Voto Visitatori: | 6,74 / 10 (70 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 5,00 / 10 | ||
Attorno a determinati film, vuoi per calcolo pubblicitario, vuoi per il traino di festival più o meno attendibili ed ispirati, si crea un interesse tale da giustificare le migliori aspettative; quando però tali aspettative non vengono ripagate, la delusione è ancora più cocente.
È questo il caso di "Two lovers", arrivato nelle sale forte di una nomination alla Palma d'Oro al Festival di Cannes 2008 (riconoscimento poi vinto dal bellissimo "La classe", di Cantet) e di una ai Cesar come miglior film straniero, e preceduto da un certo tam tam mediatico a causa di una scena di nudo della protagonista Gwyneth Paltrow.
A conti fatti, tanto rumore per nulla.
La storia è quella di un trentenne in crisi da post-abbandono, Leonard Kraditor (Joaquin Phoenix), che i genitori vorrebbero sistemare con la figlia di una loro coppia di amici, Sandra, ma che invece si innamora della bella ma fatua ed incostante vicina di casa, Michelle (Gwyneth Paltrow).
Alla fine si confonderanno piacere ed amore, calcolo e passione, razionalità e fuochi di paglia: "ed è una morte un po' peggiore".
James Gray, carriera stagnante risollevata proprio grazie a Joaquin Phoenix ed al mediocre poliziesco "I padroni della notte", da lui co- prodotto, gioca a fare il Wong Kar Wai in salsa yankee, sfiorando sentimenti, passioni e dubbi dei propri protagonisti: Leonard è stretto tra la ragazza acqua e sapone, pazza di lui e ciecamente fiduciosa nelle sue (in realtà nulle) capacità, e la svampita, incostante ma terribilmente affascinante vicina di casa, personificazione dell'avventura irrazionale ed irragionevole, e per ciò stesso terribilmente attraente.
Le falle nell'impianto messo in scena da Gray, anche co-sceneggiatore, risiedono però in alcuni dettagli non del tutto irrilevanti.
Anzitutto, lui non è Wong Kar Wai, e dove il regista cinese adottato da Hong Kong eccelleva – ovvero nel delicato tratteggio dei suoi personaggi e del loro tormento sentimentale – Gray fallisce in modo così deciso da sembrare marchiano: non c'è alcun coinvolgimento nella storia narrata, né i personaggi riescono ad entrare nel cuore degli spettatori: tanto le figure del maestro di Hong Kong sono pulsanti, tanto quelle di Gray sono statiche, vuote, in ultima analisi posticce.
Oltre all'anonima regia, gran parte della responsabilità del fallimento del film va al protagonista della vicenda ed all'impianto stesso della sceneggiatura, che sin dal titolo stesso lo vedrebbe stretto tra i due fuochi della passione/incertezza e razionalità/sicurezza.
Ma procediamo per ordine.
L'imbambolato Leonard, reduce da un fidanzamento sfumato appena prima di recarsi sull'altare, è un pusillanime senza nerbo, incapace anche di procurarsi la morte dopo il dolore causatogli dall'abbandono subito. Lui non sceglie né prende mai posizione, venendo travolto di volta in volta da decisioni altrui: gli piacerebbe fare il fotografo, ma si piega a lavorare presso la lavanderia del padre; non prova nulla per Sandra, ma subisce squallidi incontri programmati sempre dai genitori, senza essere in grado di affermare la propria volontà; si innamora di Michelle, ma diventa ben presto un gomitolo di lana tra le grinfie di una volubile gatta.
Un simile personaggio, già di per sé così privo di fascino da risultare assolutamente poco interessante, è reso ancora più patetico dall'interpretazione assolutamente mediocre di Phoenix, ex talento di Hollywood a poco a poco perso in ruoli poco azzeccati e scelte infelici. Vederlo ciondolare ignavo per tutto il film, inguainato in una felpa con cappuccio alla pari di un qualsiasi adolescente inquieto uscito dal cilindro di Gus Van Sant, è francamente snervante; né aggiunge alcunché al suo personaggio, tranne una certa inadeguatezza.
Leonard poi, in realtà, non è mai attraversato dal tormento della sua condizione, né dal dubbio su cui si dovrebbe/vorrebbe fondare la pellicola: lui è sempre e solo preso da Michelle, Sandra è null'altro che qualcosa che gli capita per accidente, un personaggio bidimensionale trascurato dalla sceneggiatura almeno quanto è trascurato da Leonard.
Nessun dubbio, nessuna questione morale né etica: Leonard non ha alcuna morale, alcuna etica, alcun pensiero: va dove si trova ad andare, finendo nel letto di Sandra solo incidentalmente, senza porsi domande semplicemente perché non è sufficientemente profondo da saperne trovare le risposte.
Unico, vero perno del film è Michelle, il cui personaggio sarebbe il classico cliché della fatua, incostante ragazzina che usa il proprio corpo come biglietto di presentazione, se non fosse interpretata da un'intensa Gwyneth Paltrow.
È ironico come una simile attrice, tanto carica di talento, abbia conosciuto la notorietà maggiore grazie a prove non esattamente brillanti o comunque non particolarmente ricercate sotto il profilo attoriale ("Shakespeare in love", "Sliding doors", "Amore a prima svista") e sia stata invece messa da parte proprio quando manifestava le su doti recitative (è eccellente sia nell'ottimo "I Tenebaum" che nel mediocre "Proof" che nel divertissement supereroistico "Iron man"). In "Two lovers" la Paltrow è l'unica nota veramente positiva, capace di infondere al suo personaggio un'umanità ed una forza tanto vivaci da cancellare la banalità della sua caratterizzazione psicologica.
Alla fine è lei a trionfare, rubando la scena all'amorfo Leonard sia sullo schermo che nel cuore degli spettatori.
Nel resto del cast vanno segnalati un'invecchiata Isabella Rossellini, a proprio agio nel ruolo di madre protettiva, e l'attore feticcio di Atom Egoyan Elias Koteas, ultimamente abbonatosi a piccoli ruoli da caratterista in produzioni importanti, svolti peraltro egregiamente: era l'orologiaio nel soporifero "Il curioso caso di Benjamin Button", è l'avvocato di successo che contende a Leonard l'amore di Michelle in questo "Two lovers".
Non può in effetti parlarsi di un vera e propria occasione sprecata per questo film, visto il non esaltante curriculum del regista/sceneggiatore e l'inconsistenza di un soggetto su cui ben altri autori hanno già detto tutto; rimane comunque l'amaro in bocca per l'ennesimo passo falso nella carriera di un attore promettente e capace come Joaquin Phoenix e di un'attrice come Gwyneth Paltrow, rimasta intrappolata suo malgrado in un limbo di aspirazioni frustrate e promesse mantenute tardi, troppo tardi.
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Recensione a cura di Jellybelly - aggiornata al 30/03/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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