hannah arendt regia di Margarethe Von Trotta Germania, Lussemburgo, Francia 2012
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hannah arendt (2012)

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locandina del film HANNAH ARENDT

Titolo Originale: HANNAH ARENDT

RegiaMargarethe Von Trotta

InterpretiBarbara Sukowa, Axel Milberg, Janet McTeer, Julia Jentsch, Ulrich Noethen, Michael Degen, Victoria Trauttmansdorff, Klaus Pohl, Leila Anaïs Schaus, Gilbert Johnston, Claire Johnston

Durata: h 1.53
NazionalitàGermania, Lussemburgo, Francia 2012
Generebiografico
Al cinema nel Gennaio 2014

•  Altri film di Margarethe Von Trotta

Trama del film Hannah arendt

Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche.

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Voto Visitatori:   7,08 / 10 (12 voti)7,08Grafico
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Voti e commenti su Hannah arendt, 12 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  30/01/2022 13:50:43
   7½ / 10
Gran biografico sulla professoressa e scrittrice Hannah Arendt.
Scorrevole e asciutto, senza colonna sonora, interpretato molto bene.
Indicato nel periodo del Giorno della Memoria.
Da vedere in preparazione per le letture de Le Origini del Totalitarismo e La Banalità del Male.

Mauro@Lanari  @  18/01/2021 05:32:07
   2½ / 10
L'esperimento di Milgram fu un esperimento di psicologia sociale condotto a Yale nel luglio 1961, tre mesi dopo l'inizio del processo a Gerusalemme contr'il criminale di guerra nazist'Adolf Eichmann. Stanley Milgram concepì l'esperimento com'un tentativo di rispondere alla domanda: "È possibile ch'Eichmann e i suoi milioni di complici stessero semplicemente eseguendo degl'ordini?" La risposta ch'emerse è articolata in forma piramidale, gerarchica, organigrammatica: finché s'è sottoposti a qualche figura autoritaria, le si delega la responsabilità morale dell'ordine, salvo quel 37% a cui nell'86 Peter Gabriel dedicò un brano dell'album "So", "We Do What We're Told (Milgram's 37)" (https://music.youtube.com/watch?v=sMLlDBXtmX0); la sindrome gregaria dei più obbedisce a prescindere, dunque basta decapitar'i decision maker, la classe dirigente, l'élite intellettuale dei vinti, così com'i vincitori si premurarono di fare nel processo farsa di Norimberga, e li si rimpiazza/sostituisce coi sopraggiunti. Venne dimostrato ch'Eichmann rientrava in questa seconda categoria e pertanto fu condannato a morte per impiccagione. Nel libro del '63 la Arendt non applica un simile distinguo e si limita a coniare l'etichetta "la banalità del male", non affrontando l'ingegno evidenziato da chi quel male l'ha saputo ideare, organizzar'e comandare. Il film fa schifo poiché non accenna mai a nulla di tutto ciò.

Mauro Lanari

DarkRareMirko  @  19/08/2015 00:39:41
   8 / 10
Buon film della Von Trotta su temi scomodi e tabù; talvolta scorrono on screen immagini del processo già viste anne prima ne Lo specialista - Ritratto di un criminale moderno.

Ottimi i discorsi sul male (quello più pericoloso, viene detto, è quello degli uomini comuni, che agiscono senza pensiero; o anche quando si sostiene che il male non si crea solo dall'egoismo, ma anche dall'insensatezza di considerare altre persone come superflue), grandi interpretazioni ma, come a volte viene sostenuto nel film, non pare esserci dalla Arendt una condanna a tutti gli effetti verso Eichmann, che ci si sforza di contestualizzare più che di criticare, scelta opinabile.

Si potevano magari dare più cenni sul passato della filosofa, si poteva contstualizzare maggiormente tutto, ma anche così il film è apprezzabilissimo, anche se come biografia è solamente parziale (pare non avere un inizio ed una fine).

Un buon dramma storico.

ValeGo  @  31/01/2015 00:18:12
   7 / 10
Ho trovato molto interessante la teoria della "banalità del male" fermamente sostenuta dalla Arendt. Inoltre il messaggio che si può recepire è il guardare ogni cosa con spirito critico e non perchè si appartiene a un'ideologia o a una fazione. A livello personale, però, non ho apprezzato il modo di fare della protagonista forse spinta da un'analisi dei fatti più filosofica che storica e mi sono trovata molto d'accordo con le parole del suo amico nel finale dopo una lezione da lei tenuta. Nonostante i temi trattati mi appassionino molto ho trovato il film a tratti lento.

gemellino86  @  30/01/2015 20:19:03
   6½ / 10
Discreto film su un solido personaggio femminile. L'ho trovato però troppo lento in certi punti. Giocato esclusivamente sui dialoghi. Brava la protagonista.

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  09/11/2014 17:53:21
   7½ / 10
Forse era impossibile affrontare la complessità del pensiero della protagonista nello spazio di un film, che risulta pertanto incompleto in molti aspetti. Eppure certe cose secondo me andavano chiarite meglio (la figura di Heidegger ed il suo rapporto con la Arendt, le basi delle accuse che mosse nel suo libro agli ebrei e che scatenarono tanta indignazione, dettagli sulle accuse mosse ad Eichmann). Ne risulta comunque un bel film, soprattutto per la bravura dell'attrice protagonista.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  13/10/2014 19:37:33
   6½ / 10
Riuscito solo in parte. Molto difficile fare un film intorno ad una questione filosofica come la banalità del male. Ne risulta un film comprensibile a pieno solo per quanti già conoscono la Arendt. Heidegger sembra quasi relegato al ruolo di professore nazista, nonostante sia da più parti considerato il massimo filosofo dello scorso secolo. Hans jonas - cui si deve una importante riflessione sul concetto di Dio dopo Auschwitz - figura solo come l'amico astioso e ferocemente anti-nazista.
La figura della Arendt emerge bene invece: intelligente, ostinata, coraggiosa e un pizzico boriosa. Una grande intellettuale.
in definitiva, un film interessante, con tutti i limiti che può avere questo genere di pellicole.

Lory_noir  @  21/08/2014 01:01:26
   7 / 10
Ottima interpretazione, film discreto. Forse mi aspettavo che trattasse le diverse sfaccettature de "La banalità del male", invece si concentra sugli aspetti più eclatanti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/05/2014 17:45:52
   7½ / 10
Il film della Von Trotta si concentra su uno dei capitoli più importanti della vita della Arendt: essere faccia a faccia e vedere in carne ed ossa uno dei mostri dell'Olocausto, ciò che è stato il suo "ragioniere". Un incontro fondamentale e pieno di turbamento nel vedere non un fanatico ideologizzato, bensì La banalità del male incarnata in un grigio e mediocre burocrate, privo di qualsiasi etica e di codice morale.
Hannah Arendt racconta la genesi di un pensiero a suo modo rivoluzionario e per i tempi fonte di controversia, dove la libertà intellettuale del suo pensiero filosofico, lungi dal giustificare gli atti di Eichmann, cerca di capire l'origine di questo male, le ragioni del profondo decadimento morale durante il processo totalitario del nazismo. Un concetto nuovo e proprio per tale audacità fonte di polemiche che ne provocano l'isolamento accademico e creando attraverso dei flashback un parallelismo con il mentore della Arendt, il filosofo Heidegger. La Von Trotta riesce a focalizzare bene l'elemento centrale del film, tuttavia qualche perplessità mi è rimasta su altri aspetti di contorno del film: ad esempio mi è sembrato irrisolto il rapporto con Heidegger limitato a pochi richiami del passato, lasciato più intuire che spiegare.

suzuki71  @  29/03/2014 20:25:56
   7 / 10
E' difficile combattere i pregiudizi, cercare la verità ed esserle completamente devoti a costo di rimanere più soli, servire l'Uomo e non un popolo.
Bel film, ben recitato, ben diretto e soprattutto ben scritto a descrivere un personaggio che francamente non conoscevo.

favam  @  15/03/2014 20:54:12
   10 / 10
emozionante capolavoro

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  28/01/2014 13:50:18
   8 / 10
La sfida più grande di questo film stava anzitutto nella sceneggiatura (scritta a quattro mani da Pam Katz e dalla stessa Margarethe Von Trotta) perché descrivere in meno di 2 (intensissime) ore una vita così ricca come quella della filosofa tedesca allieva di Heidegger riassumendo senza banalizzare il suo pensiero e dando un minimo di pennellate storiche, biografiche e di dibattito intellettuale, era impresa al limite dell'impossibile.
Invece la sfida è stata ampiamente vinta da una Von Trotta in stato di grazia e da un pool di attori semplicemente straordinari ed efficacissimi.
Il tutto, poi, è esaltato dalla scelta davvero coraggiosa (ma giustissima) di lasciare il film nelle sue lingue originali (tedesco, inglese e, in minima parte, ebraico) sottotitolandolo: si è potuto così apprezzare il gran lavoro attoriale nella caratterizzazione vocale e linguistica dei vari personaggi narrati.
Così come perfettamente riuscita risulta l'amalgama tra la finzione e i (sempre devastanti e istruttivi) documenti d'epoca che hanno ripreso in integrale l'intero Processo-Heichmann.
Impressionante e immensa Barbara Sukowa che quelli della mia generazione ricordano nei lavori di R.W.Fassbinder o della stessa Von Trotta, qui completamente trasfigurata in Hannah Arendt.
Il film usa una narrazione stilisticamente tradizionale, rigorosa come da tempo non se ne vedevano più. Eppure questo rigore non solo non stona, ma addirittura amplifica i moti del pensiero e degli accadimenti di Hannah Arendt conferendo al film una inattesa tensione continua che tiene incollati alla poltrona. Riuscitissimi risultano i rari flashback, efficaci nel ricostruire tutto il retroterra emotivo, formativo e di pensiero della grande filosofa. Ma il vero prodigio della Von Trotta e della sua équipe è stato quello di essere riusciti a rendere alla perfezione il ritratto di una donna tanto determinata, razionale, anticonformista quanto attraversata da profondi moti dell'anima. Magistrale la resa del suo rapporto con il marito, tutto sospeso tra confronto profondo del pensiero, un erotismo travolgente e una ironia affilata come lama di spada. In questo senso nessun personaggio del film è lasciato al caso, ognuno risulta funzionale alla storia e al pensiero che deve esprimere senza rinunciare a uno scandaglio psicologico tutto femminile.
La Von Trotta ha dimostrato, ancora una volta, che si può divulgare e far riflettere anche su cose complesse senza rinunciare al divertimento della narrazione per immagini e suoni. Con un rigore storico e filosofico che, pur nelle inevitabili semplificazioni, sembra d'altri tempi.
Non perdetelo, ci sono solo 2 giorni per gustarsi questo autentico gioiellino. Una scelta che può far storcere il naso ma che sembra rivelarsi vincente: le 2 sale del Multiplex dove l'ho visto, ieri sera erano piene. Anche questa, roba d'altri tempi. E d'altri film.

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