il grande capo regia di Lars von Trier Danimarca, Svezia 2006
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il grande capo (2006)

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locandina del film IL GRANDE CAPO

Titolo Originale: DIREKTØREN FOR DET HELE

RegiaLars von Trier

InterpretiBenedikt Erlingsson, Iben Hjejle, Anders Hove, Jens Albinus, Jean-Marc Barr, Casper Christensen, Peter Gantzler

Durata: h 1.39
NazionalitàDanimarca, Svezia 2006
Generecommedia
Al cinema nel Gennaio 2007

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•  Link al sito di IL GRANDE CAPO

Trama del film Il grande capo

Il proprietario di una società é intenzionato a vendere tutto. Il problema nasce quando i potenziali acquirenti vogliono definire l'operazione con il presidente della società, ma quest'ultimo in realtà esiste solo come un nome ma non fisicamente. Il proprietario della società decide così di ingaggiare un attore fallito per interpretarne il ruolo...

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Voto Visitatori:   6,99 / 10 (100 voti)6,99Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su Il grande capo, 100 opinioni inserite

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suzuki71  @  01/02/2007 01:00:01
   4 / 10
Magari fosse una piccola storia. Mi è parsa una storiella deboluccia e molto molto pretenziosa, di scontatissime macchiette. Significati su arte e vita, doppi e giochi di ruolo? Ma non è che per caso un film di Lars Von Trier deve essere per forza una roba super? credo ancora che l'arte debba significare comunicare un sentire comune, piuttosto che una esternazione di un personalissimo gioco mentale.

forzalube  @  31/01/2007 12:45:42
   7½ / 10
Un film farsa, uno sberleffo, un teatro dell'assurdo in bilico tra l'inversoimile e il comico, tra l'arguto e il demenziale.
Come ogni presa in giro che si rispetti c'è chi l'accetta divertito e chi no perché si sente preso per il ****.
Io sto nel primo gruppo, ma capisco che ci sia chi appartenga al secondo.

very  @  29/01/2007 13:26:41
   7 / 10
Von Trier cambia genere e si dedica ad una commedia (bastarda e demenziale) senza perdere neppure un briciolo di presunzione che gli è propria (autocitazioni a iosa) qualsiasi film diriga ma riuscendo a confezionare un filmetto godibilissimo.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  28/01/2007 22:58:44
   7 / 10
Ci sono dei film che si sforzano di apparire tali e quali la realtà, che acchiappano lo spettatore e lo fanno identificare nei personaggi. Altri invece non fanno mistero di essere semplicemente frutto della fantasia di un autore e che quindi devono essere guardati con distacco, coscienti della natura artificiale dello spettacolo a cui si assiste. E’ bene andare con quest’ultimo spirito a vedere questo film e guardarlo con la testa e le orecchie, più che con gli occhi e con il cuore.
Del resto si gioca subito a carte scoperte. L’”autore” interviene fin dall’inizio presentando l’opera come una semplice commedia rappresentata tramite una particolare tecnica cinematografica (purtroppo non ricordo più le parole precise delle prime battute). La tecnica in questione è una specie di zampettare del punto di vista della scena, ma un po’ come tutte le sperimentazioni di von Trier, all’inizio spiazza ma poi ci si fa l’abitudine. Contribuisce comunque all’atteggiamento di estraniamento dalla storia.
Il film gioca soprattutto sul contrasto fra personalità e ruolo nella società, fra quello che si è e ciò che si “recita” quotidianamente, fra verità e arte. A pensarci bene è qualcosa che ci coinvolge tutti. Spesso siamo costretti a vivere e a comportarci come doppi anche con le stesse persone: avere rapporti di subalternità e allo stesso tempo rapporti di conoscenza personale (che implicano parità). Cosa succede se qualcuno non trova il coraggio o il modo di essere entrambi? Il ruolo sociale è quello imposto, quello recitato e allora perché non utilizzare un attore? La cosa è spiazzante per chi non sa cosa deve recitare, ma l’assurdità dei rapporti interpersonali, l’equivocità del linguaggio possono rendere plausibile anche una recitazione improvvisata. Una volta entrati nel ruolo questo può prendere il sopravvento e annullare la persona che lo interpreta, mentre chi aveva delegato il proprio ruolo se ne trova spossessato e beffato. Il comico (o il tragico?) sta tutto qui: nell’assurda divisione sociale in ruoli, in parti da recitare a dispetto dei propri sentimenti, nell’arbitrio e nel potere che i ruoli danno. Nel film è il ruolo che vince sulla persona.
Il significato si gioca tutto nelle frasi dette dai personaggi; molte non hanno diretta attinenza con la storia ma sono riflessioni del regista ad alta voce sulla propria arte. Sinceramente occorrerebbe una seconda visione attenta a quello che viene detto per capire e cogliere tutti i significati del film. Purtroppo il cinema non permette come la letteratura di fermarsi un attimo a rileggere una frase e a meditarci sopra. Per questo secondo me von Trier abusa un po’ del cinema, tanto più che la parte visuale non contribuisce più di tanto alla storia. Kubrick, Tarkowski e Bunuel sapevano fare ben altro!

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  26/01/2007 20:01:44
   7½ / 10
Dopo la cupa parentesi "teatrale" del dittico sulla provincia americana, LVT ritorna alla sua Danimarca con una insolita, divertente (e bastarda!) commedia degli equivoci, rivisitando i suoi Idioti, qui in versione impiegatizia... L'impianto teatrale resta nei termini della compattezza e uniformità scenografica, svolgendosi il film quasi interamente all'interno degli uffici di un'azienda informatica (in smobilitazione), oltre alla sceneggiata comico-patetica del protagonista, un fallito attore teatrale, per l'appunto, che costituisce l'ossatura del plot.
Il (grande) capo non ha il coraggio di mostrarsi ai suoi dipendenti e mette in scena (lui sì da vero attore) la farsa della complicità tra colleghi-amici, nascondendo la propria vera identità e il proprio ruolo. E' l'origine degli equivoci. Da vero regista, oltre che attore, egli dirige in prima linea, ma senza assumersi nessuna responsabilità, senza rischiare direttamente l'immagine (e l'incolumità fisica). Quando si palesa la necessità della sua presenza, non potendo uscire allo scoperto, il capo manda allo sbaraglio un attore mediocre e un po' stupido. Toccherà a lui scoprire (e noi con lui) i risvolti catastrofici della gestione occulta del grande capo, fino al devastante epilogo nel quale forse l'idiota-attore troverà finalmente una sua intima e sottilmente soddisfacente realizzazione professionale e umana...
LVT però non si smentisce mai.

Raff.x  @  26/01/2007 18:51:15
   9 / 10
Spassosa commedia in cui l'irriverente Lars Von Trier architetta, con grande maestria, situazioni a dir poco equivoche, personaggi ben oltre il limite della psicosi e trovate semplicemente geniali (la più eclatante forse nel finale del film). Decisamente intrigante il montaggio, anch'esso un po' psicotico, che concorre a smussare gli spigoli dei frequenti momenti in cui il paradosso la fa da padrone. Bravissimo l'attore protagonista.

Woland  @  25/01/2007 10:23:24
   10 / 10
Geniale!

Il vero umorismo, in senso pirandelliano. La comicità che fa riflettere, che nasconde la tragedia della vita.
Non riesco a credere che ci sia qualcuno che non l'abbia apprezzato.

1 risposta al commento
Ultima risposta 06/06/2008 01.16.53
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assodispade  @  24/01/2007 20:25:33
   3 / 10
AUTOMAmavision....solo il nome fa pensare....

come al solito per la sua pubblicità quel finto genio di Von Trier non esita a sparare alto....e cosa ancor + grave che la critica e la stampa di settore abbocchi a questi miseri tranelli da illusionista di seconda categoria.
Invece di giocare al "genio stravagante" Von Trier farebbe bene a curare meglio i suio film, spesso ottimi sogetti ma dalle vesti trasandate.

Non fatevi prendere in giro da chi sfrutta la stranezza visiva come specchietti e perline da vendere a ignari indigeni...

4 risposte al commento
Ultima risposta 25/04/2007 04.10.35
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Jane Austen  @  23/01/2007 03:19:55
   8 / 10
Una commedia amara, in cui la sfiducia negli esseri umani di Lars emerge ancora una volta. Ad essere preso di mira questa volta è il mondo del lavoro, con i perversi ed assurdi rapporti umani che si vengono a creare all'interno di esso.
E a chi si aspettava tante risate dico che questa commedia, come tutte le commedie che si rispettino, ci fa riflettere, sorridere fuori ma piangere dentro...

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janelobster  @  18/01/2007 22:53:56
   4 / 10
Le matte risate l'altra sera al cinema.
Irrefrenabili.

Questo film bolso mi è parso vecchio, stantìo e, soprattutto, già visto.
La novità schizotica dell'automavison (cioè, che sembravano automi? bravo, operazione riuscitissima!) è come passare lo straccio per togliere la polvere dai mobili di una casa disabitata da molti anni. Risultato? A me è venuta l'orchite, e non sono un uomo!

Ipotizzando di andare alla proiezione di questo film come se fosse stato assolutamente anonimo mi sarei detta "bè, però, guarda sto' s****tello che bel film così così che ha confezionato"

E leggo critiche entusiastiche: film spassoso. Spassoso? Che ti fa desiderare di andartene a spasso, vorranno dire questi altrettanto bolsi e raggelati critici che non osano mai ammettere d'essersi grattati tutto il tempo...(oltre a cercare nervosamente di immaginare chi potesse celarsi dietro lo strepitoso genio di Gambini)

Non voglio insistere a sfruculiare e voglio sottolineare, invece, che non sono andata lì per ridere a crepapelle. Certo che, se in una sala piena di gente ho potuto "contare", letteralmente, 4 risate sepolcrali 4 provenire dai 4 angoli della sala (li avrei anche potuti indicare uno ad uno questi beati che se la spassavano così sfacciatamente alla faccia mia) direi che come "commedia" non ci siamo. Forse l'errore è proprio quello di aver voluto sottolineare come fenomenale il fatto che Trier, Von Lars, abbia riscaldato a tal punto tutti i suoi grigi per fornircene una padellata, ma sempre di grigio catacombale si tratta.

La battuta migliore, o meglio, l'unica: la bionda che avverte il grande capobiondo che ha due buchi.

Il culmine della tristezza: la pretesa di farci ridere con il gelato - pupazzetto (scena dei due protagonisti al cinema) e l'elefante nel cortile danese (trovata che è stata definita "surreale" - Mah. A me scappava da piangere)

Però che trovate! Trovate?
Meglio perderle!

4 risposte al commento
Ultima risposta 26/03/2007 00.04.23
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durito  @  18/01/2007 18:05:39
   6½ / 10
Superato il primo quarto di film in cui era forte la tentazione di uscire dalla sala anzitempo, la visione ha riservato momenti spassosi e colpi di scena.
Una volta tanto un film di von Trier che riesce ad essere contenuto nella durata!
La sceneggiatura è davvero ispirata, e l'opera
Sull'estetica il discorso si ribalta: stilisticamente trovo che sia l'ennesima ca**ta di von Trier a volte insopportabile nella sua smania di sorprendere a tutti i costi con scelte di riprese e montaggio a dir poco discutibili.

Ichbin  @  17/01/2007 13:06:14
   8 / 10


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Lars von Trier è una forte anima in pena che per fortuna non si dà pace.
E' vivo, palpita e io lo amo.

lucadf  @  15/01/2007 10:52:29
   9½ / 10
Favoloso!
Era tempo che non vedevo un film così spassoso. Splendido nell'idea e nella realizzazione. Se poi si aggiunge che il cast non è certo dei più conosciuti, ciò evidenzia ancor più le capacità di un regista che ha già dimostrato le sue capacità, oltre che il suo modo originale di fare le riprese.
Da vedere assolutamente sia per uscire dal solito film, che per il fatto che ti porta molta allegria in qualunque momento lo vediate.

Simmetria84  @  15/01/2007 05:14:57
   7½ / 10
decisamente piacevole, fuori dai soliti canoni..e soprattutto nero ;-)

Gruppo REDAZIONE maremare  @  15/01/2007 00:24:49
   7½ / 10
Divertente e arguta commedia in stile 'dogma'.
Per gli amanti di Lars, non per tutti.

6 risposte al commento
Ultima risposta 14/02/2007 00.39.14
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eagle69  @  14/01/2007 15:24:58
   3½ / 10
Il grande bluff....... Dopo "Festen", "Idioti",... ci sono cascato ancora, nel tentativo estremo e disperato di carpire finalmente gli estremi della genialità dell'osannato regista danese, ma il risultato è stato più sconfortante dei precedenti, evidentemente per miei limiti, non lo metto in dubbio. Non ho riso, non mi sono commosso, non mi sono emozionato, nè divertito (visto che di commedia, se pur grottesca, doveva trattarsi). Solo qualche spunto di riflessione, in mezzo al nulla. Domanda ingenua: se l'obiettivo è l'annunciato e decantato sberleffo degli stereotipi cinematografici e della commedia tradizionale, qual è l'effettivo merito del regista che abbandona lustrini, clichè abusati ed ovvietà varie senza aggiungere null'altro, e così confezionando un prodotto realmente diverso ed alternativo, ma solo perchè riuscitamente brutto??! Si salva solo la colonna sonora.....

5 risposte al commento
Ultima risposta 15/01/2007 09.40.41
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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  14/01/2007 03:54:47
   2 / 10
Grande delusione per questo Grande Capo.
Ambientato in due sole stanze di un pallido ufficio, questo film fallisce il tentativo di suscitare il plauso intellettuale, provocando lo spettatore con un gioco di equivoci che generano una catena di ulteriori equivoci con il pretesto di un'ironia mai rivelata.
Il soggetto è scarno e pieno di banali sottotitoli: il grande capo è solo una figura di facciata per nascondere la paura di uscire allo scoperto e per mostrare quanta ipocrisia si cela dietro una banale vita impiegatizia di fronte la possibilità di conquistare i favori di un'importante carica.
Ma il cinema è anche e soprattutto arte figurativa e questa volta l'operazione è pessima: gli attori fanno il loro dovere, ma non c'è brio, non c'è ritmo e le tecniche di fotografia sono prive di ogni attrazione sensoriale. Poco interessante la trama, brutti e ripetitivi i dialoghi.
Il mio voto inoltre interpreta lo stato d'animo di numerosi spettatori che al Maestoso di Roma hanno lasciato la sala al primo tempo: evento più unico che raro , ma molto triste. 7 euro regalati!

5 risposte al commento
Ultima risposta 14/02/2007 00.41.24
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viagem  @  12/01/2007 09:17:10
   7½ / 10
Diavolo di un Lars!
Accusato di abusare della camera a mano in stile dogma e di far piangere a comando con i suoi drammi, realizza una commedia con riprese praticamente statiche, in cui si fa beffe delle commedie, dei loro registi ed attori, ti fa capire che tu pubblico sei per l'ennesima volta uno strumento in mano sua e per giunta riesce anche a farti ridere parecchio!
E con un finalone a sorpresa notevole!
Diavolo di un Lars!
Egocentrico, megalomane, diabolico: autocita lo stile dogma nel film e riesce pure a ritagliarsi una parte a margine dello stesso.
Alla fine ci si sente come l'acquirente islandese del film: questi danesi del catzo che ti prendono in giro da 400 anni...

norah  @  09/01/2007 00:12:00
   7 / 10
Dopo Dogville e Manderlay ci voleva qualcosa di più sfizioso e leggero ; così ,Von Trier sforna questa sottile commedia -sfottò molto simpatica e irriverente.
L'attore protagonista é formidabile.
Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  06/01/2007 19:06:02
   9 / 10
Il miglior Von Trier degli ultimi anni, forse dai tempi di "The Kingdom". Una presa in giro del cinema, sia a livello di "genere" (e in fatta specie della commedia hollywoodiana, con un finale che non può che essere uno sfottò alle solite sentimental -comedy), sia a livello strutturale (è vero, il dogma è scomparso, ma non c'è UN movimento di macchina che sia UNO).
Ai tanti registi che si credono dei veri e propri autori il cineasta danese risponde con questo sberleffo (suo anche il piccolo monologo finale): ai tempi nostri, a mio avviso, questo dev'essere il cinema.

5 risposte al commento
Ultima risposta 15/01/2007 01.26.26
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