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Prima di parlare del film in questione vorrei spendere due parole su uno dei grossi problemi della società in generale e in questo caso, nello specifico, delle sale cinematografiche italiane: i bimbiminkia. Ormai sono una piaga ampiamente diffusa e prolificano in maniera esponenziale (del resto si dice che la madre dei cretini è sempre incinta)…se fino a pochi anni fa beccare un gruppo di bimbiminkia rompicogl.ioni in sala poteva essere considerata una sfortunata coincidenza, oggi come oggi, a meno di non recarsi in qualche sperduta saletta d'essai a vedere un film di Lav Diaz, è diventata praticamente una certezza. Se poi si ha l'incauta idea di andare a vedere un horror in un'afosa serata estiva stai pur sicuro che se c'è un gruppo di bimbiminkia in libera uscita te lo troverai proprio lì dentro con l'unico scopo di irritarti e rovinarti la visione del film. Risate, sghignazzi, battutine a voce alta…ma che caz.zo ti ridi? Che poi, fra l'altro, fra tutti i difetti che si possono trovare a questo film di sicuro non c'è quello di essere involontariamente comico, anzi… Poi dicono che la gente non va più al cinema… Ok, sfogo finito, veniamo al film…non mi ha entusiasmato, anche se bisogna riconoscere che almeno un tentativo di proporre qualcosa di un minimo originale è stato fatto. Intanto già il fatto di non essere un sequel/prequel/remake/reboot/ecc. di un film famoso degli anni 70/80 depone a suo favore. La prima parte si lascia seguire con interesse, anche se non succede niente di propriamente horror e non si capisce bene dove si voglia andare a parare (e dura un po' troppo, tra l'altro)…lo spettatore sprovveduto che si sia trovato in sala per caso (ne esistono ancora?) potrebbe pensare di trovarsi davanti a un drammone familiare a tinte forti. Di contro c'è un buon approfondimento dei personaggi e un sapiente dosaggio di elementi sottilmente inquietanti che preparano (o, meglio, dovrebbero preparare) il terreno per la discesa negli inferi della seconda parte. Purtroppo, una volta instradato verso l'horror puro, c'è un notevole calo d'interesse dovuto principalmente al fatto che la soluzione del mistero viene spiattellata troppo presto e con troppa dovizia di spiegazioni…in pratica, a livello di trama, il film finisce a più di mezz'ora dalla fine effettiva e non propone altre sorprese, trascinandosi per una pesantissima ultima parte fra apparizioni, visioni, jump scares (almeno uno ben assestato, bisogna riconoscerlo) e armamentario vario degno dell'horror più dozzinale, fino ad arrivare ad un finale abbastanza suggestivo ma che ricorda un po' troppo quello di altri film horror recenti
La durata complessiva è comunque spropositata per un horror. Però va bene dai, ci abbiamo provato, questo è già di per sé lodevole visto il periodo di vacche magrissime per il genere. A quando un decreto legge contro la presenza dei bimbiminkia nelle sale?
Hereditary è un film atipico, a partire dalla durata (126 minuti), insolita per una pellicola horror. Ari Aster si prende tutto il tempo che gli serve per costruire e mostrare i disturbi mentali, i disagi e le problematiche dei suoi protagonisti, gettandoci piano piano in un turbinio terrificante di immagini ed eventi, passando da un racconto sull'elaborazione del lutto in una famiglia dagli equilibri instabili ad un incubo demoniaco, infernale, esoterico e tremendamente crudo. Nel farlo, evita tutti i cliché del genere, come per esempio jumpscares e simili, e piuttosto predilige scelte registiche da cinema d'autore. Aster punta tutto sull'immergere lo spettatore in un'aria malsana, una condizione di costante ansia e paura per qualcosa ancora da venire ma che stenta a palesarsi, un presagio, un disagio costante, supportato da una colonna sonora efficace ed una Toni Collette spaventosa. Ed infine l'incubo diventa caos e orrore totale, tra immagini dal forte impatto visivo e rivelazioni conturbanti. Uscito dalla sala, il senso di malessere ti perseguita, ti resta sulla pelle anche giorni dopo la visione. E questo è uno dei grandissimi pregi di questa pellicola, non priva di difetti o di qualche forzatura, ma assolutamente valida. E' molto importante prestare attenzione durante la visione a tutti gli indizi che il regista lascia per la comprensione della pellicola, che non risulta affatto ''incomprensibile'' ma che può dar vita ad interpretazioni comunque affascinanti aldilà della spiegazione ''ufficiale''. Insieme a Babadook e The Witch uno degli horror migliori degli ultimi anni.
Sinceramente non so cosa pensare di questo film, spacciato come uno dei migliori horror degli ultimi dieci anni, si rivela invece un film pienissimo di difetti, difetti palesi e molto gravi. Do la sufficienza giusto perché girato molto bene e con un paio di idee intriganti, purtroppo sviluppate malissimo. Un horror piatto e noioso, dove l'ansia emerge a tratti, di spavento neanche l'ombra, alcuni buchi di sceneggiatura non convincono affatto, comportamenti inspiegabili di alcuni personaggi, tra cui un padre inutilmente passivo e una medium raccattata a casaccio, senza contare un'evoluzione psicotica frettolosa della madre. La bimba, che con quel viso e quell'aria misteriosa sarebbe potuta essere la carta vincente, viene presto eliminata. La figura del ragazzo è sviluppata con sufficienza. Gli ultimi dieci minuti sono buoni, almeno succede un qualcosa che si aspetta dall'inizio ma che arriva solo alla fine, e che dura troppo poco, anche se tutto è fin troppo palese con l'inutile spiegone per un pubblico che soffre di disturbi dell'attenzione. Peccato, un film con delle potenzialità ma sceneggiato da cani. L'esorcista dei tempi moderni? Certo, come no, credeteci...
Ciò che più accomuna "Hereditary" ai vari ' l'inquilino del terzo piano" e "rosemary's baby"o, senza andare così in là, a Babadook, sebbene il film di Aster sia molto più stratificato e incisivo di quello della Kent, è l'angoscia. Un'ansia e un mal di vivere che solo chi ha passato determinate situazioni può comprendere appieno. E Annie, interpretata da una mostruosa Toni Colette, è l'incarnazione dell'angoscia, un recipiente umano della fragilità che si nasconde in tutti noi, pronto a rompersi irreparabilmente alla prima occasione utile.
E nel suo caso le occasioni per andare in frantumi sono state innumerevoli: un'infanzia infelice, un rapporto burrascoso con la madre, lutti improvvisi e un matrimonio in cui ella giace inerme. Un'intera vita - in realtà - in cui Annie giace inerme, in totale balia degli eventi che si susseguono e a cui ella non può porre rimedio in alcuna maniera, incapace di credere IN se stessa e persino A se stessa. Poi il punto (o i punti?) di rottura, in grado di scatenare una serie di eventi incredibili, forse in un certo senso necessari, sicuramente inevitabili per la vita della donna, ormai arrivata al turning point finale.
Ad uno spettatore superficiale Hereditary potrebbe sembrare un film che vive di luce riflessa ma è spingendosi nelle sue profondità che si afferrano i pregi di un prodotto in grado di dare davvero nuova linfa al filone, capace di rimescolare e a tratti rinnovare alcuni stilemi tipici ormai considerati triti per ergersi quale nuovo totem per i futuri film di genere.
Violenza psicologica, sofferenza, ambiguità e follia vi parranno così vividi, che uscirete dalla sala storditi e con un nodo alla gola e soprattutto con la sensazione di aver visto qualcosa di terribilmente vero, nonostante tutto. Per quanto mi riguarda era da molto tempo che il limite tra realtà e follia non era così labile.
Non vi va di bocciare un horror del genere. Anche se non mi ha convinto del tutto ti tiene agitato per tutta la durata. Molta tensione con scene che non te le aspetti . Il filane! Perché? Come 10 minuti possono diatruggere a mio giudizio un bel film .
Il nulla, letteralmente il nulla per 126 minuti. Ti aspetti che sia un lento crescendo verso qualcosa, ed invece....finisce il film.
Protagonisti piatti ed irritanti. Elementi "di mistero" somministrati col cucchiaino, come se lo spettatore fosse un minus habens. Salvo giusto alcuni bei montaggi.