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Due donne dal passato doloroso ed oscuro: una è anziana, insegnante di pianoforte presso una struttura carceraria, l'altra è una giovane detenuta incline a improvvisi scatti di rabbia e dotata di immenso talento musicale. Si potrebbe subito pensare alla solita storia di redenzione e crescita tramite l'arte, ed invece "4 minuti", pur essendo una pellicola con tema portante il classico incontro/scontro tra la saggia educatrice e l'allieva ribelle, è molto meno banale e scontato rispetto ai tanti film già visti sull'argomento. Chris Kraus imbastisce una storia risaputa solo in partenza, poi si distacca da itinerari prevedibili grazie ad un racconto in cui le tensioni e l'incomprensione restano perenni senza trovare mai un completo annullamento; nemmeno nello splendido epilogo viene presa in considerazione una simbiosi totale tra le parti in causa, seppur il connubio tra due generazioni così distanti (bello il confronto tra Schumann e l'hip hop) è sottolineato da un'esibizione che rifugge la commozione ruffiana permettendo un metaforico abbraccio in cui mondi diversi per stile, cultura, modo di vivere, si fondono dando vita ad una forma unica, soprattutto non più imperfetta. La lontananza però non viene totalmente limata, non si pensa affatto a compiacere lo spettatore tanto che le due protagoniste sono tutt'altro che personaggi amabili. Sono anime ferite in profondità, mai liberate dall'odio e dall'amarezza di cui si fanno carico. Il loro fardello è una vergogna immotivata alimentata da vissuti tragici. L' amore proibito ai tempi del nazismo, le violenze subite da un padre ripugnante: situazioni che si fanno tormenti, in cui irrazionali sensi di colpa creano mostri apatici costretti all'eterno oblio del ricordo o fomentano episodi brutali in cui il sangue è unico mezzo conosciuto come valvola di sfogo. L'unico neo è riscontrabile in certe estremizzazioni dall'impatto forzato, però, oggettivamente, la pellicola è capace di mettere a nudo senza ricorrere a sgradite ruffianerie le strazio di due donne complesse, scontrose, lontanissime parenti di certe figure avvezze al cinema più rassicurante; il ritratto è realistico, evidentemente sofferto nell' incapacità di relazionarsi con la realtà circostante trovando pace soltanto dinnanzi alla tastiera di un pianoforte.
Il potere della musica che va oltre le apparenze, riuscendo a mitigare in parte l'odio, la rabbia e l'indole violenta di una giovane donna detenuta. Il rapporto tra le due protagoniste è ben delineato e caratterizzato in modo non banale, anche se l'uso dei flashback non mi è sembrato così incisivo per la realizzazione della sceneggiatura, ma resta comunque il risultato finale che mi ha convinto e regalato una visione interessante. Leggermente spiazzante il finale ma di discreto impatto.
Film indiscutibilmente interessante però raccontato in maniera poco coinvolgente, e con una pesantezza di fondo non indifferente. La durata non è eccessiva, ma sembra che duri molto di più. Meraviglioso il pezzo finale.
Un incontro tra due donne accomunate da traumi profondi, e che trovano un canale di comunicazione. Un bel film, anche se ho trovato la figura della ragazza piuttosto forzata nelle sue manifestazioni parossistiche di violenza ribelle... non so perchè ma mi sembra un po' un personaggio costruito un po' "a tavolino".... notevole il finale, ma si possono davvero fare quelle cose con un pianoforte? :-)
film denso , ...ti si appiccica pian piano addosso sino a restare , alla fine impresso a fuoco con le ultime scene del film a far da sigillo. Non si dimenticherà una volta visto , pur con tutte le lacune che mostra . Non è un film perfetto ma è bello, a tratti sembra uno di quei telefilm tedeschi , forse per i volti dei protagonisti o per alcune riprese un po' " tedesche " appunto , ma solo alcune poichè , come detto da qualcuno in precedenza, le inquadrature sono mutevoli . Ci sono storie non approfondite , cose lasciate a metà , personaggi che non hanno credito ... però tutto passa in secondo piano rispetto alla vera essenza del film che è quella di far sprofondare lo spettatore nella drammatica e bellissima profondità dell'arte che accomuna ...
Bel drammone carcerario in chiave di violino per la Germania, oscurato qui in Italia (per non dire eclissato) dall'altrettanto ottimo "Le vite degli altri"!
Non mancano exploit narrativi un pochino ruffiani e delle scelte da parte di qualche personaggio non troppo chiare e alquanto forzate. Nonostante ciò il film scorre bene e il regista è bravo nel descrivere il disagio della protagonista.
E poi gli ultimi 4 minuti sono veramente ben fatti, sia nella coreografia che nella regia (ma essa è ottima per tutta la durata).
Ero molto indeciso nella valutazione di questo film, perché sfiora la grandiosità ma allo stesso tempo è molto, molto furbetto. Ho scelto per l'originalità e per il coinvolgimento, oltre che per la sconvolgente bellezza degli ultimi 4 minuti. Da non perdere.
Un dramma carcerario molto significativo ed esprressivo ( la musica ) ma con troppa carne al fuoco che purtroppo aveva bisogno di miglior coordinamento ma che invece rimane con qualche punto interrogativo. Alcuni momenti davvero toccanti anche se a volte si scade nella retorica. Finale diverso e, per fortuna, non lieto. Da vedere.
Scrivere un commento su 4 minuti è difficile. È geniale da un lato, ma nel contempo è fasullo nell’ingannare lo spettatore. Do un buon voto per l’entusiasmo che ti da, ma finirò col prenderlo in giro.
Chiarisco che questo 4 minuti non è un capolavoro, anche se ne tenta il colpaccio.
Un punto a favore è la colonna sonora che volenti o nolenti ci farà alzare dalla poltrona. La storia è buona e ben raccontata, anche se qui eccede troppo nel abusare di certi temi. Sono troppi e mal approfonditi:
Partiamo da un suicidio in un carcere che sembra a conduzione famigliare. Introdotti in questa scenografia troviamo la dura vita in prigione; dalla sentinella che con buone ragioni renderà la vita difficile, alle ostiche compagne di cella di cui non sapremo nulla dall’inizio alla fine. A questo punto inserisco un pianoforte che arriva e se ne andrà, al centro di un evasione. Ma prima di tutto questo c’è la nonna, maestra di piano. Donna dura e vissuta, pronta ancora a coronare i suoi sogni mancati. Tema centrale della vicenda. Oltre a questo scopriremo che è lesbica e piena di ricordi infelici della sua straziante vita nel carcere, in cui praticamente ci lavora da una vita. Vedremo la morte del suo giovane amore per mano dei nazisti; un esecuzione mancata, ma solamente posticipata. Se c’è una maestra non può mancare l’allieva prodigio matta come un cavallo. In prigione perchè condannata, ma non significa che sia un’assassina. In verità innocente, confessa un omicidio per difendere il fidanzato. Quest’ultimo uccise, anzi decapitò, un uomo. Per amore questo e altro. Nemmeno il padre deciso a fare giustizia riuscì a convincere ne la giuria, ne tantomeno la figlia a ricredersi. Padre che abusò sessualmente di lei. Quasi dimenticavo; portava in grembo un bimbo che morì alla nascita, dopo un lunghissimo parto. Provò a suicidarsi dall’enorme delusione. Infine il tutto sarà concentrato sulla relazione maestra allieva. Un rapporto difficile che man mano le porterà nello scoprire se stesse. Questo bisogno reciproco farà scoprire allo spettatore ciò che si nasconde dietro a questi personaggi.
Forse dimentico altri fatti, ma insomma non possiamo dire che 4 minuti sia noioso. È così colmo di fatti che il film non riuscirà a chiarirli tutti. Un pò confuso, ma non per questo ci sentiremo persi. Cerca di spiegare tante cose. Altre le lascia a metà, e altre le snobba completamente. Sinceramente ciò che rimane del film è lo strepitoso finale; esagerato e criticabile, che non manca di espressività. Bellissimo, sembra che il piano le suggerisca come suonarlo. Un tutt’uno. Sguardi finale che mi ricorda una giovane Jodie Foster.
Ora sembra che 4 minuti sia quasi ridicolo nella trama, invece NON lo è. Il tutto vien raccontato in modo fine, e non disturberà questo intreccio e marea di informazioni. Attori bravi. Unico neo; la vecchietta da l’impressione che da un momento all’altro potrebbe fare i 100 metri. È supernonna? Sembrava più agile di quanto volesse dare a vedere.
In conclusione, un film che merita più di tanti altri. Sinceramente non trovo che sia la giusta pellicola a mostrare il miglioramento del cinema tedesco degli ultimi anni.
Ottimo film tedesco.Una ragazza che ritova nel piano la sua anima con l'aiuto di un insegnante che ritorna indietro con la memoria alle sue esperienze giovanili.Incontro di vite.
108 minuti di grande cinema "fanno da prologo" agli ultimi straordinari "quattro minuti" che danno il titolo a questo lungometraggio di questo giovane regista tedesco Chris Kraus, la musica e le immagini al centro di questa coinvilgente storia ambientata all'interno di un carcere di massima sicurezza dove un'insegnante di musica ottantenne in cerca di una allieva in grado di partecipare ad un concorso per giovani talenti, la trova in Jenny, una reclusa violenta e ribelle ma dotata di un talento straordinario quando le sue mani accarezzano i tasti di un pianoforte; le due donne, ad un iniziale rapporto conflittuale dettato soprattutto dalle opposte preferenze musicali, ( all'adorazione per Mozart e Schumann della maestra si contrappone la passione per la "negra" hip hop di Jenny ), fanno seguire una lenta ma crescente collaborazione al punto di arrivare ad avere un rapporto quasi saffico. Il connubio tra il classicismo di Schumann con la dirompente irrequietezza sonora dell' hip hop sono la forza trascinante di questo film, fatto di poche azioni ma di sguardi profondi e silenzi avvolgenti alternati a guizzi di grande musica. Sceneggiatura impeccabile con un montaggio che imbastisce un ritmo sostenuto fin dalle prime battute, bravissime le due attrici, praticamente protagoniste assolute dell'intera pellicola; due donne tormentate da un passato crudele che ne ha plasmato la personalità, diversa come è normale che sia quando si incontrano due diverse generazioni, ma che la potenza espressiva della musica riasce in qualche modo a far incontrare abbattendo il muro di resistenze reciproche; l'arte in tutte le sue forme ha l'incredibile capacità di far avvicinare poli che altrimenti non si incontrerebbero mai, qui il rigore e l'intransigenza riescono a trovare un punto di incontro con il rifiuto delle regole; è la magia della musica.
ottimo film storia molto toccante e allo stesso tempo di forte impatto! bravissime le due protagoniste e una regia impeccabile! stupendo il finale soprattutto per l'ultima scena! da vedere
Mi sono ricordato improvvisamente di questo bel film tedesco, che con la giusta dose di poesia è riuscito ad appassionarmi. La redenzione attraverso un arte come la musica; è possibile o è soltanto utopia? Consigliatissimo.
Sicuramente un bel film, che tratta un argomento forte ed interessante. Bravissime anche le due attrici protagoniste e ottima la regia. Storia ben congeniata e buona sceneggiatura. Purtroppo il tutto risulta troppo "perfetto", troppo tecnico, e quindi freddo e distaccato, mentre una storia del genere avrebbe dovuto lasciare dentro grandi emozioni, cosa appunto che almeno in me non è riuscita a dare.
Donne ferite, incomprese, in conflitto con se stesse e con un mondo che le reprime, l'una difronte all'altra in un commuovente quanto sofferto rapporto di formazione.
in questo film hanno messo di tutto, dal nazismo all'omosessualità, dalla situazione nelle carceri alla violenza in famiglia. nonostante questo non è pesante, nè scontato, a tratti fa anche sorridere malgrado sia pieno di disgrazie. da vedere!
Film stupendo, drammatico, divertente, coinvolgente. Colonna sonora bellissima. Per la precisione l'insegnante di pianoforte è un'anziana signora lesbica. Stupenda la scena...
E' uno di quei film duri,violenti,crudi che si esita ad andare a vedere ma che poi ripagano ampiamente con le emozioni forti che sanno regalare. Splendida la recitazione delle due protagoniste,e di tutto il cast in generale ,ottima la regia che sa estrarre ed evidenziare tutto il male e tutto il bene che possono coesistere in una stessa persona,nelle protagoniste e nelle figure secondarie del film,come in ciascuno di noi.Stupenda la musica che si riesce ad ascoltare nel film con intermezzi di musica "negra" (come la chiama una delle due protagoniste) davvero notevoli. Indimenticabile il finale,gli ultimi 5 minuti soprattutto e l'ultima inquadratura con quel fermo immagine finale da brivido.Da non perdere.
La storia si fa un pò scontata sul finale ma il film è fatto benissimo e altrattanto magnificamente interpretato (splendida Jeanny); belle anche le caratterizzazioni di tutti i personaggi secondari. La musica è protagonista al pari della vecchia insegnante (che sembra un uomo!): stupefacente l'ultimo pezzo.
A me è piaciuto molto, ho trovato strepitosa la giovane condannata e mi è sembrato un film fuori dagli schemi, ad alto impatto emotivo; il finale è veramente un piccolo capolavoro.
Un film commerciale come vorremmo vederne anche in Italia, anche se non del tutto riuscito (Io personalmente l'ho anche trovato un po' pesante nella seconda parte)
ottime le attrici e la suspence, ma il film è molto costruito a tavolino, anche se certe caratterizzazioni sono ottime ( i due ex galeotti che fanno da uomini di fatica per l'anziana insegnate). Un buon prodotto
in breve: ancora una volta una sorpresa dalla cinematografia tedesca. i punti di forza: in primis la straordinaria prova delle due attrici, capaci, come giustamente scritto di oscurare le stelle d'oltreoceano. Secondo: la sceneggiatura, ottima, serrata, chiara, sempre necessaria. Terzo: la regia, affascinante e mutevole (grande campo lungo dalla vetrata dell'ospedale). Quarto: uno sguardo non banale (nemmeno originale per carità) sull'universo carcerario e le sue complesse dinamiche. Quelli di debolezza: i soggetti. Ho trivato la caratterizzazione delle due protagoniste non molto sottile, fin troppo perfetta allo scopo di far girare gli ingranaggi della tesi dell'opera. Secondo: mi sembra che il regista attinga un po' troppo ai modelli di costruzione della tensione del cinema nordamericano. Terzo: l'uso della musica. Più presa nella sua faccia spettacolare ed emotiva che nella sua valenza profonda di arte. Conclusione ottimo film che non ha lo smalto per assurgere nell' empireo dei capolavori. Comunque senza dubbio da vedere, non foss'altro che per seguire da vicino questa nuova, interessante, nascente neoscuola tedesca.
Dai primi fotogrammi sembra di assistere a un horror, o quantomeno a un film che estrapola meccanismi e stilosità proprie del genere "gotico" (su tutte, le esplosioni dei flashback dell'insegnante, dove è facile cadere nella trappola e credere si tratti di un violentissimo temporale). Il film, che probabilmente è tra i pochi titoli veramente meritevoli in programmazione, è istintivamente stupendo, anche se a tratti troppo rigido, uno script non esattamente inedito (v. Shine, Will Hunting etc.) ma realizzato - questo sì - con un'inedita giostra di contrasti e affinità tra allieva e "maestra". Non è certo un film buonista o edificante: il notevole personaggio di Jeannie, nella sua brutale liberazione fisica e mentale, non offre molti spunti per simpatizzare con lo spettatore, e proprio per questa ragione mi ha ricordato un film distantissimo come "Rosetta" dei Dardenne. Dirò di più: è talmente irritante e insolente che quasi ci costringe a parteggiare per quella "società educativa" che non ha molta fiducia in lei e in persone come lei. L'indimenticabile Hannah Herzsrprung (ma dove le trovano certe attrici europee capaci di mettere alla berlina tutte le superstars d'oltreoceano) sembra appunto un'incrocio tra la Emille Dequenne di "Rosetta" e, talvolta, la sorprendente Helena Bonham Carter di "Fight Club". Il finale, letteralmente travolgente, non è affatto rassicurante e lieto come si vorrebbe credere. Insomma, siamo di fronte a un'ottimo prodotto che non mostra alcun tentativo di affettazione: non a caso l'anziana insegnante di pianoforte afferma che vuole incentivare il talento, non cambiare le persone attraverso la musica. Ed è dove si cela il ricordo di un passato traumatico e morboso che la donna crede di aver conosciuto davvero qualcuno che "sapeva cos'era l'odio e cos'era l'amore". Come se invitasse Jeanne ad ascoltarla: un corpo selvaggio che pretende di assistere inerme alla sua distruzione (o riabilitazione?). Il pianoforte, l'oggetto del desiderio (rimosso) torna in primo piano, vero protagonista oggettivo, come ai tempi di Jane Champion, e la Germania contemporanea celebra senza oscurantismi e con un'invadente senso di verità il suo scomodo passato
Dovevo andare a vedere "La vita degli altri " ma era già iniziato e per cui alla fine ho finito per vedere quest'altro film tedesco dopo quasi 2 anni che non andavo al cinema. Bello, intenso e ben recitato....la Germania di oggi con le stesse divise della Germania di ieri. Se al cinema fossero tutti così i film ci andrei più volentieri.