il tempo dei lupi regia di Michael Haneke Francia, Austria 2003
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il tempo dei lupi (2003)

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locandina del film IL TEMPO DEI LUPI

Titolo Originale: LE TEMPS DU LOUP

RegiaMichael Haneke

InterpretiIsabelle Huppert, Patrice Chéreau, Béatrice Dalle, Olivier Gourmet, Brigitte Roüan, Daniel Duval, Philippe Nahon

Durata: h 1.50
NazionalitàFrancia, Austria 2003
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 2004

•  Altri film di Michael Haneke

•  Link al sito di IL TEMPO DEI LUPI

Trama del film Il tempo dei lupi

E' una splendida mattina. Georges, Anna e i loro due figli, Eva e Ben, arrivano nella loro casa di campagna sperando di trovare pace e tranquillità. Hanno però una spiacevole sorpresa. La loro casa è stata nel frattempo occupata da sconosciuti. Comincia così una dura e dolorosa odissea, mentre il paese è completamente sconvolto e devastato a causa di un terribile disastro. Manca tutto: acqua, cibo, trasporti e comunicazioni...
Un resoconto del giorno dopo.
La storia di un domani che potrebbe già essere oggi.

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Voti e commenti su Il tempo dei lupi, 21 opinioni inserite

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stratoZ  @  26/12/2024 14:59:44
   7 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Uno dei film più sottovalutati di Haneke, in cui continua con la sua poetica pessimista e nichilista, questa volta realizzando un'opera dal sapore apocalittico, creando un contesto interessante in cui porta l'uomo alle sue necessità più primordiali, facendo emergere tutta la cattiveria e l'egoismo insite nell'animo umano, lo fa senza spiegare più di tanto le cause o gli eventi esterni, mettendo lo spettatore a dura prova fin da subito con quella scena iniziale che è già un piccolo shock di per se, con l'omicidio del padre e il resto della famiglia costretta a vagare in questa landa desolata in cui gli uomini sembrano tornati allo stato brado, da qui l'accostamento ai lupi, i beni di prima necessità scarseggiano, i trasporti sembrano un miraggio e l'unico modo per tirarsi fuori da questo crudele contesto, Haneke è abile nel creare un film sui rapporti, regalando anche riflessioni sul potere, sulla violenza applicata ad esso, il microcosmo del gruppo di persone che si sono riunite per sopravvivere a questa sorta di carestia o apocalisse è il mezzo per mostrare la disgregazione della società e la sua ricostruzione in un contesto in cui le regole e l'etica vengono abbattute, in cui vige la legge della sopravvienza, una regressione che spoglia l'uomo e lo porta ad una crudeltà atavica.

Tuttavia, nonostante tutto, rimane stranamente uno dei film più speranzosi del regista, che nel corso della sua filmografia ha regalato ben pochi momenti così positivi come può essere il finale di questo film in cui si accende una flebile luce di speranza nel buio dell'animo umano, scelta che ho apprezzato particolarmente, e abbastanza inaspettata considerata la fama dell'autore.

Sempre intrigante a livello stilistico, col suo punto di vista distaccato e uno stile rigoroso, meno empatico rispetto ad altre opere e forse questo è uno dei punti deboli del film, ma rimane una buona pellicola.

Thorondir  @  05/08/2019 23:16:47
   7½ / 10
Nel "Il tempo dei lupi" ci sono tutti i temi cari ad Haneke, dalla violenza al racconto delle miserie umane, dall'incapacità comunicativa al decadimento della borghesia (decadimento quì allargato all'intera civiltà). In queste lande desolate colpite da una non ben specificata catastrofe, gli esseri umani, o ciò che resta di loro, cercano di sopravvivere di espedienti in una condizione che gli era scomparsa. Sembra essere tornato l'inizio del Novecento, anche nei colori emanati dal film di Haneke, quì ancora più oscuro e viscerale del suo solito. Perduta ogni speranza, questa per il regista austriaco sopravvive solo in un anziano o nell'ingenuità della bambina. E se non c'è la forza propositiva tipica di Haneke e il film paga un'eccessivo immobilismo, "Il tempo dei lupi" è comunque opera interessante e assolutamente fuori dagli schemi del disaster movie hollywoodiano che presenta diversi spunti di riflessione. Il cinema di Haneke non è mai stato semplice e non lo è neanche quì.

-Uskebasi-  @  01/04/2016 02:54:59
   6 / 10
Riconoscibile alla regia e irriconoscibile nel risultato. Ci sarebbe qualcosa da elogiare in tutta onestà, è che proprio fatico anche a parlarne. Ho trovato Haneke piuttosto moscio e privo di incisività, talmente giù di tono da eccedere con la sua proverbiale staticità rendendola vuota e, addirittura, da ricorrere in una scena a una soluzione aberrante solo per racimolare attenzione o forse ostentare chissà cosa.
Pietoso. Non c'è demagogia o moralismo spicciolo, solo un gesto pietoso concepito da un grande regista.

DarkRareMirko  @  27/08/2014 02:23:44
   7 / 10
Catastroficismo e disaster movie secondo Haneke, in uno dei suoi film comunque riusciti solo in parte.

Premesse simili a Funny games (home invasion, violenza, ecc., ma tale opera del '97 coinvolgeva molto di più di questa), poche spiegazioni, tanta desolazione e stile asettico, tutt'altro che mainstream.

Brava la Huppert, ma in 1 ora e 50 si poteva raccontare anche di più, non solo della voglia di sopravvivere (gettando anche più premesse e basi).

Magari leggibile come metafora, è comunque un lungometraggio per persone pazienti e ben disposte.

Troppo personale e presuntuoso, ma ci vuole comunque coraggio a fare film così nel 2000.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  16/06/2012 03:47:49
   6 / 10
Il cinema dei sentimenti "parlati" non si addice ad Haneke, diventa persino stucchevole fra le sue mani di solito mirabilmente gelide. Strano caso, è in questo film quasi accondiscendente e non troppo rigoroso che viene a mancare la sintonia fra autore e spettatore. "Il tempo dei lupi" è un racconto debole, seccante, popolato da personaggi appena abbozzati. Soprattutto è un'opera satura, che concede raramente a chi l'osserva il (dis)piacere dell'immedesimazione. I momenti migliori sono quelli in cui Haneke è coerente con se stesso, quando inscena ferocia e dolore senza gratuità. La sequenza dello stupro deflagra nello stomaco, è un esempio di eccellenza. Notevole la carrellata finale, con quel treno che non conduce fuori dalla pellicola ma trattiene all'interno, e costringe ad indugiarvi anche dopo la dissolvenza.

Mpo1  @  26/07/2011 23:31:34
   7 / 10
Film post-apocalittico forse più interessante nelle premesse che nella realizzazione, più riuscito quando si focalizza sul gruppo familiare che quando diventa film corale. Un'opera ostica e confusa, ma degna di visione. Mi ha ricordato un po' "La Vergogna" di Bergman. Bello il finale. Stranamente Haneke si rivela un po' meno crudele del solito (almeno nei confronti degli umani...).
Comunque non il peggiore di Haneke: quello è "Funny Games"!

Clint Eastwood  @  05/07/2011 23:42:57
   6 / 10
Appoggio anch'io l'idea di dire che si tratta del peggior Haneke, a questo punto dovrei rivalutare FUNNY GAMES. Però bisogna far presente che come ambientazione apocalittica è quello più realistico e più crudo dei vari prodotti americani, basti pensare all'inizio col botto tipico alla Haneke. Del resto la storia stenta decollare e sembra non portarci da nessuna parte nonostante alcune scene forti e d'impatto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  17/09/2010 16:10:42
   6 / 10
Post-apocalittico anomalo,privo di scenari testimonianti un mondo in rovina,esente da qualsiasi spiegazione su ciò che è accaduto e concentrato interamente sul quotidiano vivere di una piccola comunità rifugiatasi in un deposito ferroviario situato nel bel mezzo della campagna.
Haneke filma una realtà vaga ed indeterminata,un "micro-limbo" nel quale a sua volta scivola emergendo a singhiozzo,sfibrando a più riprese con situazioni oltremodo statiche.
E' ovvio che l'interesse del regista non verta sullo spiegare le motivazioni della catastrofe,ma partendo da un dato di fatto dimostrare la regressione dell'uomo in mancanza di regole e benessere.
Tema molto intrigante al quale Haneke aderisce con limitata concretezza, pur costruendo una prima parte molto tesa ricorrendo alle proprie qualità tecniche per plasmare contesti angoscianti.Affascinano le numerose sequenze all'interno delle quali il fuoco diventa una specie di co-protagonista,ultimo baluardo contro le avvolgenti tenebre trionfanti contro una tecnologia ormai svanita.
L'assenza della colonna sonora indica il tentativo di Haneke di tenere un profilo più coerente possibile ad una realtà esposta con occhio documentaristico,peccato fallisca nella disamina basilare. L'imbarbarimento,la trasformazione dell'uomo in belva non riesce ad essere tradotto in immagini sufficientemente significative.Non bastano alcune dolenti scene per racchiudere l'orrore dilagante,questo rimane nascosto tra le pieghe di un'umanità verso cui lo spettatore patisce l'indifferenza dell'autore,rimanendo quindi insensibile alle vicissitudini raccontate.
Sbeffeggiato all'epoca della presentazione a Cannes "Il tempo dei lupi" non è un film totalmente disprezzabile,semmai soffre di un ermetismo troppo ricercato che comunica poco (o nulla) dopo una visione non proprio leggera.Tuttavia chi apprezza Haneke vi troverà lo stesso del buono.

benzo24  @  22/02/2010 12:56:02
   6 / 10
dopo aver visto the road di hillcoat,mi sono ricordato di aver visto un film praticamnete uguale, questo. ambedue piuttosto lunghi e noiosi. comunque affascinanti.

paride_86  @  28/12/2009 03:33:00
   6 / 10
Haneke gira un film sulla condizione delle persone che subiscono la guerra, con tutte le nefaste conseguenze. All'inizio mi è parso di riconoscere qualche riferimento all'occupazione irachena da parte degli occidentali, ma poi la trama si allarga e si dipana a vista d'occhio e i temi principali vengono persi di vista.
Non so come interpretare questo film, in cui peraltro compaiono parecchi elementi che ritroveremo nelle opere successive del regista. L'impressione è che a Michael Haneke sia scappata la mano.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  06/10/2008 13:03:22
   8 / 10
In un mondo post apocalittico, che ricorda vagamente quello de "La strada" di McCarthy, Haneke ci ripropone il suo cinismo e la sua violenza appena accennata. Amo lo stile di questo regista, e qui si possono coglierne tutte le sue peculiarità, dalla sua estraneità nel descrivere le scene (quella camera sempre distante e fissa) a quel finale tipico del suo cinema, che non risolve nulla ma lascia lo spettatore completamente soddisfatto (almeno me). Bravo nel non rivelare il motivo di tale cataclisma, riesce a far muovere i suoi personaggi in maniera quasi perfetta, proponendo situazioni disturbanti (su tutte il ritorno del killer del marito) e spesso spiazzanti.

Un piccolo gioiellino che in pochi conoscono, ed è un vero peccato!

Beefheart  @  06/09/2007 21:03:45
   6½ / 10
Films di fantascienza, sul post-catastrofico/apocalittico, ce ne sono tanti; ad essi si aggiunge questa "versione Haneke", dove agli scenari degradati, alla deriva dei valori morali e sociali, al disorientamento generale, alla miseria della distruzione (per altro solo intuibile), si aggiunge quell'atmosfera glaciale che pervade le location ed i volti dei personaggi dei suoi film. Al solito, violenza e crudeltà aggrediscono i suoi protagonisti (e gli spettatori), se pure indifesi ed innocenti, senza lasciare loro tempo di reazione, nè scampo, nè speranza. D'altra parte, per un "maniaco" ossessionato dalle peggiori brutture umane che si manifestano in veri e propri scempi contro l'individuo, sempre alla ricerca del colpo letale da assestare allo stomaco del suo pubblico, quale miglior teatro della nuova ecatombe globale?! E' così che la gelida ed attonita Isabelle Huppert si ritrova a vagare per imprecisate terre della Francia rurale, nebbiosa, inospitale, spopolata dagli eventi, insieme a ciò che è sopravvisuto della sua famiglia, in cerca di qualsiasi mezzo od espediente che possa portarli in salvo... Dove, però, non è dato sapere.
Per tutto il film non succede altro che il costante e graduale accumularsi di relitti umani e disperazione, che come per naturale richiamo, finiscono col convergere in quello che risulta essere un comune punto di raccolta del dolore e della rassegnazione. Tanti volti segnati dalla sconfitta, tante coscienze piegate all'ingiustizia, all'opportunismo. Esseri umani messi alle strette; individualmente troppo deboli ed indifesi per non tendere a formare sempre nuovi nuclei sociali, ma sempre alle prese con esigenze individualistiche che indeboliscono il gruppo. Sedicenti civli che all'occorenza si animalizzano.
C'è molto poco ottimismo nei film di Haneke ed anche in questo abbondano i momenti duri, buii, cattivi. Le ambientazioni agresti, perennemente immerse nella nebbia umida ed oppressiva, lasciate alla mercè del "silenzio del nulla", rese ancora più povere dall'assenza di qualsiasi forma di commento musicale, possono facilmente ricondurre a quella sensazione di "oblio emozionale", di disorientamento, che trasuda anche dai fotogrammi dello "Stalker" di Tarkovsky. La fotografia plumbea ed opprimente al limite dell'insopportabilità non risparmia nessuno e sin dalle primissime battute mette in guardia circa l'antifona del messaggio. L'interpretazione dei protagonisti, pur sempre alle prese con l'improbabile psicologia dei personaggi del regista, alla fine appare credibile e convincente. Se mai la nota dolente sta nel manierismo che sembra essersi impossessato del regista al punto da appesantirne lo stile e vanificarne, in parte, gli sforzi. Nel complesso trovo comunque che sia un discreto film.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  14/03/2006 13:21:42
   7 / 10
Film difficile e nichilista, nello stile del regista. Fotografia più percettibile sul grande schermo che sul piccolo. Difetti: nonostante il già citato nichilismo dell'autore, i personaggi risultano ancora fin troppo buoni. Solito finale "alla Haneke"

woosh  @  25/06/2004 22:18:45
   9 / 10
agghiacciante e sconvolgente...il fatto che nella storia non venga chiarito quale apocalittico evento abbia determinato una simile situazione rende tutto ancora più inquietante. Un film ricco di contrasti, intenso e duro.

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