso tempo possono essere le uniche vere portatrici della realtà in tutta la sua essenza (i filmati che permetteranno a Rick di scoprire la verità).

Tralasciando il finale un po' troppo "tarallucci e vino" col protagonista pluripremiato, non solo dalle autorità ma anche dalla donzella che ha portato in salvo, De Palma ci lascia con una altro piccolo piano-sequenza che risolleverà le sorti di una conclusione un po' troppo scontata.
"Omicidio in diretta" non è solo dunque un piccolo thriller poliziesco incentrato sulle indagini del solito poliziotto corrotto che si dimostra di buon cuore, è soprattutto una potente riflessione sul mezzo cinematografico (e anche televisivo) e sull'importanza dell'aspetto visivo e comunicativo.

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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 02/04/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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