gabrielle regia di Patrice Chéreau Francia 2005
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gabrielle (2005)

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locandina del film GABRIELLE

Titolo Originale: GABRIELLE

RegiaPatrice Chéreau

InterpretiIsabelle Huppert, Pascal Greggory, Thierry Hancisse, Raina Kabaivanska, Thierry Fortineau, Jeanne Herry

Durata: h 1.30
NazionalitàFrancia 2005
Generecommedia drammatica
Tratto dal libro "Il ritorno" di JOseph Conrad
Al cinema nel Settembre 2005

•  Altri film di Patrice Chéreau

Trama del film Gabrielle

Parigi, primi del '900. Jean Hervey, uomo d'affari di successo e magnate della stampa, torna a casa presto dal lavoro. Ad attenderlo una lettera. Sua moglie, Gabrielle, se n'è andata, è scappata con il suo amante, uno degli editori che lavorano per Jean. Per l'uomo è il vuoto che si apre sotto i suoi piedi.

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Voto Visitatori:   6,71 / 10 (7 voti)6,71Grafico
Miglior scenografiaMigliori costumi
VINCITORE DI 2 PREMI CÉSAR:
Miglior scenografia, Migliori costumi
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Voti e commenti su Gabrielle, 7 opinioni inserite

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claudio54  @  29/09/2009 23:27:47
   8 / 10
"Perché siete tornata?"
La domanda ricorrente. Il fatto che destabilizza tutta l'impianto borghese del matrimonio. "Se voi fose morta avrei saputo come comportarmi, cosa dire alla gente... Nessuno deve sapere... nemmeno la servitù..."
Un film superiore. Scrittura, recitazione, montaggio. Un film superiore.
Trovo anche abusata l'espressione "film non per tutti".
Che vuol dire "non per tutti?" Significa troppo bello per essere apprezzato da tutti? Vuol dire che le masse possono apprezzare soltanto film dozzinali, e quindi brutti? Quindi di grande successo?
I film belli come questo dovrebbero essere visionati assolutamente da tutti, imposti nelle scuole, come la lettura di Joyce o l'ascolto di Bach.
Che vuol dire "non per tutti"?
Aboliamo questa sciocca espressione, per favore!
Ci sono film di valore e film dozzinali. tutto qui.

Invia una mail all'autore del commento nerofelix  @  23/02/2008 22:15:57
   8 / 10
Un interno borghese... dove per "interno" non si designano solo le quattro mura sontuose della ricca borghesia di inizio '900, ma un "interno" ancora più interno... quello delle sottili dinamiche psicologiche che legano una coppia apparentemente solida ma in realtà minata da mille ipocrisie che finiscono per farla implodere e portare alla demolizione della rispettabilità di facciata. Il film è costruito benissimo, interpretato egregiamente e diretto con assoluta maestria. La trama è psicologica, il piglio assolutamente teatrale, i dialoghi-monologhi di sapore joyciano. Un film per palati buoni che a tratti ricorda il miglior Resnais, tradizionalissimo nel concetto ma (al tempo stesso) non privo di trovate interessanti. L'atmosfera è volutamente rarefatta, a tratti alienante. La trama inizia all'insegna del più aureo equilibrio, lasciando solo intuire le contraddizioni latenti, fino all'evento traumatico che imprime una svolta al film e alle psicologie dei personaggi. Da quel momento, fino alla fine, è un crescendo di inquietudini ed artifici psicologici che ribaltano continuamente le forze in campo. La conclusione (top secret) lascia allo spettatore un sorriso di sbieco e un ghigno cinico. Ottimo giudizio, il mio, perché si può fare un film che fa riflettere, una denuncia della più spinta ipocrisia borghese direttamente dal suo interno, con classe ed eleganza. Chéreau qui è un James Ivory drogato di sanissimo sarcasmo. Da vedere, ma non per tutti.

sweetyy  @  18/01/2007 17:46:24
   6 / 10
Dramma sull'adulterio.
Interessante,l'atmosfera rigida e tesa è adatta a questo film,che comunque ritengo che pecchi di eccessiva lentezza.
Si poteva fare di meglio.

felym  @  16/05/2006 10:43:47
   4 / 10
Mah, a me non è piaciuto. Belle immagini, storia carina, ma è da TEATRO. Ritmo (se così si può chiamare) ultra lento, storia che non decolla mai. Sconsigliatissimo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/01/2011 11.23.08
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  05/10/2005 16:21:08
   6 / 10
sufficienza al film solo per l'interpretazione,veramente notevole, dei protagonisti,ma il cinema non può essere il filmato di un dramma teatrale.non funzionerà mai!!!il cinema ha un linguaggio diverso e il flop delle opere di shakespeare portate pari pari sul grande schermo sono la dimostrazione di questo.w il cinema!!


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Ultima risposta 17/10/2005 15.39.51
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Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  17/09/2005 13:24:37
   7 / 10
ATTENZIONE: COMMENTO SPOILERANTE!
Nell'alta borghesia parigina belle époque il mondo perfetto di Mr. Hervey è fatto di forme e di oggetti da collezione, di azioni, gesti, situazioni consolidate che ne legittimano la posizione sociale. Anche sua moglie Gabrielle è parte integrante di questi elementi compositivi. Che fanno parte della casa, del suo status. Egli l'ama come il pezzo più pregiato della sua collezione. Un oggetto, appunto. Tra i due coniugi non c'è intimità, si danno del lei, c'è una distanza incolmabile, fatta di soli contatti formali, freddi. L'amore vero, fisico, è un'opzione non contemplata da Mr. Hervey, che sembra piuttosto disprezzarlo.
Mr. Hervey è sicuro di sè, contento, quasi borioso. Quando, però, riceve la lettera che annuncia il tradimento (e l'abbandono) di Gabrielle, tutto il suo castello di certezze inizia a vacillare. Mr. Hervey è sconvolto, ma la sua angoscia, più che rifarsi a vera e propria gelosia, è data dalla perdita di una certezza, dall'affronto subito, dalla percezione della propria fallibilità, dal pericolo che il suo mondo perfetto e rispettabile delle forme possa scalfirsi, sgretolando la sua posizione e la sua fama.
E' il ritorno di Gabrielle, però, a creare lo scompiglio nella vita di Mr. Hervey. Inizialmente la sua principale preoccupazione è, ancora, rivolta alla conservazione della forma, della facciata perfetta della propria posizione, mentre le ragioni della moglie restano secondarie, incomprensibili. Lo scandalo deve restare nascosto: nessuno, nemmeno le donne di servizio, deve sapere. Gabrielle si è (finalmente) ribellata alla sua condizione di "oggetto" da collezione, di corredo, di arredamento. Ella si rivela un po' per volta, fa scoprire al marito una realtà - la propria - che egli ignorava completamente e forse deliberatamente. Lascia scoprire al marito la sessualità a lui negata (impensabile), ma concessa ad altri. Mr. Hervey sta perdendo un pezzo della sua collezione, ma probabilmente qualcosa di più. Ora forse s'accorge di chi sia Gabrielle, ma è troppo tardi. Egli continua a confondere l'amore col possesso, nel tentivo violento di prenderla fisicamente. Gabrielle ormai è lontana da lui, irrimediabilmente.
La "vendetta" di Gabrielle sta per compiersi e la vittoria sarà piena nel momento in cui si concederà al marito, dopo 10 anni di matrimonio. Ma è una concessione cinica, fredda, ritorsiva. Mr.Hervey non può che fuggir via sconfitto.



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Ultima risposta 18/09/2005 11.03.59
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  06/09/2005 01:40:44
   8 / 10
Strano destino, quello dell'ultimo film di Chereau, annunciato già da diversi mesi e infine collocato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Alla proiezione, mi chiedevo quanti abbiano colto lo spirito "letterario" del film, il racconto di Joseph Conrad qui è tradotto in un feuilleiton d'autore che potrebbe appartenere già alle migliori pagine di Guy De Maupassant, di Goethe o di Joyce. Quindi vorrei avvisare i vari spettatori di questo sito di tenersi alla larga, onde evitare stroncature false e irrimediabili a un'opera che è (anche) uno squisito esercizio di calligrafia cinematografica.
Perchè "Gabrielle" è prima di tutto un film da leggere, da recitare, e successivamente da vedere. O tutte queste cose insieme. Non è affatto freddo lo stile con cui Chereau - con uno svolgimento complessivamente piu' teatrale e televisivo ma non per questo "solo" verboso - racconta una vicenda di adulterio in una coppia apparentemente inossidabile come quella tra Jean e Gabrielle: tutt'altro, è anzi ricchissimo di contenuti, e sfumature. E' un film non facile, certo, che ha tra i suoi molti meriti quello innegabile di penetrare a fondo l'identità delle parole. Parole che feriscono, che uccidono, piu' della stessa idea di morte e crimine. Chereau si congeda dalla folla dei rituali festosi, quelli dove la nobilta' accoglieva intellettuali e bolsi inesperti, il "bel mondo" che a volte è tanto triste nel suo germanesimo ("l'angelo sterminatore" dell'edonismo) e mette in scena esclusivamente il tormento coniugale di una donna che in poche ore ha lasciato il marito per un'altro uomo, è tornata a casa, ha confermato la sua rinuncia, e ha spezzato irrimediabilmente questo strano equilibrio che poco prima sembrava perfetto. Perfetto come imperfetto è il personaggio di Jean, un uomo che medita sulla rappresentazione tautologica e un po' protettiva della consorte: è lei il vero "uomo" di casa. E' Gabrielle, la sua forte personalità, il carisma che vinte le desistenze e senza provare null'altro che il senso del peccato (non del dolore arrecato al consorte) svilisce la rigida perfezione che l'uomo aveva della moglie. Lo costringe a un bagno di onta e indignazione, lo lascia e ritorna ma non lo rassicura, lo conduce alla dimora di un desiderio che era pressochè isolato da qualsiasi contatto e amplesso intimo, un po' come la Nora di un dramma di Ibsen, ma in questo caso venerata dall'uomo per la sua indiscussa intelligenza. E' solo apparentemente un film diverso da Chereau: ancora una volta infatti l'autore sceglie un tema dominante come quello del contatto retrivo tra le due parti, il bisogno di verita' a costo di farsi annientare dal dolore e dai rancori. La macchina da presa perlustra a fondo nel buio della dimora, accecante e tronfia nelle feste di rito, tenebrosa e senza tempo (giorno notte che importanza ha?) nei solitari confronti della coppia. E'un affronto estenuante all'estetica di un cinema classico, ma è tanto piu' classico e moderno di quanto si sia disposti a credere. La vita dei due coniugi è affrontata con enfasi ma senza le velleità tardoromantiche della letteratura europea - del resto Conrad non ha mai fatto parte di questa tradizione - ma come se fosse l'angusta prigione di una coppia contemporanea in crisi. L'uso delle didascalie, come i topoi del cinema muto, porta nuovamente l'uso della PAROLA a rivelare e tradire, Pertanto, non vorrei essere troppo severo, ma sono convinto che chi non ha mai letto nella sua vita difficilmente riuscirà ad esprimere favore per questo film, dove le immagini rivelano magicamente cio' che l'occhio letterario ha cercato forse distrattamente oppure con acutezza di ricreare. Il dissenso dei personaggi è dato esclusivamente dall'incapacità dell'uomo di supportare il tradimento, la meschinità, la rivolta immorale della moglie: tutto doveva rimanere come prima. E nel candore di una dichiarazione tanto fragile quanto perfida, Isabelle Huppert-Gabrielle reclama "voglio afferrare quel mondo" lasciando al presente solo la brutale desolazione di un uomo che nell'inganno e nel tradimento della moglie ritrova tutta la passionale velleità umana che non era mai riuscito ad esprimere compiutamente

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