Recensione persona regia di Ingmar Bergman Svezia 1966
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Recensione persona (1966)

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locandina del film PERSONA

Immagine tratta dal film PERSONA

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Immagine tratta dal film PERSONA

Immagine tratta dal film PERSONA
 

Da "Fuori orario" RAI 3, Febbraio 1994, presentazione del film Persona

Ingmar Bergman: Un giorno ho visto in una spiaggia due donne sorridenti, avevano in testa due cappelli di paglia dai quali filtravano raggi di luce ed erano sedute vicino a un tavolino. Studiavano la conformazione di alcuni funghi e si scrutavano le mani. Mi sembrava che una parlasse mentre l'altra ascoltava... Capita che un dettaglio visivo insignificante come questo mi torni in mente, si ripeta con insistenza. Qualcosa si comporta come se volesse interessarmi. Allora capisco che dietro quel dettaglio si nasconde qualcosa. A un certo punto con l'immaginazione mi trovo di fronte a una porta e aprendola con delicatezza scopro un passaggio molto stretto che percorrendolo si allarga lasciando intravedere delle scene, dei personaggi che sviluppano delle azioni...

Enrico Ghezzi: "Persona" è forse il capolavoro assoluto di Bergman... gioco di parole attraverso i volti, sovrimpressioni di volti... non di occhi, la sovrimpressione degli occhi da' un unico occhio, la sovrimpressione dei volti produce due volti [...accostati], [...una nuova figura]. Sovrimpressioni mentali... storia scritta da volti... Soggetto che guarda e che nel mentre guarda si accorge di essere guardato e nel mentre è guardato non si rende conto da chi e da cosa è guardato e alla fine capisce che rendersene conto non è che una piccolissima cosa...

 

Questo film di Bergman è probabilmente il più ricco di introspezioni psicanalitiche. Riguarda il dialogo visivo e verbale di due donne. Dialogo attraversato da un conflitto formatosi a seguito di un'attrazione ambivalente. Il film è credibile, svolge il nucleo di un rapporto di identificazione passionale tra un'infermiera e una paziente.
Quest'ultima è una famosa attrice di teatro che ha scelto il silenzio dopo che sul palcoscenico, durante la rappresentazione dell'"Elettra", ha avuto un'improvvisa interruzione recitativa dovuta all'insorgere di incontrollabili emozioni di stupore. Il silenzio le consente di non dover mentire quando le situazioni le richiedono una presenza più comunicativa. Cioè quando il "dover essere" offusca drammaticamente il proprio essere. Il silenzio è una risposta dignitosa alla crisi di identità di cui soffre.

La relazione tra le due donne si sviluppa lungo lo sfondo terapeutico di una esperienza psichiatrica. Le scene del film avvengono prima all'interno di una casa di cura, poi in una villa vicino al mare sulle rive di una spiaggia deserta. Bergman si cala con questo film nel panorama del volto. Inaugura un lavoro sull'immagine dei visi molto curato che influenzerà anche Godard. Un lavoro sull'espressività delle pieghe del volto.
Volto significante percorso da una tensione interiore. Il significato iconico delle immagini si combina felicemente con il monologo verbale dell'introspezione. Ne scaturiscono risultati narrativi originali. Essi sono straordinari per l'interesse che suscitano: comunicano con l'ausilio del visivo alcuni aspetti logici dell'inconscio. Con questo film Bergman dà al cinema uno statuto iconico più preciso. Un risultato di identità narrativa chiaro, autonomo come stile e contenuto dalle tecniche letterarie scritte. La sovrimpressione dei due volti di donna è in realtà una sovrimpressione mentale e di funzioni frutto di ambigui processi di identificazione. Processi che si succedono reciprocamente tra le due donne.

Il racconto si snoda lungo un gioco di sguardi, di ricordi, di deliri e sogni che sostituiscono letterariamente le normali conversazioni che possono scaturire dal rapporto tra un'infermiera professionale e la paziente. Si forma un rapporto più autentico e vicino al vero inconscio. Qualcosa di più urgente della cura programmata dagli psichiatri sfugge alle maglie ferree dei ruoli istituzionali. Mostra la reale consistenza del transfert. L'infermiera Alma è inconsapevolmente innamorata della famosa attrice Elisabeth Vogel e spinta dal desiderio di comunicare finisce per svelare i lati più oscuri e ambigui della propria vita. L'attrice accoglie il bisogno di parlare dell'infermiera.
Elisabeth, lungo un controtransfert che rimane per tutto il film prigioniero del silenzio impostosi dal conflitto che sta vivendo, dà ad Alma un ascolto attivo e confortevole, ricco di gesti eloquenti. L'identificazione crea familiarità, confonde i ruoli. Le immagini di pensieri e ricordi si sovrappongono tra le due persone creando conflitti e passioni indicibili.
Nell'infermiera si crea una dinamica di emozioni sempre meno controllabili. Il rapporto diviene, da un punto di vista più psicanalitico, un fragile tentativo di guarigione dalle nevrosi che affliggono misteriosamente le due protagoniste. Un tentativo che fallirà ma trasformerà le due nevrosi in qualcosa in grado di dare alle due donne una maggiore coscienza del sé inconscio. Le nevrosi diventeranno, attraverso l'espressione delle passioni che sono in grado di dare, dolore puro. Dolore risanatore con cui risalire verso nuove relazioni.

E' un rapporto quello tra Alma e l'attrice che svela lo spaccato contraddittorio e paradossale di una logica dell'amore che nasce da processi di identificazione. Un rapporto che si svolge lungo le spietate dinamiche pulsionali di un inconscio aperto. Aperto dalle crisi di identità delle due donne.
Si delinea allora nelle vite delle due protagoniste una sezione analitica psichica e storica molto precisa. Ricordi di gravidanze indesiderate e traumatizzanti. Di eventi angosciosi come l'episodio dello stupro consenziente e l'immagine del figlio deforme dell'attrice, figlio non voluto che anela amore dalla madre ma inutilmente.
Alma rimane prigioniera di una passione estetica verso la bellezza dell'attrice che la porterà a gesti di aggressività e violenza proprio per la familiarità fittizia creata dall'identificazione in gioco.
Alma è delusa di non aver trovato in Elisabeth una corrispondenza con l'immagine di donna che anima il suo io ideale. Proverà a placare l'odio con forme di moralismo verso l'attrice sempre più isteriche. La rimprovererà di corruzione profonda. Ma sarà inutile. La delusione diviene sempre più angosciosa perché Alma scoprirà l'inganno dell'amore basato sull'identificazione. Inganno che non trova pace nella realtà delle forme comportamentali professionali. Esso risulta composto da una logica contraddittoria che si lega ad una mancanza dove l'oggetto è immaginifico, di impossibile ricomposizione con la realtà.
Le condizioni sociali diverse rendono l'attrice più forte e indipendente di Alma ma grazie al suo silenzio attento e colto si è svolto per entrambe un dialogo importante.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 10/07/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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