Ambientato in un futuro prossimo, in cui un'impennata economica nasconde ancora forti disparità sociali, il film segue le vicende di Gwen e di sua figlia Jules, che fanno tutto il possibile per conservare la loro gioia di vivere, nonostante l'instabilità del loro esistenze.
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Mi piace l'approccio di questo film di fantascienza che mi ha ricordato uno molto simile che ho visto alla mostra di Venezia, cioè Life guidance. In comune hanno un tipo di società distopica dove il capitalismo ha ulteriormente accentuato le differenze di classe e l'altro elemento è quello di utilizzare location dall'archietettura post moderna già presente, senza utilizzare eccessivamente o quasi per nulla costosi effetti speciali. Nel caso di Advantageus è presente una forte regressione della donna nel rapporto con il mondo del lavoro, destinato principalmente agli uomini. E' fatale l'invecchiamento stesso della donna che la rendono meno attraente e quindi meno appetibile a livello marketing rispetto alle giovani. Quindi per una madre single come la protagonista è molto facile scivolare in brevissimo tempo nella marginalità del sistema, perchè non sussiste un welfare statale capace di aiutare e sostenere i più deboli. Ormai è tutto privatizzato. L'unica via estrema è la rinuncia della propria identità per assicurare un futuro alla figlia, che consiste nel trasferire la propria esperienza lavorativa in un corpo più giovane. Una fotografia fredda domina il paesaggio di questo futuro distopico ormai prossimo alla morte, una brava protagonista ormai stretta all'angolo nel prendere la via estrema per una possibilità di futuro. Una fantascienza più riflessiva, assolutamente opposta da eccessi bimbominkieschi, che forse ha il difetto di essere un po' pretenziosa ed inoltre mostrando una disparità qualitativa nella recitazione tra la madre 1.0 e quella 2.0.
Un futuro prossimo in cui la divisione in classi è talmente netta da aver creato un baratro enorme tra ricchi e poveri. Per Gwen e Jules (madre e figlia anche nella vita reale) diventa difficile mantenere il tenore cui sono abituate, dopo che la prima si trova licenziata a causa della non più giovanissima età. In un mondo dove tutto è stato privatizzato in maniera scellerata, per far continuare a studiare la figlia affinchè possa assicurarsi un futuro lontano dall 'invisibilità e dall'indigenza, diventa imperativo racimolare somme importanti. Umiliazioni e tante porte sbattute in faccia, egoismo estremo -ravvisabile anche nella serie di attentati che colpiscono la città, e di cui nessuno sembra preoccuparsi nonostante denotino un grave problema- l'impossibilità e la disperazione alimentate da una collettività egocentrica, fino alla decisione inevitabile: far da cavia per un esperimento innovativo, ovvero un'alternativa estrema al ringiovanimento chirurgico. Qualcosa di tremendamente avveniristico, in cui una parte basilare del proprio essere viene ceduta all'oblio in cambio del rinvigorimento fisico. L'idea della traslazione della personalità in un corpo più funzionale e piacente non è nuova, ma in questo caso viene utilizzata in maniera antispettacolare, compressa in un ricatto feroce avallato da un quadro lavorativo sempre più competitivo e tirannico, dove la figura femminile è costretta all'imperitura bellezza, mentre il maschio accentra il proprio potere in un contesto sempre più sessista. La pellicola di Jennifer Phang rifugge l'iperbole visiva, i laser e le astronavi, le città tentacolari e i palazzi avveniristici, sfruttando il pretesto fantascientifico per parlare di sentimenti e per delineare un disperato quadro sociale non poi così lontano da quella che potrebbe essere la prossima amara realtà. Un lavoro delicato e minimalista, caricato di un allarmismo generato dai malesseri attuali plasmati in chiave futurista, ove il compromesso sacrificale è servito nella perfetta esternazione dell'amore figliare.