Un racconto memorabile ambientato nella Los Angeles degli anni '20, una storia di ambizioni smisurate e di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l'ascesa e la caduta di molteplici personaggi in un'epoca di sfrenata decadenza e depravazione nella sfavillante Hollywood.
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Cito parte del mio commento a "La La Land" dove dicevo che si trattava di un film opulento, barocco, sfarzoso, ma è fatto talmente bene che neanche te ne rendi cont". Con Babylon bastano i primi tre minuti per capire che a questo giro Chazelle non vuole nascondersi dietro ad un dito. Qua tutto è "troppo", ma è comunque talmente assurdo, fuori luogo, esaltante ed esaltato ad un livello tale che è impossibile non farsi coinvolgere. "Babylon" è un film che è vecchio e moderno, dove le grandi feste, le scene colossali, le interpretazioni sopra le righe e i deliri non solo degli anni '20, ma dell'intero cinema del XX secolo, riprendono vita visti con gli occhi di un regista classe 1985 che fa film negli anni '20 del 2000. E' un passo indietro rispetto a "La La Land"? Sì, direi di sì, ma è cmq un gran bel vedere.
Film visto tutto di un fiato che non andrà nel mio dimenticatoio come la maggior parte delle produzioni degli ultimi 5-10 anni.
Spiccano le ambientazioni,fantastiche le musiche, eccelsi ovviamente pitt e robbie ma quello che colpisce è che il messaggio negli intenti del regista arriva chiaro da più fronti.
Un fracasso intenzionale che gradualmente si affievolisce e come risultato giunge a una forte comunicazione e introspezione.
Chazelle firma un caotico e a tratti folle atto d'amore verso il cinema. Tecnicamente ottimo. La durata davvero eccessiva penalizza la visione. Non amato da pubblico e critica, Babylon invece è un grande film che poteva essere grandissimo.
Veramente difficile da commentare. Bello, con ottime interpretazioni. In un certo senso, anche un po' perverso. Durata eccessiva che fa perdere un po' di concentrazione.
Prima metà di livello altissimo, la seconda più confusa e allungata. Film che si pone obiettivi altissimi e in parte li raggiunge. Ci sono falle, parti inutili e altre eccessivamente trash, ma globalmente rimane uno dei pochi film recenti di spessore.
Un film affascinante e molto ben confezionato, un po' patinato, comunque non privo di sostanza. Alla prima parte si fa preferire per mio gusto personale di gran lunga la seconda, più riflessiva e meno frenetica, con una migliore introspezione dei personaggi, a cui mi era stato impossibile affezionarmi nella prima parte, dove si sussegue una baraonda di effettoni burlesque che dopo un po' stanca. In effetti dopo un'ora di film ero molto tentato di abbandonare, invece sono poi rimasto contento di non aver mollato. Chazelle ha talento e ha il jazz nel sangue, si vede anche dal ritmo che sa imprimere al film. Non è certamente il mio genere di film, ma riconosco la bontà dell'operazione, il gran lavoro e talento che ci sono dietro, e il risultato senz'altro apprezzabile. I miei highlight: la scena del serpente, quella delle infinite prove con la Robbie del primo ciak col sonoro, la scena del "vomito" al pranzo di gala (divertentissima, grande la Robbie), e il toccante monologo della giornalista di gossip a Brad Pitt. Non è un film privo di difetti comunque, ne evidenzio due: 1) la ricostruzione degli anni '20-'30 mi è parsa sotto vari aspetti approssimativa. In particolare, i costumi non propriamente dell'epoca e soprattutto le acconciature dei capelli: la Robbie e non solo ha i capelli mossi evidentemente piastrati e con dei tagli che non mi sembrano anteriori agli anni '80. Ma le hanno mai viste delle foto di come la gente si vestiva e si acconciava negli anni '20 e '30?; 2) molte, troppe esagerazioni ed eccessi messi in scena. Alcune scene sembrano veramente esagerate, sembra di stare in dei baccanali dell'antica Roma con dei depravati totali. Ora, non so se Chazelle si sia basato su ricostruzioni storiche e documentate della Hollywood dell'epoca per queste scene, ma l'immagine che abbiamo degli anni '20 e '30 è molto diversa, sembravano tutti pudichi, umili e contenuti. Poi l'effetto filmico è notevole, ma talvolta pare che il regista pur di stupire e scandalizzare abbia finito per spezzare una corda tirata troppo.
La prima parte del film è incredibile, praticamente si va a scuola di cinema in compagnia di Damien Chazelle che ci porta letteralmente in un limbo dell'inferno tra orge, vomito e sangue, con piano-sequenza, carellate e tanta follia che "Il grande Gatsby" di Luhrmann gli fa un baffo, viene praticamente cancellato dalla storia del cinema.
Ma il film non è solo questo, dura 3 ore, forse troppo, e spesso mettere troppa carne al fuoco serve a poco, vedi ultimi eccessi di durata da Spielberg a Nolan.
Robbie e Pitt impersonano quella parte dell'eccentricita' di Hollywood, una resa famosa per "caso" e una star che invece arriva al suo declino con l'avvento del sonoro.
Ma dopo la partenza a razzo la storia di Margot perde un po' di smalto, diventanto prevedibile. I finali delle due storie sono molto simili ma allo stesso tempo realizzate molto diversamente dove spicca ovviamente quella del personaggio di Pitt.
Un film sicuramente da vedere, tragicamente divertente come la scena di lotta di massa o come il tecnico del suono che muore di caldo.
Una visione tra le piu' nere dello star system Hollywoodiano, eccessivo e grottesco. Bellissimo.
Un omaggio sincero ed appassionato di Chazelle alla "settima arte" che ci racconta lo star system Hollywoodiano degli anni '20 con i sui pregi, i suoi eccessi ed i suoi difetti. La storia ruota attorno ai tre personaggi di Brad Pitt "Jack Conrad" un divo del cinema alcolista e amante delle donne che dovrà fare i conti con l'avvento del sonoro, Margot Robbie "Nellie LaRoy" aspirante attrice che per un caso fortuito riesce nel suo intento di diventare famosa ma pagherà a sue spese il suo carattere ed i suoi vizi e Diego Calva "Manny Torres" che da tuttofare grazie alla sua disponbilità riesce a diventare un importante produttore esecutivo. Poco approfondita la figura del trombettista "Sidney Palmer" interpretato da Jovan Adepo quasi messo lì per riempitura anche se la scena del "blackface" è una di quelle più emblematiche. Prima parte spettacolare con la festa baccanalica nella villa di "Don Wallach" e la Robbie che ruba la scena a tutti ma Chazelle esagera con la durata alternando buone cose ad altre banali con dialoghi alquanto superficiali. Un bel film sicuramente diretto sontuosamente con il solito stile dal giovane regista di Providence ma personalmente non mi ha entusiamato e l'ultima mezz'ora abbastanza debole. Il suo lavoro migliore per me resta "Whiplash".
Le 4 storie di personaggi che vivono a cavallo tra l'epoca del cinema muto e quello con audio si intrecciano coinvolgendo lo spettatore nella prima ora e mezza…poi ci si stanca un po'. Bravi gli attori, film che poteva durare un'oretta in meno.
Un'orgia di colori, situazioni, eventi e chi più ne ha più ne metta: un grande omaggio alla settima arte degli anni '20 nella sua transizione dal muto al sonoro cucita insieme alla mondanità fatta di feste vip ed eccessi di ogni genere che parallela l'affiancava. La grandiosa prima parte, lanciata a cento all'ora e fatta di un positivo bulimismo cinefilo che Chazelle non aveva mai esasperato così tanto, non ne è supportata da una seconda che va in calando, più modesta e di genere, che sfocia nel facile dramma ed in qualche pietismo di troppo anche per colpa di un'aurea mortuale generale un pò pesante da gestire. Alla fine, dopo una durata monstre, il bicchiere è mezzo pieno ma allo stesso tempo è consegnato agli archivi un lavoro che forse, una seconda volta, si farebbe fatica e rivedere. Comparto tecnico di assoluto pregio con Pitt e soprattutto la Robbie al loro meglio, eppure non siamo dalle parti del capolavoro, ne ci si avviciniamo molto.
Preziosismi della regia e fotografia fanno da contorno ad una sceneggiatura mediocre ove le tre ore non bastano per dare una compattezza ai personaggi ed alla storia. Storia che procede più per il ritmo/montaggio delle scene ed un ottimo comparto audio che per originalità e profondità dei dialoghi e che dopo le due ore si perde tra cambi di stile e tentativi esteticamente belli ma poco incisivi per chiudere il tutto. Ottimi gli ultimi 10 min.
La lettera d'amore al cinema di Chazelle esagera nei toni, ma non nelle intenzioni. Un film di tre ore che poteva durarne due. Ottima la colonna sonora.
Non riesco a capire dove stia andando il cinema in questo momento. Critica e pubblico totalmente allo sbando: filmetti come "Tog Gun: Maverick" e "M3gan" esaltati a destra e a manca, incassi stellari, invece pellicole come "Babylon" floppano e che, al netto dei difetti, sfoggiano momenti di grande cinema, scenografie da urlo e una messa in scena della Hollywood degli anni '20 e '30 da capogiro, con un budget sugli 80 milioni che in realtà sembrano più di 200. Personalmente io questo tipo di film li vedrei di continuo, purtroppo adesso la gente sta in fissa con i blockbuster Marvel e simili, e per questo tipo di prodotti come quello di Chazelle c'è sempre meno spazio, vedi anche il flop al botteghino.
Chazelle butta un sacco di carne al fuoco, non riesce sempre a gestire il grosso materiale a disposizione, prende spunto da "Hollywood Babylon" di Anger e gira un film esagerato, caotico e dirompente. Una coinvolgente cavalcata del passaggio dal muto al sonoro, in cui i personaggi si destreggiano tra feste e set cinematografici. Il regista americano tiene le redini, anche se ogni tanto oltrepassa i limiti (il segmento con Tobey Magire), forse aggiunge cose che potevano benissimo tralasciate (il personaggio del trombettista) perchè ne carne ne pesce (ha un minutaggio non sufficiente per un approfondimento, troppo lungo per una presentazione). Ma la messa in scena è da urlo e la caratterizzazione dei tre personaggi principali (Jack Conrad, Nellie LaRoy e Manny Torres) al contrario di quello che si dice in giro, è molto buona, nonostante siano degli ingranaggi del racconto generale e del periodo che Chazelle vuole mostrarci. Ascesa e caduta per Nellie, fragorosa discesa per Conrad dopo un essere stati al top, il percorso di Manny forse è quello più particolare e originale. Performance del cast superlative. E poi c'è la questione durata, le tre ore non pesano affatto. Menzione speciale per la colonna sonora, alti livelli.
"Babylon" a mio avviso è insieme a "Whiplash" il miglior film di Chazelle (potrebbe diventare un cult sul lungo termine ed invece "La La Land" a suo tempo lo avevo ipervalutato, rivisto perde qualcosa). Sinceramente poi non ho capito questo astio della critica. Non hanno solamente affossato un film, ma probabilmente hanno disintegrato un tipo di cinema che sta andando a scomparire. Invece questi esaltano "Marvel & affini" senza alcun senso, forse l'unico motivo è che i dollari delle grosse case di produzione fanno gola. A proposito, "Babylon" anche se in modo secondario, parla anche di questo: in una sequenza Manny dice -non sono abituato ad avere a che fare con i gangster- Il Conte risponde -non sono peggio delle persone del cinema per cui lavori-
L ultimo lavoro del giovane regista chazelle, è un film che mi ha completamente convinto a metà..la prima parte è molto ritmata, coinvolgente e a tratti ubriacante, piacevole da seguire..peccato che con il proseguire del film, il ritmo cala e la storia perde un pò di interesse..ci sono alcune scene troppo lunghe e anche senza molto senso che fanno calare il voto..troppa carne al fuoco e forse il regista non è riuscito a trattare bene tutti i temi che voleva mettere, per arrivare a un finale così così..nel complesso comunque è un buon lavoro, molta qualità anche tra il cast, con brad pitt che offre la solita buona performance, buona anche la colonna sonora.
E' un film caotico e selvaggio, specialmente nella prima parte, che può ubricare o confondere ma non nego un certo fascino magnetico della messa in scena. Dopotutto se questo film si intitola Babylon un motivo ci sarà. Per regia, fotografia, scenografia e costumi nulla è un film molto curato nei dettagli e tutto l'inizio della festa è un piccolo gioiello. Tuttavia la magniloquenzia visiva non è all'altezza dei contenuti e specialmente dei personaggi. Su quest'ultimi nulla da dire alle performance attoriali, ma non hanno profondità da poter enfatizzare con caratteri che si rivelano ripetitivi e da dialoghi altrettanto ripetitivi e banali. In tre ore e passa di film ci sono momenti da ricordare: oltre alla festa iniziale, la "gita" nei bassifondi infernali di Los Angeles con un McGuire dallo sguardo malsano come pochi, la scena della colorazione del trombettista nero, perchè poco...nero. In tal senso il personaggio dello stesso Palmer mi è sembrato un corpo quasi a sè stante nel film, se non con lo scopo di dare un senso a tutta la sequenza del party con la gente che conta in cui il suo personaggio, insieme a quello della Robbie e di Calva vogliono ottenere una legittimità dall'alta società. Non è un brutto film, però pur avendo degli indubbi pregi (tecnici), ci sono anche molti difetti (personaggi soprattutto). E' uno di quei film che possono definirsi divisivi.
Provo a racappezzarmi su quanto ho visto ieri e riorganizzare queste 3 ore di visione caotica e non sempre funzionale in distinte categorie aristoteliche .
forse sto citando Aristotele impropriamente ma visto il film direi che vale tutto ma ho deciso che questo è un commento ad uso personale
. 1) la parte che mi è piaciuta (che coincide praticamente con tutto l'inizio e alcune scene qua e la nel mezzo che funzionavano alla grande, un gran bel babylon da vedere) .
* la festa iniziale è stupenda colori, ritmo e piano sequenza, * la scena nel buco del **** di hollywood coi freaks assai interessante perché sottolinea la vera essenza di chi ama il cinema: un pervertito vojeur che usa il cinema per vivere esperienze che non ha il coraggio di provare * le scene sul set meravigliose ed ho adorato tantisismo l'uso della profondità di campo per scenette disarmanti che cozzavano con quello che stava accadendo in primo piano (Orson Welles docet anche se DOVE ***** ERA L'OMAGGIO A COLUI CEH HA CODIFICATO IL LINGUAGGIO CINEMATOGRAFICO? cioè in un primo momento ho pensato si trattasse di Brad Pitt che credevo attore/regista , ma era solo un attore)
*scene lunghe solo perché erano presenti la Margot Robbie o il Brad Pitt di turno tipo lunghissima la scena in cui Nellie esplode durante il buffet per raccogliere consensi, era inutile e nemmeno così cringe l'avesseeo accorciata ci avremmo guadagnato tutti *dialoghi banali con campo contro campo di primi piani che dopo un po' rompevano o' baylon (anche qui MA ORSON WELLES NON TI HA INSEGNATO COME FARE IDIALOGHI CON GLI SPECCHI FACENDO COMPARIRE TUTTE LE FACCE NELLA STESSA RIPRESA?
il repertorio qua è immenso e mi è piaciuto che non fossero citazioni pedisseque ma rielaborazioni e stravolgimenti - la più immediata che ricordo è una Dietrich asiatica very volgare ed ho apprezzato anche che fosero anche citazioni contemporanee - Tarantino su tuttus NON HO APPREZZATO L'ASSENZ ADI RIFERIMENTI AI CAPOLAVORI DI PORSON WELLES
questa è sicuramente personale e dipende dalla testa di chi vede e rielabora la visione mi infastidiva Brad Pitt ma il suo ruolo era quello dell'attore che fu e che ora non vale molto quindi in effetti in quest'ottica (ma solo in quest'ottica) era perfetto per la parte
*scena di Sidney Palmer che deve diventare più nero è una delle scene che mi ha maggiormente angosciato per tutto ciò che riguardava la blackface *scena di manny Torres alla fine mentre si dispera guardando e ricordando cosa c'è dietro un film di intrattenimento leggero
Signori, questo è un GRANDE film. Certo, difficile potesse avere successo visto il casino che c'è dentro: un film promosso come se fosse una storia d'amore tra un'attrice tra (Margot Robbie) ed un maturo attore (Brad Pitt) e che poi invece è tutt'altro e inizia letteralmente con
Un'orbita in cui una tizia fa la pipì su un tizio enorme, nudo, che gliene chiede ancora
capisco possa essere giusto un filo spiazzante.
Però se si accetta di stare al gioco si esce dalla sala ultra soddisfatti, ebbri di adrenalina, musica, colori, passione e pure una buona dose di grand guignol
Certo non mancano i difetti: nonostante il ritmo sia sempre sostenuto e non ci si annoi mai, con una trentina di minuti in meno il film sarebbe potuto essere un sontuoso capolavoro: c'è troppa carne al fuoco ed alcuni personaggi secondari sono troppo sciapi per colpire nel segno (tutta la sottotrama di Sidney Palmer, per quanto importante a livello di significato, è troop slegata dal resto è spezza troppo il ritmo). O forse è solo che Margot Robbie è così brava che tu vuoi solo sapere che ne sarà di lei, e te ne freghi del resto: assurdo non sia stata candidata all'oscar.
Come assurdo è che non sia stato candidato Chazelle: la regia di Babylon è INCREDIBILE, e la scena della festa iniziale, con le sue carrellate furiose ed i suoi piani sequenza infiniti, è da storia del cinema. O lo sarebbe stata se il film non avesse incassato così poco. Ah, per non parlare della scena
Del suicidio di Jack Conrad, tutta girata a camera fissa, fuori dalla porta della stanza, quasi a non voler disturbare la solitudine e la tragedia di un personaggio fragile dietro la patina di baldanza.
Ah poi musiche meravigliose, scenografie sontuose… Babylon è tutto ciò che un film dovrebbe essere, e lo è in modo roboante, fracassone, chiassoso, cotazionista all'estremo (c'è n'è anche per nuovo cinema paradiso) ma onesto. E andatelo a vedere, dai, se vi piace il cinema: non ne resterete delusi. Forse.
Ciao. Visto venerdì sera al Giometti cinema di Pesaro. Che dire: bellissimo, anche se un pò lungo, presenta fedelmente la vita, spesso dissoluta, del primo star system degli anni 20 di Hollywood, che poi ricalca, probabilmente, quello attuale. Ho scoperto che è stato tratto da un libro, acquistato l'altro ieri. Ottimo Brad Pitt, spettacolare la Robbie... e come balla!!!!!!
L'impressione personale è di un film molto bello, che poteva essere bellissimo con qualche "sforbiciata" qua e là e dunque un minutaggio complessivo leggermente inferiore. Interessante, affascinante, e tutto molto bello, compresa una - giustamente premiata - colonna sonora.
Cominciamo dai punti di vista, Babylon è un film sicuramente imperfetto nella sua enorme, variegata, caotica ed esagerata messa in scena. E un film che non guarda in faccia a nessuno, che ti defeca letteralmente addosso, senza contare alcool,droghe,sesso promiscuo, perversioni e vomito. Ma lo fa non perchè voglia piacere, ma perchè DEVE essere così. Risulta troppo lungo, forse troppo verboso ma rispetto ad Amsterdam i dialoghi funzionano MEGLIO, non ci sono praticamente tempi morti ed è stato un flop. Il pubblico americano, ma non solo oramai è praticamente succube di sette categorie cinematografiche: film per bambini, film per bimbiminkia,franchise,remake,sequel,requel e streaming. Quasi ovvio che un film in cui un elefante caca addosso alla gente o un tizio mangia ratti vivi sarebbe stato semplicemente ignorato, sapete i valori sono ALTRI, un Maverick per esempio. Babylon ha un cast della madonnina che non fa una piega per quanto sia PERFETTO sotto tutti i punti di vista. Parliamo di Margot, ma ne vogliamo parlare? Ok io sono di parte perchè sto ancora cercando il modo di chiederle in inglese(scolastico) se posso andare in California, insomma avrà bisogno di un altro assistente, sono un eccellente autista, giardiniere, commesso eccetera. Margot è un accidenti di uragano, ma non perchè VOGLIA farsi notare, perchè è semplicemente una delle CINQUE attrici americane più in parte della sua generazione. Perfino quando il film non gira, ha una trama banale, lei dà sempre il massimo, vedasi Amsterdam. Comunque Margot Robbie merita come minimo la nomination, e come massimo di vincerlo il primo Oscar della sua carriera. Perchè fa la differenza, l'altro che la fa è sicuramente Brad Pitt, signori, Brad Pitt, cioè Brad Pitt non ha mai vinto uno stramaledetto Oscar. Ora non è che gli Oscar siano le tavole della legge, ma ogni tanto, dico OGNI TANTO rispecchiano la cartina di tornasole della cultura cinematografica di massa. Toppando clamorosamente subito dopo. Con questo e apro parentesi dico che un film sui cannibali debba avere DIVERSE NOMINATION, chiusa parentesi. Comunque Brad oramai è come un vino pregiato, invecchiando migliora, ancora, ancora e ancora. Qui altro che c'era una volta ad Hollywod. Chazelle si mangia il compito scolastico di Tontolino con tutto il cucuzzaro. Anche lì c'era Margot, ma il regista americano più sopravvalutato della sua generazione era interessato soltanto a mostrarne i piedi.... Insomma questi due attori danno prova di un talento enorme, soprattutto non si INCONTRANO PRATICAMENTE MAI nel film, fateci caso. Perchè rappresentano i due mondi estremi, la ragazza che VUOLE essere una star, tanto da essere capace di piangere a comando, e l'uomo che ha attraversato il cinema dalle sue origini, creandone la fama, ma perdendo infine la battaglia con se stesso, così come Nellie Le Roy scomparirà tra le strade buie di una Los Angeles notturna. A fare da train d'union c'è Manny, un Diego Calva esordiente in un film americano, con una discreta gavetta in quello messicano. Parte tutto da lui, è il testimone di QUASI tutto, da tuttofare ad assistente, da assistente a produttore, fino alla fine. Perchè Hollywood non perdona, e Chazelle l'ha capito benissimo e una nomination non tanto per la regia, ma per la sceneggiatura, scenografie e fotografia la merita.