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Quoto in pieno il perfetto commento di Beefheart. "Images Of Relief" è un'impresa titanica, per moltissimi aspetti. Racconta di un tema caro a Von Trier: le lotte partigiane alla fine della II Guerra Mondiale. L'argomento ritornerà più ampiamente sviluppato nel simile "Europa" (a cui ho dato infatti lo stesso voto), e credo che LVT sia affascinato (come anche il discorso-lettera iniziale delucida) da quanto sottile sia in queste situazioni storiche la linea che divide "bene" e "male". Ma ovviamente (e purtroppo direi) non è tanto la trama che interessa al primo Lars. È l'aspetto visivo di questo film che lo consacra a punto ineludibile della sua filmografia. Un'impresa titanica per un esordiente. Ottima mano, ottima fotografia (nella seconda parte), ottima atmosfera. Macabra all'inizio e appunto "liberatoria" alla fine. Il titolo è azzeccatissimo: queste sono Immagini. Il tutto è collegato solo da una storia che non è una storia. Il tutto è collegato solo da immagini ricorrenti, suoni, movimenti, fruscii e volti disperati e sognanti e sofferenti di uomini e donne non identificati. Nel complesso un'opera affascinante (soprattutto gli ultimi dieci minuti, accompagnati da una bellissima colonna sonora…già si nota il buon gusto di Von Trier), anche se eccezionalmente pesante e incomprensibile. Il voto è sia politico (Lars è Lars), sia motivato: un film così non si può valutare in positivo o in negativo, siccome i due aspetti si fondono inevitabilmente a suggerirti un'esperienza di tipo diverso, di ordine forse superiore. Un film che si assorbe, si vive. Per questo do un voto neutro come il 6, a metà fra il bene e il male, proprio come il film. Da vedere assolutamente comunque (se si è fan di LVT), si trova su You Tube.
Che dire di questo "viaggio" ai confini del cinema? Innanzitutto che, per fortuna, è solo un mediometraggio della durata di un'ora risalente agli albori della carriera del regista. Lars Trier è sempre stato decisamente eccentrico, figuriamoci agli inizi, quando tutta la sua arte e creatività erano, probabilmente, compresse nella spasmodica attesa di esplodere, sfogarsi e trovare soddisfazione, paradossalmente disgiunta da qualsiasi dogma, regola o imposizione cinematografica, di cui non sentiva certamente il bisogno e, meno ancora, il timore. Dico "per fortuna" perchè questi 54 minuti non sono facili da metabolizzare, soprattutto per un profano come me, che poco sà di regia, tecniche di ripresa e storia del cinema, avvicinatosi al prodotto per mera curiosità. Si perchè, in effetti, trattasi di 54 minuti di ermetismo allo stato puro, forse manierismo, fatto di simbolismi evocativi, effetti chiaro-scuro, primissimi piani, violenze accennate quanto basta, dialoghi scarni, commento musicale pressochè inesistente, fatto salvo per alcuni passaggi accompagnati da canti... liturgici (?), trama appena percettibile e finale metafisico. Sempre da profano, potrei definire il tutto come una sorta di punto d'incontro tra Tarkovskij, Fassbinder ed il Lynch di "Eraserhead". Tengo a precisare che il voto numerico da me espresso è prettamente "politico", in quanto obbligatorio da un lato ed impossibilitato io a giudicare (non avendone i mezzi), dall'altro. Ovviamente non è proprio il caso di consigliarlo ai non addetti.