Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Intuibile in corso d'opera ma capace di produrre emozioni valide per una visione intensa, sotto certi aspetti, e ben interpretata. Cede un po' nei dialoghi, nella parte finale, ma complessivamente è un film ben tratteggiato che assicura una visione discreta. Premiati con l'oscar gli effetti speciali.
A cavallo degli anni '50 l'industria Hollywoodiana si scatenava in drammi a sfondo fantastico di notevole suggestione ( "Il fantasma e la Signora Muir" di Mankiewicz, "Pandora" di Lewin e, tra le commedie, "Harvey" di Koster sono i migliori che ricordo ). Questo di Dieterle riwntra nel novero e ha una grande eleganza formale data dalla bellissima fotografia di Joseph August ( che nel finale dal bianco e nero si fa prima seppia e poi a colori ) ed un crescendo emozionale quasi rossiniano. Cotten e la Jones formano sicuramente una coppia dal buon feeling, anche se lui sembra troppo maturo per la parte.
MESSAGGIO PER CHI INSERISCE LE TRAME DEI FILM: DOPO IL COPIA E INCOLLA, LEGGETE ED ELIMINATE GLI SPOILER!
Bellissimo film di Dieterle sulla dimensione spirituale dell'amore, sentimento puro fortificato nell'attesa fino a diventare immortale. Raramente l'amore platonico è stato messo in pellicola in modo così deciso e poetico. Inteso a volte solo come amore non rivelato e non corrisposto, qui è molto vicino a quello che il Poeta definisce "unimento spirituale de l'anima e de la cosa amata" e dunque contemplazione della bellezza e impulso di elevazione morale (come la dottrina platonica insegna).
La narrazione tipica del noir sfuma nei tratti peculiari del melodramma e viceversa, in modo quasi impercettibile. Le stesse sfumature è possibile coglierle sul piano estetico, nei favolosi giochi di luce e nelle gradazioni di grigio del candidato all'Oscar Joseph August (giusto per rendere l'idea: http://img802.imageshack.us/img802/1637/portraitjennieportraito.jpg).
Completano il quadro, tre pezzi pregiati della Hollywood dei tempi d'oro: Jennifer Jones (Madame Bovary, L'amore è una cosa meravigliosa, Bernadette), magistralmente doppiata dalla più grande doppiatrice che abbiamo avuto (Lydia Simoneschi), Joseph Cotten (Quarto potere, Il terzo uomo), Lillian Gish (star del cinema muto).
Sull'orlo del baratro esistenziale, Eben Adams troverà l'ispirazione per la sua arte, per la sua vita. Perché "non c'è vita, non c'è vita finché non si ama e non si è riamati. E poi non c'è morte".
Una pellicola di rara bellezza, un film invecchiato benissimo direi ma che non manca di qualche prolissità di troppo. Una storia romantica, affascinante e misteriosa dai contorni profondi e delicati e di non facile lettura visto che molti dei temi trattati sono particolari e ancora attuali. Scena finale girata in tecnhicolor tutta da ammirare.
Una delicata ma anche cupa storia di fantasmi. Un sogno dove si respira lo stato d’incubo e della tragedia imminente. Una conoscenza effimera, malinconica, teneramente adagiata nei turbini del tempo. Una storia d’amore avvolta d’ambiguo mistero, rivissuta nei lineamenti di un ritratto, che donerà calore e ispirazione a un pittore in difficoltà.
Dieterle racconta il tutto con la grazia di una nevicata, ma incappa, a mio parere, in qualche piccola caduta retorica. Pazienza; visivamente è un film bellissimo dal fascino arcano, velato di nostalgica memoria. Finale spettacoloso.
Travolgente commistione di romanticismo e fantasy sopraffino che conquista dal primo all'ultimo minuto. Splendido Cotten ma inarrivabile la Jones per grazia, bellezza, intensità. Un gioiello senza mezzi termini, prezioso e raro.
Meraviglioso esempio di cinema surreale e di arte nell' arte. Non a caso adorato da Bunuel "Il Ritratto di Jennie" è la storia di due anime che non possono vivere separate. Amour fou anche questo dunque, l' amore "fatale" che diventa ossessione e malattia, e surrealismo inteso come mancanza di barriere temporali. Mi sbilancio, la più straordinaria fotografia in B/N della storia del cinema, assolutamente da non perdere questa qui. Stranamente bravissimo Joseph Cotten e deliziosa, sublime come sempre Jennifer Jones, almeno tanto quanto con Lubitsch. Sono convinto che questo film sia stato visto sia da Hitchcock - nell' averlo ispirato per l' effetto della tromba delle scale - e da Tarkovskij. Il finale infatti con il ritratto mostrato in Technicolor ha la stessa funzione del film russo: al di là di ogni leggenda, l' arte vive. Rievocazione del celebre viraggio dei tempi, che fù.
Giustamente diventato famoso, perchè piuttosto insolito per l'epoca, "Il ritratto di Jennie" non è comunque il capolavoro incredibile di cui si parla. Si tratta di un melodramma che vira al fantastico e fantasioso, con tanto di fantasmi e persone morte da 30 anni che ricompaiono misteriosamente.
Però è anche un po' datato, e pieno di frasi retoriche, anche se, solo il finale col tecnhicolor, vale la visione. Era piaciuto ovviamente a Bunuel, ma , a dirla tutta, l'insuperato capolavoro di Joseph L. Mankievicz "Il fantasma e la signora Muir" , uscito l'anno precedente, è di ben altro livello.
Coinvolgente ed affascinante melodramma surreale dove la natura con la neve, la pioggia, il sole e la tempesta ben contornano questa storia dove alla fine
i due si dovranno lasciare ma grazie all' amore che c' è stato l' anima di Jennie troverà finalmente la pace ed Eben grazie ad essa avrà finalmente l' ispirazione che non lo abbandonerà più
. Uffa! Nell' edizione italiana, almeno nella videocassetta che ho preso alla mediateca, non c' è la scena a colori.
x grandi romanticoni, questo è poco ma sicuro...tuttavia do un bel voto alto xkè mi ha sorpreso, nn avrei mai pensato un film di tale profondità..tratta temi importanti della vita, dell'arte, dell'amore, del tempo, della morte senza stancare e senza prenderli sottogamba..ora nn ho molto tempo, ma si potrebbe scriver x ore su questo film. ottimo