Baaria è il nome fenicio di Bagheria: attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia il film racconterà un secolo di storia italiana, con le Guerre Mondiali e l'avvicendarsi, sulla scena politica, di Fascismo, Comunismo, Democrazia Cristiana e Socialisti.
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Il film è bellissimo. Bellissimo per la fotografia superba, per la regia sicura e fluente, per la poesia che in sè porta la commistione fra nostalgia, disillusione amara e sconfinata passione per la terra natìa. Tornatore mostra di attingere ai maestri che hanno reso immortale il cinema italiano: veleggia tra crudezze neorealistiche alla Germi, primi piani e scansione dei particolari alla Leone, e perfino onirismi immaginifici degni del grande Federico. L'affresco che il regista riesce a mettere armoniosamente in scena evoca tutti i colori della Sicilia e dell'intero Sud, in una ricostruzione costumistica ed ambientale di rara accuratezza, coronate da musiche di Ennio Morricone destinate a rimanere immortali. Interpretazione eccellente di Scianna; conturbante, letteralmente, Margareth Madè; intense oltre ogni dire la Sastri e la Molina; bravi e simpatici perfino Ficarra e Picone. I motivi per cui non assegno il"dieci" sono più che evidenti per chi ha visto il film: la sceneggiatura debole, ovvero basata sulla storia di uno qualunque e il voluto macchiettismo con cui Tornatore liquida il fascismo, che, al contrario, fu fortemente sentito in tutto il meridione d'Italia. Infine, il cameo della Bellucci: dalla donna più bella del mondo, francamente, ci si sarebbe aspettati qualcos'altro.