gosford park regia di Robert Altman Italia, Gran Bretagna, USA, Germania 2001
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gosford park (2001)

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locandina del film GOSFORD PARK

Titolo Originale: GOSFORD PARK

RegiaRobert Altman

InterpretiMaggie Smith, Michael Gambon, Kristin Scott Thomas, Emily Watson, Stephen Fry, Derek Jacobi, Alan Bates, Ryan Phillippe, Charles Dance, Clive Owen

Durata: h 2.17
NazionalitàItalia, Gran Bretagna, USA, Germania 2001
Generecommedia
Al cinema nel Marzo 2002

•  Altri film di Robert Altman

Trama del film Gosford park

Inghilterra primi anni '30. Sir William McCordle e sua moglie Lady Sylvia invitano alcuni parenti ed amici per un week end in campagna. Tra sfarzo e relax non può mancare il delitto...

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Voto Visitatori:   6,85 / 10 (79 voti)6,85Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Migliore sceneggiatura originale
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Migliore sceneggiatura originale
Miglior regista (Robert Altman)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior regista (Robert Altman)
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Voti e commenti su Gosford park, 79 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  01/10/2024 20:12:18
   8½ / 10
Nella sfarzosa residenza di campagna di Gosford Park Altman costruisce un microcosmo, visto con sguardo cinico, di personalità divise su diversi piani sociali, all'interno dei quali serpeggiano a loro volta i tradimenti, i litigi, le ostentazioni, le ipocrisie i segreti, i pettegolezzi, le invidie e via dicendo fino ad arrivare al delitto che inserisce pure il genere giallo.
"Gosford Park" è un'opera corale (in tutti i sensi) dove inizialmente lo spettatore potrebbe trovarsi spaesato a causa della grande quantità di personaggi con cui però, ben presto, si prende confidenza per quanto bene sono rappresentati, ognuno con la propria personalità, il proprio carattere e i propri segreti.

Goldust  @  01/03/2019 17:21:53
   7 / 10
Vidi Gosford Park al cinema parecchi anni fa, attirato dall'idea di assistere ad un giallo classico alla Agatha Christie ( forse perchè ai tempi venne pubblicizzato proprio così ). Ovviamente vi rimasi molto deluso e bollai la pellicola come lenta ed inconcludente. Rivista a distanza di anni l'ho rivalutata completamente: il giallo ovviamente è solo un pretesto ed Agatha Christie non centra nulla ( tant'è che l'ispettore è un idiota patentato ). Il vero obiettivo della sceneggiatura è quello di scandagliare con feroce sarcasmo le rigide dinamiche che regolano i rapporti tra la classe nobiliare inglese del tempo e la relativa servitù, nonché sottolineare le ridicole convenzioni di allora, con risultati spesso comici ( la sequenza della presentazione di tutti gli illustri ospiti all'ispettore appena arrivato è grottesca ed esilarante insieme, come Fantozzi a Courmayeur per intenderci). Ritmi placidi, attori giusti ed uno sfarzo nella messa in scena quasi eccessivo. Il risultato è uno dei lavori più formalmente eleganti del regista che, però, difficilmente scalderà il cuore anche del più altmaniano dei suoi fan.

kafka62  @  27/04/2018 11:06:04
   7½ / 10
Anni della Belle Epoque, una lussuosa residenza nella campagna inglese, un ricco e anziano anfitrione, egoista, bizzoso e odiato da molta gente, una compagnia eterogenea di ospiti che trascorrono nella villa il week-end per partecipare a una battuta di caccia, un omicidio misterioso: sembrano gli ingredienti di un giallo di Agatha Christie, e invece è un film di Robert Altman. Già da questo particolare (Altman è infatti il non dimenticato regista di "Nashville" e di "America oggi") si può capire come l'investigazione poliziesca per scoprire l'assassino, per quanto destinata a riservare più di un colpo di scena, conti in fondo assai meno dell'indagine caustica e corrosiva di un ambiente, di una classe sociale e di un gruppo di individui, le cui storie si intrecciano in una complessa e apparentemente caotica ragnatela di reciproci rapporti. Se ad un primo approccio "Gosford Park" potrebbe sembrare una semplice variazione dei film di Ivory che andavano di moda alcuni anni fa (ambienti raffinati, abiti eleganti, maniere aristocratiche), Altman pensa subito a smentire questa impressione sdoppiando la prospettiva del racconto e inserendo, accanto al punto di vista dei ricchi protagonisti, quello inusuale dei loro servitori. Ecco quindi che, accanto allo snobistico savoir faire dei nobili di "Gosford Park" si svolge, sotterraneo e invisibile, in una sorta di compartimento stagno comunicante solo attraverso rigidi e codificati cerimoniali, il lavoro di un esercito di domestici e domestiche, i quali, senz'altra identità che quella dei loro padroni (di cui assumono durante il soggiorno anche il cognome), finiscono per vivere una esistenza subalterna e riflessa, fondamentalmente inautentica.
Non c'è ovviamente, né potrebbe esserci senza cadere in ingenui anacronismi, alcun accenno di lotta di classe o di critiche di matrice marxista basate sul concetto di alienazione capitalistica, ma è ugualmente chiaro che il cuore di Altman batte più forte per i poveri subordinati, costretti a subire piccole e grandi vessazioni da parte di gente arida, inetta e viziata, con un'insopportabile puzza sotto il naso. Gente che, comunque, mantiene agli occhi altrui un fascino innegabilmente carismatico, come dimostra la scena in cui tutti i servitori si raccolgono, senza essere visti, per ascoltare in estatica ammirazione il popolare attore americano mentre canta accompagnandosi al pianoforte nella stanza a fianco. Si tratta di due universi contigui eppure lontani anni luce tra di loro, che, al di là delle ragioni di servizio, possono entrare in contatto, suggerisce Altman, solo per caso, se ad esempio il ricco padrone vuole esercitare una sorta di odioso ius primae noctis sulle proprie dipendenti o se ancora il giovane attore di Hollywood finge, per gioco, di essere null'altro che un domestico. Universi lontani e, aggiungo io, ignorati dalla gente seria nelle questioni importanti, tanto è vero che, nonostante un arcinoto luogo comune dei vecchi gialli indichi proprio nel maggiordomo il colpevole, nessuno, e tantomeno lo stolido poliziotto venuto ad indagare, prende in considerazione l'ipotesi

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER ed è inoltre una giovane e timida servetta a scoprire la verità, estrema e beffarda ciliegina su una torta che, soprattutto nel bellissimo primo tempo, sembra essere stata confezionata dal miglior Altman di sempre.

hghgg  @  24/10/2017 13:13:20
   8 / 10
Nel 2001, anno di uscita di "Gosford Park", da Altman ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa inseribile in una fase discendente della carriera di uno dei grandi maestri del cinema americano, col cavolo invece perché Altman tira fuori dal cilindro l'ennesimo filmone della sua carriera, sempre all'insegna dei tentativi e della sperimentazione, non priva di scivoloni ma colma di film eccezionali.

La direzione è quella nello stile di cui Altman è sempre stato maestro indiscusso: corale e caotica, con il solito cospicuo numero di attori apparentemente lasciati a loro stessi ma controllati come marionette da un burattinaio infallibile in questo genere di film.

Altra cosa che resta invariata è la graffiante e amara satira che Altman ha sempre diretto nella sua carriera verso numerosi bersagli e sempre con immutata precisione ed intelligenza.

Questa volta si concentra a smascherare le ipocrisie e le falsità tanto dell'alta società inglese dell'inizio degli anni '30 quanto della propria servitù, dove intrighi e segreti, storie e drammi si incrociano tra le due classi sociali e l'ambientazione inglese è come sempre un pretesto per narrare delle ipocrisie, delle debolezze e delle meschinità umane in generale.

Interessante notare chi è lo sceneggiatore di questo film: Julian Fellowes (soggetto e ideazione sono dello stesso Altman) a cui il regista si affida per mettere in scena questo suo nuovo spettacolo di corale meschinità.

Fellowes dopo "Gosford Park" scriverà anche film quali "La fiera delle vanità" e "The Young Victoria" (e pure, evidentemente sotto crack, "The Tourist"...) ma soprattutto continuerà, una decina di anni dopo questo film, a descrivere il binomio tra nobiltà inglese e servitù con la sua serie tv "Downton Abbey" che certo gli ha dato occasione di continuare a mostrare un cospicuo numero di ipocrisie e meschinità di quegli ambienti ma certo con uno stile e degli obbiettivi ben differenti da quelli ricercati in "Gosford Park" che è creatura altmaniana e, come sempre, si vede. Parecchio.

Eccellente in ogni caso la gestione di Fellowes del racconto corale e del film in costume che si tinge di giallo, ci sono pochi dubbi sul fatto che questo film sia il suo personale capolavoro di scrittura.

Si è vero, il film è decisamente lento e privo di ritmo e probabilmente è un limite non possedendo la potenza e la ricchezza narrativa di un "L'Età dell'Innocenza" (si lo so faccio schifo, ogni occasione è buona per fare i complimenti a Scorsese) che tanto i suoi bei "è brutto perché è lento" se li è presi anch'esso quindi come non detto.

Esemplare invece la cura scenografica e la ricostruzione sia ambientale che psicologica dell'aristocrazia e della servitù inglese dell'epoca (per quanto posso saperne io, almeno). Altrettanto ottima la fotografia, che si esalta negli splendidi interni messi in scena con la suddetta cura e attenzione.

Molto interessante il cast, ci sono alcuni attori che lavoreranno poi nuovamente con Fellowes più che con Altman.

Immancabile la grande Maggie Smith (che di Fellowes ha fatto le fortune, altroché) così come l'ottimo Michael Gambon, in un personaggio tratteggiato divinamente nelle sue terrificanti ambiguità e meschinità. E, a proposito della gente che "Meno male che ha recitato in Harry Potter sennò sai che disastro quei film senza di loro" c'è anche Geraldine Somerville che dimostra di poter recitare ed esistere anche al di fuori dei flashback di un babbeo con lo sfregio in fronte.

Divertitevi come me, ex-bimbi cresciuti con il maghetto, a vedere il crudele Altman donare alla Somerville il ruolo della vita nei panni di una nobile-snob gatta morta senza pari. Ma che belli i personaggi di Altman. Solo lui poi poteva riempirci di effusioni tra lei e ehm... Silente. E maritarla con Tywin Lannister (Charles Dance). Vabè finito di ridere laggiù ? Ecco, comunque anche la Somerville ha recitato ancora in un lavoro sceneggiato da Fellowes, la mini-serie tv "Titanic" del 2012 (notare come un paio di anni prima "Downton Abbey" si fosse aperta proprio con la notizia dell'affondamento del Titanic).

Un'altra buona prova è quella di Emily Watson (anche lei con Fellowes nel suo film come regista del 2005 "Un giorno per sbaglio") così come per Kelly Macdonald e Kristin Scott Thomas, perfette nei loro personaggi. Perfetta, guarda tu il caso, è anche Helen Mirrer ed è proprio con lei che nel finale, potente, bellissimo e stordente nel suo dramma, si libera anche la forza emozionale di un film che fino a quel momento è più che altro feroce satira e precisa ricostruzione formale.

Nel cast anche Clive Owen, Tom Hollander, Eileen Atkins (che lo sceneggiatore ritroverà ne "La fiera delle vanità") e via dicendo. Da notare anche gli spunti comici portati dagli interventi del detective inetto e del suo più zelante assistente.

La parte "gialla" del film, ben costruita, è comunque solo un pretesto per scoperchiare le meschinità tenute segrete, nel momento in cui la critica di Altman colpirà con più violenza.

"Gosford Park" è un ottimo film costruito benissimo in tutti i suoi aspetti tranne forse che in uno sviluppo narrativo corale che risulta poco appassionante lungo tutta la prima metà del film cosa che pone questo film un gradino al di sotto dei grandi capolavori di Robert Altman, sebbene il film centri perfettamente i suoi obbiettivi critici e satirici, così come quelli estetici e, nel finale, si prenda anche la licenza di emozionare.

L'ennesimo bel film di uno dei più grandi registi americani di tutti i tempi.

4 risposte al commento
Ultima risposta 26/10/2017 09.15.00
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DitaAppiccicose  @  18/06/2017 15:10:48
   6½ / 10
Ho aspettato un'ora e mezza, delle due e dieci minuti che dura il film, che succedesse qualcosa, ma non succedeva mai niente, omicidio del padrone di casa a parte. Non conoscevo questo film e mi aspettavo tutt'altro che un giallo alla Agatha Christie col classico ambiente chiuso, un omicidio, tutti sospettati, tutti con possibile movente ecc… Visto così il film sarebbe quasi da stroncare perché privo di tensione, di ritmo, di tutto quello che può contribuire a creare un grande giallo… "Gosford Park" però non è solo quello, anzi. La trama sembra infatti un pretesto per realizzare un'opera sui costumi dell'Inghilterra di fine impero, sugli intrecci, sulle ipocrisie, sulle falsità; visto così è un film fatto davvero bene… Nel mio giudizio, quindi, ho tenuto conto di entrambi gli aspetti, facendo una media…

david briar  @  17/10/2015 19:42:30
   6½ / 10
Film molto british,con comparto attoriale e tecnico di gran classe(quant'è brava Kristin Scott Thomas?),con spunti molto interessanti,sia metacinematografici che non,ma che spesso si perde in troppi personaggi che parlano decisamente troppo.Un po' troppo allungato il primo tempo,mentre nel secondo perde un po' di energia.Nel complesso comunque un film elegante che sa essere teso in alcuni dialoghi con il solo utilizzo del campo e del controcampo.
Non troppo coinvolgente,ma da vedere almeno per la confezione e alcune ottime battute.Troppo denso,però..

Vlad Utosh  @  15/08/2015 16:00:48
   6 / 10
Film ben fatto tecnicamente e dall'ottima regia; costumi superbi e attori capaci, sono il punto forte di questa pellicola. Naturalmente anche le tematiche sono interessanti, le differenze fra classi sociali, la borghesia che vive in un mondo a parte, fra i suoi trastulli.
Però il ritmo narrativo è davvero anestetico, in alcuni punti-soprattutto all'inizio- quasi opprimente, ammetto che ho fatto fatica a seguire in certi punti. Non ho avuto nessuna empatia con i personaggi, che in questo caso mi avrebbe aiutato a entrare meglio nelle vicende della casa.
Inoltre, per quanto riguarda la componente giallo, non ho avvertito nessuna sensazione di mistero, di indagine, se non in minima parte. Ma forse, è una cosa voluta dal regista, i messaggi e quello che il film ha da dare, sono da ricercare altrove.
Insomma, Gosford park è sicuramente ben realizzato, ma personalmente non mi ha colpito più di tanto e mi ha annoiato parecchio.
Rimando in ambito di film quasi"teatrali" ho preferito di gran lunga "Gente di Dublino".

Filman  @  10/08/2015 11:55:02
   7½ / 10
Opera personale e più che riuscita del regista americano Robert Altman, uno dei maestri di maggior spessore e influenza all'interno del cinema Hollywoodiano moderno, GOSFORD PARK è la dimostrazione di presenti funzionalità e valori artistici non dispersi nel tempo, ma anzi consolidati alla nascita di buoni intenti, e dunque così si assiste ad un incrocio tra decostruttivismo cinematografico e temi cari ma anche di qualità, la cui conseguenza genera un film giallo negli ingredienti e di vena drammatica, caratterizzato da una corale narrazione spesso comica, rivolta ad esorcizzare la perfezione di un'aristocrazia al culmine attraverso il romanzato e intelligente disegno di un indelebile legame tra ceti sociali diametralmente opposti eppure così vicini, coesi e similmente umani, che rappresenta probabilmente il tassello migliore di questa pellicola, portatrice di gran classe ma che non esprime innovazione e adotta uno stile consumato e portato avanti con caducità.

BlueBlaster  @  01/08/2014 01:47:09
   5 / 10
Innegabili i pregi artistici della pellicola a partire dalla raffinata e curata regia di Altman, i costumi e le scenografie degli anni 30 ricostruiti in modo ineccepibile, la fotografia "opaca" ed uggiosa ed infine le ottime interpretazioni dell'intero cast.
Posso pure concedere dei meriti alla sceneggiatura che ben ricama il contesto sociale e la lotta di classe tra servitù e l'alta borghesia ipocrita...però che ritmo!!
Davvero un film soporifero che stenta a spiccare il volo e anche quando lo fa mantiene dei tempi troppo lunghi e la comicità? Così sottile british che definire commedia questo film è quasi una eresia, neppure il termine "giallo" spesso legato a questa opera si presta bene le atmosfere e gli avvenimenti non intrigano.
E' più uno spaccato storico venato di humor nero, unici momenti simpatici sono quelli con l'ispettore che si atteggia a grande detective ma che risulta estremamente goffo.
Due ore e un quarto di latte alle ginocchia che consiglio solo agli amanti del genere ma che definire capolavoro mi sembra un azzardo.
In tutta sincerità mi ha annoiato parecchio e pur non disprezzandolo non mi sento di andar oltre con il voto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  29/09/2013 12:27:50
   8½ / 10
Sorprendente. Conosco abbastanza Altman da non sorprendermi, ma Fellowes (lo sceneggiatore) pensavo fosse uno capace di scrivere (bene) lunghe soap opera appassionato come Downton Abbey. Downton Abbey che, per inciso, nasceva da una costola di Gosford Park, inizialmente doveva esserne uno spin-off e anche se poi la serie tv britannica ha mantenuto una sua autonomia le infuenze del film del 2002 si sentono eccome (un nome nel cast su tutti, la gigantesca Maggie Smith). Le differenze di classe tra upstairs e downstairs (nobili e servi) si mantiene, ma direi che le analogie finiscono qui.
Downton Abbey è una gustosa visione che ammicca soprattutto al pubblico del gentil sesso, molto tendente al colpo di scena esagerato, agli affari di cuore "ti prendo ti lascio ti riprendo", con una nota di colore nel cast e nelle recitazioni di alto livello e nella scrittura veloce e, per quanto spesso prevedibile, con una certa raffinatezza.

Gosford Park è il lato oscuro di Downton Abbey, o dovrei dire realistico. Fellowes intinge la sua penna nel vetriolo e spande ironia e cinismo sul racconto, nonché una certa dose di crudeltà. I nobili e i camerieri, salvo "nobili" eccezioni, sono personaggi complessi, sono tanti, e spesso sono pettegoli, disaffezionati, insensibili e egoisti. I vizi ritratti sono soprattutto quelli dei ricchi ma anche i domestici non sono la virtù incarnata. Ed è evidente che il lavoro di Fellowes e Altman è quello di fare un trattato quasi sociologico della classe britannica dell'epoca, non poi cosi lontana dalla nostra.
Il problema è: come portare avanti una non storia, un eterno divagare nella mondanità e nei chiacchiericci spesso poco interessanti se non ti chiami Fellini? Facile, basta essere Altman e basta stuzzicare quel tanto che basta lo spettatore con la promessa di un omicidio e del classico giallo inglese con, addirittura, ispettore con pipa al seguito. Altman, da maestro qual'è, gioca col genere fino a quando gli fa comodo, lo ridicolizza anche, poi lo riprende in mano nel finale e getta nuova luce su quanto si è visto con la chiusura con colpi di scena a ripetizione del tutto coerenti con la trama vista fino a quel punto. Nel mentre, gira senza fermarsi tra piani bassi e alti, tra ventisei personaggi (!!!) e nessun vero protagonista, distendendo con eleganza e una grande maestria la sceneggiatura che pure, articolata com'è, non è una passeggiata e non si riduce alla semplice descrizione d'ambiente documentaristica. Per Altman destreggiarsi tra miriadi di personalità tutte ben caratterizzate, le quali potrebbero benissimo portarsi il film sulle spalle da sole, è un'abitudine consolidata e qui ne fa sfoggio con la consuetudine di sparire dietro la macchina da presa e di osservare con curiosità l'alternarsi di voci e storie.
Supportato poi da un cast eccezionale. Insomma, un film di altissima fattura sotto tutti i punti di vista, che forse potrà in parte frustrare uno spettatore più convenzionale anche se lo lascerà in parte appagato il giallo. Per i restanti, c'è solo da godersela.

Lory_noir  @  26/11/2012 23:38:20
   6½ / 10
Un film carino con un ottimo cast, ma che sembra non riuscire a decollare se non, forse, alla fine.

Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  17/03/2011 13:01:32
   5 / 10
Film lento e noioso che si lascia dimenticare in fretta. Parte malissimo, si riprende nella parte centrale per poi ricadere nel finale.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  08/01/2011 17:53:58
   8 / 10
Delizioso film collettivo di Altman. Regia precisa, buona fotografia e un cast ottimo.
Il delitto non è che un pretesto per mettere in scena un film sui rapporti sociali, i rapporti di classe, i rapporti umani, nell'Inghilterra di inizio anni '30. Più che un giallo è un film antropologico.
Da vedere sicuramente.

nolan87  @  26/12/2010 15:19:06
   8 / 10
Un film assolutamente interessante.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  07/12/2010 10:17:14
   7½ / 10
Lungo almeno mezz'ora di troppo, è un film che ci mostra una bellissima galleria di personaggi. La storia è forse un po'secondaria e, infatti, alla fine restano i personaggi più che gli eventi. Un ritratto più che un racconto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/09/2010 19:22:14
   7½ / 10
La prima parte del film ci fa conoscere tutti i protagonisti,chi sta sopra nela classe sociale,chi è un servitore ma che gestisce anchegli un manipolo di schiavi,e chi,invece,arrivato per ultimo non possiede nemmeno un nome ma un semplice numero...
Un inquadratura perfetta del periodo storico e della differenza tra le classi sociali!
Nella parte centrale del film avviene un omicidio e tutti sono sospettati come si conviene in un classico giallo alla Aghata Christie ma in questo caso il "Poirot" di turno è solo un pasticcione...
La terza parte è quella dove si svelano i misteri,non tanto chi sia il colpevole che poi non è cosi importante,ma le vicende pesonali che hanno portato i protagonisti a intraprendere questa vita...ma c'era una via di scampo per chi è nato nel posto sbagliato?
Unica pecca del film è la durata poiche ci sono alcune sequenze che rallentano la storia senza aggiungere note particoari...
Comunque il vecchio Altman è ancora in forma...

Gruppo REDAZIONE maremare  @  26/07/2010 10:28:40
   7 / 10
Discreto giallo d'autore

Manu90  @  26/07/2010 08:57:47
   5 / 10
Ok, ottimi costumi, scenografia e fotografia, ma per il resto un giallo tranquillamente dimenticabile. Troppo lento, troppo noioso. A mio avviso poteva uscirne fuori un film decisamente più coinvolgente e appassionante.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  18/07/2010 14:00:52
   8½ / 10
Un film che non si lascia facilmente incasellare. Girato con una raffinatezza rara, con una classe che ricorda il cinema d'altri tempi ...e che rimpiango un po'. Assolutamente notevole

goodwolf  @  23/01/2010 14:20:06
   6½ / 10
L'ambiente è ricostruito magnificamente, così come è ottima la regia e la caratterizzazione dei personaggi. Però è inquietante o quantomeno bizzarro il fatto che si può sonnecchiare o alzarsi 5 minuti ogni tanto senza perdersi niente. Perchè alla fine il film parla di questo: niente.
E' semplicemente un ritratto della società inglese degli anni 30 che mette in risalto le classi sociali, la cattiveria umana, gli inganni e quant'altro e nel contesto salta fuori un omicidio, che non è il punto focale del film. Se riuscirete ad accettarlo, lo seguirete, sennò spegnerete la tv prima della fine del film.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  25/11/2009 12:56:29
   7 / 10
Sono sostanzialmente in linea col commento di Ultraviolence qui sotto: ottime la regia, e le ambientazioni, cos' tipiche di tanti altri film british, ma il messaggio troppo spesso viene travolto dalla lentezza e dalla esasperante coralità del racconto. Rimane comunque un'ottima prova di Altman, efficace nel delineare le differenze tra alta borghesia e servitù in una realtà fuori dal tempo.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  08/09/2009 07:58:18
   6½ / 10
Tra un giallo di Agata Christie, un polpettone alla James Ivory e una rappresentazione d’ispirazione “renoiriana” (“La regola del gioco”). Sono questi i binari lungo i quali si muove il film di Robert Altman: un’opera solo in parte riuscita, perché gravata da eccessive prolissità e verbosità che ne fanno disperdere l’intenzionale carica corrosiva.
Tuttavia, pur se non all’altezza della vivacità delle dinamiche del referente francese, la costruzione della messinscena è esemplare. Dal principio alla fine s’assiste ad un fluire di situazioni che passano dall’alto dei piani superiori al basso di quelli inferiori, e nelle quali nessuno assurge a protagonista perché tutti sono declassati a comprimari (di nessuno). In questo equilibrato gioco delle parti si fa strada la contrapposizione su cui si fonda tutta la narrazione: da un lato l’aristocrazia, svuotata di qualsiasi emozione (su tutte, le figure della moglie del defunto e del produttore cinematografico americano) e inaridita dalle etichette e dalla smania per una migliore posizione sociale; dall’altro la servitù, passiva e fiaccata dall’assoggettamento, ma con ancora un benefico impulso verso l’amore inteso nella sua accezione più pura: cioè un dare incondizionato che si soddisfa in se stesso, senza bisogno di alcuna aspettativa (in tal senso, le parole di una serva rivolte a un borghese convinto di essere perseguitato dalla malasorte, e il sacrificio della madre nei confronti di un figlio che non potrà mai esserle riconoscente).
Da “Nashville” ad “America oggi” Altman s’è impegnato a tratteggiare la società americana nel suo declino verso l’autoannientamento; con “Gosford Park”, pur cambiando ambientazione e contesto sociale, la formula non cambia: anche se l’oggetto dell’invettiva è l’aristocrazia inglese degli anni ’30, quella spinta dissacrante e demistificante che aveva contrassegnato i lavori precedenti del regista americano si ripresenta, seppure con meno nerbo, anche nel film in questione, ma con la differenza che qui –diversamente dalla celeberrima opera di Renoir- viene altresì mostrato ciò che è salvabile dal degrado imper(vers)ante.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  18/06/2009 23:48:54
   7½ / 10
Forse ad Altman non era bastato mostrare come il mondo attuale non sia altro che una specie di gigantesco mosaico di microcosmi individuali, dove imperano le divisioni, sia sociali che sentimentali, dove tutti sono schiavi di usi e convenzioni che falsano i comportamenti e strozzano le vite interiori (America oggi).
Con “Gosford Park” ha voluto far vedere che forse questa situazione è sempre esistita, è probabilmente parte integrante del DNA della società umana. Lo ha fatto applicando il suo sguardo induttivo, parcellizzante a una vicenda che si svolge nell’Inghilterra dei primi decenni del Novecento; l’Inghilterra di Lawrence e Forster, presente in tanti film di Ivory.
Le similitudini con i film di Ivory si fermano però alle scenografie (stupende e molto curate). In Gosford Park l’accento è posto soprattutto sulla divisione sociale netta che c’era allora fra persone nobili o altolocate e le persone “semplici” (domestici, braccianti, lavoratori). Questa barriera viene messa in evidenza di continuo nel film. Le persone vengono prese non per quello che sono, ma per il ruolo sociale che ricoprono. Le convenzioni dominano così incontrastate e indiscusse.
La parte alta è quella che domina, in tutti i sensi. Si sentono in diritto (per tradizione, per uso) di comandare, di farsi servire, di non lavorare e di “apparire” esteriormente come “migliori”, come “dominanti”. Hanno creato tutta una serie di regole sociali ed esteriori ferree che puntellano il loro dominio, ma di cui loro stessi cadono vittime. La loro vita etica e sentimentale viene sacrificata alla lotta per non sfigurare di fronte a queste apparenze capestro. Si diventa ipocriti, cattivi, cinici (ma esteriormente curati, gentili e di belle maniere) pur di ottenere considerazione e soprattutto i soldi. Puoi nella segretezza della propria vita privata ci si può lasciare andare a qualsiasi tipo di vizio, facendo così imperversare il gioco del pettegolezzo che vede ognuno sia vittima che carnefice.
La parte inferiore subisce e addirittura assorbe e imita la deleteria filosofia della parte superiore. Vige anche qui una specie di scala di gradi da rispettare. Addirittura ognuno prende il nome del proprio padrone. Qui le convenzioni diventano ancora più assurde. Pure nei gradi inferiori c’è il dualismo apparenza-sostanza. Si cerca di apparire bravi, servizievoli, efficenti ma poi si scoprono vizi e debolezze, la vera personalità che alla fine comunque affiora. Tutto questo solo per poter sopravvivere materialmente.
Per fortuna ci sono delle persone che cercano di limitare al massimo l’influenza deleteria delle convenzioni, privilegiando al massimo il rapporto diretto e sentimentale; oppure chi si ribella apertamente e accetta di pagare a testa alta il caro prezzo (la privazione materiale) dell’indipendenza. Nella prima categoria c’è il personaggio di Novello, gentile, buono, cortese, sincero, tutto grazie al dono naturale e senza pretese dell’arte. Nella servitù invece c’è la giovane neo-cameriera. Un personaggio pieno di buoni sentimenti, di giudizio, di equilibrio, il personaggio più pulito del film.
Nonostante il grande affollamento, l’incrociarsi di storie e caratteri, ognuno resta alla fine solo con la propria vita. Quello che manca, quello che non riesce è la riunione interiore fra le persone. Non si riesce a superare le barriere (più che sociali, sentimentali), a esprimere i propri sentimenti, che siano di tipo amoroso o filiale. La conclusione triste è che il mondo è fatto di tante monadi non comunicanti fra di loro. Ieri come oggi.
E’ un film perciò bello da vedere, molto interessante come significato. Peccato che sia a volte un po’ monotono e che abbia dei momenti di stanca. Capisco che possa anche annoiare.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  13/11/2008 12:52:00
   7½ / 10
"La regola del gioco è il film che più di qualunque altro mi ha insegnato le regole fondamentali del cinema". Da queste parole di Altman viene spontanea l' associazione di "Gosfard Park" al capolavoro di Renoir, un film dalla divisione sociale per piani, letteralmente "i piani bassi", e "i piani alti", dove la disciplina della servitù appare addirittura più rigida e intrasigente, un luogo nel quale si assiste ad una contaminazione di tipo gerarchico. Nel linguaggio cinematografico specifico del film, ciò accade soprattutto in un incontro sull' uscio della porta, con il servo perfettamente agghindato, corteggiato dalla padrona priva di trucco, non curata, in uno stato quasi decadentistico. Nulla di nuovo quindi, ma è un racconto del grande affabulatore americano, e non si può che star zitti a guardare. Eccellente la fotografia.

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Ultima risposta 07/09/2009 12.49.02
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topsecret  @  09/10/2008 20:07:54
   7½ / 10
Forse un po' lungo,ma tuttavia godibile. Un film che rimarca i concetti della distinzione sociale. Un giallo poco tradizionale.

tabularasa  @  04/08/2008 21:04:24
   7 / 10
giallo sullo stile di agatha c.con una punta di ironia sulla tela narrativa.

paride_86  @  13/06/2008 00:52:58
   9 / 10
Robert Altman firma un film di una classe unica. Personaggi ben caratterizzati, una trama "classica" ma avvincente e, sullo sfondo, una nobiltà vanesia e fatiscente.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  02/03/2008 14:30:24
   8½ / 10
Ritenere Altman un regista essenzialmente impegnato è errato. Meraviglioso in quanto grande amante del Cinema come arte di raccontare favole visive. Ed ecco uno squisito esempio.
Sorretto da una sceneggiatura di ferro e da un cast preparatissimo, “Gosford Park” riconferma la superba capacità (riscontrata magnificamente in “America Oggi”) di Altman di mescolare commedia e dramma, tragico e comico, pathos e leggerezza con disinvolta maestria.
Un vero narratore di storie, commoventi e divertenti, in perfetto e camaleontico stile british con quel tocco di dolceamara ironia che rende i personaggi americani grotteschi, ma furbi e quelli inglesi intelligenti, ma anacronistici.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  10/12/2007 14:13:30
   8 / 10
Ottimo film di Altman, che sulla falsariga di una trama gialla scritta da Agatha Christie, ci presenta un ritratto al vetriolo dell'alta società inglese post-vittoriana, ancorata ai fasti passati, autoreferenziale, divorata da dall'ipocrisia e dall'avidità da non accorgersi che il mondo attorno a loro sta cambiando. Notevole anche la direzione degli attori.

Glendhi  @  19/10/2007 20:30:22
   7 / 10
Il finale per me è stato prevedibile, ma al di là di questo, rimane un film di critica profonda ben congeniato e caratterizzato.

Beefheart  @  26/08/2007 17:49:59
   9 / 10
Ennesimo film riuscito della filmografia di Altman. La consueta commedia corale, satolla di personaggi e fitta di dialoghi, si tinge, in questo caso, di "giallo Agatha Christie" (tanto che lo stesso regista definisce il tutto come "La regola del gioco più Dieci piccoli indiani"). Nell'Inghilterra del 1932, ben 26 individui, diversi per genere ed estrazione sociale, si ritrovano a trascorrere insieme un intero week-end a Gosford Park, ospiti nella tenuta di campagna del ricco possidente Sir William McCordle, per una battuta di caccia. Al momento opportuno, tra nobili, semi-nobili, cialtroni e servitù, si consuma un sanguinario delitto, al quale seguono le ridicole, improponibili ed inutili indagini di un goffo detective. Ma in effetti, cinematograficamente parlando, l'identificazione del misterioso assassino è quanto di più superfluo si possa chiedere a questa storia; in realtà ciò che interessa lo spettatore sono la galleria di figure psicologicamente bizzarre ed il fine intreccio narrativo, che mostrano superbamente le discutibili logiche e gli assurdi "equilibri" che regolano l'assetto della classista società inglese dell'epoca. Quasi 140 minuti di ricchezza, visiva e concettuale, insaporiti da conflitti di classe, invidie, bramosie, amori clandestini ed ipocrisie, caricaturate dalla solita, inimitabile, ironia nera, tipica del regista. La scelta del cast è perfettamente azzeccata così come la magistrale prova interpretativa fornita da gran parte di esso. Nessuno come Altman sa dirigere una tale "orchestra" di attori. Eccezionali location, fotografia e costumi. Forse il perpetuo mantenersi in bilico fra un dramma mai troppo accentuato ed un'ironia mai troppo comoda (d'altra parte, questo è Altman), si rivela anche penalizzante in fase di collocazione meritoria di questo film, che, pur dipingendo un grandioso quadro d'insieme del contesto storico/sociale, non gode, tuttavia, "dell'appoggio" di accattivanti enfatizzazioni emotive; ciò nonostante, brilla comunque di luce propria ed impreziosisce la folta produzione del maestro di Kansas City. Se non è un capolavoro ci manca poco. Ovviamente, consigliatissimo.

mainoz  @  24/07/2007 02:21:28
   6½ / 10
PRO: costumi ed ambientazione ottimi, buona recitazione di tutti gli attori (escludo Owen che non mi è mai piaciuto). Buon finale inatteso e commovente. Denso e ben presentato il rapporto d'amore e di amicizia tra i membri della servitù.

CONTRO: i bla, bla, bla inutili con cui Altman riempe i suoi film (stessa cosa ne "I Protagonisti") piuttosto stancanti. E forse troppi personaggi e nomi che mi hanno fatto quasi impazzire..non riuscivo a ricordarmeli tutti (meno male che riuscivo a rivedermi le scene + volte stoppando il film e tornando indietro)

Dies Irae  @  03/07/2007 14:44:40
   7 / 10
un film fatto con troppa maestria, che termina col dare un senso di poca naturalezza, poco coinvolgimento. trovo che sia tutto perfetto, ma la perfezione a volte può risultare anche fastidiosa. film di difficile realizzazione dove troppi sono i personaggi da identificare in breve tempo, un film si apprezza in modo definitivo sicuramente dopo due o tre visioni, con lo spettatore ormai libero di pensare solo al film e non alla trama.

edo88  @  19/06/2007 21:59:24
   7½ / 10
Mah, Oscar alla sceneggiatura?
Insomma...a me non ha convinto molo...ritrarrà bene la società del tempo, ma a tratti è noioso.
Comunque ben diretto e soprattutto interpretato.
Interessanti i personaggi.

Sciamenna  @  18/05/2007 12:57:57
   8½ / 10
Un'ottimo film.. con una leggera sfumatura teatrale nella regia da parte di Altman ( o forse è solo una mia impressione?)
Un giallo atipico, costruito non per " far capire tutto alla fine", ma per fare emergere in modo naturale lo squallore dei protagonisti, lasciando intravedere alcune possibili soluzioni durante tutta la seconda metà del film..
Belle le musiche..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  05/04/2007 12:42:25
   8½ / 10
Dopo il fiasco del "Dott.T"Altamn ritorna a mostrare il suo genio con sguardo cinico,lucido,incisivo e lungimirante,lontano da qualsiasi forma di compromesso.Degno erede delle sue opere migliori.

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Ultima risposta 05/04/2007 13.02.04
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quaker  @  15/01/2007 22:32:24
   9 / 10
Splendido, sotto ogni punto di vista. Un grande Altman, perfettamente a suo agio. Interpreti tutti di eccezionale livello, costumi, scenografia, sceneggiatura tutto veramente ai massimi livelli. Questo solo dovrebbe essere il cinema!
Va messo accanto a "quel che resta del giorno" (uno dei miei film preferiti).

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  04/01/2007 18:00:22
   7 / 10
A me non ha colpito particolarmente e non riesco neppure ad avvicinarlo ad altri lavori molto più corrosivi di Altman. E' sicuramente un buon film, con un ottimo cast, che però non mi ha esaltato. E' molto vicino, forse troppo, al semplice esercizio di stile. Troppo classico nell'impostazione e prevedibile nello svolgimento. Quasi un film anacronistico. Quanto alla tanto esaltanta critica sociale... ma veramente basta così poco? Ho visto di meglio.

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Ultima risposta 04/01/2008 12.19.29
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Rusty il Selvag  @  17/11/2006 16:16:19
   9 / 10
Lama wildiana per il grande Altman e denuncia socio-culturale,

un umorismo che taglia lo strato che copre un abisso di stupidità e terribile

egoismo.

Una voragine infernale coperta dalla "crema" dell'alta società inglese degli

inizi del Novencento.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  18/08/2006 21:51:40
   9 / 10
Non riusciro' mai a capacitarmi dei gusti del pubblico, visto che questo film - per inciso: squisito - è stato accolto molto bene dalla critica, e che giustamente è ritenuto uno dei migliori Altman di sempre.
Un ritorno al passato: grava il modello "invito a cena con delitto", ma se si riesce a superare l'impasse con un certo estabilishment inglese (del resto di questo si parla) questo film magnifico va gustato esattamente come si guardano i film di Poirot interpretati da Albert Finney o Peter Ustinov.
Ma c'è di piu': un'Altman così vetriolico e feroce, abilissimo a dipingere un mondo dorato di vizi e illegalità, non si vedeva da tanto tempo (salvo l'episodio tutto particolare di "short cuts" e almeno la prima parte di "protagonisti") .
Impareggiabile come sempre l'"aristocratica" Maggie Smith che lancia invettive contro gli "ospiti indesiderati" (tutti?) e in fondo rifiuta il classismo alla quale è tristemente ancorata.
Sconvolgente è il colpo di scena finale, quasi un segno di primordiale giustizia del regista davanti alle lotte di classe e ai suoi incostanti privilegi.
In un film corale che permette - come in "Un matrimonio" per es. - di esibire velleitarie funzioni di scomoda indecenza a ogni tipo di categoria e ruolo sociale

risikoo  @  21/05/2006 20:11:37
   6 / 10
Film che ho aprezzato pochissimo. Poco a che vedere con un giallo. Non capisco l'Oscar...

suzuki71  @  13/04/2006 13:31:08
   9 / 10
Ricordo che un amico mi disse: "bello ma molto lento"... bene, come può definirsi lento un film in cui i personaggi vengono continuamente "denudati" fino a capire chi siano realmente? E' una continua evoluzione psicologica, i personaggi sono nuovi a ogni scena che passa... il secondo tempo, in questo senso, è "elettrizzante"... certo non ci sono gli effetti speciali ma solo quelli sono i film non noiosi? Non mi sento di consigliarlo a tutti, questo è chiaro, ma se amate i film di introspezione non potete perderlo.

ely80  @  25/03/2006 11:50:14
   8 / 10
Vedo che ci sono voti bassini per questo film che a me è piaciut.....Mi ha ricordato molto le atmosfere delle ricche residenze inglesi di campagna tra le due guerre che si trovano in molti libri della Christie, non l'ho trovato per nulla noioso, anzi...la società inglese dell'epoca è descritta piuttosto bene...bello il confronto nobiltà-servitù, bravi attori

hitman83  @  13/03/2006 17:07:11
   2 / 10
Questo è uno dei film più noiosi della storia del cinema!! Purtroppo non si può discutere di trama regia interpretazioni ecc.. perchè la noia mortale offusca tutto. Complimenti a quelli che assegnano gli oscar

desi  @  13/03/2006 14:36:45
   5 / 10
Ottimi i costumi e la rappresentazione dello stile di vita neglia nni '30 tra servitori e padroni.
Detto in tutta franchezza, sono le uniche cose benevole di un film noiosissimo e troppo lontano da essere ricordato minimamente come un giallo...neanche da un regista come Altman.
L'Oscar come sceneggiatura originale non lo capisco, già per i costumi sarebbe stato un altro discorso.
Ostico

gei§t  @  18/02/2006 12:34:06
   8½ / 10
ottimo film

nella prima parte descive la vita della nobiltà di una volta vista con gli occhi della sevitù

nella seconda parte diventa un giallo

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  14/01/2006 01:15:57
   8 / 10
Splendido ritratto di una societa ormai decaduta... film corale in puro stile Altman

Gruppo COLLABORATORI antoniuccio  @  13/12/2005 11:36:33
   9 / 10
L'unico Altman - per ora - che mi piace.
Originalissimo il punto di vista del film, per una volta la società inglese viene vista dal punto di osservazione della servitù.
Se la casa è snob, anche la servitù è snob. Bellissimo. Mi piace il fatto che anche le cameriere giudichino gli ospiti, guardando con la puzza sotto al naso un'ospite che "non può permettersi la cameriera personale".
Bella la scena dei coltelli, che la cuoca deve contare prima di chiudere la cucina... C'è un delitto, ma forse è l'elemento minore del film. Quello che si evince è il decadentismo di una certa società, mascherata dietro a buon nomi e modi affettati, ma in declino libero...
Maggie Smith è fantastica, soprattutto durante la infinita partita a carte, durante la quale infligge stilettate agli "arrampicatori sociali", quando è lei stessa ad avere una certa necessità.

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Ultima risposta 19/09/2006 13.26.10
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  19/10/2005 16:56:25
   1 / 10
è l'unico film della mia vita che mi ha fatto praticamente innervosire...sembrava fatto apposta per toccare il mio sistema nervoso..il mio è un giudizio parziale,perchè dopo mezzora le avevo talmente gonfie che ho dovuto staccare!!molto megliuo walker texas ranger!!!!!!!!!!

alesfaer  @  17/08/2005 13:11:22
   6 / 10
visto tanto tempo fa....penso meritasse la sufficienza

KANE  @  11/07/2005 15:28:39
   9 / 10
film meraviglioso! squisito!! un film raffinato tutto inglese, una "nobiltà" di regia che solo buon gustai possono apprezzare!!
Maggie Smith è bravissima meritava sicuramente un oscar(tantè che pensavo che l'avesse vinto!)

bacco2  @  21/02/2005 18:27:36
   3 / 10
Non ho rimembranze di essermi rotto i maroni così tanto durante un film...

dragonfly  @  08/11/2004 14:45:42
   8 / 10
Raffinato film di Robert Altman. Perfezionista, una minuziosa cura del dettaglio e di ogni particolare fa di questo film uno dei più godibili degli ultimi tempi. Purtroppo, tutta questa perfezione si rovina nel finale in modo decisamente fasullo.

ciccio.antani  @  03/09/2004 12:40:15
   1 / 10
Ma cosa avete al posto dei testicoli!!!! Due sfere d'acciaio???
Come fa questo film ad avere un 6,4 di media. Mai visto un film più noiso. Non vedi l'ora che finisca!!!
I costumi e le ambientazioni non bastano per fare un film.

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/04/2006 13.36.34
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FlatEric  @  22/08/2004 21:13:27
   7 / 10
Buon film, Altman ci sforna questa commedia dai risvolti gialli (anche se dovrebbe essere il contrario) molto piacevole anche se in alcuni momenti noiosa... da vedere cmq almeno x l'ottima regia

Invia una mail all'autore del commento GattoMatto  @  26/06/2004 08:32:07
   7 / 10
Uno dei pochi film che ti lascia fare un salto nel passato senza paracadute. Ricostruzione perfetta delle atmosfere e della vita nell'Inghilterra degli anni '20. Bravissimi gli attori!

tupolevv  @  17/04/2004 21:05:36
   1 / 10
a vi rendete conto ke date 8 a questo film..... si è vero mescola insieme amore odio gelosie... ecc.. ecc... ma nn è sufficiente la trama è piattissima... si aspetta sempre ke succeda qualcosa e invece nulla.... il film non decolla mai risulta lento noioso e alla fine non ti lascia assolutamente nulla...... è vero è un affresco ma nulla di +........ il fatto ke sia ben curato nn è sufficiente....... il risultato è una cosa inguardabile.

1 risposta al commento
Ultima risposta 18/08/2006 21.42.57
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Kurtz  @  12/04/2004 00:17:04
   6 / 10
Grande esercizio di stile e eccellente affresco storico, ma il film non decolla a causa di una trama piuttosto piatta...

lubol62  @  28/02/2004 17:04:44
   7 / 10
merita di essere visto. almeno è curato, anche se ryan è molto più bello che bravo

pr649  @  19/02/2004 21:19:26
   8 / 10
Bellissimo.
Vanità , amore , odio , rivalità , segreti e morte...
Tutti gli attori , i cui tratti sono perfettamente delineati da Altman, spesso con ironia ( un esempio su tutti l'ispettore e il poliziotto) sono parte di un insieme avvincente ed intelligentissimo (incredibile come ognuno dei personaggi sia così ben definito , unico ) .
Questo film ha classe da vendere!




lorenzo_ren  @  28/01/2004 15:25:59
   8 / 10
Interessante, che ricostruzione! Bravi gli attori, un grande Altman ed eccellente la scenografia.

Gruppo COLLABORATORI _Orion  @  16/01/2004 19:18:28
   4 / 10
Brutto e noioso

Invia una mail all'autore del commento dama del fiume  @  09/11/2003 19:04:03
   9 / 10
Attori bravissimi per un film dal sapore autenticamente british

Invia una mail all'autore del commento Marco!!!  @  16/10/2003 19:29:14
   10 / 10
bellissimo, ryan phillippe da oscar

helen  @  05/08/2003 01:12:18
   1 / 10
du'palle... sono lontani i tempi di america oggi

Daniele  @  11/07/2003 16:51:42
   5 / 10
vivi  @  20/03/2003 17:54:34
   6 / 10
finalmente un giallo...ops un pseudo-giallo....ops un giallino

vorrebbe avvicinarsi a quella categoria d film del passato....nn male cmq

sabrina  @  20/03/2003 12:11:39
   3 / 10
il film è stato di una noia mortale,nessun colpo di scena e un storia da recitare in teatro.buona è come viene presentata la differenza fra aristocrazia e servitu

Zack 7000  @  01/03/2003 21:02:33
   10 / 10
Magnifico, adoro i misteri

Mattia dice ad Alba  @  27/01/2003 22:12:16
   9 / 10
Gosford Park è un capolavoro, con una Maggie Smith FE-NO-ME-NA-LE!
Se giudichi il film inconcludente, cara mia, non ci hai capito nulla!
A parte il fatto che finisce chiaramente con l'identificazione dei due omicidi (madre e figlio), ma non ce ne sarebbe neanche bisogno, tanto è lucido e spietato nel disegnare la società inglese.Poteva essere chiunque!

Invia una mail all'autore del commento Edoardo  @  23/12/2002 17:11:16
   7 / 10
Ritengo il film una buona analisi sociologica, dove vengono correttamente individuate le differenze delle classi sociali

Enrico  @  08/07/2002 13:02:45
   8 / 10
Un ottimo film.

Alba  @  24/05/2002 16:40:43
   4 / 10
Molto molto lento, e soprattutto inconcludente

elisabetta  @  15/04/2002 18:59:22
   7 / 10
precisione chirurgica nell'analisi dei personaggi, ma poca emozione e finale privo di pathos

Invia una mail all'autore del commento fede  @  15/04/2002 17:39:09
   8 / 10
bello, bello, splendido... non si può dire altro

Rita  @  19/03/2002 21:54:37
   6 / 10
Notevoli i costumi e le ambientazioni, un po' stucchevole la storia, nel complesso il film provoca qualche sbadiglio di troppo.

Invia una mail all'autore del commento Priscilla  @  15/03/2002 09:14:22
   5 / 10
Che noia!!! Per tutto il primo tempo non succede nulla... Ah, perché poi è successo qualcosa? Andrebbe meglio recitato a teatro, un film così, ma non dietro ad una telecamera!

sara  @  12/03/2002 22:12:23
   9 / 10
Stupefacente la capacità di Altman di scrutare nei minimi dettagli il mondo degli aristocratici e quello dei loro servitori. Il film è superlativo !

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/11/2005 19.20.24
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stanley  @  09/03/2002 20:11:58
   6 / 10
una mezza delusione.altman dirige bene e gli attori sono eccezionali(in particolare maggie smith)ma lo spettatore attende un colpo di scena che non arriva mai(a differnza dell'ultimo capolavoro di altman la fortuna di cookie)e l'idea di confrontare aristocratici e no non e' certo originale.e nel finale lo sbadiglio diventa facile

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LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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