chiedo asilo regia di Marco Ferreri Italia 1980
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chiedo asilo (1980)

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locandina del film CHIEDO ASILO

Titolo Originale: CHIEDO ASILO

RegiaMarco Ferreri

InterpretiFrancesca De Sapio, Dominique Laffin, Roberto Benigni

Durata: h 1.49
NazionalitàItalia 1980
Generecommedia
Al cinema nel Gennaio 1980

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Trama del film Chiedo asilo

Roberto, il maestro di un asilo, sceglie di coinvolgere i suoi piccolissimi allievi cercando di essere il più possibile come loro. Tra lui e i bambini nasce una simbiosi che continua anche fuori dalle mura dell'istituto, per esempio al mare, in vacanza. Ma non tutti condividono il suo metodo.

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Voto Visitatori:   7,00 / 10 (10 voti)7,00Grafico
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Voti e commenti su Chiedo asilo, 10 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

VincVega  @  17/12/2020 21:02:09
   6 / 10
Un film complesso perchè quando si ha a che fare con bambini la riuscita delle scene è molto difficile. Si da spazio molto all'improvvisazione, non solo quando ci sono di mezzo i bambini (una scena è emblematica, in quanto l'attrice che accompagna Benigni a casa della Laffin, sbaglia veramente nome e la chiama Dominique e nel montaggio è rimasto). Un film che gioca tra il reale ed il surreale e nonostante l'idea inziale sia più che buona, la realizzazione è altalenante. Talvolta non si capisce cosa vuole dire Ferreri ed il film è troppo poggiato sulle spalle di Benigni, che comunque offre una bella prova e si può dire che se "Chiedo Asilo" a volte funziona è soprattutto grazie a lui. Pessime le parti doppiate.

marcogiannelli  @  19/05/2017 09:14:29
   6½ / 10
Non un film semplice, ma una commedia grottesca in cui Benigni è un insegnante molto fanciullesco, bambino tra i bambini, molto profondo.
Alcune cose mi hanno fatto storcere il naso, e per altre il film non diventa di un livello più alto

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/07/2016 22:58:34
   7½ / 10
Uno dei film di Ferreri più sottovalutati, ma il regista milanese amava spiazzare in continuazione a cominciare dalla stessa figura di un Benigni più poetico, molto lontano dai panni del Cioni, bambino fra i bambini, nel suo inusuale metodo di insegnamento. Un Ferreri meno "minore" di quanto si immagini.

topsecret  @  01/04/2014 20:20:48
   6 / 10
Non ho ben chiaro di cosa volessero farci partecipi Ferreri e Benigni con questo CHIEDO ASILO. Riflettendoci un po' mi viene da pensare che volessero esplorare il mondo dei bambini, che contrariamente a quanto si possa pensare non è fatto tutto di giochi e spensieratezza, con la consapevolezza della difficoltà che si cela dietro tematiche del genere. Non è facile fare un film con dei bambini così piccoli e infatti sembra che tutto proceda "a braccio", senza dialoghi e senza una linearità evidente nella trama, lasciando all'estro di Benigni e di una manciata di personaggi il compito di incanalare la storia.
Con tutto ciò, personalmente non mi sono sentito coinvolto, anche a causa di un ritmo decisamente lento e di una pochezza emozionale piuttosto palese, nonostante il candore e la freschezza dei piccoli protagonisti.
Quasi sicuramente non è un tipo di cinema che riesco a decifrare o semplicemente manco della sensibilità necessaria per apprezzarlo, così non mi resta che terminare il mio non-commento con un voto intermedio che tiene conto delle mie mancanze. Ma ovviamente non è un film che rivedrò a breve e con piacere.

DarkRareMirko  @  12/03/2014 01:22:09
   7 / 10
A malapena discreto questo film minore del grande artista Ferreri (e più che altro sembra anche il film che, più di tutti, aveva come mire il botteghino, visti i protagonisti), che qua dirige un film senz'altro difficile ma anche abbozzato e solo in parte riuscito.

Benigni più candido del solito, apprezzabile tematiche (che sono anche contro il perbenismo di volere per forza un unico metodo educativo), regia tutta improntata al realismo, ma il film finisce e si ha una forte sensazione di occasione mancata e di incompletezza.

Come in Dillinger è morto e in I love you, si finisce con il mare; un pò di noia.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  08/07/2012 23:14:10
   8½ / 10
Spoiler presenti.

"Chiedo asilo" uscì solo un anno dopo "Ciao maschio". Gerard e Roberto (credo il miglior Benigni di sempre) sono personaggi quasi omologhi, malinconici ragazzi affetti dalla "fobia del figlio", entusiasti della vita senza esservi davvero attaccati. Il frollo spirito paterno di Gerard aveva trovato la sua perfetta effigie in un cucciolo di scimmia, l'indole dolcemente irresponsabile di Roberto è tutta fotografata in una ciurma di bimbetti. Roberto li ama, allo stesso modo tenero e incosciente in cui amerebbe i cuccioli di qualsiasi specie animale. Non vuole avere nessuna autorità su di loro, lascia che i corpicini infantili siano liberi di vedere e toccare, nonostante i pericoli incombenti. Roberto è per certi versi un personaggio più positivo di Gerard, certo meno abulico e vigliacco.
In una spiaggia tutta ferreriana Roberto e il piccolo Gianluigi recitano per pochi istanti la felicità, riconoscendosi come un padre e un figlio smaniosi di riabbracciare la madre ( "ma sarà vero che è la nostra mamma il mare?"). Vengono sommersi dalle acque, come porti sepolti, in un naufragio che è fortemente metaforico, onirico, necessariamente poetico. A rompere l'effetto di surrealtà, pure così stranamente credibile, sopraggiungono le urla del figlio che la compagna ha appena dato alla luce crepuscolare.
"Chiedo asilo" non ha la limpidezza né la crudeltà di "Ciao maschio", eppure mi ha profondamente commosso, perché nella sua tanto misura irrisolta e misteriosa è un film splendido.

1 risposta al commento
Ultima risposta 08/07/2012 23.16.04
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  08/08/2010 14:33:18
   7 / 10
Con "Chiedo Asilo" Ferreri ci regala l'ennesimo ritratto sbozzato e quasi simbolico di un maschio italiano. Stavolta va a ritrarre una categoria abbastanza diffusa alla fine degli anni '70, quella dell'idealista progressista di area comunista. In qualche maniera ci dà un saggio pratico di quel tipo di cultura, saltanto a piè pari tutte le diatribe teoriche. Ferreri si è sempre interessato ai risvolti pratici e di esperienza vissuta che hanno avuto le varie idee e ideologie che si sono succedute in Italia/Francia fra gli anni 60 e 80.
E chi meglio di Roberto Benigni poteva esprimere i concetti di vita libera e spontanea, di fantasia al potere, di dedizione totale per gli altri, di vita aperta e collettiva piuttosto che chiusa ed egoista, senza ruoli e istituzioni rigidi e predefiniti.
La scelta di vita del protagonista del film (si chiama Roberto come l'attore – richiamo stilistico a La Grande Abbuffata) è controcorrente, è apertamente antiborghese. Basta vedere la sua casa (la vera casa di Benigni a Roma): tutta all'aria, piena di libri, con mobili del "vecchio mondo" contadino, segno di rifiuto dell'esigenza moderna e borghese di essere ed apparire aggiornati e all'ultima moda. Vive insieme ad un amico molto "sui generis", il grande ed umile Carlo Monni che recita un attore scalcinato di teatro underground (cosa che era anche nella realtà di allora).
Roberto svolge un ruolo educativo (tipico ruolo delle persone impegnate nell'ideale utopico) in un asilo, a stretto contatto con i bambini. Quello che cerca di fare è semplicemente farli esprimere liberamente, essere se stessi. Roberto rimane sì maestro e guida ma senza far sentire distacco o superiorità nei confronti dei bambini. In pratica "si fa" bambino, conquista la loro fiducia e li guida con la spensieratezza e il divertimento. Quello che salta all'occhio di questa "educazione" è il fatto che è senza paranoie e senza preclusioni verso il mondo esterno. L'asilo ha le porte aperte, si accettano tutti i rischi (si fa entrare un asino passando sopra il pericolo che scalci: "perché deve scalciare ad un bambino" dice Luca, un adulto-bambino che collabora con Roberto), e addirittura si fanno scorazzare liberamente i bambini in una fabbrica! L'asilo è l'occasione per far imparare i bambini a vivere insieme, ad acquistare una coscienza collettiva e la stessa mira e politica la si impiega anche nei confronti dei genitori.
Non si nascondo però i limiti di questo tipo di educazione e il pericolo di fallimento. Il fattore negativo che incide di più è l'ambiente. Il film è girato a Corticella, un quartiere dormitorio di Bologna, e l'ambiente asettico, geometrico, innaturale, quasi astratto e senza vita, è onnipresente in ogni inquadratura. L'ambiente costruito dalla società economica pesa e incombe sull'ambiente costruito dalla volontà umana. Sarà lui un giorno ad ottenere la vittoria, imponendo i suoi spazi e le sue regole sull'anarchia e la fantasia. Il film stesso alla fine, per dare sbocco e realizzazione all'utopia sognata da Roberto, "ripiega" su una località del vecchio mondo industriale in disuso nell'arretrata e tradizionale Sardegna (l'Argentiera). L'ideale si compie dentro un cinema abbandonato, in riva al mare, non nella moderna Corticella.
Altro segno di "sconfitta" è il grandissimo successo che ha avuto un giorno l'introduzione della TV in aula. Tutti (ma proprio tutti) i bambini ne sono stati come calamitati e hanno abbandonato i loro giochi pratici per mettersi davanti a quell'arnese ipnotizzante. C'è poi l'enorme entusiasmo alla vista di un Goldrake gigante fatto girare simbolicamente per le vie di Corticella. Anche quello è il segno che l'utopia educativa di Roberto è destinata alla sconfitta.
Anche a livello umano ci sono problemi. Roberto rifiuta l'istituto tradizionale della famiglia. Per lui tutto l'asilo è la sua famiglia, tutti i bambini sono suoi bambini. Quindi un "proprio" bambino non avrà molto di più di quello che viene dato anche agli altri. Anzi secondo la legge "ad ognuno secondo i propri bisogni", si dà maggiore attenzione a chi ha più problemi e necessità (come Gianluigi, un bambino autistico). Questa filosofia di Roberto stenta ad entrare in testa alla sua momentanea compagna, la quale si ritrova incinta di lui.
Il finale è molto simbolico ed aperto, quasi criptico, come nello stile dei film di Ferreri.
Roberto e Gianluigi "spariscono" nel mare, mentre fuori la vita continua.
Si rimane un po' perplessi di fronte all'interpretazione degli attori. Intanto quasi tutto il film è basato sull'improvvisazione e in questo bisogna dare atto a Benigni di estrema bravura. Sa dare la giusta battuta in risposta alle improvvisazioni dei bambini. Il discorso cambia quando Ferreri passa dalle visuali d'insieme ai primi piani. Allora Benigni appare sempre con la stessa espressione trasognata e quasi malinconica, non certo tipica di un attore in parte. E' un modo di fare che sconcerta, che dà l'impressione di dilettantismo. In realtà è quasi sicuramente voluto, per trasmettere un atteggiamento di estraniamento (tipico della poetica di Brecht) e dare un tocco di malinconia, poesia e umanità al personaggio e a tutta la storia; un invito a prenderla come una specie di fiaba o storia poetica.
Certo si vede che Benigni è agli inizi. In seguito saprà molto meglio affinare il suo bagaglio espressivo.

benzo24  @  25/11/2007 19:27:53
   8 / 10
uno dei ferreri che preferisco.

Il Messere  @  24/05/2007 19:39:37
   6 / 10
Un film minore del Maestro Ferreri. La dolcezza non gli è congeniale, nemmeno quando i protagonisti sono i bimbi dell'asilo (e Benigni fuori forma).
L'anonima ambientazione in un non-luogo del nord Italia ricorda blandamente il disgustoso sobborgo parigino de "L'ultima donna".

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  20/03/2007 21:05:52
   7½ / 10
Non ho un ricordo indelebile di questo film di Ferreri, so dire solo che lo trovai bellissimo. E' tra le forme piu' autentiche e reali del Benigni attore, e probabilmente il suo personaggio piu' empatico, non (come crede la massa svogliata) "Il piccolo diavolo". Certo che rappresenta un'amara parabola sulla contraddizione umana, sulla difficoltà di crescere e il bisogno inarrestabile di vivere l'emozione con lo stesso pathos dell'infanzia.

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